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Segue: il Partito Democratico: l’elezione diretta del Segretario e dell’Assemblea Nazionale e l’organizzazione centrale

LA DEMOCRAZIA INTERNA NEGLI STATUTI (E NON STATUTI) DI PDL, PD E M5S: UN’ANALISI CRITICA

5.3 Segue: il Partito Democratico: l’elezione diretta del Segretario e dell’Assemblea Nazionale e l’organizzazione centrale

Ci si chiede come sia strutturato il partito a livello centrale. Come è stato osservato381, è opportuno partire dall’aspetto peculiare che rende unico il PD: l’elezione diretta del Segretario e dei membri dell’Assemblea Nazionale da parte della base, ai sensi dell’articolo 9 dello Statuto. Tale elezione è largamente disciplinata dallo Statuto e da un regolamento ad hoc. I tratti salienti del metodo di elezione di Segretario e Assemblea sono i seguenti: presentazione di piattaforme politico-programmatiche da parte dei candidati a Segretario, il cui numero non può superare i tre; presentazione di liste di candidati all’Assemblea nazionale collegate ai candidati alla carica di Segretario, formate con pari rappresentanza (ed alternanza) di genere; svolgimento del procedimento elettorale

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in due fasi, una prima consistente nel vaglio da parte degli iscritti e nello svolgimento dunque della “Convenzione Nazionale” e una seconda di vera e propria consultazione aperta ai cittadini, che ha dunque per protagonisti gli “elettori”. Una volta eletti, Segretario ed Assemblea durano in carica quattro anni. Con riferimento a tale procedimento, nel linguaggio comune (e talvolta anche nel regolamento attuativo) si parla di “primarie”: ora, tale terminologia è scorretta, non essendo tali consultazioni finalizzate all’individuazione di una carica, ma solo al ruolo di Segretario di un partito. È vero che ai sensi dell’articolo 3 dello Statuto il Segretario è il naturale candidato del partito alla Presidenza del Consiglio dei ministri382, ma in ogni caso la Presidenza del Consiglio dei ministri formalmente è una carica la cui elezione rientra nelle attribuzioni del Presidente della Repubblica, ed anche sostanzialmente, a partire dal 2011, è stata sottratta all’elettorato, in quanto il mutato assetto partitico ha fatto venire meno la designazione “diretta” del premier da parte del corpo elettorale che de facto si realizzava a causa della legge elettorale, e ciò nonostante tale legge sia rimasta immutata. Per definire l’evento c’è chi ha parlato di “congresso en plain air” o di “offerta pubblica di adesione ad un partito”. In effetti, questa modalità di designazione del Segretario di partito rappresenta un unicum mondiale, si potrebbe dire il risultato di una confusione tra il momento (pre)elettorale e il momento organizzativo interno al partito, tra la selezione del candidato ad una carica monocratica pubblica e l’elezione della massima carica monocratica interna del partito. Una confusione probabilmente dovuta all’affermarsi nel nostro ordinamento a partire dai primi anni ’90 del principio della coincidenza tra

premiership e leadership, tipico delle altre democrazie parlamentari europee,

superandosi l’anomalia italiana della separazione tra le due figure. L’unicità della scelta del PD non sta perciò nella coincidenza tra premiership e leadership, che è tipica di una forma di governo parlamentare, ma nella selezione della leadership, e quindi della premiership, mediante “pseudo-primarie”, nonostante la nostra sia una democrazia parlamentare. Sicuramente nel nostro sistema questo cumulo di ruoli può avere dei vantaggi, quali un rafforzamento del continuum maggioritario,

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Si vedrà più avanti che a seguito di modifica dello Statuto il Segretario rappresenta il candidato

naturale del partito alla premiership, ma non necessariamente l’unico espresso in eventuali

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e quindi dell’efficacia dei Governi, in quanto la maggioranza parlamentare espressione di quel partito tenderebbe a recepire “più docilmente” l’indirizzo politico (ed i testi legislativi) designati dal Governo; ma è anche vero che, in assenza di un partito organizzato democraticamente al suo interno, rischia di rafforzare ulteriormente il ruolo del leader carismatico a discapito di qualsiasi autonomia decisionale effettiva degli organi di partito e dello stesso gruppo parlamentare. Le “pseudoprimarie” per l’elezione del Segretario nazionale furono utilizzate per la pima volta nell’ottobre del 2007: risultò eletto, con una maggioranza plebiscitaria, l’on. Veltroni, già sostanzialmente indicato come vincente. I regolamenti appositi disciplinarono una consultazione a turno unico semi-aperta, potendo votare tutti gli elettori, inclusi i sedicenni e gli extracomunitari con permesso di soggiorno, con le condizioni di un euro di contribuzione e la registrazione in un albo, nonché con il rilascio di un attestato per la cooperazione alla vera e propria fondazione del partito. Tale modalità di elezione del Segretario nazionale fu usata una seconda volta nel 2009, applicandosi le stesse regole: potevano partecipare perciò al voto gli iscritti, gli elettori registrati all’Albo, e coloro che, prima di esprimere il proprio voto, avessero dichiarato e sottoscritto la richiesta di registrazione. Il diritto di voto era riconosciuto anche a sedicenni ed extracomunitari con permesso di soggiorno. Si noti che anche in tal caso fu eletto Segretario il candidato già sostanzialmente indicato come vincente, l’on. Bersani. A seguito delle dimissioni di tale Segretario, nel dicembre del 2013 si terranno nuove consultazione per l’elezione del leader (ed ovviamente, come nei casi precedenti, anche dell’Assemblea nazionale): potranno partecipare al voto gli elettori al momento del voto iscritti al PD e quelli che "dichiarino di riconoscersi nella proposta politica del partito, sostenerlo alle elezioni, e (che) accettino di essere registrati nell'albo pubblico delle elettrici e degli elettori". Gli iscritti non saranno tenuti al versamento di due euro di contribuzione. Sono ammessi al voto gli extracomunitari con permesso di soggiorno e i sedicenni, i quali però sono tenuti a registrarsi online entro una certa data. La vera novità di queste consultazioni sta nel fatto che, chiunque sarà eletto Segretario, non sarà automaticamente il candidato alla Presidenza del Consiglio del partito: infatti nell’ottobre 2012 l'Assemblea nazionale ha modificato lo

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Statuto per permettere anche ad altri iscritti (oltre al Segretario, già candidato di diritto) di partecipare alle primarie di coalizione, previa però raccolta delle firme di almeno il 10% dei componenti dell'Assemblea (cioè 95) o di almeno il 3% del numero degli iscritti. Tale emendamento ha segnato un decisivo indebolimento del principio della coincidenza tra premiership e leadership. Come si è avuto modo di osservare, il momento più alto della vita interna di un partito è rappresentato dal Congresso: tuttavia nello Statuto del PD, complice la visione elettoralistica383 delle procedure democratiche del partito emersa dall’articolo 9, il Congresso è sostituito da un “procedimento elettorale”, distinto in due fasi: nella prima, “sono sottoposte al vaglio degli iscritti” le “candidature a Segretario nazionale” e le “relative piattaforme politico-programmatiche”. Questa fase si articola attraverso le riunioni dei Circoli, delle “Convenzioni” provinciali e si conclude con la Convenzione nazionale, nel corso delle quali vengono presentate le piattaforme dei candidati e “si svolge intorno ad esse un dibattito aperto a tutti gli elettori”. Della “seconda fase” si dice solo che “consiste nello svolgimento delle elezioni”, una formula piuttosto generica, ma che, come confermato dal regolamento attuativo, chiaramente allude all’elezione del Segretario nazionale tra uno dei tre candidati ammessi a questa fase attraverso l’esercizio del voto da parte degli iscritti ed elettori direttamente consultati384. L’analisi complessiva dell’articolo 9 dello Statuto e del relativo regolamento attuativo permettono di affermare che nella prima fase, quella di preselezione delle candidature, assumono un ruolo decisivo gli iscritti, che esercitano il diritto di voto nell’ambito dei Circoli, determinando quali candidature accederanno alla seconda fase, fase quest’ultima che invece vede un ruolo decisivo degli elettori, cui è riconosciuto, insieme agli iscritti il diritto di voto. A ben vedere, per le modalità di composizione le Convenzioni provinciali e la Convenzione nazionale sembrano

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A. Floridia, cit., p. 16.

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È stato osservato che l’indeterminatezza della formulazione che delinea la “seconda fase” potrebbe consentire varie soluzioni processuali, ad esempio intendendosi che la “seconda fase” sia semplicemente il momento delle votazioni che concludono ciascuna riunione, a tutti i livelli, da quello dei circoli di base a quello provinciale, (e questa interpretazione sembra supportata dal fatto che, al comma 6 dello stesso art. 9, si parla esplicitamente di “elezione dei delegati alle Convenzioni provinciali e alla Convenzione nazionale”). Se così fosse, si potrebbe osservare, saremmo di fronte, più o meno, ad una tradizionale procedura congressuale, e il mutamento terminologico potrebbe essere considerato solo come un pedaggio pagato ad una certa idea più “moderna” di partito. Cfr. A. Floridia, cit., p. 17.

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essere equiparabili ai Congressi provinciali e nazionale, tuttavia il loro ruolo non è per nulla chiaro, sembrano quasi assise superflue, dipendendo la preselezione delle candidature dall’esito delle votazioni nei Circoli e l’elezione di Segretario e Assemblea nazionale, e la conseguente determinazione dell’indirizzo politico, dalla consultazione diretta di iscritti ed elettori. In pratica, non esiste un Congresso nel senso classico del termine. Si enucleino ora i caratteri delle strutture nazionali del PD, disciplinate nel Capo II dello Statuto. L’Assemblea nazionale, disciplinata all’articolo 4 dello Statuto, è l’organo assembleare deliberativo, ma per le funzione attribuitegli e la sua pletoricità può essere considerato de facto l’organo congressuale: è convocato ogni sei mesi in via ordinaria ed è composta da mille persone più diverse centinaia di soggetti che integrano tale composizione in base a precisi criteri: trecento eletti dagli “elettori” contestualmente all’elezione delle Assemblee regionali, cento eletti dai parlamentari nazionali ed europei del PD ed un numero variabile quale espressione delle candidature alla Segreteria nazionale non ammesse alla seconda fase dell’elezione. L’Assemblea elegge a scrutinio segreto e a maggioranza dei componenti il proprio Presidente, che corrisponde al Presidente del PD; questi nomina un Ufficio di presidenza sulla base dei risultati per l’elezione dell’Assemblea. L’Assemblea, il cui funzionamento è disciplinato da un regolamento ad hoc, “esprime indirizzi sulla politica del partito attraverso il voto di mozioni, ordini del giorno, risoluzioni, sia attraverso riunioni plenarie, sia attraverso Commissioni permanenti o temporanee”. In composizione ridotta, ossia con la partecipazione dei soli mille componenti eletti contestualmente col Segretario, ha il potere di sfiduciare quest’ultimo, e se questi cessa il mandato per altre ragioni, di sostituirlo in via transitoria. Il vertice del partito è rappresentato dal Segretario nazionale, che rappresenta il partito e ne esprime l’indirizzo politico, rappresentando il candidato naturale (ma non più unico) alla Presidenza del Consiglio, in ossequio alla vocazione maggioritaria che il partito suole attribuirsi. Sono regolati i casi di cessazione anticipata dalla carica (cui può seguire una sostituzione da parte dell’Assemblea per il resto del mandato) e di rielezione (ammessa non oltre il tempo di due mandati interi), senza ulteriori chiarimenti sulle mansioni specifiche del Segretario, ma limitandosi a prevedere

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uno o due vice, eletti dall’Assemblea su proposta del Segretario, cui possono essere delegate talune funzioni, e la Segreteria nazionale, organo collegiale di vertice, composto da massimo quindici membri nominati dal Segretario, con funzioni esecutive. Funzioni esecutive, ma anche d’indirizzo politico, di controllo sul Segretario e la Segreteria, sono proprie della Direzione nazionale (articolo 8) formata da: centoventi membri eletti dall’Assemblea nazionale; coloro che ricoprono cariche fondamentali nel partito e nelle istituzioni; venti personalità del mondo della cultura, del lavoro, dell’associazionismo, delle imprese, che il Segretario può chiamare con diritto di voto. La Direzione è presieduta dal Presidente dell’Assemblea nazionale che la convoca con cadenza almeno bimestrale. Il Capo IV dello Statuto accenna ad alcuni enti ulteriori, i più rilevanti dei quali sono i Forum tematici, che producono a livello nazionale documenti e materiali di supporto alle decisioni e all’iniziativa del PD secondo una ripartizione tematica flessibile.

5.4 Segue: il Partito Democratico: l’articolazione territoriale e l’utilizzo del

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