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Pedofilia e Snapchat; grooming e pornografia minorile

Snapchat, giovane social network fondato da Evan Spiegel, Bobby Murphy e Reggie Brown che nel 2016 è riuscito addirittura a superare Twitter in termini di utenti attivi giornalieri, è un’applicazione che permette di scambiarsi foto e brevi video (della durata massima di 30 secondi), che vengono cancellati automaticamente al termine della visualizzazione.

Permette inoltre di chattare con i propri amici in tempo reale, e di condividere album pubblici di foto e video accessibili da tutti i propri contatti per un periodo massimo di 24 ore, la c.d. “storia”.

Per iscriversi è necessario inserire la propria e-mail ed un nome utente a scelta, oltre all’inserimento della data di nascita; opzionalmente si può inserire anche il numero di cellulare in modo che, ad ogni contatto in rubrica che utilizzi questa App, venga inviata una “richiesta di amicizia”.

Anche per Snapchat, come tutti i principali social networks, vi è la possibilità di decidere se avere un profilo pubblico o privato mediante modifica alle impostazioni

privacy, per mezzo di un menù accessibile dalla pagina principale del proprio account.

account, automaticamente l’applicazione aggiunge nella cerchia dei propri “amici

virtuali” il titolare del profilo che ha generato lo Snapcode.

Naturalmente data la natura di questo social network (la cancellazione delle immagini e dei video dopo pochi secondi), l’utilizzazione di questo per scopi erotici per mezzo di invio di foto di nudo, è nata quasi contemporaneamente all’utilizzo c.d. normale dell’applicazione.

Come analizzato in precedenza, è possibile conoscere il nome utente di un soggetto minorenne attraverso il suo profilo Instagram e, contattarlo/a con un profilo Snapchat creato ad Hoc, (spesso infatti i profili pedofili su Snapchat, vengono creati ed eliminati nel giro di pochi giorni, appena dopo aver contattato una nuova vittima ovvero, subito dopo aver ottenuto ciò per cui era stato creato il profilo, per diminuire la possibilità di essere individuati).

Gli sviluppatori di Snapchat hanno messo a disposizione degli utenti, una notifica ogni qualvolta la loro controparte durante l’interazione per mezzo del social network decida di fare uno screenshot (letteralmente una foto dello schermo dello smartphone, scattata dallo smartphone stesso, che ufficialmente è uno dei pochi modi per salvare l’immagine ricevuta prima che questa si cancelli).

Con l’utilizzo illecito o comunque illegittimo di questo social, quindi a scopo erotico, sono nate numerosissime Apps per salvare le foto o i video in modo clandestino ovvero, senza che il mittente possa sapere se lo “snap” inviato sia stato salvato o meno.

Ancora più preoccupante e pericoloso è che, non ricevendo la notifica di screenshot, si instaura nella vittima la certezza che l’immagine o il video inviati non siano stati salvati, convincendola a reiterare il comportamento esponendosi ancor di più alle insidie della rete.

Naturalmente non tutti gli utilizzatori di Snapchat sono a conoscenza dell’esistenza di queste Apps clandestine, tanto meno i soggetti più piccoli che utilizzano questo social

network per la prima volta, ed è questo ciò che lo rende così pericoloso.

Chi non è a conoscenza delle Apps nate con lo scopo di eludere le funzioni di eliminazione delle foto (la maggior parte degli utenti), e conosce la possibilità di

salvare le foto solo per mezzo di screenshots (che comporterebbero una notifica), e comunque la impossibilità di salvare i video, si sente al sicuro sapendo che il ricevente non sta in alcun modo conservando le sue foto ed è portato per questo motivo, a mandarne di sempre più audaci confidando nell’interlocutore, il quale non eseguendo

screenshots, ottiene la fiducia della sua vittima, dimostrandole di non essere

intenzionato a salvare le immagini, ma che l’unico interesse sia solo di visionarle per i pochi secondi in cui questo è possibile.

Ottenere la fiducia di un soggetto adolescente che utilizza questo social network, non è molto difficile per una mente subdola e paziente come quella analizzata del “nuovo” pedofilo.

Una volta raggiunto un livello minimo di conoscenza per mezzo di chat testuale è possibile, e spesso accade, che il pedofilo inizi col chiedere foto del fisico della sua vittima, per conoscerla meglio a suo dire, o foto in costume, cercando di carpirne la fiducia non eseguendo screenshots, anche se in realtà riesce a salvare ogni files ricevuto tramite le suddette Apps clandestinamente.

Naturalmente è possibile mentire alla vittima riguardo l’età anagrafica, facendogli credere di essere un/a coetaneo/a, dato che vi è la possibilità di inviare non solo snap, cioè foto eseguite al momento mediante la camera dedicata del social network ma, anche foto contenute nella memoria virtuale del device che possono essere le foto rubate a qualche coetaneo della vittima tramite Facebook (si rimanda al capitolo 13.2). Tutti gli adolescenti che hanno accettato di parlare in riferimento a questa pratica, raccontano di soggetti che cercavano di indirizzare insistentemente la conversazione su tematiche sessuali, per poi successivamente chiedere foto, iniziando da alcune parti del corpo specifiche, come i piedi o l’addome e, sempre più insistentemente cercando di ottenere foto, o meglio snap di nudo; con la loro richiesta, i criminali, tentavano di convincere le loro vittime appunto che non erano interessati a salvare le foto e che non avrebbero mai eseguito screenshots.

Le ragazze che hanno accettato di raccontare la loro esperienza, hanno riferito di un soggetto che le aveva convinte a mandare gli snaps richiesti, fingendosi una ragazza di poco più grande (dello stesso sesso quindi), e che le aveva spiegato che non c’era nulla

di male, dato che lei stessa era una loro coetanea e che, le aveva assicurate, non avrebbe salvato le immagini, cosa poi confermata, secondo le vittime, dalla mancanza delle notifiche di screenshots, convincendole appunto che la sua richiesta fosse mossa solo dalla curiosità di conoscere meglio con chi stesse parlando.

La maggior parte delle testimonianze raccolte degli adolescenti, raccontano di soggetti che non hanno mai inviato ai ragazzi loro snap e che, alla loro richiesta di foto, venivano indirizzati su un profilo Facebook che, come sopra indicato, spesso si rivelava falso, confermato anche dal fatto che ottenute le foto dalle loro vittime, i profili Facebook e quello Snapchat, venivano puntualmente e contestualmente chiusi.

Capitolo 13.4

Pedofilia e Twitter; pornografia minorile, lo scambio illecito