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Pedofilia e Twitter; pornografia minorile, lo scambio illecito attraverso la rete ed il vuoto normativo da colmare

Twitter è un servizio gratuito di social networking e micro-blogging, creato nel marzo 2006 dalla Obvious Corporation di San Francisco.

Attraverso Twitter si possono condividere con gli altri utenti, 140 caratteri per ogni

tweet, che a loro volta possono essere etichettati con l'uso di uno o più hashtags:

parole o combinazioni di parole concatenate, precedute dal simbolo cancelletto (#). Etichettando un messaggio con un hashtag si crea un collegamento iper-testuale a tutti i messaggi recenti che citano lo stesso hashtag. Inoltre, è possibile condividere foto, brevi video, o collegamenti esterni (link).

Per iscriversi a Twitter, è necessario fornire al gestore del servizio una e-mail ed un nome utente; opzionalmente vi è anche la possibilità di inserire il proprio numero di cellulare, per poter aggiungere i contatti presenti nella rubrica che utilizzano questo

Dall’indagine svolta, anche a seguito della proposizione del questionario nelle scuole superiori, emerge che Twitter, non sia particolarmente apprezzato ed utilizzato dagli studenti analizzati (fascia di età dai 14 ai 17 anni).

L’età anagrafica media, dei maggiori utilizzatori di Twitter in Italia, è di 32 anni ed è il

social network meno utilizzato dai più giovani.

Naturalmente ciò che interessa ai fini della presente tesi di laurea è l’uso illecito che viene fatto dello stesso.

Come premesso, non viene utilizzato da molti studenti, forse adatto ad un pubblico più adulto, è utilizzato in maniera massiccia anche dai pedofili ma in maniera differente rispetto all’utilizzo che gli stessi fanno di Facebook, Snapchat e Instagram infatti, in questo caso, il fine dell’utilizzo non è il contatto con i minorenni, bensì la visualizzazione e distribuzione del materiale pornografico.

La risposta al perché spostarsi su un social network anzi che continuare a visualizzare materiale pedo-pornografico sui siti specializzati la possiamo individuare nell’adattamento che il nostro ordinamento, soprattutto negli ultimi anni, ha subìto in riferimento all’attività di downloading di questi files illeciti dalla rete Web per così dire, classica (siti pedo-pornografici in cui reperire il materiale pagandolo con carte di credito), ma che non si è ancora adeguato completamente alla realtà dei social

networks e che permette dunque, ancora un certo grado di libertà di movimento per i

“nuovi” criminali.

Sulla rete Twitter esistono migliaia di accounts pedo-pornografici che vengono creati ogni giorno fornendo e-mail che non rimandano a nessuna persona fisica, in modo che sia molto difficile se non impossibile, rintracciare in tempo il proprietario del profilo e perseguirlo penalmente prima che questo chiuda il profilo e faccia perdere le proprie tracce.

Vi è la possibilità su Twitter, come negli altri principali social networks, di segnalare un altro utente quando si è infastiditi dal contenuto di un profilo on-line perché questo minaccia, molesta, infastidisce o più semplicemente, contiene materiale pedo- pornografico.

L’utente infastidito o turbato può decidere di segnalare questi comportamenti direttamente al gestore del social network o alle forze dell’ordine, non solo italiane ma anche internazionali, l’FBI per esempio, è presente sulla rete Twitter con profili attivi che tentano di contrastare il mercato illegale della pornografia minorile a livello internazionale, così come la Polizia Postale e delle Comunicazioni a livello nazionale. Il gestore del social network prende in considerazione le diverse segnalazioni che si riferiscono al solito profilo, sospendendo eventualmente l’account incriminato per un periodo limitato, in genere da uno a tre mesi, segnalandolo inoltre alle forze dell’ordine, nel caso, la Polizia Postale e delle Comunicazioni, che può sottoporre, dietro autorizzazione del magistrato, a sequestro penale il profilo incriminato al fine di verificare se effettivamente vi è del materiale pedo-pornografico al proprio interno e capire, se vi è stato lo scambio di questo, i soggetti che hanno interagito attivamente col profilo sospeso.

Il problema principale è che una volta che il criminale titolare dell’account posto sotto sequestro, si accorge della sospensione del profilo, crea un’altro indirizzo e-mail chiudendo quello precedente e, si re-iscrive a Twitter con un nuovo profilo nuovamente anonimo (non facente capo ad una persona fisica in particolare).

Tutta quest’operazione comporta una spendita di tempo di circa 5 minuti in cui il criminale fa perdere le proprie tracce in riferimento al vecchio profilo e ne crea uno nuovo, che gli permette di ricominciare la propria attività illecita.

Su Twitter esistono due tipi di profili che diffondono materiale pedo-pornografico; a. un primo tipo, che si prefigge come fine ultimo quello dell’arricchimento, e

quindi, pubblica on-line il proprio materiale per venderlo ad altri utenti a scopo di lucro;

b. un secondo tipo, che si prefigge come fine ultimo il puro piacere personale, e quindi, pubblica on-line il proprio materiale, solo al fine di ottenere nuovi files da altri criminali ed instaurare così, un circolo vizioso di interscambio illegale di materiale pedo-pornografico.

La maggior parte dei profili sono del primo tipo e quindi, si prefiggono di ottenere del denaro come corrispettivo del materiale ceduto.

Il vantaggio che il criminale ha rispetto al pagamento sui siti pedo-pornografici classici (ormai in disuso), è che per mezzo dei social networks, è lo stesso venditore che indica un metodo di pagamento più sicuro rispetto alle carte di credito solitamente utilizzate nei siti classici, come una ricarica telefonica, o un trasferimento di denaro per mezzo di paypal, metodi che non rimandino direttamente all’acquisto di materiale pedo- pornografico.

Ogni profilo Twitter di questo tipo, di solito pubblica dalle due alle dieci fotografie di bambini-adolescenti, minori degli anni diciotto, nudi o in atteggiamenti provocanti, per usarli come specchietto pubblicitario per poi, per mezzo di comunicati on-line, indicare il reale motore di questo macabro mercato, la “cartella condivisa” che ha al suo interno l’archivio intero di materiale pedo-pornografico.

Naturalmente per avere accesso alla cartella condivisa, bisogna ottenere la password d’accesso dal titolare del profilo Twitter illecito e la consegna della chiave d’accesso agli interessati, avviene solitamente solo a seguito del pagamento del prezzo o, nella minor parte dei casi, in cambio dell’accesso ad un altra cartella contenente nuovo materiale.

In questo caso le azioni intraprese rientrano di nuovo nell’attività illecita prevista e punita dall’articolo 600quater c.p., detenzione di materiale pornografico.

I soggetti che pagano per ottenere l’accesso al materiale contenuto all’interno della cartella condivisa sono in realtà gli stessi soggetti che avrebbero pagato lo stesso materiale sui siti pedo-pornografici c.d. classici con carta di credito (unico modo possibile allora) e che, svolgendo questa operazione nascosti da un profilo che fa capo ad una e-mail e ad un nome e cognome falsi, oltre che, con la possibilità di comunicare direttamente col titolare del profilo illecito che offre il social network, difficilmente potranno essere rintracciati, dato che la trattativa sul pagamento del prezzo avviene solitamente tramite Whatsapp che, come già analizzato, rende la rintracciabilità della chiamata quasi impossibile.

La maggior parte degli utenti di Twitter che visualizza quotidianamente questi profili illeciti, fa parte di una categoria di soggetti che non ha il coraggio, la voglia o la disponibilità economica, di pagare un prezzo per i video interi e che si accontenta

pertanto, di visionare quello che gli accounts utilizzano come materiale pubblicitario, foto o parti di video (massimo 40 secondi).

È compresa in questa valutazione, l’intera fascia di età che utilizza maggiormente Twitter ovvero, utenti che hanno un’età media di 32 anni.

Visitando questi profili illeciti, in realtà, gli utenti che visualizzano il materiale proposto dagli accounts pedofili, non sono passibili di sanzione penale secondo la normativa italiana dato che, come già analizzato in precedenza, difatti, non effettuano attività di download ed in nessun modo questo materiale illecito finisce sul loro computer; ecco il vuoto normativo che necessariamente dovrà essere colmato con un intervento mirato a colpire anche chi, visualizza il materiale pedo-pornografico sulla rete internet e che, facendo parte della categoria che ne aumenta la domanda, fa crescere inevitabilmente anche l’offerta.

Capitolo 13.5