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Sezione II, parte A: Instagram

Domanda: “Sei consapevole che si possono cambiare le impostazioni privacy del tuo

account e decidere così a chi permettere di vedere cosa pubblichi? Hai un profilo pubblico o privato?”

Utenti che conoscono la possibilità di modificare le impostazioni privacy 0,0 25,0 50,0 75,0 100,0 95,1 63,0 Femmine Maschi

Privacy profilo maschi

privato 36%

pubblico 64%

pubblico privato

Privacy profilo femmine

privato

54% pubblico

46%

Entrambe le categorie di studenti conoscono, almeno la maggior parte di loro, la possibilità di rendere privato il loro account, con una media dei ragazzi che supera di poco il 95%, mentre le ragazze conoscono questa possibilità per il 63%; nonostante questo però, il 46% delle ragazze e addirittura il 64% dei ragazzi, preferisce rendere pubblico il proprio profilo, con la conseguenza che chiunque utilizzi internet, può avere accesso alle foto che gli studenti decidono di pubblicare, alle foto che altri contatti pubblicano in cui sono presenti gli stessi studenti oltre che, alla possibilità di vedere chi lo studente segue e da chi, questo è seguito.

Una volta che un utente ha accesso alla pagina Instagram di un soggetto, aprendo una foto si può visualizzare, attraverso il geo-locator, la posizione in cui questa è stata scattata, oppure la posizione in cui questa è stata pubblicata, con la possibilità quindi per l’osservatore di capire anche i luoghi frequentati, la posizione dell’abitazione, i luoghi di vacanza, oltre che il momento in cui la foto è stata pubblicata che di solito, vista la natura del social network, avviene contemporaneamente o quasi.

Incrociando i dati infatti, si ottiene la posizione del titolare dell’account in quel determinato momento, il che permette, grazie alla conoscenza dei luoghi che l’adolescente frequenta maggiormente, la possibilità di incontrarlo persona.

Domanda: “Quante delle persone che segui o ti seguono conosci realmente?”

Combinando i dati della domanda precedente con questa, colpisce che circa la metà delle persone “seguaci” degli studenti, non sono persone conosciute, infatti, il 40,9% dei “seguaci" delle ragazze sono ad esse sconosciuti, allo stesso modo anche il 47,1% dei “seguaci” dei ragazzi.

In altri termini, se consideriamo che la media di utenze che seguono i profili degli studenti analizzati è di circa 500 persone, significa che per ogni account vi sono circa 250 soggetti che hanno accesso a contenuti privati (foto, posizione geografica, informazioni sensibili ecc.) senza che gli adolescenti sappiano chi siano queste persone.

Femmine: quante persone che segui / ti seguono conosci

realmente 0,0 25,0 50,0 75,0 100,0 50,1 54,9 Following conosciuti Follower conosciuti

Maschi: quante persone che segui / ti seguono conosci realmente

0,0 25,0 50,0 75,0 100,0 52,9 52,9 Following conosciuti Follower conosciuti

Domanda: “Hai mai pubblicizzato il tuo profilo tramite un altro social network?

Utilizzi nella bio informazioni personali?”

Come si evince dai grafici, gli utenti che pubblicizzano il profilo Instagram tramite altri social networks sono relativamente pochi: solo il 18% delle ragazze ed il 22,2% dei ragazzi infatti, come sostenuto anche dalla presente ricerca.

Nel secondo grafico si vede che gli utenti che utilizzano Instagram come mezzo pubblicitario per fornire informazioni personali, sono circa il doppio di quelli che pubblicizzano lo stesso account Instagram.

Ciò sta a significare che, come ipotizzato, Instagram è utilizzato dagli studenti, anche e soprattutto, come mezzo pubblicitario e, dai pedofili, come mezzo di ricerca delle vittime, grazie proprio a questa caratteristica.

La pubblicizzazione di altri profili socials, avviene da parte degli studenti per mezzo di una apposita sezione dedicata, la biography ovvero la “bio”.

La “bio” è una sezione visibile a chiunque acceda alla pagina personale Instagram di un qualsiasi soggetto. L’utente proprietario dell’account può scrivere qualsiasi cosa all’interno della bio ma, di solito, come rappresentato dal secondo grafico, gli studenti, soprattutto adolescenti, vi immettono diverse informazioni private, come la scuola che

Utenti che utilizzano nella “bio” informazioni personali 0,0 25,0 50,0 75,0 100,0 44,4 32,8 Femmine Maschi

Utenti che pubblicizzano il loro account tramite un altro social

network 0,0 25,0 50,0 75,0 100,0 22,2 18,0 Femmine Maschi

frequentano, l’età, la città in cui vivono e ancora più importante ai fini dell’indagine, il nome account (nickname), di altri social networks per mezzo dei quali poter contattare l’adolescente. Della pericolosità di questa operazione si è già parlato nella sezione Instagram dedicata a cui si rimanda.

La cosa preoccupante è che, anche chi ha un profilo privato in realtà, non può nascondere tali informazioni. Dal momento in cui si decide di scrivere qualcosa nella “bio”, queste informazioni diventeranno visibili a chiunque si colleghi a quel determinato profilo, indipendentemente dal fatto che questo sia privato o meno.

Potrebbe sembrare poco rilevante, o almeno così sembra ai ragazzi analizzati dalla ricerca, ma il profilo Instagram di un soggetto è il primo passo per un pedofilo interessato appunto al giovane o alla giovane, per capire come contattarlo tramite un altro social network, vedere le sue foto, capire i luoghi frequentati, e recepire importanti informazioni personali, è praticamente una banca dati completa, in cui i criminali selezionano con cura le proprie vittime.

Domanda: “Vorresti avere più followers? Utilizzi gli hashtags e, se si, quali?

Le ultime tre domande sono state poste per capire se gli studenti fossero a conoscenza del fatto che, solitamente, chi pubblica foto provocanti ha il doppio, se non il triplo dei seguaci di un utente che pubblica foto c.d. “normali”, ed eventualmente, se questa situazione li avesse portati a pensare di pubblicare foto più “spinte” anch’essi, per ottenere maggiori seguaci.

L’hashtag abbiamo già detto essere una parola preceduta dal carattere cancelletto (hash), nella specie, viene inserita sotto forma di didascalia ad una qualsiasi foto pubblicata e che, a seguito della sua apposizione, inserisce un collegamento iper- testuale che fa si che la ricerca di un hashtag, fornisca come risultato, anche quella foto, assieme ad altre, simili per contenuti.

Gli hashtags ed Instagram in generale, sono utilizzati anche dai pedofili che creano profili ad Hoc, per richiamare nelle loro pagine altri pedofili, per ragioni economiche, di commercio del materiale pedo-pornografico o anche, per attirare nuove vittime che, credendo di trovare per esempio, profili di ragazze disinibite, trovano in realtà criminali, che si spacciano per modelle e che, inviano foto di nudo preso da internet, ricevendo in cambio foto di adolescenti caduti nella loro trappola.

Utenti che utilizzano hashtag

0,0 25,0 50,0 75,0 100,0 49,2 47,5 Femmine Maschi

Utenti che desiderano avere più followers 0,0 25,0 50,0 75,0 100,0 31,7 45,0 Femmine Maschi

Vi sono numerosissimi profili, sia Instagram che Twitter dove, apparentemente ragazze disinibite, offrono e chiedono foto di nudo da scambiare gratuitamente per mezzo del loro profilo Snapchat.

Un osservatore esperto, può facilmente intuire, guardando la cronologia delle richieste che, allo stesso nome utente di Snapchat, (il più insistente profilo di questo tipo risponde al nome di “Dabfox”), fanno riferimento molti profili Twitter di ragazze diverse, utilizzati anche in contemporanea, il che rende probabile il fatto che diversi soggetti gestiscano un profilo criminale atto ad attirare giovani ed estorcere loro foto o video di nudo.

Sono moltissimi gli accounts Instagram falsi che pubblicano foto di Snapcodes, attirando gli adolescenti inesperti.

Instagram e Snapchat, sono due socials utilizzati spesso assieme dai pedofili; per mezzo del primo, il criminale fa pubblicità al secondo; #addmeonsnapchat (aggiungetemi su Snapchat, se tradotto in italiano), o #snapme (inviate snap), sono spesso utilizzati dai ragazzi come hashtags su Instagram per pubblicizzare il loro profilo e conoscere altre persone ma, anche i pedofili ed altri criminali utilizzano lo stesso metodo per fare pubblicità a profili falsi o truffaldini.

Proprio a seguito di ciò, ad oggi ricercare foto su Instagram con l’hashtag #snapme per esempio non è più possibile, a causa delle migliaia di foto e video di nudo che cominciavano ad essere pubblicate con questi tags, segnalate dagli utenti al gestore del

social network, utilizzate proprio al fine di attirare giovani menti più facilmente

coercibili.

Di seguito ho documentato il tentativo di cercare l’hashtag #snapme.

Nella prima immagine è stato inserito, all’interno della sezione “cerca” del social

network, l’hashtag “snapme" chiedendo alla pagina di cercare i tags relativi a tale

parola.

Lo stesso social ci indica al primo risultato che la ricerca ha dato buon esito e mostra i

tags simili a quello ricercato.

Nella seconda immagine, è visibile la pagina che, dopo aver cliccato sul primo risultato, ci permette di vedere solo le prime immagini c.d. “più popolari”, ovvero