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La precocità della condotta sessuale in relazione alla pressione sociale

Fare sesso presto emancipa. Negli ambienti cittadini questa esperienza si consuma molto presto, nella c.d. sana provincia invece un po’ più tardi.

Spesso si assiste a racconti in cui le ragazzine a dodici anni devono fare sesso o aver già fatto sesso, altrimenti vengono considerate inferiori o non socialmente all’altezza dei propri coetanei.

Le armi della seduzione vengono affilate infatti già in tenera età, spesso con la complicità di madri altrettanto seduttive ed evidentemente con poco “occhio critico”. Una ragazzina che non è sùbito corteggiata diventa impopolare, per cui il meccanismo psichico che si innesta nella mente di queste ultime, fa si che siano disposte a tutto o quasi, pur di non passare inosservate; si ha quasi la sensazione che siano le ragazzine a corteggiare i loro coetanei maschi mentre questi aspettano solo il loro turno.

In realtà il problema maggiore di questa situazione è che spesso le ragazzine cercano altrove quello che i coetanei di sesso maschile non sono in grado di dare loro - proprio a causa della loro età; cercano l’esperienza necessaria a farle accettare dalla società in cui vivono, in luoghi pericolosi e frequentati da persone più grandi, senza scrupoli e, naturalmente, il luogo-non luogo per eccellenza dove trovare tutto ciò non può che essere la rete internet.

Una volta si faceva sesso per la voglia di farlo e questa voglia era condizionata dalla trasgressione e dal gusto della scoperta.

Adesso si deve fare sesso e non c’è trasgressione nel farlo e nemmeno scoperta poiché fra TV e Web si giunge all’atto ben informati.

Un sesso che si deve fare e non si vuole fare, non è un’esperienza esaltante, sembra una tappa obbligata, e non ha nemmeno senso definirla precoce perché la precocità è ormai divenuta la normalità.

La facilità e la naturalezza con cui si consumano violenze sessuali in gruppo è impressionante; non è vissuto dagli offenders nemmeno come un gioco ma come un vero e proprio rito di iniziazione: ancora una volta è necessario farlo per entrare nel “giro che conta”.

Naturalmente è necessario fare una distinzione tra le esperienze precoci consenzienti o, coscienti, e le ipotesi di violenza; il problema principale in riferimento a tale situazione è la validità del consenso prestato da minori che potrebbero non far pensare direttamente ad ipotesi di violenza.

Abbiamo visto che la pressione sociale dei coetanei, ha un effetto devastante sulla mente degli adolescenti, soprattutto per quanto riguarda le ragazze.

Quando queste decidono che sia arrivato il momento per entrare a far parte di quella cerchia di giovani-adulte, è necessario che esse si rivolgano ad ad un ragazzo più grande che sia in grado di avere con loro rapporti sessuali; i coetanei maschili, spesso non sono all'altezza di una prestazione sessuale vera e propria, in ragione della loro giovane età e della poca conoscenza che hanno della materia.

La capacità di intendere e di volere in capo al minore va considerata caso per caso, rifuggendo da modelli di riferimento standardizzati, ora verso il basso (quattordicenne normale), ora verso l'alto (diciottenne normale), altrimenti il rischio è di perdere il contatto con le dinamiche reali del crimen.

Rifacendosi ad una recente pronuncia della Suprema Corte, nella parte in cui si afferma che "la capacità di intendere e di volere... per questa peculiare fascia d'età

implica... la verifica della raggiunta maturità, ossia dell'avvenuta evoluzione intellettiva, psicologica e fisica del minore, della capacità di intendere certi valori etici, di distinguere il bene e il male, il lecito dall'illecito, nonché a determinarsi nella scelta dell'uno o dell'altro comportamento ", si evince come tale termine abbia 26

raggiunto un approfondimento definitorio sicuramente pluridimensionale e raffinato. Non basta valutare la capacità del minore ultra-quattordicenne di rappresentarsi secondo parametri di normalità il suo comportamento e le prevedibili conseguenze, nonché di autodeterminarsi nella scelta tra più itinerari percorribili, ma occorre

prendere in esame anche altri fattori, quali l'ambito familiare, sociale, ambientale, in una parola, culturale, di appartenenza ed il grado di formazione o educazione

raggiunta.

Ecco, allora, che la capacità di intendere e di volere del fanciullo infra-diciottenne “non potrà non passare attraverso una verifica del processo di maturazione dello

stesso, oltre che sotto il profilo biologico e spirituale, anche sotto quello affettivo e sociale ”, tenuto conto, in limiti scientificamente comprovabili, anche delle 27

peculiarità di un contesto sociale oggi frammentario e carente di tradizionali punti di riferimento, nonché appunto delle pressioni sociali esercitate anche degli stessi coetanei . 28

Nessuno dei minorenni abusanti ovvero, quei minorenni che hanno rapporti con adolescenti - differenza di età maggiore di tre anni prevista dalla Legge penale italiana per considerare la violenza sessuale - che sfruttano per così dire un consenso non cosciente, si rende conto di perpetrare una violenza, né la vittima si rende conto di subirla.

Non tutti sanno e capiscono che al di sotto dei quattordici o, sedici anni, in casi particolari, la Legge italiana non tiene conto del consenso e che pertanto, ogni atto sessuale fra un maggiorenne ed un infra-quattordicenne integra il reato previsto dall’art. 609quater c.p..

Parlare con gli adolescenti di quello che significa sesso e sessualità e insegnare loro il modo corretto di viverla più che di praticarla sembra essere un buon punto di partenza per educare le nuove generazioni che fanno del sesso uno spartiacque tra chi è c.d. in e chi c.d. out.

È necessario far riflettere i ragazzi sulle tematiche del consenso, sui limiti dell’età previsti dalla Legge, sul significato di violenza sessuale, sul superamento della distinzione fra violenza carnale ed atti di libidine, sulle conseguenze della violenza assistita e della corruzione di minorenne .
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F. Palazzo, Corso di diritto penale, III ed., Torino, 2008, pp. 441 e ss.

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M. La Rosa, Minore età e abusi sessuali: punti fermi e questioni aperte nella legislazione penale e

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nel diritto vivente, in Rivista Italiana Diritto e Procedimento Penale, 1, 2008, pag. 213.

S. Abruzzese, È un mondo di uomini, in Minori Giustizia, 3, 2009, pp. 7-19.

Capitolo 6