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PROGETTARE L’EDUCAZIONE PENSANDO IL CITTADINO

Nel documento Democrazia e Nuova Cittadinanza (pagine 84-88)

Democrazia e Nuova Cittadinanza Democracy and New Citizenship

PROGETTARE L’EDUCAZIONE PENSANDO IL CITTADINO

In una società multiculturale e multietnica, come quella contemporanea, abitata da smodati individualismi, che vive in condizioni di perenne insicurezza ed è caratterizzata da repentini cambiamenti (Sartori, 2007), diventa cogente che l’educazione si riappropri del senso e del significato che le sono propri e che soli possono re-infonderle il valore, oggi purtroppo sempre più confuso, che le deriva dal suo essere attività formativa autenticamente umana chiamata a confrontarsi con la variabilità e multifattorialità dell’esistenza attuale.

A tal fine occorre che la prassi formativa, orientata da una teoria pedagogica capace di riflettere su sé stessa e di accettare le sfide del nostro tempo “ricostruendosi come scienza dell’uomo, in quanto essere educabile” (Elia, 2007, p. 461), attivi percorsi e processi indirizzati ad una piena assunzione di responsabilità, promuovendo la capacità di azione libera e di scelta consapevole del singolo, alimentando la sua speranza di autorealizzazione.

In tale azione, la Pedagogia ha l’obbligo di ampliare la dimensione pratico-progettuale privilegiando, ora, percorsi che nascono in chiave teorica per essere ricondotti alla prassi, ora, percorsi prettamente pratici che necessitano di una riflessione giustificativa ex post. In altri termini, deve mettere in campo, una caratteristica che, lungi dal costituire un elemento di debolezza, le conferisce la necessaria forza propulsiva: lo spirito di adattività, che le permette di compiere veri e propri atti di metamorfosi educativa adattandola, continuamente, ai cambiamenti storici, sociali e culturali che si verificano al fine di progettare sempre nuovi canali d’azione, affinché il soggetto- persona sia in grado di poter realizzare le proprie attitudini all’interno della società che abita (Elia, 2015).

Nel virtuoso connubio tra πρᾶξις (prassi) e ϑεωρία (teoria) si inserisce a pieno titolo l’intenzionalità educativa capace di mettere in atto procedure, strategie, metodi e mezzi orientati ad indirizzare e a curvare tutto ciò verso un progetto specifico e consapevole. Un progetto che, in ogni caso, non può prescindere dalla cura, cura intesa in senso heideggeriano: “l’essere dell’Esserci è la Cura. […] Solo essendo quell’ente che esso può essere esclusivamente in quanto consegnato a esserlo, è possibile che, esistendo, esso sia il fondamento del proprio poter essere (Heidegger, 1976, p.339).

In questa prospettiva la scuola assume una funzione strumentale alla compiuta realizzazione dell’uomo, orientando il soggetto in formazione all’acquisizione di competenze che non si risolvano sterilmente in una performance di tipo Taylor-fordista, ma alimentino la capacità di agire con

successo nei diversi settori dell’esperienza e di accrescere autonomamente le proprie conoscenze secondo le necessità che si presentano nel quotidiano.

L’educazione alla cittadinanza, nella forma di nuova paideia, ha l’obiettivo di fornire strumenti per interpretare e utilizzare le conoscenze, i contenuti e i saperi in senso longitudinale lungo l’arco dell’intera esistenza, in modo da accrescere e riorganizzare continuamente e in itinere l’esperienza, da accedere alla cultura e da partecipare attivamente alla vita civile e politica delle istituzioni (Salmeri, 2015).

Occorre sostituire “[…] un concetto critico a un concetto dommatico di educazione […] l’intenzione a ricercare il vero, a fare il bene, a sentire il bello, suscitando una tensione spirituale e un fervore personale; quella tensione e quel fervore che Platone designò con il nome di Eros” (Catalfamo, 1982, pp. 133-134). Tale tensione trova la propria είδος (èidos o forma intellegibile) nei principi fondanti dell’educazione alla cittadinanza in chiave democratica.

Una prima riflessione analitica del concetto di cittadinanza per il tramite delle categorie proprie della dimensione educativa fa immediatamente emergere come questo non possa essere considerato una condizione costitutiva dell’uomo e del suo essere-nel-mondo (Bertolini, 2003, pp. 132-133). L’esercizio attivo della cittadinanza presuppone ed esige, infatti, non soltanto un semplice fondamento formale-regolativo, ma uno specifico ἦθοσ (ethos), un sentimento condiviso di appartenenza che trae fondamento dalla relazionalità, intesa come caratteristica costitutiva dell’essere umano, della cui formazione l’educazione deve farsi carico. La finalità deve essere il superamento di una anacronistica idea di uomo la cui azione tende esclusivamente ad esigere diritti e conformarsi a doveri costitutivi di forme democratiche considerate nella loro immutabilità formale, per giungere ad un soggetto che, agendo in libertà, consapevolezza e responsabilità, possa trascenderli e rinnovarli all’interno di una società storicamente data. “[…] Non ci si deve accontentare di 'essere umani' ma si tratta di 'diventare umani' e di aiutarci reciprocamente appunto a diventare umani” (Elia, 2014). In tale itinerario formativo che coinvolge la dimensione sociale dell’essere umano, enorme è la responsabilità che grava sulla “Pedagogia” e sulla “Scuola”, entrambe chiamate ad un rapporto attivo e sinergico con la “Politica”, nel comune intento di contribuire, ciascuno per il proprio ambito di intervento, alla formazione di un uomo che sappia vivere la propria soggettività in rapporto con l’alterità per contribuire in modo attivo, critico e costruttivo al bene collettivo.

Nello specifico, l’intervento proprio dell’istituzione scuola “[…] non è per fornire orientamenti ideologici o suggerire precise soluzioni tecnico-politiche, ma è per favorire la maturazione di cittadini coscienti e responsabili” (Pazzaglia, 2003, p.83) predisponendo percorsi educativi intenzionalmente strutturati. Una scuola per la cittadinanza è, oggi, una scuola dei saperi critici e/o riflessivi, di una socializzazione anche divergente, di una valorizzazione delle personalità libere e responsabili (Elia, 2014).

Tuttavia, l’intenzionalità di un’azione chiamata a confrontarsi attivamente con l’irrompere della causalità nella caleidoscopica situazione esistenziale necessita di un vero e proprio atto di “conformismo dinamico”. “Conformismo significa nient’altro che ‘socialità’ […] l’individuo è originale storicamente quando dà il massimo di risalto e di vita alla socialità” (Gramsci, 2014). In altri termini, occorre ‘conformare’ il singolo al fine proprio di una società storicamente data, ma in modo dinamico e creativo, fornendogli, cioè, gli “strumenti” culturali per comprendere, accogliere e partecipare alla realizzazione del fine stesso. Dunque, non solo “adattamento al processo storico”, ma anche parte “del processo storico attraverso uno sforzo collettivo, a cui ognuno può partecipare in modo originale”. Ciò che bisogna combattere non è il “conformismo”, ma l’ἀπάϑεια (apathīa), l’indifferenza che genera la standardizzazione del pensiero e, quindi, la subalternità alle idee altrui.

In tal senso la formazione, connotandosi di una dinamicità processuale e multiforme in grado di implementarne dimensioni e caratteristiche in chiave cognitiva, deve costituirsi come sintesi teorico- pratica di un’azione umana tesa verso l’acquisizione di valori e talenti al fine di rendere i soggetti cives e non clientes.

CONCLUSIONI

Oggi più che mai emerge la necessità di consolidareil legame tra educazione e politica. Infatti, se l’educazione è chiamata a farsi carico dell’arduo compito di rinsaldare il apporto autentico e sinergico tra il piano dell’Essere e quello dell’Esserci, tra istanze individuali e istanze intersoggettive, tra virtù etiche, che individuano le azioni orientate al bene della persona, e virtù politiche, che individuano e definiscono le azioni orientate al bene della società, solo la classe politica, assumendo su di sé la piena responsabilità dell’azione di governo, può rendere efficaci tali canoni mediante l’attivazione di adeguate misure educative, economiche e sociali, necessarie alla rimozione degli ostacoli che impediscono di fatto lo sviluppo della persona e la sua partecipazione attiva e responsabile alla “cosa pubblica”.

L’educazione diviene la condizione e la base per una rigenerazione della società civile, attraverso l’esercizio della libertà responsabile di ciascuno. Il prodotto dell’educazione è l’uomo, in quanto essere dotato di volontà libera, consapevole e responsabile. In tale complesso processo la scienza dell’educazione, la Pedagogia, sviluppa “un’antropologia empirica e critica [strettamente interconnessa con la politica] poiché il suo anthropos è progettuale, possibile, necessita di esser costruito nella società, che ha bisogno di strutture, istituzioni, tappe per venire a costruirlo” (Cambi, 2003, p. 17).

Un continuo e fecondo rapporto, dunque, tra educazione, politica e educazione alla politica in chiave democratica costantemente sottoposto al giudizio critico del pensiero riflessivo e permeato dalla luce rigenerante della più alta e profonda produzione della Ragione Pratica, l’Etica, costituisce la chiave di volta per la realizzazione di un progetto autenticamente formativo in grado di definire scelte, modelli, prassi di un processo educativo che sappia, da un lato, mantenere la continuità sociale garantendo la riproduzione del patrimonio etico-culturale ereditato dalle generazioni precedenti, dall’altro, promuovere il cambiamento funzionale all’affermazione di un’etica della responsabilità per la rigenerazione dei sistemi democratici.

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ATTRIBUZIONE

Il contributo è stato integralmente condiviso dagli Autori. Nello specifico: introduzione, 2° paragrafo e conclusione sono stati scritti da Giuseppe Elia, e 1° e 3° paragrafo da Alessandra Tedesco.

La cittadinanza digitale tra riflessioni teoriche e implicazioni educative

Nel documento Democrazia e Nuova Cittadinanza (pagine 84-88)

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