LE OPERE DANTESCHE
R AGIONAMENTO DEL P G IAMBATTISTA G IULIANI DELLA MEDESIMA CONGREGAZIONE
Pochi mesi dopo l’esordio sul “Giornale arcadico”, nel tomo XCVIII del gennaio, febbraio e marzo 1844 della medesima rivista Giuliani pubblica il suo primo scritto su Dante.433
Al maestro Marco Giovanni Ponta, che aveva dedicato tutta la vita all’interpretazione della
Commedia, e alle sue ricerche volte «a costruire un orologio che per appunto indicasse le ore,
e per così dire segnasse i passi del viaggio dantesco»434 Giuliani dedica questo secondo
intervento, non mancando di esporre il proprio giudizio riguardo lo stato di salute dei commenti a lui contemporanei:
Questo secolo, che tanto s’onora degli studi di Dante e che a buona ragione può da lui sortire il nome, deve tenere preziosa e cara ogni lodevole fatica, che vaglia a via più dilatarne ed assicurarne la gloria. Molti, non ha dubbio, intesero e si travagliarono a questo: ma perchè taluni nel farsi interpreti della mente di quel sommo, la vollero torcere e conformare ai propri pensieri, diedero nelle più strane immaginazioni, fino a macchiare d’empietà il maggior poeta di quanti mai siensi inspirati alle sublimi verità della religione. [...] Ma viva Dio! che non è spenta del tutto la semenza di quei pochissimi, dal cui diritto giudizio dipende la gloria, ed a cui, se non si vuol essere scherniti per ignoranti, tardi o tosto convien sottoporsi. E presso a questi savi stimo e mi accerto sarà fatto buon viso all’egregio lavoro del reverendissimo Ponta.435
Tematicamente suddiviso in due blocchi, a seconda che ci si riferisca alle indicazioni cronologiche presenti nel poema o al computo dei giorni impiegati da Dante a compiere il suo viaggio nell’aldilà, lo scritto prende le mosse dall’intervento pubblicato da Ponta, neanche un
433 Il primo scritto edito da Giuliani sul “Giornale Arcadico” fu l’Elogio storico del padre don Giuseppe Maria
Stampa Chierico Regolare Somasco scritto dal P. Don G. Battista Giuliani della stessa congregazione, pubblicato nel tomo XCVI del luglio, agosto e settembre 1843.
434 G. Giuliani, Dei pregi e di alcune nuove applicazioni dello Orologio di Dante immaginato e dichiarato da
Marco Giovanni Ponta, in “Giornale Arcadico di Scienze, Lettere ed Arti”, tomo XCVIII, gennaio, febbraio e marzo, Roma, 1844, p. 196.
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anno prima, sull’“Album; Giornale letterario e di belle arti”.436 In questo il padre somasco
proponeva la costruzione di un orologio che permettesse di interpretare, il più correttamente possibile, i riferimenti astronomici presenti nella Commedia. Dopo aver fornito, quasi alla stregua di un manuale tecnico, le indicazioni per l’individuazione degli «elementi», la «costruzione del quadrante» e «l’uso dell’orologio», Ponta presentava al lettore la «regola generale per la soluzione dei quesiti orarii» proponendo «alcuni esempi, quasi problemi o quesiti da sciogliere praticamente col nostro orologio».437
Giuliani riporta solamente nove dei ventitré passi scelti dal maestro, selezionandoli tra quelli in cui «egli dipartendosi dalla comune interpretazione, viene somministrandocene una più schietta e con maggiori sembianze di verità»438: sei in cui le ore del giorno «si spiegarono
derivandole dal corso del sole» e tre in cui «si misurano in risguardo alla luna».439 A ulteriore
riprova dell’affidabilità e della correttezza del commento proposto concorre non solo la fama di Ponta, «nome tanto caro al mio cuore, quanto ammirato dovunque si onora la vera sapienza dantesca»440, ma anche la corrispondenza con le lezioni riscontrabili in alcuni degli «autorevoli
codici» che tramandano il poema.
Ciò nonostante l’interpretazione di alcuni versi non trova concorde Giuliani: è il caso dell’aurora sulla cui immagine si apre il canto IX del Purgatorio:
La concubina di Titone antico già s’imbiancava al balco d’oriente,
fuor de le braccia del suo dolce amico;
di gemme la sua fronte era lucente, poste in figura del freddo animale
che con la coda percuote la gente;
436 M. G. Ponta, Orologio di Dante Allighieri per conoscere con facilita e prontezza la posizione dei segni del
zodiaco, le fasi diurne e le ore indicate e descritte nella Divina Commedia immaginato e dichiarato da Marco Giovanni Ponta, in “L’Album; giornale letterario e di belle arti”, Roma, 1843.
437 Ivi, p. 7.
438 G. Giuliani, Dei pregi e di alcune nuove applicazioni dello Orologio di Dante, p. 197. 439 Ivi, p. 206.
170 e la notte, de’ passi con che sale,
fatti avea due nel loco ov’eravamo, e ʼl terzo già chinava in giuso l’ale. (Purg. IX, vv. 1 - 9)
All’interno della «dichiarazione» posposta ai versi danteschi, Ponta proponeva una riflessione, corredata da alcuni esempi tratti dalla Commedia e da Ovidio, sul colore assunto dal cielo durante le prime ore del mattino:
Questa appunto è la fase del giorno immaginata nel primo terzetto e nel seguente: i quali non dicono che l’aurora fosse rubiconda, come al suo cominciare suole essere; ma che già rimbiancava (quasi invecchiata) come suole mostrarsi alcuni istanti prima che nasca il sole. Poiché per Dante sono tre gli aspetti dell’aurora, prima rubicondo, poi vermiglio mutante in bianco, ed in fine arancio: come lo dice al secondo del Purgatorio:
Sì che le bianche e le vermiglie guance: La dove io era, della bella aurora Per troppa etate divenivan rance.441
Quello che poco convince Giuliani è l’ordine attribuito ai tre colori che caratterizzano l’aurora: supportato dall’affermazione di Annibale Caro, secondo cui il nascere del giorno «come ha tre stati e tre colori distinti, così ha tre nomi, alba, vermiglia e rancia», l’allievo confuta l’affermazione del maestro attraverso il suo stesso esempio: la «bella aurora» che Dante dipinge nel canto II del Purgatorio ha infatti le «guance» prima bianche e poi vermiglie.442
Comincia intanto a farsi strada quel nuovo metodo di commento alla Commedia, denominato dallo stesso autore “Dante spiegato con Dante”, che costituisce l’apporto più innovativo di Giuliani agli studi danteschi. Riproponendo il quarto esempio fatto da Ponta - «lo bel pianeta che ad amar conforta (Purg. I, v. 19)» - Giuliani concorda con l’interpretazione secondo cui il «bel pianeta» non sarebbe il Sole, come aveva ipotizzato Perticari, bensì Venere.443
Per lo studioso infatti
441 M. G. Ponta, Orologio di Dante Allighieri, p. 14.
442 G. Giuliani, Dei pregi e di alcune nuove applicazioni dello Orologio di Dante, p. 202. 443 Ivi, p. 198.
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non è a metter dubbio che Venere sia desso il bel pianeta che piove influssi, e così ingenera gli stimoli d’amore. Dante nel Pur. c. 28, V. 96; e nel Par. c. 8, v. 1 e seg.: ed in più luoghi del Convito ha per ferma l’opinione, che tutto da questo pianeta si debba riconoscere il virtuoso amore, da cui gli uomini, colpa le loro malvage passioni, empiamente si torcono. E vorremo poi vedere quel grande in discordia con se stesso? Ciò non può essere di lui che tutta dinanzi alla mente avea ordita e spiegata la gran tela de’ suoi pensieri, ed a cui bastava la vista per iscoprirne eziandio i più piccioli nodi. Nel resto, che ei distinguesse il sole dalla stella palesemente si vede nella canz. Donna pietosa e di novella etade (V. N. p. 44), dove trovansi queste espresse parole:
Poi mi parve vedere a poco a poco Turbar lo sole ed apparir la stella. 444
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