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Negli ultimi anni della sua vita Giuliani tornò ad occuparsi della lingua toscana dando alle stampe l’edizione definitiva dei suoi scritti linguistici: Delizie del parlare toscano. Lettere e

ricreazioni. I due volumi conobbero subito un grande e duraturo successo a livello scolastico

in seguito ai colloqui col Manzoni rimase però persuaso che il parlare fiorentino dovesse essere modello anche allo scrivere e che lo stile dovesse soprattutto rispondere al pensiero individuale.» A questo proposito è doveroso ricordare che, quando nel 1868 venne istituita la commissione volta a «ricercare e proporre tutti i provvedimenti e i modi, coi quali si possa aiutare a rendere più universale in tutti gli ordini del popolo la notizia della buona lingua e della buona pronunzia», tra coloro che parteciparono ai lavori della Sottocommissione milanese presieduta da Manzoni vi fu proprio lo stesso Bonghi. Per la biografia di Bonghi si rimanda a di P. Scoppola, Bonghi Ruggiero, in Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. XII, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1971.

76 N. Gabiani, Carteggio dantesco di Giambattista Giuliani, p. 33. 77 C. Vassallo, Sulla vita e sugli scritti di Carlo Witte, p. 70

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dove vennero impiegati come libri di testo e dove le lettere e le ricreazioni in essi contenuti venivano additati come modelli di buona lingua. Basti pensare che ventitré delle lettere raccolte in Delizie del parlare toscano furono riprese, trent’anni dopo, da Giovanni Pascoli nella sesta edizione della sua antologia Fior da fiore. Prose e poesie scelte per le scuole secondarie

inferiori e ne Il vocabolario in azione. (Vocaboli, modi ed esempi) letture per l’apprendimento della lingua ad uso degli alunni della Ia classe delle scuole medie.78

Un certo seguito, così come numerose critiche, seguirono la pubblicazione del nuovo scritto dantesco: La “Commedia” di Dante Alighieri riaffermata nel testo giusta la ragione e l’arte

dell’autore. Se del dono pareva assai riconoscente Giovanni Mestica, che il 7 febbraio 1880

scriveva a Giuliani per ringraziarlo: «il prezioso esemplare del suo Dante me lo ha tenuto fino ad ora il legato di libri, a cui lo diedi appena ricevuto. Dopo che lo avrò letto per disteso, mi recherò a dovere di scriverne a Lei di proposito. Intanto non voglio indugiar più oltre a ringraziarla del dono, che mi è immensamente caro e per quel che contiene e come documento della sua benevolenza»,79 meno convinto delle novità introdotte dallo studioso fu certamente

Giuseppe Rigutini che quello stesso anno dette alle stampe l’opuscolo Le varianti al testo della

Divina Commedia escogitate dal Prof. Giambattista Giuliani.80

Proseguiva intanto la pubblicazione delle Opere minori, iniziata nel 1878 con le Opere

latine: al 1882 risale la stampa delle Epistole, delle Egloghe e, soprattutto, della Quaestio de terra et aqua, un testo poco conosciuto che alcuni ritenevano apocrifo. Come ricorda anche una

78 G. Pascoli, Fior da fiore. Prose e poesie scelte per le scuole secondarie inferiori, VI edizione, Palermo, Remo Sandron, 1910.

79 Lettera di Giovanni Mestica conservata presso il Comune di Canelli. Cfr. V. Petrini, «Riverito Amico, l’assicuro

che la sua amicizia mi sarà sempre preziosa», pp. 79 - 82.

80 La conoscenza tra Giuliani e Rigutini è testimoniata a partire da una lettera del 21 agosto 1878: «Caro Professore Ho mandato la vostra lettera al Direttore della Cenniniana. Se vi è sbaglio, l’Abate Bernardi riavrà quanto ha dato. Io non ve lo so dire, perchè son cose, di cui si occupa l’amministrazione di quella tipografia. Quello, di cui debbo far fede, si è che voi, presente me, pagaste in nome del Bernardi lire 15 all’amministratore. State adunque di buon animo, e rusticate allegramente Firenze 21 agosto 1875 Tutto vostro Giuseppe Rigutini» La tipografia Cenniniana era una nota casa editrice fiorentina, sorta all’interno del carcere fiorentino delle Murate, in via Ghibellina 8, utilizzando il lavoro dei detenuti. L’opera più importante fu il Vocabolario Italiano della lingua parlata di Rigutini e Fanfani. Il nome, assunto nel 1869, deriva dal primo tipografo fiorentino, Bernardo Cennini (1415 - 1498). Nel 1881 fu rilevata dalla Tipografia Bodoniana. Il verbo «rusticare» viene così definito da Rigutini nel suo Vocabolario della lingua italiana per uso specialmente delle scuole, Firenze, Barbera, 1874, p. 938: «villeggiare, vivere in campagna». Qui si riferisce al fatto che Giuliani era solito trascorrere l’estate a Cozzile di Valdinievole. Cfr. V. Petrini, «Riverito Amico, l’assicuro che la sua amicizia mi sarà sempre preziosa», pp. 113 - 118.

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volta Vassallo, fu Giuliani a dimostrare «che è di Dante, e ne pose in così chiara vista l’alta importanza, che lo Stoppani vi riconobbe prenunziate molte delle scoperte nelle scienze naturali che formano la gloria del secolo presente.»81

Nel 1883 Giuliani venne accolto «con festa dalla Regina Margherita in Roma, ov’ei tenne tre conferenze alla Palombella, una delle quali (La Divina Commedia e i Promessi Sposi) fu sulla “Cordelia” pubblicata da De Gubernatis, che dava poi anche tradotta in francese nel primo fascicolo della “Revue Internationale”».82

Vassallo, al quale Giuliani era legato da profonda amicizia, ricorda che «nel Natale mandò i suoi soliti biglietti di augurii. Già prima aveva donata al Municipio di Firenze la sua biblioteca dantesca, da riporsi nella casa di Dante. Il 1 gennaio 1884 sentendosi male, fece il suo testamento olografo. Un’itterizia trascurata e poi un’ostruzione al fegato lo spense alle ore 6:10 pomeridiane dell’11 gennaio».83 Da papa Leone XIII aveva da poco ricevuto una benedizione

speciale volta a onorare non solo «l’interprete cattolico di Dante, ma anche l’intemerato sacerdote».84

Le onoranze funebri furono solenni e vennero celebrate il 13 gennaio a spese del Comune di Firenze che il 12 luglio 1881 gli aveva conferito la cittadinanza onoraria.85 Alla celebrazione

«vi lessero affettuosi discorsi i professori dell’Istituto di studi superiori Pasquale Villari ed Antelmo Severini e l’allievo Pasquale Papa. Ai lati del feretro stavano il comm. Bolasco per rappresentarvi il Ministro della Pubblica Istruzione; a nome dell’Istituto i professori Villeri, A. Conti, ed il marchese Carlo Alfieri di Sostegno; il principe Corsini sindaco di Firenze ed il

81 C. Vassallo, Commemorazione di G. B. Giuliani, p. 469.

82 Ivi, p. 460. In Via della Palombella a Roma, nel palazzo Aldobrandini, nel 1873 la Giunta comunale aveva deciso di creare un Istituto Superiore Femminile posto sotto la direzione di Erminia Fuà Fusinato.

83 Ibidem.

84 Ivi, p. 461. Giuliani vestì sempre l’abito ecclesiastico anche se, già dal 19 febbraio 1850, aveva ottenuto un permesso di secolarizzazione e il 7 dicembre dello stesso anno gli era stato concesso di rimanere temporaneamente extra clausura. Vassallo, rifacendosi agli atti della Curia vescovile di Asti, ricorda inoltre che il 23 febbraio 1863 Giuliani ottenne un «altro breve di secolarizzazione, cui fu dato il R. Exequatur il 15 maggio e l’esecuzione del Vicario capitolare d’Asti il 10 maggio dello stesso anno.

85 Una copia della pergamena con la quale veniva conferita la cittadinanza onoraria «al chiarissimo professore Giovan Battista Giuliani, per il lungo studio ed il grande amore da lui posto nell’illustrare con la parola e con gli scritti le opere di Dante Allighieri e soprattutto la Divina Commedia, contribuendo grandemente a tenere in fiore gli studi danteschi in Italia ad incremento di ogni morale e civile progresso», fu donata alla famiglia di Giuliani ed è a tutt’oggi conservata nella sala consigliare del municipio di Canelli.

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comm. Cirio sindaco di Canelli; il comm. Rocchi rappresentante del prefetto della provincia, ed il prof. Milanesi arciconsolo della Crusca».86

Giuliani fu sepolto nel Cimitero de’ Pinti, dove si trova a tutt’oggi la sua tomba, insieme a un rametto di ulivo, una copia della Bibbia e una della Commedia.

Il 20 ottobre 1890 veniva eretto a Canelli, all’interno dell’edificio che fino a una decina di anni fa ha ospitato la scuola elementare a lui dedicata, un monumento in suo onore con la seguente epigrafe: «A Giambattista Giuliani / Del poema dantesco / Scrutatore profondo / Del vivente linguaggio toscano / Amoroso cultore/ Della concordia / Fra religione e patria / Propugnatore costante / Canelli / Gloriosa di avergli data la culla / Gli amici gli ammiratori / Posero».

La città natale rimase sempre nel cuore di Giuliani che in una lettera del 3 agosto 1857 a Tommaseo, in cui lo invitava a trascorrere alcuni giorni nella cittadina in occasione della vendemmia, scriveva:

Quand’ella nel settembre amasse di visitare questi colli e gustarne i dolci frutti, troverebbe qui una modesta cameretta, rallegrata dalla cordialità del mio buon vecchio padre. Potrei io aspettarmi sì lieta ventura? Canelli è una piccola terra, a breve distanza da Asti e per me val tutto, come patria e obbietto delle prime e perenni affezioni.87

Gli ultimi discendenti della famiglia, Bice, Lucia ed Alessandro vissero a Canelli fino a una trentina di anni fa; interessante è una nota manoscritta anonima, probabilmente degli anni Settanta del Novecento, conservata presso l’Archivio Generalizio dei Padri Somaschi di Roma, intitolata In casa Giuliani a Canelli, via G.B. Giuliani n. 5, II° piano, tel. 81808: si tratta di due fogli dove sono annotati alcuni documenti e tra questi un “Elenco della corrispondenza a G. Battista Giuliani”, senza altro aggiungere; purtroppo però di queste lettere ad oggi non si hanno notizie.

Quanto era stato conservato da Bice e Lucia venne donato ad Amedeo Goria, il quale a sua volta ne lasciò una parte al Comune di Canelli; oggigiorno non è possibile reperire altro se non tre piccoli volumi: Moralità e poesia del vivente linguaggio toscano del 1871, La Vita Nuova e

il Canzoniere del 1880, una copia dell’Inferno e un ritratto del giovane Giuliani conservati dalla

stessa famiglia Goria: la maggior parte di quanto era stato donato andò infatti sfortunatamente perduto nell’alluvione del novembre 1994.

86 C. Vassallo, Commemorazione di G. B. Giuliani, p. 10.

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La testimonianza più importante per comprendere questo studioso si trova tuttavia in una lettera indirizzata a De Gubernatis in cui, con grande umiltà, Giuliani dipinge a parole un ritratto di sé stesso:

Ne’ miei libri, come nelle mie lezioni, fu sempre uno l’intendimento, di far cioè che la letteratura sia un ministerio di civiltà, che le arti del Bello servano al miglior bene della nostra Italia ed avvantaggiarla sopra le altre nazioni per la nobile virtù del sentimento.

Fra le molte e diverse contraddizioni degli uomini mi raccolsi in me stesso fiancheggiandomi nella dignità del silenzio e della vita. Sta come torre ferma, che

non crolla, Giammai la cima per soffiar de’ venti, Che sempre uomo in cui pensier rampolla Sovra pensier da sé dilunga in segno: questi versi mi furono ognora presenti

all’animo e guida sicura. Negli studi aspirai perciò sempre al meglio, e del resto fu continua mia cura di poter rendermi degno sacerdote cattolico e cittadino italiano. Dell’amicizia feci sostegno e consolazione alla mia vita; ed agli amici riconosco gran parte della felice condizione in cui mi ritrovo.

Fui nemico ognora d’accattar brighe anche letterarie con chicchessia; e tenni fermi la mia dignità, eziandio allora che mi si voleva imporre indebitamente l’altrui volere. Imparai più a tacere che a parlare: e con soavità di modi e con prontezza di prestarmi agli onesti desideri degli altri, se non vissi sempre libero da gravi dispiaceri, non ho perduto mai la dolce serenità di mente. Quando mi si diceva che io aveva de’ nemici, nol credetti mai, perchè sapevo e sento di non aver offeso e invidiato alcuno, se non in quanto desideravo di pareggiarlo nel fare il bene e farlo il meglio possibile.88

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