CARATTERE E AZIONE
1. Natura e libertà come idee regolative, secondo Lewis White Beck
1.3. I significati della «libertà»
Recuperando una distinzione operata nel commentario alla Critica della ragion pra-
tica, Beck attribuisce a Kant almeno quattro sfumature di significato nelle quali è possi-
bile intendere il termine «libertà». Il significato empirico della libertà identifica quella a cui Kant si riferisce come «libertà in senso pratico» (A533/B561) nella prima Critica, «libertà […] psicologica e comparativa» (KGS V, 97) nella seconda. Essa consisterebbe nella «relativa indipendenza, osservata nell’esperienza, dagli stimoli esterni e dagli im- pulsi interni, attraverso l’esercizio di un’intelligente previdenza»11 ovvero di una gene-
7 L.W. BECK, «Five concepts of freedom in Kant», 44. 8 L.W. BECK, «Five concepts of freedom in Kant», 46. 9 L.W. BECK, «Five concepts of freedom in Kant», 47.
10 L.W. BECK, «Five concepts of freedom in Kant», 51 nota 27.
rica assenza di coercizione12. Secondo Beck, tale sarebbe la concezione della libertà cui ci si riferisce nella maggior parte dei casi della vita quotidiana: quando, infatti, ci si chiede se una persona abbia o meno agito liberamente, si vuole sapere se – almeno con una certa approssimazione, senza porsi ancora delle domande sull’uomo e sul mondo – l’agente abbia compiuto l’azione senza esservi costretto. Vero è che già i casi più deli- cati della vita quotidiana, poniamo ad esempio quello di un agente affetto da gravi di- sturbi psichici, rimandano a un significato ulteriore della libertà. In questo senso, pur senza mai rinnegare che la libertà possa essere concepita in termini empirici, la posizio- ne matura di Kant non ritiene il concetto empirico della libertà sufficiente alla valuta- zione morale (cf. KGS V, 96-7)13.
Il significato morale della libertà – che prende corpo a partire dalla Fondazione (cf. KGS IV, 447) – consisterebbe nell’autonomia della ragion pratica: essa sarebbe infatti libera «nel senso di darsi una legge invece che assoggettarsi a una legge esterna»14. Si tratterebbe della libertà pratica, intesa in senso positivo. Beck argomenta che la coscien- za della legge morale costituirebbe un criterio sufficiente per attestare questo tipo di li- bertà, per la ragione che semplicemente sentirsi obbligati rispetto a qualcosa comporta allo stesso tempo l’obbligarvisi effettivamente: in altri termini, il concetto morale della libertà sarebbe «garante di sé stesso»15 in un modo in cui gli altri concetti non potrebbe- ro permettersi di esserlo. In altri termini, Beck si riferisce al concetto morale di libertà come a quello «analiticamente connesso con il concetto della pura legge morale»16 compreso negli atti per dovere, escluso nel caso di atti semplicemente conformi al dove- re, non morali o addirittura immorali.
Secondo Beck, è principalmente allo scopo di rendere ragione dell’imputazione di at- ti che cadono al di fuori della sfera morale strettamente intesa che Kant presuppone un significato più del termine «libertà» e quindi una terza sfumatura di significato: quello della spontaneità, che comparirebbe nella forma più chiara nello scritto su La religione (cf. KGS VI, 23-4), oltre che nella Fondazione (KGS IV, 448); e verrebbe attribuito alla stessa capacità di decidere, in senso sia teoretico che pratico, nella Recensione a Schulz (cf. KGS VIII, 14). In quest’ultimo scritto, Kant avrebbe contestato a Schulz che a me- no di ammettere una forma suprema di libertà non sarebbe possibile prendere sul serio né le azioni e né le decisioni cognitive. In altri termini «se io non avessi nel momento di decidere quest’esperienza di libera scelta, non soltanto il fenomeno della scelta sarebbe illusorio, ma nemmeno esisterebbe come illusione»17. Questo concetto di libertà sarebbe più ampio di quello empirico, prevedendo una incompatibilità con la causalità naturale e più ampio di quello morale, consentendo di interpretare come libere anche azioni non morali. Il rapporto tra spontaneità e libertà in senso morale verrebbe articolato nella di- stinzione tra Willkür e Wille. Riprendendo la distinzione sistematicamente sviluppata nel suo volume The actor and the spectator, Beck riserva le spiegazioni deterministiche alla prospettiva dello spettatore e l’esperienza della libertà alla prospettiva dell’attore; inoltre, egli delimita la portata di quest’ultima al momento precedente e simultaneo alla
12 Cf. L.W. BECK, «Five concepts of freedom in Kant», 35. 13 Cf. L.W. BECK, «Five concepts of freedom in Kant», 35.
14 L.W. BECK, A commentary on Kant’s Critique of Practical Reason, 196-7. 15 L.W. BECK, A commentary on Kant’s Critique of Practical Reason, 198. 16 L.W. BECK, «Five concepts of freedom in Kant», 37.
scelta, ammettendo spiegazioni deterministiche post factum18. Il concetto della libertà nel senso della spontaneità può essere definito il «concetto trascendentale della liber- tà»19, sottintendendo con ciò che il suo oggetto possa essere conosciuto a priori in quan- to connaturato alla ragione stessa, nel suo uso sia teoretico che pratico.
Da quello della libertà come spontaneità si distingue «un concetto trascendentale di un tipo peculiare di libertà, che in tutta precisione potrebbe essere meglio chiamato «li- bertà trascendente» poiché tratta una materia che trascende i limiti dell’esperienza pos- sibile e la conoscenza della ragione teoretica»20. Beck riconosce che il medesimo con- cetto trascendente di libertà veicola il passaggio dalla prima alla seconda Critica, questa essendo il compimento di quella: ove la prima mostrerebbe la non contraddittorietà del- la libertà (intesa in senso trascendente) e la causalità naturale (cf. A558/B586), la se- conda ne proverebbe l’effettività a partire dalla legge morale, tramite il concetto morale della libertà. Quello empirico, quello morale, quello della spontaneità e quello trascen- dentale, cui Beck – per essere precisi – si riferisce come a quattro diversi «concetti» del- la libertà, costituiscono – alla luce del modo in cui vengono trattati – quattro diversi si- gnificati del medesimo concetto di libertà, che nella filosofia trascendentale assume una dimensione complessa e articolata. Il rapporto fondativo che sussiste tra il significato trascendentale e quello morale, dichiarato fin dalla risoluzione dell’antinomia (cf. A533/B561), dipende dal fatto che entrambi presuppongono una assoluta spontaneità. In questo senso, nell’autonomia della volontà (significato morale) si rende manifesta e, come tale, esperibile, una forma di assoluta spontaneità e di libertà incondizionata, qua- le è per Kant quella contraddistinta dal significato trascendentale.