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195 in alternativa, rimaneva, a suo dire, la possibilità di acquistare la linea rivale oppure di fondere le due So-

cietà. La seconda posizione, rappresentata dal gruppo che si riferiva a Treves, si opponeva alla richiesta degli azionisti perché temeva gli effetti speculativi. A Treves ripugnava colui che:

« sta a tavolino come giocatore,... ( le operazioni di borsa) rendono povero quest'anno chi era ricco il passato, e ricco chi era povero, che sono in esecrazione del Governo, che conducono taluni a gettarsi da un ponte nel fiume, altri a lasciare nel bisogno i loro figli nati nell'opulenza, che trascinano i meno esperti nel vortice dei questa sventura che con espressioni pure si chiama crisi commerciale.»385

Di fronte alle argomentazioni ed alle prospettive allettanti del Reali, il gruppo di Treves restò isolato; così la sua posizione ebbe partita persa a favore della soluzione di compromesso.

Il 27 giugno giunse, però, la notizia che Ferdinando aveva respinto la domanda di privilegio per la Monza- Bergamo perché la Società richiedente aveva iniziato i lavori prima delle autorizzazioni governative.

Con queste premesse si aprì il 30 Luglio il secondo Congresso. L'avvocato Castelli accettò di rappresenta- re gli azionisti viennesi e di sostenerne in Congresso le richiesta a condizione che venisse concordata la co- stituzione di una Commissione di tecnici, rigorosa ed imparziale, per esprimersi sulla convenienza dei due tracciati, con giudizio inappellabile. Se il favore fosse andato alla Brescia – Treviglio - Milano, non si sarebbe opposto, ma si doveva dare subito il via ai lavori. Se, invece, fosse prevalso la via per Bergamo - Monza, si sarebbe dovuto convocare un altro Congresso per sottoporre la proposta al voto; in ogni caso la via per Bergamo costituiva un'alternativa credibile.386

Milani, che si era sempre dimostrato contrario alla via per Bergamo perché ne vedeva i pericoli economici, consegnò, allora, una memoria ai Direttori confutando la bontà della proposta Sarti e riaffermando i van- taggi della linea diretta: riduzione di un'ora di percorso e minori costi di costruzione; a sua volta il tronco Treviglio-Bergamo risultava vantaggioso in funzione di un futuro proseguimento verso Cremona, Crema, Lodi e Piacenza.

Cattaneo in una nota del 1840 all'amico Bernardino Biondelli, avrebbe commentato più tardi i rapporti di forza in campo:

«La grande battaglia tra Sarti e Milani, ossia tra la linea retta da Milano a Brescia, e la linea curva per Monza e Bergamo, sa- rà combattuta fieramente nell'adunanza del 30 luglio a Venezia. Sarti ha per sé molti interessi e la lega dei grandi usurai Eskeles, Sina e Rotschild, la quale ha in mano la metà delle azioni, e quindi sembra dover prevalere».387

Nella vicenda entrò anche la Camera di Commercio di Milano, dimostrandosi ostile alla linea per Berga- mo, dato il contrasto d'interessi tra le due città. Secondo le sue valutazioni, con la deviazione per Bergamo:

«Milano si vedrebbe in gran parte alienati i vantaggi delle lucrose transazioni dipendenti dal concorso delle sete lombarde sulla piana, che sarebbero per trovare in Bergamo un più comodo Centro.»388

Il baluardo per i sostenitori della linea originaria era rappresentato dalla concessione del privilegio impe- riale del 7 Aprile, che fissava il tracciato da seguire, modificabile solo con una variazione del privilegio stes- so.

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Giacomo Treves, Minuta per rispondere ad Aversani (senza data), Carteggio, Fondo Baldissera Venezia, in Ivi, p.175. 386

A. Bernardello, La prima ferrovia fra Venezia e Milano, cit,, p.179. 387

Carlo Cattaneo, Cattaneo a B. Biondelli - Milano 10.6.1840, in Rinaldo Caddeo a cura di), Epistolario di Carlo Cattaneo, Barbera, Firenze 1949, p.100 , in Ivi , p.173. 388

Camera di Commercio alla Congregazione Municipale. 9.8.1841,M ilano, Archivio Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, Milano, scat.103, fasc. 2, in Ivi, p.182.

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Gli azionisti viennesi, cui si aggiunsero gruppi finanziari triestini, ricorsero allora al Vicerè Ranieri che fece inserire all'ordine del giorno del Congresso il punto che trattava la richiesta di modifica del tracciato, in- terferendo ancora una volta sulle scelte di una Società privata, alterando i suoi Statuti e sconfessando l'ope-

rato dei governi regionali. Ranieri (un cui stretto parente - si sarebbe saputo più tardi – aveva una compar-

tecipazione azionaria nella Milano – Monza389), aveva buon gioco a muoversi tra le divisioni e incertezze

presenti negli schieramenti delle due Direzioni ed a perorare le istanze degli azionisti stranieri, che control- lavano la maggioranza delle azioni, ma non quella dei voti.

Nel frattempo, Castelli aveva operato per ottenere, se non l'inserimento dell'ordine del giorno, almeno la neutralità dei Direttori e dei loro consulenti legali. Nelle riunioni delle due Direzioni, indette in preparazione del Congresso, i partecipanti ribadirono la validità della linea diretta ma accettarono che eventuali richie- ste di azionisti, per essere iscritte all'ordine del giorno, dovessero essere approvate dall'assemblea.

Aperto il Congresso, furono rinnovate le cariche nelle due Direzioni ed approvati i bilanci. Poi Castelli, in rappresentanza del gruppo di azionisti viennesi, presentò le sue richieste; il gruppo contrario chiese invece il rispetto dello Statuto. Le due posizioni andarono al voto, che vide prevalere la proposta Castelli. Infine vennero ratificate la richiesta di collegamento Verona-Mantova e l'istituzione delle agenzie di Vienna e Au- gusta. Il Congresso si concluse senza ulteriori clamori immediati, lasciando però uno strascico di polemiche che sarebbero apparse di lì a poco sulla stampa.

Questo il resoconto apparso nelle pagine degli Annali:

«Il giorno 30 luglio 1840 ebbe luogo a Venezia il congresso generale degli azionisti a norma degli Statuti sanzionati da S. M. l’Imperatore e Re, e la Gazzetta privilegiata di quella città ne diede conto nel suo numero 3| suddetto coll’articolo seguente: « Ieri si tenne nell’antica sala del Senato, detta de’ Pregadi del ducale palazzo, il congresso generale degli azionisti della l. R. privilegiata strada di ferro Ferdinandea da Venezia a Milano, com‘ era già stato in precedenza annunziata dalla gazzetta di Venezia. Il luogo non poteva essere scelto più convenientemente: e ben era dritto che in quella sala, sotto alle cui volte per tanti secoli s'agitarono le sorti della splendida Venezia, e d’ onde uscirono que’ provvedimenti, che renderanno immortale nella memoria degli uomini la veneziana repubblica, si discutessero i grand’ interessi di quell’ impresa, che dee aver tanta parte nella prosperità non pure di quest’ unica Venezia, ma e di tutte le provincie del regno. Le porte s’ apersero in punto alle 8, e la sessione incominciò dopo le ore 9 con la chiamata dei nomi, fatta dal segretario della sessione veneta della Direzione della Società, sig. Breganze. Il numero dei soci intervenuti fu d’oltre 5oo con mille e più voci. Il presidente della sezion veneta, il benemerito signor Reali, lesse allora un discorso, in cui rese conto dello stato della impresa, delle spese, delle operazioni già fatte, delle concessioni ottenute dalla grazia Sovrana, concludendo da ultimo coll‘osservare come in vista dei grandi e pubblici interessi che a quest’ opera magnifica vanno congiunti, tacer debbono i riguardi ed interessi privati. Il discorso terminò in mezzo a generali e fragorosissimi applausi. Dopo che il segretario ebbe letto i documenti chiamati nel prefato discorso, si passò per via di scrutinio alla elezione dei tre revisori, stabiliti dalli Statuti già approvati da Sua Maestà, e la scelta cadde sui signori Federico Oexle, Samuel della Vida e Francesco Bonadei. Il presidente in virtù del § 30 degli Statuti, il quale dichiara esser libero ad ogni socio il proporre osservazioni, ne fece allora facoltà ai soci che avessero voluto usare di quel diritto, onde sorse il sig. avvocato Jacopo Castelli, proponendo di porre ad esame quella parte della strada studiata con tanto sapere, e ideata con tanto giudizio dal valente ingegnere Milani, la quale guida da Brescia alla capitale lombarda. Secondo la nuova proposizione, mentre si cominciano subito i lavori della stazione di Venezia, del ponte sulla laguna, e quelli della strada da Mestre a Padova. una Commissione composta di tre membri tecnici e due statistici, eletta dalla Direzione della Società, dovrà esaminare se non convenisse meglio agl’interessi della Società e dell’impresa una strada, che invece di passare per Treviglio e Chiari, secondo il disegno del Milani, unisse Brescia a Milano per Bergamo e Monza, presentandone entro quattro mesi dalla sua nominazione il rapporto. Ove la maggioranza della giunta si dichiarasse pel nuovo progetto, sarà esso immediatamente assogettato ad un nuovo congresso generale della Società, per essere da essa discusso o accettato, o posto da banda. Nel caso invece che la maggioranza manifestasse un’opinione contraria, il suo giudizio sarà inappellabile, e si comincieranno tosto i lavori della strada da Milano a Brescia direttamente. Non essendosi levato alcuno contro la proposizione; essa fu mandata a’ voti e presa a grandissima pluralità. Fu per acclamazione pur presa l’ esecuzione del tronco di strada che dee unir Mantova alla linea

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