• Non ci sono risultati.

140 gola di buon governo economico consiglia al pubblico reggimento di promuovere con opportuni ed efficaci soccorsi le im-

prese medesime, quando per lo migliore partito ancora, esse non si assumono direttamente per conto, opera e cura dei go- verni medesimi».254

Così concludeva Petitti la sua riflessione su chi dovesse finanziare le opere :

«L e precedute discorse considerazioni ed avvertenze sembrano pertanto consigliare ai governi italiani d’adottare, dovunque la condizione finanziera attuale ed il credito governativo lo concedono, il sistema di cui al precedente N.° VIII»255…, «od al- meno quello descritto all’anteriore N.° VII»256… . «E quando siffatti partiti, per circostanze particolari del paese o del gover- no, non possono prendersi (della qual cosa non può farsi giudice quegli che non è sui luoghi, e non trovasi iniziato ai segreti governativi); il pubblico interesse e la moralità del governo richiedono che venga piuttosto adottata l’assicurazione dell'inte-

resse minimo, di cui all’articolo 4.° del N.° IV»257…, «tralasciati gli altri spedienti di cui allo stesso N.° IV( ndr: assicurazione d'interesse minimo), come a quello N.° V ( ndr. concorso diretto) , impiegate le paterne provvidenze di cui al N.° VI ( ndr. af- fidamento di sussidio futuro) , ove succeda, com'è probabile, il pericolo della rovina delle imprese, concedute senz'altro concorso, oltre a quello di qualche esenzione daziaria all'industria privata libera».258

Il pensiero del Petitti anticipava le scelte adottate dallo stato sabaudo nel finanziare le infrastrutture del regno, realizzate con capitali pubblici che pesarono sul debito pubblico, poi portato in eredità al nuovo Re- gno d'Italia.

Nel tracciare le linee che avrebbero dovuto servire la penisola da est a ovest, da nord a sud , Petitti mette- va in rilievo la necessità di uniformare gli ordinamenti e i regolamenti adottati o da adottare a cura degli stati attraversati, nonché i criteri di progettazione e costruzione , con un chiaro intento funzionale ed or- ganico di tutta la rete italiana.

Nella visione politica di Petitti c'era sicuramente la condivisione della proposta di unione doganale fra stati aderenti , ma implicava anche un richiamo all'unità morale, economica e politica degli Italiani. Il suo proget- to anticipava in buona sostanza le linee fondamentali che avrebbero caratterizzato la futura rete italiana e per questo il suo pensiero venne utilizzato dai risorgimentali come opportunità per far crescere le coscien- ze; nel contempo fu avversato dall'Austria che vedeva in esso un pericolo per i propri interessi economici e politici non solo nel Lombardo Veneto ma anche negli stati alleati.

Ad ogni modo, l'opera di studi del Petitti non si fermò al campo delle strade ferrate, ma si allargò ad altri settori della vita economica piemontese, in un stretto rapporto di crescita culturale. Le sue ricerche, svolte con rigore scientifico e le sue proposte in materia di riforme carcerarie, del lavoro minorile, nonché sul

254

C.I. Petitti, Delle strade ferrate italiane e del miglior ordinamento di esse, Disc Sec. Cap. IX° , cit, pp.101-4. 255

Ivi, pp.103-4. Richiamo Nota VIII°: l' intervento governativo... per mezzo d’apposita azienda, la quale le faccia costruire dai propri ingegneri, ed esercitare da essi e dai contabili, meccanici ed altri agenti che occorrono all’uopo; e ciò per l’intera rete determinata in ragione delle considerazioni politiche, strategiche ed economiche consigliate dall’interesse universale, è, fra tutti, lo spediente che più sembra atto ad assicurare il gran beneficio delle strade medesime, senza l’incontro d’alcuno dei pericoli notati parlando degli altri modi praticati per l’intervento governativo in queste imprese. I resultati conseguiti là dove codesto sistema venne attuato in tutta la sua pienezza di regole, dimostrano troppo evidentemente l'utilità dell’assunto, perchè occorra di tenerne ulteriore discorso. intervento per mezzo d'apposita azienda ) 256

Ivi , p.103 Richiamo Nota VII°: sistema misto d’alcune linee maggiori o governative direttamente assunte dalla pubblica azienda a maggiore cautela di ogni interesse politico, strategico ed economico che vi fosse annesso, colla concessione inoltre delle altre linee minori all'industria privata, senz’altro compenso fuori quello d’un limitato godimento dell’esercizio della strada ed esazione del prezzo de' trasporti, … lanciando il governo libero di scegliere le direzioni reputate più convenienti; di tener le tariffe a prezzi molto esigui; di servirsi de’ mezzi di trasporto per ogni occorrenza propria, specialmente delle truppe, delle derrate regali privativamente vendute, e della posta delle lettere, mentre porge al moto generale delle persone e delle cose un impulso il quale frutta all’universale aumento della produzione ed ai privati più d’un guadagno, colle linee maggiori specialmente; per mezzo di quelle minori porge all’industria privata un campo d’oneste speculazioni, presunte facilmente profittevoli, senza che siano quelle speculazioni poi così estese da rendere meno veggenti difficile il poterle giudicare, lasciandole quindi meglio abbandonate agli speculatori di borsa.

257

Ivi, pp.101-2, Richiamo Nota IV° : quando considerazioni politiche, strategiche ed economiche non consigliano l’intervento diretto ed esclusivo del governo nell’assunto, come nel più de’ casi pare dover succedere; ― o quando le facoltà attuali ed il credito della finanza non concedono d’appigliarsi a siffatto partito; l’assicurazione d’un interesse minimo del danaro realmente speso dagli azionisti nelle assunte opere pare, serbate certe cautele atte a prevenire ogni sopruso, il partito più conveniente, perchè proficuo ad un tempo al governo, all’impresa ed al pubblico, adeguato ed efficace, non che morale; dacché favorisce la speculazione senza farla cadere nelle illusioni e ne’ danni dell’aggiotaggio.

258 Ibidem.

141

commercio ligure, sul sistema tributario e sugli effetti morali del gioco del lotto , ispirarono alcune delle riforme volute da Carlo Alberto, che lo avrebbe nominato Senatore nel 1848.

Parlare di strade ferrate significava, quindi, perorare la causa dell'unità nazionale. Tra gli esponenti di mag- gior spicco del patriottismo moderato, non rivoluzionario, era sicuramente annoverabile la figura di Cesare Balbo, che nella terza edizione del suo libro, Delle Speranze d'Italia pubblicato nel 1845, usava il tema delle strade ferrate come collante per raggiungere l'unità del popolo italiano. Il suo punto di osservazione privilegiato era l'Europa, in cui scorgeva una accelerazione del progresso economico e sociale ,che si sareb- be riverberato sulla situazione italiana :

« il secolo XIX non sarà solamente, è già secolo di progressi, grandi in sé, grandi al paragone de’ precedenti... La transizione e finita, le dubitazioni si mutano in certezze... Da un dodici o quindici anni in qua, l’ Europa, la Cristianità camminò forse più che ne’ trenta precedenti; ogni anno vale ora secoli».259

Gli effetti di questa trasformazione erano presenti anche in Italia; ora le varie categorie sociali non aveva- no più alibi di natura attendista, perché si era aperta la strada dell'iniziativa verso l'indipendenza del popo- lo italiano:

«L’ operosità comune è incominciata. Negativamente e positivamente. Negativamente: quel disegno di lega doganale de’ principati italiani colla provincia straniera, che preoccupava pubblico e governi italiani un anno fa , è caduto. La lega de’ principati soli continua sì ad esser difficile, a parere impossibile. Positivamente poi, pubblico e governi italiani si sono desta- ti, finalmente, al desiderio, al bisogno, al fatto delle strade ferrate. Gran danno che sia un po’ tardi! maggiore, che ci sia ve- nuto dallo straniero. Ma meglio tardi che mai, ed onde che ci venga, il bene. E questo fatto serve già di suggello a ciò, che di- cemmo sovente; che lo straniero stesso sarà sforzato a farci del bene, a prepararci le vie, la via, sino al fine, allo scopo».260

Balbo vedeva nelle strade ferrate lo strumento che avrebbe aperto la strada alla formazione di una co- scienza nazionale:

«le strade ferrate, cioè le comunicazioni agevolate, accelerate, moltiplicate, non possono non conferir molto, tutto, alla formazione della politica nazionale, dico la politica di principi e popoli, popolo grande e piccolo insieme, tutta la nazione. Re- lazioni frequenti, opinione universale, politica nazionale: sinonimi. Questa politica si formerà a poco a poco, allora che si provin comuni gli interessi materiali, gli intellettuali. Lo straniero porrà ostacoli ? Saranno incitamenti al desiderio d’ indi- pendenza. Continuerà a dar aiuto a queste comunicazioni di merci, di mode, di usi, di costumi, di idee? Saranno aiuti a co- munanze, e le comunanze aiuti a indipendenza».261

Balbo credeva al raggiungimento del sogno italiano per fasi, in modo graduale ma incruento, anche se non cancellava tra le ipotesi quella delle armi.

Altra figura di rilievo nell'agone politico, che si misurò col tema delle strade ferrate, fu quella di Camillo Benso, conte di Cavour. Colui che negli anni '50 sarebbe diventato uno dei maggiori artefici del Risorgimen- to italiano sotto il segno dei Savoia, già negli anni '30, periodo in cui aveva iniziato a viaggiare per l'Europa ed era entrato in contatto con le idee liberali più avanzate in campo economico e politico, dava dimostra- zioni d'interesse verso la maravigliosa invenzione. Nel 1839 pubblicò sulla Gazzetta Piemontese un articolo dal titolo Della strada di ferro da Chambery al lago del Bourget e della navigazione a vapore su quel lago e sul Rodano, in cui rimarcava l'importanza commerciale, economica e politica del nuovo sistema di traspor-

259

Cesare Balbo, Delle speranze degli Italiani, 2^ Appendice Le Monnier. Firenze ed VI 1855, p. 284 - Testo in Appendice n°4. 260

Ibidem. 261

142

to. L'entusiasmo progressista lo portò nel '40 a giocare in Borsa per speculare sulla fluttuazione delle azioni ferroviarie, ma ne ricavò una forte perdita che lo avrebbe segnato per il futuro.262

Cavour, ritornato in Piemonte dal suo viaggio europeo, si era fatto promotore di iniziative, sia nell'ambito privato (migliorie nell'azienda agricola di famiglia) che nella sfera pubblica (fondazione della Banca di Tori- no), di iniziative economiche e politiche improntate ad un liberismo moderato e riformista ed aveva par- tecipato al dibattito sull'importanza delle ferrovie nello sviluppo del paese.

Egli conosceva bene il pensiero del Petitti, con cui aveva condiviso la fondazione dell'Associazione Agra- ria di Torino. Nel 1846 ne dette dimostrazione firmando sulla rivista Revue Nouvelle del 1° maggio il già citato articolo dal titolo Des chemins del fer en Italie par le Compte Petitti; nelle sue riflessioni sosteneva che i mali dell'Italia erano causati dall'influenza politica che le potenze straniere esercitavano sul paese da secoli. Per lui le rivalità e antipatie tra le varie fractions de là grande famille italienne si sarebbero presto attenuate, quando un fitto interscambio e più intensi rapporti personali fossero stati instaurati con una rete ferroviaria nazionale. Poneva sotto accusa anche le passioni demagogiche e le dottrine sovversive della Gio- vine Italia, rivendicando alla corrente moderata, di cui Cesare Balbo si era fatto portabandiera, il compito di guidare l'Italia verso l'emancipazione. 263

Condividendo l'impostazione fornita dal Petitti , Cavour guardava ora alle strade ferrate per la loro capaci- tà di stimolare l'identità nazionale degli italiani:

«Nessun paese più dell'Italia è in diritto di fondare le più grandi speranze sull'azione delle strade ferrate . Le conseguenze politiche e sociali che dovranno derivarne in questa bella contrada, più che dovunque altrove, saranno la testimonianza del- la grandezza del ruolo che queste nuove vie di comunicazione sono destinate a giocare nell’avvenire del mondo».264

Impegnatosi direttamente in politica, partecipò l'anno successivo con Cesare Balbo alla fondazione della quotidiano politico Il Risorgimento, di area moderata, dalle cui pagine sosteneva la necessità di un legame tra riforme economiche e aperture politiche in senso liberale. Già nel primo numero, uscito il 15 dicem- bre, Cavour dava grande rilievo al nesso tra risorgimento politico e risorgimento economico, tra liberalismo e liberismo.265

Sullo stesso quotidiano, il 4 maggio 1848, con l'esercito sabaudo in piena offensiva militare contro l'impero Austriaco, il conte di Cavour, firmò un articolo sul modo di intendere le strade ferrate e sull'importanza del collegamento Genova - Milano, considerato strategico e prioritario non solo nel campo economico ma nel- la prospettiva risorgimentale:

«Considerando gl'interessi generali della grande valle del Po, di cui Genova è il porto principale , fatta astrazione alla strada di Torino, le cui condizioni non sono alterate, la strada più importante è quella da Genova a Milano. Queste due città debbo- no essere riunite nel modo più breve e più celere. La via del Lago non può servire a tale scopo;...Con tale giro vizioso si au- menterebbero di molti chilometri lo spazio a percorrersi per giungere da Genova a Milano mediante una strada che, dira- mandosi dalla strada di Torino fra Serravalle e Novi, corresse direttamente verso Milano passando per Tortona, Voghera e Pavia. Né si opponga, che trattandosi di strade ferrate sulle quali così rapido è il moto, l'aumento di 30 a 40 chilometri,..., sia poca cosa. Quest'obbiezione avrebbe qualche peso se si dovessero paragonare fra loro le attuali comunicazioni; cade a terra,

262

Ettore Passerins d’Entrèves, Cavour, Camillo Benso conte di, Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 23, 1979, in http://www.treccani.it/enciclopedia/camillo-benso- conte-di-cavour_(Dizionario-Biografico)/

263 Ibidem. 264

Cit. in S.Maggi, Le ferrovie, cit. p. 21. 265

143

Outline

Documenti correlati