5. La ricerca quantitativa
5.1.1. Perché l’analisi dell’identità non solo etnica ma anche civica?
Si ritiene che uno dei problemi fondamentali della Bosnia - Erzegovina sia proprio il fatto che la Comunità Internazionale, appoggiata dalle forze etno-nazionaliste del Paese e da quelle di Serbia e Croazia, abbia preso in considerazione unicamente l’identità etnica nella stesura dell’Annesso IV al Trattato di Dayton che ha costituisce la Costituzione del Paese.
Solo negli ultimi anni gli osservatori locali non nazionalisti hanno iniziato a considerare, nella revisione della Costituzione, l’esigenza di reintrodurre fra i popoli costitutivi la categoria “altri” (per dare uguali diritti alle minoranze) o di aggiungere la categoria civica di “bosniaci ed erzegovesi”, in sostituzione della categoria civica di “jugoslavi”, presente nella Costituzione precedente. L’esigenza di una modifica della Costituzione è stata ritenuta necessaria dal Tribunale europeo per i diritti umani di Strasburgo, dopo la causa Finc - Sejdić, al fine di dare uguali diritti alle minoranze (rif. paragrafo 3.3.6.).
La realtà del Paese, secondo la nostra esperienza personale degli ultimi otto anni di vita e di lavoro in questo Paese (confermata da sociologi, storici, politologi locali), è che sia presente , oltre alle identità etnica esclusive, anche un’identità civica, inclusiva e fortemente anti-nazionalista.
Data l’importanza fondamentale per unificare il Paese dell’esistenza di un’identità civica inclusiva, si ritiene che questa tendenza sarebbe da incoraggiare e rafforzare, prima di tutto riconoscendola fra le possibilità di auto-identificazione.
Si ritiene che l’identità civica sia diminuita a causa degli anni di propaganda etno-nazionalista e della guerra condotta attraverso la pulizia etnica (ed il genocidio531), nonché a causa del sistema politico e giuridico di Dayton, che favorisce i tre popoli costitutivi (garantendo loro maggiori diritti e rappresentatività) e che non riconosce le identità civiche (bosniaci ed erzegovesi), né dà libera espressione identitaria alle minoranze.
Come si è evidenziato nel precedente capitolo, a Tuzla questa identità civica (bosniaca, erzegovese, jugoslava) era particolarmente forte nell’ultimo censimento (1991), non solo rispetto al resto del Paese, ma anche rispetto alle altre città del Paese.
Questo fatto ha fatto propendere la sottoscritta per effettuare a Tuzla un’analisi dell’identità civica, oltre che etnica, proprio per verificare l’esistenza, la consistenza e le caratteristiche dell’identità civica oggi. Ipotizzando, infatti, che l’identità civica sia significativamente diminuita negli ultimi venticinque anni, si considera che sia più facilmente analizzabile laddove è sempre stata significativa.
Definiamo identità civica (dal serbo-croato-bosniaco: građanski, che significa civico, civile, cittadino sia in riferimento alla città che al Paese), quella che dà rilievo al territorio (del Paese o della città) ed alla cittadinanza; si tratta di un’identità di natura prettamente politica, inclusiva, caratterizzante la cultura urbana. Data la mobilitazione e la propaganda etno-nazionalista condotta durante l’ultima guerra e nel dopoguerra, questa identità ha assunto, inoltre, un carattere prettamente anti-nazionalista.
Per questo motivo, molte persone anti-nazionaliste, non accettano (o accettano molto a malincuore, con rancore) che venga loro attribuita un’identità etnica e che non sia loro permesso di esprimere l’identità di cittadini del proprio Paese, l’unica in cui si riconoscono completamente. Molte di esse, tuttavia, se costrette a scegliere fra un’identità etnica e la categoria “altri” non spingono la propria scelta fino al punto da divenire una minoranza.
Definiamo identità etnica, quella che mette l’accento sulla discendenza comune, l’appartenenza religiosa (dato il legame fra religione ed etnia nei Balcani) e la mobilitazione delle etnie durante l’ultima guerra sia da parte dei partiti etno-nazionalisti sia, molto spesso, dei leader religiosi. L’identità etnica è di carattere esclusivo e caratteristica della cultura rurale presente anche nelle città dopo l’urbanizzazione avvenuta durante la guerra. Essa è
531 Il Tribunale penale internazionale per l'ex-jugoslavia nella sentenza del 26 febbraio 2007 ha definito il massacro di circa 7.800 musulmani avvenuto nella zona di Srebrenica (che si trovava sotto la tutela delle Nazioni Unite) nel luglio 1995 ad opera delle forze serbe come «genocidio e crimine di guerra».
generalmente determinata alla nascita; tuttavia, nell’ex-Jugoslavia non è mai stata indicata nei documenti di identità, di conseguenza, è soggetta a modifiche, condizionate a seconda delle categorie favorite nei vari periodi, come evidenziato da Bringa532 (si veda il paragrafo 3.1.2.). A causa della pressione psicologica a cui i cittadini etnicamente misti erano sottoposti durante la guerra, era un fenomeno piuttosto comune quello di eliminare i segni evidenti dell’appartenenza ad etnie non “politicamente corrette”: estremizzando i segni esteriori della propria religiosità o iniziando a seguire i precetti di una religione; in alcuni casi, addirittura cambiando il nome o il cognome, cioè il simbolo della propria identità. Si fa presente che i nomi, così come la maggior parte dei cognomi sono riconoscibili come appartenenti ad un calendario religioso e quindi ad un’etnia.
Slavo Kukić533, parlando dell’esplosione dell'identità di gruppo, etnica e religiosa, sul territorio della Bosnia - Erzegovina, evidenzia la negatività dell’identità etnica: cioè che questo tipo di identità mette l'interesse di gruppo sopra le richieste di giustizia sociale, il che legittima l'ingiustizia sociale, come evidenziato da Amy Gutmann534. Nel caso bosniaco l’identità di gruppo, almeno se si valuta sulla base degli ultimi vent’anni, si rivela come qualcosa che reprime l’identità individuale, che porta all'esclusività, all'intolleranza e all'ostilità verso chi non fa parte del gruppo stesso...
Slavo Kukić535 ritiene che la rete delle matrici etniche è la forma di vita dominante della società bosniaca. Questo è particolarmente evidente in ambito politico in cui l'allineamento dei partiti non segue le differenze di programmi politici, ma al contrario, il fattore determinante dell'allineamento politico è l'appartenenza nazionale. Questa formula è dominante dalle prime elezioni pluripartitiche del 1990 fino ad oggi.
I partiti politici presenti nel Paese, dunque, si distinguono prima di tutto in etno-nazionalisti (relativi alle tre etnie principali, a cui unicamente si rivolgono) e civici (građanski): solo secondariamente (e non necessariamente) si caratterizzano anche secondo gli schemi occidentali di destra e sinistra. Di conseguenza i partiti che si definiscono civici (građanski),
532 Bringa Tone R., Nationality categories, national identification and identity formation in “multinationa”
Bosnia, in Anthropology of East Europe Review, Vol. 11, Nos. 1-2 Autumn, 1993 - Special Issue: War among
the Yugoslavs, http://condor.depaul.edu/~rrotenbe/aeer/aeer11_1/bringa.html
251 Bringa Tone R., Ibidem.
533 Kukić Slavo, Tuzla, Un'identità civica comune in una rete di identità etniche, in Trogu Silvia, (a cura di),
TUZLA. Una tradizione di coesistenza multiculturale che resiste, IUIES Magazin, ISIG, Gorizia (in
pubblicazione), pp. 34-37
534 Gutmann Amy, Identity in Democracy, Princeton University Press, (2003).
possono essere di centro-sinistra (SDP, partito democratico di sinistra), di centro (il partito dei pensionati) o di centro-destra (i liberali), ma tutti hanno un forte carattere anti-nazionalista e si rivolgono a tutta la cittadinanza e non solo ad un’etnia.