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1.5.1. Definizione

Connor nota che il concetto di etnia è ancora più camaleontico di quello di nazione; infatti, sebbene derivi dal greco ethnos, che significa nazione etnica, cioè caratterizzata da comuni antenati, è stato utilizzato dai sociologi americani con un significato decisamente diverso: il gruppo etnico, è diventato così un gruppo con una tradizione culturale comune ed un senso identitario, visto come sottogruppo di una nazione più ampia. Il concetto di etnia o di gruppo etnico è quindi passato a definire forme di identificazione basate su realtà sociali molto diverse: religiose, linguistiche, di origini comuni, ecc. Esse hanno in comune il fatto di essere diventate in epoca recente strumenti di mobilitazione a scopo politico68.

Il concetto di etnicità in senso sociologico fu elaborato nel 1953 dal sociologo americano David Riesman. Questo concetto, applicato alla realtà statunitense, mirava a eliminare la connotazione negativa attribuita alle caratteristiche distintive legate a: colore, lingua, religione o origine69.

L’etnia, dunque, pur possedendo molti degli elementi culturali caratteristici della nazione (nome collettivo, memorie storiche e simboli condivisi, miti di discendenza, elementi di cultura comune), è una forma culturale più fluida, che manca degli attributi fondamentali di una nazione moderna: l’identità politico-giuridica e territoriale e la tendenza ad includere tutto il popolo, mentre la vita politico-culturale dell’etnia è limitata alle élites urbane70.

Weber riporta la definizione al suo significato originario, liberandolo però dal mito delle origini, e definendo il gruppo etnico come gruppo che ha la soggettiva convinzione di discendere da comuni antenati: questa convinzione è importante per la formazione e la propagazione dell’appartenenza al gruppo stesso71.

      

68 Connor Walcher, A Nation is a Nation, is a State, is a ethnic group, is a..., in: Smith Anthony (a cura di)

Nationalism, Hutchinson John, Oxford University Press, Oxford, 1994, pp. 43-46.

69 Hermet Guy, Ibidem, p. 11

70 Tuccari Francesco, voce “L’idea di nazione”, Enciclopedia delle Scienze Sociali, Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma, 1996, vol.n. 6, p. 209.

Secondo Antony Smith, un'etnia è una categoria di popolazione che condivide nome, discendenza, miti, storia, cultura e associazione territoriale e che ha un senso definito dell’identità e della solidarietà inter-gruppo72.

In epoca moderna si ha la distinzione fra razza ed etnia, quindi fra eredità biologica e culturale. Tuttavia fino ad epoche molto recenti i due aspetti venivano per lo più uniti e si distingueva sul peso relativo delle componenti biologiche o culturali.

I primi a mettere in dubbio l’ipotesi primordialistica all’inizio degli anni ’70 furono Glazer e Moynihan distinguendo fra etnicità reale e simbolica e notando che “il problema col primordialismo è che noi sappiamo quanta parte dei gruppi che si sono impegnati in conflitti ‘primordialistici’ siano essi stessi creazioni recenti”73.

Anche M. Weber propone come definizione del gruppo etnico come gruppo basato su un’ “identità presunta”, distinguendo fra appartenenza etnica e processi di formazione del gruppo etnico, e negando la necessità di ricorrere a ipotesi naturalistiche nell’analisi sociologica delle relazioni etniche74.

Hastings dà all’etnia un significato prettamente culturale, sottolineando che l’etnia, così come la nazione che da essa può nascere, è costruita principalmente attraverso l’omogeneizzazione linguistica. L’etnia è composta da un gruppo umano che condivide l’identità culturale e linguistica, che è l’elemento principale di differenziazione collettiva in tutte le società pre-nazionali e può sopravvivere come elemento ulteriore di differenziazione all’interno di una nazione. La nazione si differenzia dall’etnia per la coscienza di sé e la presenza di una lingua letteraria nazionale; è proprio della nazione il tentativo di far valere il proprio diritto all’identità politica, così come il controllo di un determinato territorio75. E’, quindi, la lingua che, secondo Hastings, costituisce il confine fra etnia e nazione, nei suoi due stadi di lingua parlata e scritta, standardizzata e codificata letterariamente.

Yinger considera il gruppo etnico in senso sociologico e culturale come un segmento di una più ampia società i cui membri si considerano (o sono considerati dagli altri), come aventi una comune origine, alcuni aspetti culturali comuni e che partecipano ad attività comuni in cui

      

72 Smith Adam, The ethnic origins of nations, Oxfod, 1986; trad. italiana: Le origini etniche delle nazioni, Bologna, Il Mulino, 1992, pp. 63-80.

73 Glazer N., Moynihan P., Ethnicity. Theory and Experience, Harvard University Press, 1975, pag. 19.

74 Poljakov L., citato in: Sciortino Giuseppe, La sociologia delle relazioni etniche fra primordialismo e

multidimensionalità: una rassegna, in Ardigò A., De Bernard M., Sciortino G. (a cura di), Migrazioni, risposte sistematiche, nuove solidarietà, Franco Angeli, 1994, pag. 66.

questi aspetti hanno una grande importanza. Sottolinea poi l’importanza degli aspetti demografici: il numero in termini sia assoluti che relativi in una società, così come la sua localizzazione76.

In questa sede considereremo le etnie in senso sociologico e culturale.

1.5.2. Il revival etnico contemporaneo

Il revival etnico contemporaneo è stato accompagnato e, talvolta, influenzato da un revival di studi sull’etnicità. Questo revival di studi, definito efficacemente da Yinger come “industria accademica dell’etnicità” risale agli Stati Uniti, dove negli anni ’70 l’immagine positiva delle etnie era vista come modo per preservare le diverse eredità culturali. Negli ani ’80, invece, prevale una visione negativa delle etnie viste di volta in volta, come un fattore che finisce per coprire l’ineguaglianza e la discriminazione razziale (Steinberg, Lieberson).

Secondo Yinger, le radici della sopravvivenza delle etnie e del loro revival sono il legame fra etnia, stratificazione sociale e discriminazione e la connessione tra etnia (in senso culturale come tradizione familiare e religiosa) e politica77.

Anche Bell ritiene che la rilevanza dell’etnicità consista nel “combinare un interesse con un legame affettivo”78.

Yinger, infine, considera il fenomeno del revival etnico come esagerato, a volte drasticamente, come nel caso degli Stati Uniti; sostiene, inoltre, l’importanza di distinguere fra la moderna forma di etnicità urbana, rispetto ad un attaccamento molto più radicato e con chiari confini temporali e geografici. Considera l’etnicismo urbano come una forma largamente simbolica ed affettiva, utile ad un miglioramento in termini di status del gruppo stesso; infatti, quando i conflitti sociali vengono riferiti alle comuni radici etniche, appare evidente l’interesse del singolo all’affermazione orgogliosa delle proprie radici culturali. Yinger, Epstein e altri autori, considerano fra le cause del revival etnico, la reazione all’anonimato ed all’alienazione delle società contemporanee79.

      

76 Yinger J. Milton, Etnicity, in Annual Review of Sociology, n. 11, 1985, p. 159.

77 Yinger J. Milton, Ibidem., pp. 151-153.

78 Bell D., Ethnicity and Social Change, in Glazer N., Moynihan P., Ethnicity. Theory and Experience, Harvard University Press, 1975, pag. 141-175.

Un interessante studio di Alba e Chain sui censimenti del 1977, 1978 e 1980 negli Stati Uniti definì e misurò il revival etnico come la percentuale di popolazione che sebbene sia di origine mista si identifica esclusivamente con un’etnia80.

Negli anni ’90 del XIX secolo, è diventata evidente la forza che spinge all’auto-attribuzione di un’identità etnico-linguistica, contro identità contrapposte percepite come minacciose ed estranee.

Secondo Hobsbawm, questi movimenti di identità etnica sono da considerarsi reazioni dettate dalla debolezza ed dalla paura; questo fenomeno si crea, in particolare, per piccole comunità linguistiche facilmente vulnerabili dal punto di vista demografico. Ciò che alimenta queste reazioni difensive, sia nei confronti di minacce reali che immaginarie, è la combinazione fra spostamenti di popolazione a livello internazionale e le trasformazioni socio-economiche troppo rapide, senza precedenti storici, che caratterizzano la fine del XX secolo81.

In queste trasformazioni Hobsbawm include anche i movimenti etnici legati al crollo del comunismo ed alle trasformazioni socio-economiche e politiche della transizione al capitalismo ed al pluripartitismo. Con il crollo dell’ideologia portante, infatti, queste società si sono trovate a vivere un periodo di incertezza identitaria che, collegato all’incertezza politico-sociale ed economica dovuta alle trasformazioni in atto, ha favorito l’insorgere o il rafforzarsi di identificazioni di tipo etnico.

Sciortino82 sottolinea come le relazioni etniche siano un nodo cruciale della sociologia contemporanea che ha in gran parte superato le ipotesi primordialiste, tendenti cioè a considerare le relazioni etniche come qualcosa di primitivo che tende a scomparire con la modernizzazione sociale con la sua sostituzione di identificazioni ascrittive con identificazioni funzionali, con la razionalizzazione delle culture, con l’indebolirsi di discriminazioni e pregiudizi e con l’emancipazione dai concetti di stirpe e similari.

Il paradigma della modernizzazione come schema esplicativo del mutamento sociale, infatti, distorceva le analisi dei fenomeni etnici considerandoli come “resistenze alla modernizzazione” che sarebbero scomparse con la realizzazione di società compiutamente industrializzate legate a fenomeni di razionalizzazione dei rapporti legati allo sviluppo

      

80 Alba e Chain citati in: Yinger J. Milton, Ibidem., pp. 158.

81 Hobsbawm Erich, Ibidem., pp. 201-203.

82 Sciortino Giuseppe, La sociologia delle relazioni etniche fra primordialismo e multidimensionalità: una

rassegna, in in Ardigò A., De Bernard M., Sciortino G. (a cura di), Migrazioni, risposte sistematiche, nuove solidarietà, Franco Angeli, 1994.

economico e all’universalizzazione dei sistemi normativi. Oppure porta a reinterpretare i conflitti etnici come il rivestimento di conflitti moderni di tipo funzionale, legati ad una determinata collocazione nella gerarchia sociale. In ogni caso l’etnicità è ridotta a variabile residuale83.

Molti studiosi contemporanei ritengono che la forza del revival etnico risieda negli interessi economici e politici contemporanei di cui si fa portatore e che la sua combinazione con i legami emotivi stimolati dalla comunanza di origini sia, pertanto, da ritenersi esclusivamente strumentale all’individuazione del gruppo etnico. Fra essi, gli strumentalisti o costruttivisti ed i marxisti. Secondo questi autori, i gruppi etnici costituiscono dei gruppi di interesse, la cui cultura è solo una forma di legittimazione di interessi politici o economici da parte delle élite dominanti o che aspirano al dominio84.

Anche Hobsbawm segue questa ipotesi sottolineando che l’etnia e la razza non costituivano gli elementi prevalenti di identificazione sociale in epoca anteriore al nazionalismo moderno; anzi, per lo più distinguevano gli strati sociali, piuttosto che identificare reciprocamente le varie comunità. Di conseguenza, spesso la “vera” etnia corrisponde alla “vera” posizione sociale, come dimostra l’esempio dei paesi andini, dove gli Indi che riescono a entrare a far parte della classe media, vengono automaticamente riclassificati come mestizos, in modo del tutto indipendente dalle loro caratteristiche fisiche. Inoltre l’etnia viene per lo più utilizzata per classificare negativamente gli altri, mentre l’omogeneità della propria nazione viene data per scontata e ribadita, anche quando la minima verifica dimostrerebbe il contrario85.

E’ con la crisi del paradigma della modernizzazione che si approfondisce gli studi delle relazioni etniche.

Il revival etnico è quindi determinato sia da aspetti empirici che dalla crisi del paradigma stesso, dalla messa in discussione del paradigma di sviluppo e della caratterizzazione del mutamento sociale in termini di evoluzionismo unilineare86.

      

83 Sciortino Giuseppe, La sociologia delle relazioni etniche fra primordialismo e multidimensionalità: una

rassegna, in: Ardigò A., De Bernard M., Sciortino G. (a cura di), Migrazioni, risposte sistematiche, nuove solidarietà, Franco Angeli, 1994, pp. 58-65.

84 Cotesta Vittorio, Sociologia dei conflitti etnici. Razzismo, immigrazione e società multiculturale, Laterza editore, 2003, pp. 148-150

85 Hobsbawm Erich, Ibidem., pp. 74-75.

86 Arntd A. H. citato in: Sciortino Giuseppe, La sociologia delle relazioni etniche fra primordialismo e

multidimensionalità: una rassegna, in: Ardigò A., De Bernard M., Sciortino G. (a cura di), Migrazioni, risposte sistematiche, nuove solidarietà, Franco Angeli, 1994, pag. 65.

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