2. La formazione dell’identità in Bosnia – Erzegovina
2.1 Il concetto di nazione e di etnia nei Balcani
2.1.2 L’importazione del concetto di Stato – nazione occidentale
Come osserva Gasparini, l’interpretazione che viene data del concetto di nazione subisce gli effetti dell’ideologizzazione romantica; all’interno dell’Impero austro-ungarico diviene poi sostanzialmente affermazione del particolare, in cui i singoli gruppi elaborano valori e simboli. L’interpretazione del concetto di nazione è funzionale, deve servire a scopi molto differenti da quelli perseguiti dagli Stati occidentali moderni e diviene sempre più simile a quello di etnia, che è per definizione a-territoriale; l’etnia, infatti, esiste laddove esistono persone dello stesso gruppo che possiedono gli stesso caratteri distintivi: le stesse tradizioni, la stessa religione, la provenienza da un luogo comune, cioè le stesse radici. Questa “ri-funzionalizzazione”, la “de-territorializzazione” e soprattutto l’incorporazione di tanti elementi propri dell’etnia, ripropongono il problema dell’instabilità del rapporto fra nazione e Stato95.
Prévélakis sottolinea un altro aspetto di questa instabilità, nata dalla contraddizione fra il modello ottomano e quello occidentale di nazione: all'interno dell'Impero Ottomano, il rafforzamento delle caratteristiche particolari dei diversi popoli ed il mantenimento della separazione fra di essi erano, infatti, incoraggiati. Su di essi si fondavano due particolarità della struttura socio-economica ottomana: la specializzazione professionale legata alla lingua ed alla comunità di appartenenza, nonché i legami politici e soprattutto economici internazionali, fondati sulle diverse reti di diaspora96.
Per effetto dell’importazione del concetto occidentale e romantico di nazione e della sua sovrapposizione a quello di nazione diasporica, diventano valori la realizzazione della propria nazione e la corrispondenza fra Stato e nazione. In conseguenza di ciò lo Stato può anche essere piccolo, così come la nazione corrispondente97.
95 Gasparini Alberto, Simmetrie e asimmetrie fra stato e nazione nell’Europa centrale, in: Grusovin Marco (a cura di), Nazione e stato nell’Europa centrale, Atti del XXXI Convegno ICM – Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei, Gorizia 1997, pp.16-19
96 Prévélakis Georges, I Balcani, Bologna 1997, pp. 61-62; (edizione originale: Les Balkans. Cultures et
Géopolitique, Paris, Nathan, 1994).
Questi valori scardinarono sia l’Impero Ottomano che quello austro-ungarico e continuano a scardinare anche oggi qualsiasi politica di equilibrio fra le diverse nazionalità. Da tali premesse si ribalta il rapporto causa - effetto fra Stato e nazione e nascono i nuovi Stati sulle rovine dei due imperi.
E’ in base al principio di autodeterminazione nazionale, infatti, che le potenze europee, a loro volta formate da Stati – nazione, hanno influenzato in maniera determinante la ristrutturazione dei Balcani a favore di nuovi Stati impostati secondo il modello occidentale di Stato – nazione98.
Come ha descritto Romano, “per i gruppi minoritari dell’Europa centrale e balcanica l’affermazione del principio di nazionalità contiene sempre, potenzialmente, una minaccia. Questi gruppi hanno goduto di una certa protezione nel corso della loro storia solo nei momenti in cui al di sopra della nazionalità vi era la cittadinanza, intesa come comune sentimento di appartenenza allo stesso Stato, in cui ognuno ha più o meno gli stessi diritti e doveri”99.
Secondo Prévélakis, la cultura politica tradizionale balcanica non era assolutamente adatta alla costituzione di Stati – nazione; essa si basava, infatti, sull’auto-amministrazione locale, sull’identità religiosa e sulla solidarietà familiare o di clan. A questi elementi tradizionali si è sovrapposta forzatamente l’identità nazionale e culturale; per superare le notevoli resistenze incontrate, detta identità nazionale ha cercato di recuperare alcuni elementi tradizionali, fra i quali prima di tutto l’identità religiosa100.
Anche Hastings osserva come il modello dello Stato – nazione non possa essere applicato senza produrre enormi ingiustizie nei confronti delle minoranze (e quindi, si può dedurre, che sia controproducente laddove le minoranze sono molto numerose). Nonostante i suoi difetti, tuttavia, il modello continuerà ad esercitare una grande forza di attrazione101.
Anche Dogo parla di “disfunzione dei modelli importati” in una realtà sociale post-imperiale caratterizzata da società rurali strutturate secondo tenui strutture patriarcali e nobiliari ed
98 Dogo Marco, Storie balcaniche, Popoli e Stati nella transizione alla modernità, Libreria editrice goriziana, 1999, pp. 60-61.
99 Romano S., Stato, etnie e nazionalità in Europa dopo il 1989, in Modernizzazione e sviluppo, 3, pp. 15-21. Citato in Delli Zotti, Delli Zotti, Il crollo delle federazioni comuniste, il riemergere dei nazionalismi e la
transizione alla democrazia, in Bergnach L. e Tabboni S. (a cura di), Conflittualità interetnica e nuovi nazionalismi, Quaderni ISMU, 7/1995., p. 112.
100 Prévélakis Georges, Ibidem., pp. 143-144.
etnicamente molto meno omogenee di quanto richiederebbe l’idea romantica di nazione; inoltre, si tratta di autogoverni privi di tradizioni amministrative radicate in territori ampi e storicamente stabili102.
Dogo sottolinea che l’importazione del modello dello Stato – nazione ha creato il problema delle minoranze, la cui situazione nei nuovi Stati nazionali diventa fortemente negativa, mentre all’interno dell’Impero Ottomano aveva spesso avvantaggiato i suoi membri, come nel caso degli ebrei (si veda il paragrafo 2.3.2.2.)103.
Anche Banac sostiene che il modello dello Stato – nazione è lontanissimo dalla realtà balcanica, fatta di nazioni che non combaciano mai con gli Stati: alcuni Stati sono multi-nazionali, alcune nazioni sono costituite da un nucleo nazionale in uno Stato che Banac definisce “Stato matrice” e da consistenti presenze negli Stati vicini. Esiste quindi in ogni Stato il problema delle numerose minoranze che potrebbe essere affrontato accompagnando centralismo ad autonomismo locale, ma che però è spesso aggravato dal fatto che la minoranza di uno Stato costituisce la maggioranza nello Stato vicino104.
Per questo motivo Delli Zotti sottolinea quanto sia irrazionale l’idea di creare in modo conflittuale nuovi Stati - nazione, che “manca sostanzialmente l’obiettivo di creare una chiara corrispondenza fra Stato e nazione e contemporaneamente crea nuovi esuli precostituendo le basi di nuovi problemi nazionali”105.
L’importazione del concetto occidentale di Stato – nazione nei Balcani, ha conseguenze importantissime che ha chiaramente evidenziato Gasparini106 e continua a condizionare lo sviluppo degli Stati odierni, in particolare ha portato a:
l’etnicizzazione forzata dello stato; poiché, infatti, i costi di mantenimento dello Stato sono proporzionalmente maggiori se questo è piccolo, lo Stato ha bisogno di
102 Dogo Marco (a cura di), Schegge d’Impero, pezzi d’Europa. Balcani e Turchia fra continuità e mutamento
1804 - 1923, Libreria Editrice Goriziana, 2006, p. 9.
103 Dogo Marco, Storie balcaniche, Popoli e Stati nella transizione alla modernità, Libreria editrice goriziana, 1999, pp. 75-76, 83-93.
104 Banac Ivo, The National Question in Yugoslavia. Origins, History, Politics, Cornell University Press, Ithaca and London, 1984, pp. 22, 31.
105 Delli Zotti, Il crollo delle federazioni comuniste, il riemergere dei nazionalismi e la transizione alla
democrazia, in Bergnach L. e Tabboni S. (a cura di), Conflittualità interetnica e nuovi nazionalismi, Quaderni
ISMU, 7/1995., p. 113.
106 Gasparini Alberto, Simmetrie e asimmetrie fra stato e nazione nell’Europa centrale, in Grusovin Marco (a cura di), Nazione e stato nell’Europa centrale, Atti del XXXI Convegno ICM – Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei, Gorizia 1997, pp. 20-21.
legittimazioni forti e la forzatura etnica si presenta come uno strumento molto efficace per conseguire questo scopo;
l’etnicizzazione viene ottenuta tramite l’enfatizzazione di miti, spesso legati alla religione, alla cosiddetta “epoca d’oro”, alla “grande nazione”, alla discendenza. In base a questi miti si riscrive la storia, dando corpo a una (nuova) identità; questa rilettura in chiave nazionale della storia aveva ed ha la funzione di legittimare la sovranità sul territorio;
la nascita delle minoranze etniche, che costituisce un fattore si instabilità interno ed esterno, in quanto gli Stati utilizzano (e per certi aspetti costruiscono) minoranze del proprio gruppo etnico in altri Stati, come strumento politico per giustificare programmi espansionistici. Per quanto riguarda le minoranze quali fattori di instabilità sul piano interno, la loro importanza politica è indirettamente rilevabile dalle significative differenze fra i dati ufficiali forniti dagli Stati e quelli provenienti dalle minoranze stesse107. Entrambi sono soggetti a modificazioni strumentali, per rivendicare maggiori diritti o per concederne di meno.
Come scrisse Kedourie nel 1952, riferendosi alla suddivisione dell’Impero Ottomano in Stati - nazione, “il problema e la tentazione non veniva dalle ambizioni politiche occidentali ma dalla filosofia occidentale”. Egli sosteneva che il miglioramento della situazione nei Paesi dell’Est Europa richiedeva conoscenza, buona volontà, pazienza, mentre gli statisti ed i diplomatici che si occuparono della sistemazione degli Stati ex-ottomani dimostrarono di essere privi di tutte e tre le caratteristiche. Kedourie concluse che la misura del fallimento è evidenziata dal fatto che oggi si richiede la formazione di Stati in cui musulmani, cristiani cattolici ed ortodossi possano vivere in pace, richieste che l’Impero appena smantellato aveva soddisfatto per lungo tempo108.
Dogo concorda con Kedourie nell’analisi dei rapporti fra Europa e Balcani negli ultimi secoli109. In particolare egli evidenza la mancanza nel mondo occidentale della piena comprensione delle complesse questioni, sottostanti la percezione di sicurezza in queste regioni, nelle quali i fattori politici e quelli diplomatico-militari sono aggravati da
107 Gasparini Alberto, Ibidem.. , pp. 20-21.
108 Kedourie, citato in: Dogo Marco, Historians, Nation Building, Perceptions, in Bianchini Stefano e Dogo Marco (a cura di), The Balkans. National Identities in a Historical perspective, Europe and the Balkans International Network, Longo Editore, Ravenna, 1998, p. 30.
109 Dogo Marco, Historians, Nation Building, Perceptions, in Bianchini Stefano e Dogo Marco (a cura di), The
Balkans. National Identities in a Historical perspective, Europe and the Balkans International Network, Longo
considerazioni culturali ed economiche. Il risultato è il prevalere di un'immagine iper-semplificata, che porta l’impegno diplomatico nell’area ad un atteggiamento semplicistico110. Anche Ivo Banac considera la questione nazionale nei Balcani come una questione mai compresa in occidente. E conclude sostenendo che il principio di nazionalità nei Balcani non può portare alla democrazia 111.