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4. Le specificità socio-culturali della società di Tuzla

4.2. L’esperienza antinazionalista di Tuzla durante la guerra 1992-95 ed il mantenimento dell’identità civica e della multiculturalità cittadina

4.2.5. Il ruolo dei media nel mantenimento dell’identità civica e multiculturale

La situazione generale del ruolo dei media è stata espressa chiaramente nel Rapporto speciale sui media, presentato da Tadeusz Mazowiecki (Emissario Speciale delle Nazioni Unite), con il titolo Guerra ragionata (inventata): I media in Serbia, Croazia e Bosnia Erzegovina: “I

      

517 Trogu Silvia, Intervista a Selim Beslagić, 7.03.2007 (non pubblicata). Si desidera sottolineare che il sindaco stesso è musulmano.

518 Vukadinović Srđan, Tuzla: un’oasi di pace e convivenza durante la guerra del 1992-95, in Trogu Silvia, (a cura di), TUZLA. Una tradizione di coesistenza multiculturale che resiste, IUIES Magazin, ISIG, Gorizia (in pubblicazione), pp. 32-33.

519 Kurtić Najil, Intervista a Selim Beslagić, Abbiamo risposto con mezzi democratici ad atti contro la civiltà, in Trogu Silvia, (a cura di), TUZLA. Una tradizione di coesistenza multiculturale che resiste, IUIES Magazin, ISIG, Gorizia (in pubblicazione), pp. 73-82.

media dell'ex-Jugoslavia sono stati uno degli strumenti più significativi di propaganda dello scontro militare in quella regione. Si considera che i media siano addirittura stati strumenti attivi nel conflitto, e abbiano essi stessi incentivato o causato molte violazioni dei diritti umani e delle leggi internazionali sull'umanità”520. Quindi i mass media, non solo hanno trasmesso le concezioni sciovinistiche ed i messaggi creati nei centri nazionalistici del potere politico, ma hanno promosso l'opzione della guerra come soluzione della crisi ed hanno spontaneamente creato il clima spirituale sciovinistico, creando un'apparenza di legittimità all'aggressione individuale e collettiva nei confronti delle minoranze.

Fin dall'inizio dell'aggressione a Tuzla, i mass media locali hanno agito in sintonia con il sottosistema politico. Questo ha significato che i concetti base del mantenimento della multietnicità e della protezione dell'uguaglianza dei diritti di tutti i cittadini (nonostante un gran numero di questi fosse dello stesso gruppo nazionale dell'aggressore) fosse accettata come programma dai media. In quel momento questo fatto aveva un'importanza di significato pari al consenso politico sul mantenimento dell'essenza civica di Tuzla.

L'atteggiamento liberale verso le iniziative di formazione di media privati e indipendenti a Tuzla, l'anno prima dell'aggressione, ha portato ad una solida infrastruttura mediatica, che ha assunto importanza dopo lo sfascio del sistema di informazione pubblica a livello statale. Tra il 1990 e l'inizio del 1992 insieme al già esistente „Front slobode“ (Il Fronte della Libertà) e „Radio Tuzla”, cominciò ad uscire il giornale „Korzo“, e i programmi televisivi cominciavano ad andare in onda su canali locali „FS-3“ e „Tuzlanska nezavisna televizija“ (Televisione Indipendente di Tuzla)521.

Così, quando le formazioni paramilitari del Partito Democratico Serbo, con il benestare dell'Esercito Jugoslavo, hanno occupato i ripetitori radio-televisivi e reso impossibile nella maggior parte del Paese la ricezione del segnale della Radio Televisione Sarajevo, il peso dell'informazione pubblica nelle regioni è stato preso dai media locali. Nel caso di Tuzla questi erano Radio Tuzla e “Front slobode”. Questo ha permesso alle autorità di Tuzla di

      

520 Mazowiecki, Relazioni 1992-1995; Università di Tuzla e Centro di ricerca e documentazione di Sarajevo, Tuzla, 2007

521 Kurtić Najil, I media ed il mantenimento dell’identità civile, in Trogu Silvia, (a cura di), TUZLA. Una

reagire prontamente alle disinformazioni delle quali era satura la sfera pubblica, ma anche di informare la cittadinanza con efficacia sulle proprie decisioni522.

I partiti etno-nazionalisti hanno visto nei media non soltanto un mezzo per la piena e tempestiva informazione dei cittadini, ma anche uno strumento per combattere ideologicamente la concezione democratica e civica, antinazionalista della Bosnia - Erzegovina.

I media liberi, condotti esclusivamente dal proprio orientamento democratico e dal background culturale urbano, con coraggio sono entrati nella disputa contro le espressioni nazionalistico-sciovinistiche dello „Zmaj od Bosne“ e infine ne sono usciti vincitori. Ciò è stato di importanza incalcolabile. I testi pubblicati su „Tuzla list“ e su „Front slobode“ costituivano un forte appoggio morale ai cittadini che non erano d'accordo con le interpretazioni nazionalistiche degli avvenimenti ed hanno impedito che un'opinione seppur minoritaria si trasformasse, con un'abile manipolazione mediatica, in quella della maggioranza 523.

Unendo le capacità produttive della “Nezavisna tuzlanska televizija“ e del canale „FS-3“ è stata organizzata “Tuzlanska televizija” (Televisione Tuzlana), il cui segnale raggiungeva anche i territori sotto il controllo dell'esercito serbo. Questo si è rivelato decisivo per smentire le voci appositamente diffuse sulle persecuzioni ed arresti dei serbi rimasti a Tuzla. Đuro Škondrić, di nazionalità serba, ha, durante tutti gli anni di guerra, coperto il ruolo di caporedattore e responsabile di questa televisione.

Ecco come Skondrić oggi vede l'attività di quel mezzo: „Abbiamo reagito a tutte le uscite nazionalistiche, al tentativo del clero (di tutte le confessioni) di dividere il popolo, abbiamo reagito agli scritti di „Zmaj od Bosne“, riaffermando che la Bosnia non è né serba, né bosgnacca, né croata, ma è sia serba, sia bosgnacca, sia croata. Abbiamo favorito i servizi che promuovevano messaggi secondo i quali non c'è altra possibilità che vivere insieme e che non esiste la Bosnia senza tutti e tre i popoli. Abbiamo evidenziato gli esempi delle unità multietniche dell'Esercito della Repubblica di Bosnia - Erzegovina, avvalorato il Consiglio cittadino serbo, ecc.”.

      

522 Kurtić Najil, I media ed il mantenimento dell’identità civile, in Trogu Silvia, (a cura di), TUZLA. Una

tradizione di coesistenza multiculturale che resiste, IUIES Magazin, ISIG, Gorizia (in pubblicazione), pp. 54-69.

523 Kurtić Najil, Intervista a Selim Beslagić, Abbiamo risposto con mezzi democratici ad atti contro la civiltà, in Trogu Silvia, (a cura di), TUZLA. Una tradizione di coesistenza multiculturale che resiste, IUIES Magazin, ISIG, Gorizia (in pubblicazione), pp. 73-82.

Radio Kameleon era di nome una stazione radiofonica musicale privata rivolta alla gioventù urbana, in realtà divenne un influente mezzo politico, che promuoveva la concezione della società multiculturale. “Ascoltavamo i bisogni dei cittadini e abbiamo dato vita alla resistenza del mondo civico urbano contro l'infiltrarsi del primitivismo rurale, che appoggiava il nazionalismo” dice Zlatko Berbić, fondatore e proprietario di questa radio524.

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