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4. Le specificità socio-culturali della società di Tuzla

4.1. Le caratteristiche demografiche cittadine

4.1.3. L’assimilazione degli immigrati e la loro inclusione nelle categorie etniche in base alla confessione religiosa

Grazie a questo sviluppo, all’ospitalità ed all’apertura della città verso gli immigrati, veniva crescendo anche una particolare tradizione di internazionalismo e di solidarietà tra i lavoratori. In particolare, il movimento dei lavoratori a Tuzla si è sviluppato sin dall'inizio dell'industrializzazione, quindi fra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo.

Il movimento sviluppato principalmente dai minatori, sia autoctoni che immigrati, ben integrati nella comunità cittadina. Nelle massime funzioni del movimento dei lavoratori e di quello sindacale, insieme agli attivisti bosniaci, partecipò, infatti, un numero significativo di lavoratori immigrati, come Franjo Rausher (Austria), Đuro Đaković (Croazia), Drago e Karlo

      

488 Failo Mariacarla (a cura di), Tanti volti, un'unica comunità. Storia e realtà dei Circoli Trentini nel Mondo, Associazione Trentini nel Mondo, Trento, 2007, pp. 28-35.

489 Grazie alla produzione mineraria ed industriale aumentò rapidamente il numero degli immigrati. Secondo il censimento del 1885, a Tuzla sul numero totale dei cittadini c'erano 9,1% di stranieri, dieci anni dopo (1895) 23,7%, e nel 1910 addirittura 35,6 % di immigrati.

Železnik (Slovenia), Franjo Rezač (Repubblica Ceca), Amalia e Andrija Lebeničnik (Slovenia), Miroslav Pinta (Slovenia) e Rafael Rafo Mott, August Mott e Leonard Banker (Italia, Trentino)491. Si trattò, quindi, di un movimento internazionalista, non solo nato dalla propaganda ideologica comunista, ma dall’esperienza concreta e quotidiana di vita di questi lavoratori.

Nella storia di Tuzla si ricorda un evento significativo per quanto riguarda l’inclusione degli immigrati: si trattò dello sciopero generale dei minatori di Kreka del 1920, contro il licenziamento dei lavoratori stranieri, che costituivano circa un terzo dei dipendenti.

Secondo Selim Beslagić492, un fattore determinante per l’inclusione degli immigrati e per la tradizione della solidarietà tra i lavoratori, era il modo particolarmente duro e pericoloso con cui la gente si guadagnava da vivere lavorando nelle miniere; questo fatto ha creato un profondo spirito comunitario, in quanto implicava la necessità di un forte affidamento reciproco: quando capitavano degli incidenti nessuno chiedeva all'infortunato la sua etnia, prima di salvarlo. Questo atteggiamento ha portato all’introduzione di una nuova forma di saluto, ancora oggi caratteristico di Tuzla: “buona fortuna!” (sretno!) ha preso il posto dell’abituale “arrivederci”, ma soprattutto ha portato alla nascita del proverbio implicante l’impossibilità che fra i minatori avvenissero fatti di sangue: “il sale e il sangue non vanno mai insieme” (krov i soli nikada ne idu zajedno)493.

Durante la Seconda guerra mondiale, ci fu la risoluzione494 dei musulmani di Tuzla sulla difesa dei serbi e degli ebrei dai massacri e dalla violenza degli ustaša; in seguito a ciò il leader religioso musulmano, Kurt, protestò presso Pavelić e lo minacciò di organizzare una rivolta di tutte le nazionalità se un solo serbo o un solo ebreo della città fosse stato ucciso495.

      

491 Hodzić Kadrija, L'origine delle caratteristiche socio-culturali della società di Tuzla, in Trogu Silvia, (a cura di), TUZLA. Una tradizione di coesistenza multiculturale che resiste, IUIES Magazin, ISIG, Gorizia (in pubblicazione), pp. 14-18.

492 Selim Beslagić, sindaco di Tuzla dal 1990 al 2002.

493 Trogu Silvia, Intervista a Selim Beslagić, 7.03.2007 (non pubblicata).

494 Risoluzione dell’11 dicembre 1941

495 Kurtić Najil, Intervista a Selim Beslagić, Abbiamo risposto con mezzi democratici ad atti contro la civiltà, in Trogu Silvia, (a cura di), TUZLA. Una tradizione di coesistenza multiculturale che resiste, IUIES Magazin, ISIG, Gorizia (in pubblicazione), pp. 73-82.

Simili risoluzioni furono approvate anche in altre città della Bosnia - Erzegovina (Prijedor, Mostar, Sarajevo e Banja Luka) e rappresentano chiari esempi di una coesistenza nazionale, religiosa e culturale496.

Lo sviluppo industriale e la mescolanza di popoli da esso indotto a Tuzla, hanno portato a sviluppare le forme di ciò che oggi chiamiamo “società aperta”. Non solo era esclusa l'intolleranza nazionale e religiosa, presente all'epoca in altre città balcaniche, ma fra le varie comunità vi era un’autentica fiducia reciproca, dovuta alla lunga tradizione tolleranza e multiculturalità497.

Il fatto che gli immigrati delle varie regioni dell’Impero, generalmente di livello medio-alto, fossero ben accolti, ha fatto sì che, pur mantenendo parte delle proprie abitudini e tradizioni, si inserissero velocemente nella società.

La questione dell’identità di minoranza è una questione rimasta abbastanza inarticolata, fuori finora dall'attenzione delle analisi sociologiche. Un grado elevato di inserimento nella società bosniaca, l'assenza di esclusivismo sociale, religioso e politico, fecero sì che i discendenti degli immigrati si adattassero socialmente alla comunità locale e venissero sostanzialmente assimilati nella società bosniaca.

L’identità di minoranza, di conseguenza, dopo la seconda o la terza generazione si quasi completamente persa, sostituita da un’identità assimilata, di conseguenza essi non si sentivano più come minoranza etnica, ma appartenenti alla categoria etno-religiosa bosniaca corrispondente: la stragrande maggioranza croati (in quanto cattolici), alcuni bosgnacchi e serbi (se discendenti dai matrimoni misti con musulmani ed ortodossi, sintomo che denota una forte inclusione, se non assimilazione, nella società)498.

Questo fenomeno, per quanto particolarmente sorprendente quando riguarda gli immigrati, in realtà è esattamente lo stesso che si è descritto come “prima etnicizzazione” (rif. paragrafo 2.5.), avvenuto all’incirca nello stesso periodo, cioè fra l’ultimo quarto del XIX e l’inizio del XX secolo, con l’etnicizzazione dei cattolici di Bosnia – Erzegovina, divenuti croati e degli

      

496 Hadžijahić M., Muslimanske rezolucije iz 1941. god, Zbornik “1941 u istoriji naroda BiH”, V. Maslesa, sarajevo, 1973., str. 275-282; A. Džozić, Bošnjačka nacija, Tuzla, 2006., str. 105.

497 Hodzić Kadrija, L'origine delle caratteristiche socio-culturali della società di Tuzla, in Trogu Silvia, (a cura di), TUZLA. Una tradizione di coesistenza multiculturale che resiste, IUIES Magazin, ISIG, Gorizia (in pubblicazione), pp. 14-18.

498 Hodzić Kadrija, Le minoranze: l'esempio dell'integrazione italiana nella società di Tuzla, in Trogu Silvia, (a cura di), TUZLA. Una tradizione di coesistenza multiculturale che resiste, IUIES Magazin, ISIG, Gorizia (in pubblicazione), pp. 17-19.

ortodossi, divenuti serbi. Il fatto che questo fenomeno abbia riguardato anche gli immigrati di seconda o terza generazione è una prova ulteriore della loro assimilazione nella società di Tuzla.

4.1.4. La modifica delle caratteristiche demografiche cittadine con l’arrivo dei

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