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L’applicazione del surfattante nella sindrome d’aspirazione di meconio del neonato ha fatto porre per primo il problema sulla variabilità dell’efficacia

Nuove possibilità d’impiego del surfattante nella patologia polmonare acuta

2. L’applicazione del surfattante nella sindrome d’aspirazione di meconio del neonato ha fatto porre per primo il problema sulla variabilità dell’efficacia

del trattamento per la presenza di fattori endopolmonari inibenti il surfat- tante prodotto (il meconio e la sua alta quota proteica) (12) e per la neces- sità di riaprire aree non ventilanti, in questo caso chiuse per la presenza del meconio nelle piccole vie aeree, e mantenerle aperte prima e dopo la somministrazione del surfattante (13). Da questo tipo di malati nasce l’idea della rimozione del meconio dall’interno del polmone (e quindi di qualsiasi altra sostanza inibente) con la doppia finalità di reclutare alla ventilazione le aree polmonari meccanicamente escluse e di rimuovere il materiale ini- bente ed ostruente prima della somministrazione della sostanza (14, 15).

Atti del Congresso S.I.A.R.E.D. - Verona 2004 Atti del Congresso S.I.A.R.E.D. - Verona 2004 3. Nello stesso tempo l’attenzione sull’impiego del surfattante è stata rivolta

a due tipi di patologia di chiara origine polmonare: le polmoniti e le bron- chioliti. Nel primo caso per le capacità del surfattante di inibire la crescita batterica sia in vitro sia in vivo (15, 16) e nel secondo casoper la caratte- ristica del surfattante di stabilizzare il bronchiolo terminale e l’alveolo, strutture che sono principalmente coinvolte nella bronchiolite e che la caratterizzano funzionalmente (17). In questa seconda patologia è stato segnalato il possibile effetto diretto sul Virus Respiratorio Sinciziale dimo- strato dal surfattante (18).

Uno studio in corso sta cercando di validare l’idea della rimozione del materiale, che occlude nella bronchiolite grave le piccole vie aeree e l’al- veolo, prima di procedere alla somministrazione del surfattante. L’evolu- zione del trattamento in quest’ottica rispetto a quanto sino ad ora è stato impiegato, deriva dalle osservazioni degli studi clinici controllati che han- no dimostrato come il miglioramento dello scambio gassoso sia più rapido (entro le prime 3 ore) qualora sia stato applicato un modello di riapertura ed il mantenimento del polmone aperto prima della supplementazione del surfattante(19, 20) rispetto ad uno che non lo prevedeva. I benefici, in questo secondo caso, si sono resi evidenti a partire dalla 24 ora (21) dal trattamento.

4. I tentativi di trattamento nell’insufficienza respiratoria dell’adulto, e nell’ARDS in particolare (22, 23, 24), hanno dato risultati contrastanti probabilmente perché ancora non si è stati in grado di definire quali tipi di patologia polmonare possono essere responsivi al trattamento (l’ARDS trae origine da differenti cause), le modalità di somministrazione nelle specifiche circostanze cliniche e la dose necessaria da impiegare (probabil- mente i dosaggi elevati sinora riportati in letteratura non sono necessari). In modo particolare, risulta indispensabile evitare che il surfattante sia impiegato per uso compassionevole quando tutti gli altri trattamenti sono falliti e il danno polmonare è diventato irreversibile. In simili corcostanze, nessun trattamento terapeutico può essere efficace.

Risultati molto lusinghieri si stanno ottenendo in alcune patologie polmo- nari quali il trauma toracico, l’aspirazione e la bronchiolite, che sono spesso chiamate in causa nella genesi dell’ARDS, con la supplementazione del sur- fattante mediante e dopo broncolavaggio polmonare (25 -32). Il trattamento permette di rimuovere il materiale inibente dall’interno del polmone, di ria- prire alla ventilazione aree polmonari chiuse e di stabilizzare il bronchiolo e l’alveolo che risultano instabili a seguito del danno polmonare. Il trattamento proposto tiene conto dell’evoluzione nel descritta nell’applicazione del sur- fattante e ne applica le singole specificità adeguandole alle varie patologie respiratorie che ne possono trarre reale beneficio.

Allo stato attuale di conoscenze si può supporre che il trattamento con surfattante può essere proposto con le seguenti indicazioni:

a. Precocità del trattamento, anticipandone la somministrazione, al fine di intervenire sul polmone ancora in grado di guarigione. L’unico rischio cui si va incontro, in questo caso, è quello di trattare qualche malato che potrebbe non aver di bisogno della supplementazione, ma data l’as- soluta sicurezza del trattamento e la mancanza di complicanze, questo rischio appare trascurabile. L’eventuale aumento dei costi, derivante dal trattamento, è compensato dalla possibilità di ridurre i giorni di intu- bazione, di permanenza sotto ventilazione artificiale e di degenza in terapia intensiva.

b. Scelta di patologie del polmone a origine primitiva ma che possono evolvere nella ARDS, quali il trauma toracico (33-38), l’aspirazione (32, 33) e la bronchiolite (20, 21, 22), escludendo quelle patologie in cui il danno polmonare è secondario alla patologia di altri organi (sepsi postoperatoria, ecc.).

c. Somministrazione del farmaco seguendo altre vie, quali la sommi- nistrazione selettiva lobare o il broncolavaggio; rispetto all’abituale instillazione bilaterale tramite il tubo endotracheale.

d. Reclutamento del polmone prima della somministrazione (39, 10, 21), tenendo conto che l’azione del surfattante si svolge solo se la sostanza riesce a raggiungere l’area in cui deve agire (bronchiolo terminale ed alveolo). A questo scopo risultano indispensabili:

1. Manovre manuali di reclutamento all’inizio del trattamento o periodica- mente durante il trattamento;

2. Impiego di livelli di PEEP elevate (in ogni caso superiori al punto di flesso inferiore della curva volume pressione) per mantenere il polmone continuamente aperto, una volta che questo è stato reclutato.

3. Broncolavaggio all’inizio del trattamento con la finalità di rimuovere il materiale presente nel polmone e con la possibilità di riaprire meccani- camente le piccole vie aeree chiuse.

e. Impiego di un modello ventilatorio che segua la via dell’ “open up the lung and keep the lung open” prima e dopo la somministrazione del surfattante (40).

Il risultato finale del trattamento con surfattante può sortire i seguenti benefici effetti:

1. La metodica impiegata per somministrare può rappresentare un model- lo di reclutamento polmonare;

2. Le tecniche usate per la somministrazione possono permettere la ridu- zione dei fattori inibenti endopolmonari per cui la quantità di surfattan- te prodotta torna rapidamente ad essere sufficiente;

3. La stabilizzazione del bronchiolo terminale e dell’alveolo, favorisce il ripristino della normale omeostasi polmonare;

4. L’azione antibatterica può permettere un trattamento eziologico di alcu- ni ceppi microbici e virali.

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