Nella semantica dei mondi possibili il personaggio viene generalmente concepito come un individuo parte di un determinato mondo finzionale. Secondo la definizione proposta da Uri Margolin,
[i]n possible-worlds semantics character is modelled as an individual who is a member of some non-actual state of affairs. Such an individual is created by semiotic means and designated by a referring expression of some kind [...]. Inside the non-actual domain the individual is located in space and time and prototypically assigned human-like properties: physical or external, actantial
storie mitologiche e religiose provenienti da tutto il mondo, che caratterizzano il percorso dell’eroe: separazione, partenza; prove, vittorie; ritorno e reintegrazione nella società ([1949] 1990: 36). Il cammino del personaggio è anch’esso in tutto e per tutto simile a quello di una persona normalissima. 16 In opposizione alla narratologia classica, che termina con il poststrutturalismo. Cfr. Postclassical
(including communicative), social and mental or internal (cognitive, emotive, volitional and perceptual) (2007: 53).
Per completare la caratterizzazione del personaggio, continua Margolin, possono essere aggiunti anche tratti relativi alla sua personalità. Persino nel caso delle teorie semantiche è quindi evidente un’insistenza sulle caratteristiche antropomorfe del personaggio, che in un certo senso ricalcano le leggi del mondo naturale. La definizione pare pertanto incompleta: per quanto sembri tener conto delle caratteristiche più comunemente assegnate ai personaggi, manca il riferimento all’ampia schiera di figure non umane, o animali, che svolgono un ruolo importante all’interno delle narrazioni. Come considerare, ad esempio, casi antichi come le favole di Esopo e Fedro, o più recenti, come Animal Farm (1945) di George Orwell o Собачье Сердце [Cuore di Cane, 1925] di Michail Afanas'evič Bulgakov? Il problema si pone in maniera ancor più chiara in un’altra affermazione di Margolin17: il personaggio è “a general semiotic element, independent of any particular verbal expression and ontologically different from it” (1983: 7). Nonostante la vaghezza di una simile formulazione, si può comunque evincere che secondo Margolin i personaggi sono, in primo luogo, elementi costitutivi di un mondo narrativo, che popolano secondo diverse modalità, che possono essere reali, irreali, ipotetici, o puramente soggettivi (1995: 375).
La filosofia analitica ha discusso lo stato ontologico del personaggio introducendo il concetto di ‘incompletezza dei personaggi’. Secondo questo ragionamento, le persone che abitano il mondo reale sono complete, mentre le figure di carta che abitano mondi finzionali sono per loro natura incomplete. Di questi personaggi si conosce infatti solo quello che viene detto o implicato nel testo; questa carenza di informazioni genera degli inevitabili vuoti che non sempre possono essere colmati da quanto contenuto nel tessuto narrativo. Sulla stessa linea di pensiero si situano anche le cosiddette teorie semantiche, come ricorda anche Margolin: “[u]nlike actual individuals, all the information about characters is limited to the text that calls them into existence, so they are radically incomplete in some respects” (2007: 53). È interessante notare come Margolin riferisca a questa incompletezza non soltanto un’indeterminatezza nel valore di verità di quanto viene detto in relazione ad un personaggio, ma anche il fatto che questo possa essere incoerente o possedere caratteristiche incompatibili: “they need not conform to any ontological regularity of actuality, and may even be inconsistent or possess incompatible properties. Characters are presented as a discontinuous series of states, and their continuity is world-
dependent” (2007: 53). La riflessione sull’incoerenza di certe qualità è particolarmente importante nella discussione dei personaggi che appaiono in romanzi postmoderni, sebbene la loro incongruenza non sia da considerarsi un fenomeno nuovo in letteratura. La presa di coscienza di tali possibilità nella creazione di un personaggio è indubbiamente un passo importante; tuttavia, la riflessione su questo punto sembra rimaner ferma sulla semplice constatazione, senza alcuna spiegazione o tentativo di chiarimento sul perché e sugli effetti a livello testuale di una simile costruzione. L’unica considerazione fatta da Margolin a questo proposito è piuttosto forte: “[t]he problematisation or non-fulfilment of any one of [the minimal constitutive conditions of a character]18 is always thematically foregrounded, and when none of them is fulfilled one encounters the death of character or its reduction to pure verbal expressions” (2007: 53).
Dopo la morte dell’autore, è stata dunque profetizzata anche la morte del personaggio, o un suo ritorno ad una sorta di ‘stato larvale’. Come comportarsi allora, seguendo le indicazioni fornite da Margolin, con i personaggi di Sasha Sokolov in Между Собакой и Волком [Inter Canem e Lupum, 1980], e di Harold Pinter in The Basement ([1966] 1990), dove si può osservare una complessa e contradditoria fusione di identità? Tuttavia, il pensiero di Margolin e, in generale, le formulazioni di stampo semantico basate sulla teoria del mondi possibili, sembrano esser quelle che attualmente riescono a considerare il più ampio spettro di problematiche legate alla definzione di personaggio. Infatti, in questo contesto viene introdotto l’utile concetto di ‘modal status’ (‘stato modale’), secondo cui un personaggio può esistere in mondi ipotetici o controfattuali, o nella mente di altri personaggi, creando situazioni ambigue:
widely different versions of the same individual – whose existence and properties in the factual domain of the story-world are confirmed by an authoritative narrating instance – may be entertained by different coagents [...]. In the absence of such an instance, however, the truth value of any version may remain in dispute” (2007: 53).
Ancor più importante sembra essere la riflessione sulla possibilità di diversi personaggi con lo stesso nome appartenenti a mondi finzionali differenti creati dallo stesso autore o addirittura da un altro: “The question of the ‘sameness’ of these individuals immediately arises, and also the legitimacy of transferring information
18 I ‘requisiti minimi’ che un personaggio deve possedere sono, secondo Margolin: espressioni di riferimento (nome proprio, pronome, ecc.); almeno una proprietà che lo caratterizzi; unicità (che lo rende distinguibile dagli altri personaggi); coerenza delle caratteristiche; una certa continuità temporale e identitaria, fatti salvi i cambiamenti che normalmente intervengono nel corso delle narrazioni.
about the same named individual from one storyworld to another, leading at the limit to their fusion” (Margolin 2007: 54).
Il problema del nome del personaggio porta inoltre a considerare il caso in cui figure finzionali siano chiamate allo stesso modo di persone realmente esistite, e magari anche molto importanti e conosciute; di questo argomento si è occupato Lubomír Doležel (1998b: 787-788). L’approccio di Doležel si rivela particolarmente utile poiché supera le falle teoriche proprie della semantica mimetica, che lui chiama “the ancient and stubborn doctrine of mimesis that derives fictional entities from actual prototypes” (1998b: 788); viene quindi tracciata una netta linea di confine tra realtà e finzione.
Il merito maggiore che va dato alle cosiddette teorie semantiche, e a quella di Doležel in primis, risiede nel fatto che mentre l’approccio mimetico interpreta i mondi finzionali come imitazioni o rappresentazioni del mondo reale (realia), la semantica dei mondi possibili li concepisce come “sovereign realms of possibilia” (Doležel 1998b: 788). La teoria di Doležel, sviluppata soprattutto nei suoi due volumi Occidental Poetics: Tradition and Progress (1990) e Heterocosmica: Fiction and Possible Worlds (1998a) sembra piuttosto flessibile, ma allo stesso stabile, il che la rende adatta ad una pluralità di casi; lui stesso dichiara di aver cercato di elaborare “a theory of fictionality which does not rest on isolated, ad hoc selected examples” (Doležel 1998b: 787). Per questo motivo, il teorico danese Per Krogh Hansen, attualmente uno dei maggiori esperti sulla nozione di personaggio19, ha sostenuto che un buon metodo per approcciare il problema è proprio l’utilizzo della teoria dei mondi possibili (2008: 235).