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l e Strutture di ricerca del m iniStero

1.3 Aspetti finanziar

Il tema dei fondi disponibili per le Università italiane è un nodo chiave del funzio- namento del sistema universitario. Il sistema di finanziamento ordinario (dunque per le strutture ed il personale) delle università ha subito una modifica con la citata Legge n. 537 del dicembre 1993. Prima di questa, difatti, la determinazione dell’ammontare e della distribuzione delle risorse era accentrata in capo al Ministero con il quale le Università, per via della mancanza di autonomia di bilancio, “contrattavano” per ottenere maggiori finanziamenti per le voci di spesa ritenute prioritarie, nonché per incrementi della dota-

zione di personale11 (CNVSU, 2004). La prima riforma del sistema di finanziamento ha

avvio dunque nel 1994, quando vengono di fatto trasferite alle università le responsabilità nell’amministrare autonomamente anche le risorse statali disponibili per il funzionamento ordinario. La citata legge n. 537/1993 prevede difatti: una riduzione dei capitoli dello stato di previsione della spesa del Ministero a soli tre, di cui il più importante è il fondo di fi-

nanziamento ordinario (FFO)12; la definizione di un budget unico con ripartizione a carico

degli atenei; l’avvio di un processo di riequilibrio nella distribuzione delle risorse tra ate- nei; un progressivo aumento dei margini di autonomia didattica e di gestione delle risorse umane. Il FFO nel disegno originario si compone di tre parti: una “quota base”, collegata al trasferimento storico; una “quota di riequilibrio”, legata all’efficienza (costo effettivo/

costo standard); infine gli “accordi di programma”13. Dal 1993 ad oggi sono stati elaborati

diversi modelli econometrici per la definizione della quota di riequilibrio: l’obiettivo era sia di conferire maggiore equità ed omogeneità nella distribuzione delle risorse statali tra ate- nei, prevedendo quali criteri di ripartizione la qualità e quantità delle attività svolte dalle università (attribuendo ai criteri un peso percentuale), sia di mantenere elevato il grado di competitività tra le istituzioni.

11 Anche la consistenza del personale di ruolo (l’organico) di ogni università era fissata a livello nazionale e la co- pertura dei posti, nei limiti fissati, avveniva mediante concorsi nazionali sulla base delle richieste avanzate dalle Università, che non potevano superare (per ciascuna qualifica) i contingenti loro assegnati.

12 Gli altri due sono il Fondo per l’edilizia universitaria e le grandi attrezzature scientifiche, e il Fondo per la pro- grammazione dello sviluppo del sistema Universitario.

13 In teoria la quota base sarebbe dovuta gradualmente decrescere per lasciare spazio alla quota di riequilibrio: dalla spesa storica si sarebbe dovuti passare al finanziamento correlato ai livelli di efficienza gestionale. In realtà, questa parte della riforma non è mai stata attuata.

Tenendo conto di queste continue riforme, la tabella 1.5 riporta i dati relativi alla ripartizione del FFO delle Università rilevati per gli anni 2010-2011-2012 secondo quanto disposto dal MIUR nei decreti annuali relativi. Si riportano in particolare la quota base e la quota premiale di cui alla legge n. 1/2009: la prima è diminuita negli anni, al contrario della seconda, che come peraltro previsto dal testo normativo è destinata ad aumentare di anno in anno.

tabella 1.5 - Fondo di finanziamento ordinario (milioni di euro)

Quota base Quota premiale totale FFo*

2010 5.789 720 7.157

2011 5.823 832 6.911

2012 5.561 910 6.830

* comprensivo per ogni anno anche degli interventi perequativi, degli accordi di programma, del cofinanziamento per i Consorzi universitari e delle altre voci previste, che spesso variano di anno in anno.

Fonte: elaborazioni dati MIUR.

Naturalmente, il finanziamento per le università italiane non si riduce ai soli fondi

statali: vi sono le entrate derivanti dalle tasse studentesche14, da enti pubblici (anche loca-

li), dalle fondazioni e da altri enti no profit, fino alle fonti di natura “privata” quali le impre-

se e le associazioni di imprese15. Nonostante questa eterogeneità di fonti di finanziamento,

però, il sistema mostra in termini assoluti un notevole ritardo rispetto ai principali Paesi europei, e questo si riflette anche in termini di sviluppo economico e produttività dei fatto- ri. L’OCSE, peraltro, stima che la percentuale di spesa complessiva (pubblica e privata) per l’università italiana sia stata pari a circa lo 0,9% del PIL per l’anno 2007, contro una media dei paesi avanzati dell’1,5%. La percentuale della sola spesa pubblica sul PIL si attesta per le università italiane sullo 0,8%, contro l’1,2% della media OCSE (Paba, 2010).

Quanto alla spesa per il personale di ricerca, un tentativo di stima è possibile median- te il ricorso ai dati di stipendio delle figure analizzate (dati MIUR-Cineca). Dal momento che non prescindono, come ovvio aspettarsi, dall’area scientifica di riferimento e sebbene non consentano di scorporare la quota imputabile alla sola didattica, tali dati consentono di realizzare un tentativo di tradurre i dati relativi al personale in un consolidato di spesa per la ricerca agroalimentare universitaria in Italia.

Il rapporto di lavoro del personale docente universitario non è regolato dal contratto individuale di lavoro in conformità al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per il comparto Università (art. 3 del DL.vo 30 marzo del 2001, n. 165). Diritti, doveri e retri- buzione dei docenti sono piuttosto regolati da leggi (in primis, proprio la legge n. 240/2010) e, peraltro, il trattamento stipendiale è differenziato e correlato alla scelta di un regime a

14 La contribuzione studentesca e le altre entrate provenienti dagli studenti negli anni accademici 2010 (conto con- suntivo) e 2011 (bilancio di previsione assestato al 31 dicembre 2011) ammontano nel complesso rispettivamente a circa 1.799 milioni di euro e a 1.855 milioni di euro, di cui l’80% è costituito dal gettito relativo a corsi di laurea, corsi di laurea magistrale, corsi del vecchio ordinamento (MIUR - Ufficio di Statistica, Università e Ricerca, Rile- vazione “Contribuzione e interventi”).

15 Secondo uno studio condotto da Paba (2010), è ad ogni modo evidente la difficoltà degli atenei italiani di intercet- tare e sollecitare flussi di finanziamento che provengano dai privati o da istituzioni internazionali.

tempo pieno o a tempo definito. La Tabella 1.6 riporta il costo medio delle classi di ricerca

a tempo pieno16:

tabella 1.6 - Costo medio delle classi di ricerca a tempo pieno (in euro)

tot lordo/dipendente tot lordo/ente*

ordinari 55.137 75.601

Straordinari 86.544 118.831

associati confermati 63.964 87.802

associati non confermati 41.734 57.201

ricercatori confermati 48.081 65.976

ricercatori non confermati 27.280 37.418

* comprensivo di oneri aggiuntivi. Fonte: elaborazioni su dati MIUR-Cineca.

Considerando il totale lordo di retribuzione spettante al personale a tempo pieno, confermato e non confermato, si riportano nelle due Tabelle che seguono i dati di spesa per

aggregato economico e per raggruppamenti di facoltà17.

tabella 1.7 - Costo lordo medio in conto ente per fasce di personale di ricerca e aggregato geografico (in euro, Area 07)

Centro nord Sud e Isole totale

Straordinario 529.210 1.965.638 907.217 3.402.065

ordinario 17.943.435 31.252.472 36.005.700 85.201.607

associato confermato 15.540.870 24.935.633 26.603.862 67.080.365

associato non confermato 629.216 2.860.073 1.544.439 5.033.728

ricercatore confermato 14.910.578 27.709.924 28.171.756 70.792.258

ricercatore non confermato 1.721.210 3.629.508 2.806.321 8.157.039

totale 51.274.519 92.353.248 96.039.296 239.667.063

Fonte: elaborazioni su dati MIUR-Cineca.

tabella 1.8 - Costo lordo medio in conto ente per fasce di personale di ricerca e settore scientifico disciplinare (in euro, Area 07)

Agraria medicina veterinaria economia Altro totale

Straordinario 2.343.645 907.217 75.601 75.601 3.402.065

ordinario 51.572.521 26.261.583 2.614.275 4.753.228 85.201.607

associato confermato 40.564.305 21.950.381 2.195.038 2.370.641 67.080.365

associato non confermato 2.631.267 2.230.857 0 171.604 5.033.728

ricercatore 41.564.886 24.872.955 1.253.544 3.100.872 70.792.258

ricercatore non confermato 5.088.795 2.506.980 37.418 523.847 8.157.039

totale 143.765.418 78.729.974 6.175.877 10.995.794 239.667.063

Fonte: elaborazioni su dati MIUR-Cineca.

16 Si è proceduto come di seguito: una volta individuato il costo totale per ogni categoria di personale a tempo pieno (straordinari; ordinari; associati; ricercatori) come somma di tutte le voci di stipendio (stipendio di base, scatti per classi di appartenenza, indennità integrativa speciale, assegno aggiuntivo, tredicesima), lo si è diviso per il numero delle categorie o classi di anzianità contemplate, distinguendo tra confermati e non confermati, in modo da ottenere una media che in prima approssimazione consente di verificare il costo di ogni categoria. Tale costo medio di categoria viene associato ai dati del personale di ricerca individuati in precedenza. I dati di stipendio sono relativi al periodo in vigore dal 1 settembre 2009 ad oggi, posto che dal 2010 si è verificato un complessivo blocco degli stipendi.

17 Tutti i valori riportati sono da considerarsi al lordo delle ritenute che vanno poi applicate ad ogni classe di docenti. Infatti, ogni emolumento che forma la retribuzione del docente è gravato da ritenute previdenziali, assistenziali, fiscali ed eventuali extra erariali. La somma di queste ritenute va ovviamente a diminuire i compensi lordi.

Nel complesso, l’importo più elevato del costo di ricerca nel settore agro-alimentare è rilevato nell’aggregato “Sud e Isole” che peraltro, come già anticipato, conta nel complesso più di 1.100 unità di ricerca (si vedano le Tabelle 1.3 e 1.4). Inoltre, come era ovvio atten- dersi, è il raggruppamento delle scienze agrarie a rilevare il costo maggiore di ricerca, che si aggira nel complesso sui 144 milioni di euro, circa il 60% del costo totale.