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La politica europea della conoscenza e dell’innovazione nel nuovo millennio Gli anni più recenti si caratterizzano anche e soprattutto per l’accento posto sulla

l a Politica di r icerca e S viluPPo in ambito euroPeo :

6.1 Caratteristiche general

6.2.3 La politica europea della conoscenza e dell’innovazione nel nuovo millennio Gli anni più recenti si caratterizzano anche e soprattutto per l’accento posto sulla

stretta correlazione esistente tra “conoscenza” e “competitività” con riferimento non solo ai settori dell’economia europea, ma anche ai vari sistemi territoriali dell’UE (Di Paolo,

2006)9.

Il momento cardine di tale evoluzione politica è rappresentato dal Consiglio europeo tenutosi a Lisbona nel marzo del 2000, dove i capi di Stato e di Governo riconoscono con forza la priorità del settore scientifico e tecnologico, ed in particolare il ruolo delle attività di R&S nel garantire la crescita economica ed una migliore qualità della vita alle future generazioni europee. Pertanto, l’obiettivo più frequentemente citato nell’ambito della stra- tegia concordata a Lisbona è quello di fare, dell’Unione Europea, l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo entro il 2010, mentre vengono poste

8 Alla base dell’idea del SER vi è, ancora oggi, la considerazione che, mentre è stato creato un mercato comune per la libera circolazione di beni, servizi, persone e capitali, esistono ancora molti ostacoli per un libero “mercato comu- ne della scienza e della tecnologia”, necessario invece per evitare frammentazioni e sovrapposizioni tra iniziative, per incentivare sinergie e promuovere l’eccellenza scientifica, attraverso la valorizzazione delle attività di ricerca nazionali e l’uso comune delle risorse (soprattutto in quei settori dove le singole attività di ricerca nazionali sareb- bero troppo frammentate e troppo deboli) [COM(2005) 118].

9 È evidente che la competitività delle imprese e lo sviluppo dei principali settori dell’economia dipendono anche dalla capacità di competere dei territori nel loro insieme, sulla quale si può incidere adottando innovazioni speci- fiche (non solo tecnologiche, ma anche istituzionali, organizzative e sociali) atte a migliorare i contesti territoriali e la loro attrattiva.

le basi anche per la concreta realizzazione del progetto del SER attraverso l’identificazione

di specifiche azioni10.

Per dare attuazione a tale indirizzo strategico, la CE ritiene che le misure politiche da mettere in campo nel settore della R&S [COM(2000) 567] dovrebbero essere tese a: (1) promuovere la partnership pubblico-privato e coinvolgere sempre più gli imprenditori; (2) favorire la crescita delle imprese più innovative o creare nuove imprese ad alta tecnologia; (3) rendere l’intera società sufficientemente matura per accogliere le innovazioni via via disponibili.

Inoltre, la Commissione sottolinea che dovrebbero essere gli Stati – e soprattutto le Regioni – a creare il clima generale più favorevole all’innovazione, attraverso un quadro normativo incentivante e la promozione del collegamento in rete dei soggetti coinvolti nel

processo di generazione dell’innovazione stessa11.

L’obiettivo dell’economia fondata sulla conoscenza viene in seguito rinnovato e/o in- tegrato nel corso di successivi vertici dei leader europei. Tra questi va menzionato il Consi- glio europeo di Göteborg (giugno 2001), poiché esso inserisce ed evidenzia la dimensione ambientale nel processo di sviluppo previsto a Lisbona, dichiarando che la crescita eco- nomica e l’aumento dell’occupazione devono andare di pari passo con l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali.

In sostanza, considerando insieme le conclusioni dei Consigli di Lisbona e Göteborg, emerge chiaramente l’obiettivo globale di sviluppo dell’UE a medio e lungo termine: uno sviluppo equilibrato e sostenibile delle attività economiche e dei territori europei, nel quadro di un’economia fondata sulla conoscenza (Di Paolo, 2006). Si tratta di un indiriz- zo strategico forte che, a partire dal 2002, e fino ad oggi, andrà a condizionare anche altre politiche comuni dell’Unione (coesione regionale, sviluppo rurale, ecc.).

Per il raggiungimento dell’ambizioso obiettivo di Lisbona/Göteborg e della creazione del SER, si procede quindi con la riforma di strategie, azioni, strumentazioni attuative e finanziarie delle politiche regionali europee e di quelle della ricerca. Nel 2002, il Consiglio europeo di Barcellona afferma la necessità di accrescere la spesa per la R&S, portandola entro il 2010 dall’1,9% al 3% del PIL (1% circa per gli investimenti pubblici e 2% circa per

quelli del settore privato)[COM(2002) 499]. Vengono inoltre messi in campo nuovi stru-

menti per la realizzazione del SER (progetti integrati e reti di eccellenza). Parallelamente, anche la Revisione di metà periodo 2000-2006 delle politiche di coesione regionale si rivela una importante occasione per introdurre alcune specifiche azioni tese a supportare il pro- cesso di sviluppo innescato con Lisbona.

Tuttavia, nonostante gli sforzi realizzati in tale periodo dall’UE e da diversi SM nell’in- troduzione di un’ampia gamma di interventi per la R&I, il livello di investimento dell’Unio- ne nel settore appare ancora lontano da quello dei suoi principali concorrenti. Nel 2003, l’UE spende in R&S (spesa pubblica e privata) l’1,9% del suo PIL, rimanendo significativa- 10 Ci si riferisce in particolare ai seguenti sette punti: 1) identificazione e mappatura dei centri di eccellenza; 2)

creazione di una rete di comunicazione ad alta velocità; 3) attivazione di azioni concertate volontarie nell’ambito dei programmi nazionali e comunitari; 4) promozione della mobilità dei ricercatori; 5) introduzione di incentivi fiscali e misure per l’accesso ai capitali, così da attrarre l’investimento privato (anche estero) nelle attività di ricerca nazionali e favorire nuove iniziative imprenditoriali nell’alta tecnologia; 6) sviluppo di una metodologia per valutare le performance delle politiche nazionali di ricerca e le connesse capacità di innovazione; 7) comple- tamento di un sistema di brevetto comunitario semplice ed economico.

11 La dimensione regionale della politica di R&S è richiamata in varie comunicazioni della CE. Infatti, la realizza- zione di un’economia fondata sulla conoscenza è giustamente rinviata, per buona parte, alla capacità di auto- organizzazione delle Regioni, proprio perché queste ultime presentano caratteristiche e potenzialità molto diverse in termini di generazione dell’innovazione tecnologica e relativa traduzione in crescita economica.

mente più bassa di quella delle altre maggiori economie (2,6% per il Giappone e 3,1% per gli Stati Uniti) [Eurostat, 2005]. Anche qualche anno dopo, a metà del percorso indicato dalla Strategia di Lisbona, gli obiettivi fissati nel 2000 si rivelano ben lungi dall’essere stati raggiunti; piuttosto, il gap con gli Stati Uniti e le grandi nazioni emergenti dell’Asia sembra essersi allargato. Segue dunque un rilancio della Strategia di Lisbona [COM(2005) 24], che tra i principi sui quali impostare le iniziative da porre in campo, annovera la parteci- pazione e condivisione degli obiettivi della Strategia ad opera di tutte le parti interessate, nonché la semplificazione e razionalizzazione della stessa.

Il Consiglio europeo di Bruxelles del 2005 approva dunque gli “Orientamenti in- tegrati per la crescita e l’occupazione 2005-2008” [COM(2005) 141], sulla base dei qua- li ciascuno Stato Membro viene chiamato a redigere un programma nazionale di durata triennale, contenente l’indicazione delle riforme e delle misure di competenza nazionale ritenute necessarie perché siano realizzati gli obiettivi di Lisbona. Per affiancare i suddetti Piani Nazionali di Riforma, la CE presenta il proprio “Programma comunitario di Lisbona” [COM(2005) 330], comprendente l’insieme delle azioni di competenza dell’Unione, com- plementari a quelle contenute nei citati Piani e, nel contempo, convergenti verso i medesi- mi obiettivi di crescita e occupazione.

Nello stesso periodo (2005), interviene anche la riforma delle politiche regionali eu- ropee per il periodo 2007-2013, incluse quelle di sviluppo rurale e per la pesca, con la quale l’indirizzo strategico di Lisbona/Göteborg diviene il principio-guida per l’azione comuni- taria. Conseguentemente, interventi per incrementare l’innovazione nei settori economici e per potenziare il capitale umano di aziende e territori vengono fortemente promossi nell’ambito degli obiettivi prioritari di tutti i fondi comunitari per tale periodo di program- mazione.

Il Consiglio Europeo di Primavera del 2008 rilancia, poi, il secondo ciclo triennale della strategia rinnovata per la crescita e l’occupazione (2008-2010). Le sue conclusioni rafforzano l’impegno rispetto a quattro settori prioritari di intervento, individuati quali pietre angolari della Strategia di Lisbona (investimento in conoscenza e innovazione; svi- luppo del potenziale delle imprese, in particolare delle PMI; occupazione per le categorie prioritarie, tra cui donne e immigrati; politica energetica), invitando anche a favorire il coinvolgimento delle parti sociali nel processo di Lisbona e rimarcando il ruolo centrale del livello regionale/locale nel creare crescita ed occupazione.

Un importante passo avanti condotto nella direzione del coordinamento della ricerca pubblica europea risale ancora al 2008, quando la CE lancia, in accordo con gli SM, una strategia alquanto ambiziosa descritta nella comunicazione “Per una programmazione congiunta nella ricerca” [COM(2008) 468], finalizzata ad affrontare alcune delle grandi sfide comuni dell’era moderna. L’ambizione risiede essenzialmente nella scommessa accet- tata da vari SM di mettere in comune, a supporto del SER, considerevoli risorse finanziarie provenienti dai rispettivi bilanci senza la garanzia che vi sia, a medio-lungo temine, un ritorno economico automatico per il proprio paese (Constantin, 2011).

Grazie agli importanti passi compiuti nel biennio precedente, nel 2010 si ha quindi il

lancio di una serie di iniziative di programmazione congiunta(Joint Programming Inizia-

tives - JPI) che coinvolgono diversi Paesi e che diventano il quadro di riferimento per un approccio più coordinato della ricerca pubblica in alcune limitate aree strategiche.

Il 2010 si rivela un anno particolarmente prolifico anche per ciò che concerne nor- me, decisioni e regolamenti comunitari in materia di R&I: con il completamento del ciclo decennale della Strategia di Lisbona, e sulla base di risultati e limiti registrati nel decennio

precedente, le Istituzioni europee e gli SM danno avvio al dibattito che porterà alla nota strategia “Europa 2020” per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva [COM(2010) 2020] e alla successiva iniziativa faro dell’UE “Unione dell’Innovazione” [COM(2010) 546]. La prima si pone l’obiettivo di rafforzare la dimensione sociale e di coniugare in ma- niera efficace e coerente la strategia di ripresa economica, di crescita e occupazione con lo sviluppo sostenibile e l’attenzione per i cambiamenti climatici. La seconda detta i principi guida alla base della creazione di una Unione che poggi non solo su innovazione, R&S e TIC, ma anche su un costante investimento nell’istruzione e sviluppo di competenze, nella mobilità dei ricercatori, nel potenziamento del settore privato e della sua innovatività, nel sostegno a forme di collaborazione partecipata, affinché i sistemi nazionali di conoscenza, ricerca e innovazione si aprano a partner internazionali (Materia, 2012).

La Strategia 2020 sta oggi influenzando fortemente anche le altre politiche comuni- tarie, tra le quali, come si vedrà successivamente, la politica europea per lo sviluppo rurale. Figura 6.1 - Principali tappe dell’evoluzione della politica della r&S europea)

1986 2012