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Il coordinamento interregionale delle politiche della ricerca agraria

l a Promozione e il finanziamento della ricerca

MODELLO SEMI-­‐ACCENTRATO

5.4 Il coordinamento interregionale delle politiche della ricerca agraria

Il notevole investimento delle Regioni in termini di governance risulta ancor più evi- dente a livello sovraregionale: determinante, infatti, appare l’azione di coordinamento ed il ruolo svolto dalla Rete interregionale per la ricerca agraria, forestale, acquacoltura e pe- sca (§ 5.1) nel promuovere e sostenere interventi di interesse comune, armonizzando le pro- cedure e unendo gli sforzi per realizzare una massa critica di tipo conoscitivo e finanziario.

Tale “operatività comune ed uniforme” è finalizzata essenzialmente ad incidere:

- nella definizione delle linee politiche della ricerca agricola e forestale nazionale (PNR

del MIUR e programmi/bandi del MiPAAF);

- nella creazione dello Spazio Europeo della Ricerca e nella definizione dei Programmi

Quadro di ricerca e sviluppo promossi dall’UE.

Per dare un’idea di tale importante ruolo, si evidenzia che il lavoro “in rete” ha con- sentito di raggiungere risultati notevoli e tangibili, sia sul fronte della programmazione che su quello delle procedure di attuazione della ricerca.

Riguardo al primo aspetto, la Rete si è strutturata in Gruppi di Competenza (GC), che si occupano degli aspetti tecnici inerenti vari settori (filiere produttive) o aree disci-

plinari (ambiti tematici)23. A partire dal 2002, tali gruppi – sulla base della domanda che

emerge dai territori rurali regionali – predispongono periodicamente le linee di ricerca da promuovere (le ultime sono contenute nel documento “Obiettivi ed azioni prioritarie di ricerca e sperimentazione individuate dalla Rete interregionale per la ricerca agraria, forestale, acquacoltura e pesca”, relativo al triennio 2010/2012), le quali costituiscono un riferimento non solo per i programmi a carattere interregionale, ma anche per le program- mazioni nazionali del MIUR o del MiPAAF.

Sempre nell’ottica di favorire gli obiettivi programmatici anzidetti ponendo le basi per sviluppare utili sinergie a livello multiregionale, la Rete ha poi promosso la creazione della già citata banca dati della ricerca agricola regionale, messa a punto e gestita dall’I- NEA e rivolta principalmente ai decisori pubblici che formulano le scelte relative a temi, priorità ed entità dei finanziamenti (§ 5.3.3). L’iniziativa, a cui hanno aderito formalmente 15 Regioni, ha consentito di creare un archivio che raccoglie dati sulle ricerche regionali “standardizzati” secondo classificazioni condivise, fornendo anche numerose statistiche

predefinite (multiregionali o per singole Regioni)24.

23 Si tratta, in dettaglio, dei seguenti GC: frutticoltura (compresi agrumi, fragole, piccoli frutti, ecc.); orticoltura (pieno campo e protetta); floricoltura e vivaismo ornamentale; zootecnia e industrie di trasformazione di filiera (compresi foraggicoltura, allevamenti faunistici, ecc.); pesca ed acquacoltura; cerealicoltura; viticoltura ed enolo- gia; olivicoltura ed elaiotecnica; selvicoltura, arboricoltura da legno e prodotti forestali non legnosi; colture indu- striali, officinali e no-food; agricoltura biologica; biodiversità animale e vegetale; biotecnologie animali e vegetali; agricoltura e ambiente.

24 Come è noto, infatti, la descrizione di progetti di ricerca è ricca di elementi qualitativi che, se fossero stati lasciati alla libera interpretazione, non sarebbero poi risultati aggregabili in insiemi coerenti e, quindi, utili ad una analisi complessiva delle informazioni.

La banca dati costituisce quindi un servizio multimediale orientato alla diffusione di informazioni tra le Regioni sulle attività di ricerca agro-alimentare e sulle innovazioni dispo-

nibili, rappresentando così un valido strumento informativo di confronto e coordinamento25.

Riguardo poi alle procedure di attuazione, si cita la partecipazione della Rete, nel 2000, ad un gruppo di lavoro misto (ricercatori-Regioni-MiPAAF) che ha elaborato un im- portante documento su procedure e metodi per la ricerca agraria: quest’ultimo ha costi- tuito un utile riferimento per il successivo D.M. n. 353/2003 “Criteri e procedure per la

gestione della ricerca avanzata per il sistema agricolo”26.

Sempre con riferimento agli aspetti procedurali, la Rete ha colto l’occasione, offerta dai Progetti interregionali – 11 progetti di R&I realizzati dalle Regioni con fondi MiPAAF per circa 10 milioni di euro complessivi, ai sensi della Legge 499/99 (ora non più operante) – per cominciare ad effettuare, con il supporto dell’INEA, una ricognizione periodica delle modalità procedurali di finanziamento della ricerca agraria regionale, finalizzata innanzi- tutto alla predisposizione di bandi uniformi per i progetti anzidetti.

Ciò ha consentito di verificare le modalità comuni di lavoro – ricorso al bando, valu- tazione con esperti esterni, criteri di selezione dei progetti, partecipazione di soggetti pub- blici e privati, cofinanziamento, ecc. – che sono state poi codificate negli “Orientamenti per la gestione di progetti interregionali di innovazione e ricerca” (documento approvato dalla Conferenza delle Regioni e Province Autonome nel 2006), i quali costituiscono oggi il

riferimento per qualsiasi iniziativa di ricerca agraria a carattere interregionale27.

Da tutto quanto detto, emerge un elemento di grande novità nelle varie tipologie di azioni portate avanti dalla Rete, e cioè il fatto che la coesione dei rapporti tra le Regioni si realizza sin dalla fase di pianificazione degli interventi.

25 In particolare, la banca dati risulta utile soprattutto per razionalizzare i processi di definizione della domanda di R&I. Essa, infatti, permette di verificare le tematiche e le attività finanziate a livello regionale, nonché la loro evoluzione (in termini di finanziamenti, obiettivi, ecc.) e gli impatti economici, ambientali e sociali delle innova- zioni previste o sviluppate. Ciò significa, a livello operativo, poter analizzare su quali tipologie di ricerca le Am- ministrazioni regionali indirizzano più di frequente il proprio interesse (evidenziando sovrapposizioni e lacune), individuare tematiche di interesse multiregionale, promuovere ricerche in partenariato tra più Regioni (o tra queste e altri partner pubblici o privati), con effetti positivi sulla qualità della spesa in termini di ampliamento ed approfondimento di conoscenze già disponibili.

26 Per approfondimenti, si veda Vagnozzi et al. (2009).

27 In proposito, si veda il “Documento di intenti delle Regioni e delle Province Autonome per la definizione di obiettivi comuni per iniziative interregionali di ricerca” (Roma, 14 dicembre 2006), che ha dato appunto il “via libera” della Conferenza alla realizzazione di eventuali progetti finanziati con risorse di più Regioni.

riFeriMenti BiBlioGraFiCi

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Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome – Rete Interregionale per la Ricerca Agraria, Forestale, Acquacoltura e Pesca, Documento di intenti delle Regioni e delle Province Autonome per la definizione di obiettivi comuni per inizia- tive interregionali di ricerca, Roma, 14/12/06, 2006.

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SitoGraFia

http://cris.nifa.usda.gov/manual.html