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la gestione ed i contenuti della ricerca agricola regionale

l a Promozione e il finanziamento della ricerca

5.3 la gestione ed i contenuti della ricerca agricola regionale

Per una migliore comprensione delle specificità della ricerca agricola regionale, appa- re utile analizzare i processi di governance che la caratterizzano (modalità di definizione della domanda di R&I, modelli organizzativi e procedure per l’attuazione degli interventi), poiché questi influenzano l’organizzazione progettuale, i contenuti specifici delle ricerche ed il loro grado di rappresentatività delle esigenze dell’utenza.

Allo scopo, si utilizzeranno i dati derivanti dalle indagini INEA sui sistemi regionali di promozione della R&I agraria (2006, 2009 e 2012). Tali indagini vanno a considerare le procedure disciplinate da atti normativi e/o amministrativi (leggi, deliberazioni di giunta, decreti dirigenziali, ecc.) e, in mancanza, quelle derivanti da prassi consolidatesi negli anni, le quali non sono quindi oggetto di specifiche disposizioni regolamentari.

5.3.1 Ricognizione della domanda di ricerca ed innovazione

Un primo importante elemento di analisi delle procedure di governance della ri- cerca agraria regionale riguarda le modalità di ricognizione della domanda di R&I, le cui risultanze costituiscono in genere la base per la redazione di linee guida e/o di quei piani/programmi solitamente già previsti nell’ambito di normative regionali.

Per tale fase, un tempo le Regioni coinvolgevano tradizionalmente soltanto i rappre- sentanti del sistema ricerca, mentre oggi – per poter formulare la domanda di innovazio- ne in maniera più realistica (sulla base cioè di problematiche concretamente esistenti e sufficientemente sentite a livello territoriale) – è stato quasi dappertutto organizzato un

processo “partecipato” che prevede un confronto con molti più soggetti, aventi un ruolo ed

una funzione diversa a seconda delle Regioni5.

Naturalmente, quella dei ricercatori resta la categoria coinvolta in maniera più dif-

fusa e più strutturata6, ma – accanto ad essa – oggi viene consultata una rappresentanza

abbastanza equilibrata di operatori dei servizi di sviluppo regionali e dei sistemi produttivi, quali associazioni/cooperative, organizzazioni professionali, consorzi, distretti e imprese singole (non solo agricole). Negli ultimi anni, poi, in alcune Regioni (quali Toscana, Ba- silicata, Puglia) vengono “sentite” anche le associazioni di consumatori e quelle ambien- taliste, in risposta alle attuali problematiche di sicurezza alimentare e tutela ambientale. Tuttavia, restano ancora molto limitati i rapporti con:

- settori o dipartimenti delle Regioni (o relativi enti di ricerca/sviluppo) diversi da

quelli competenti per la ricerca ed i servizi in agricoltura, il che evidenzia una per- sistente difficoltà di coordinamento tra soggetti appartenenti alla stessa istituzione regionale;

- istituzioni governative nazionali (es. MiPAAF, MIUR) ed istituti di ricerca nazionali di

eccellenza, da cui potrebbero derivare nuove possibilità di studio (anche in contesti internazionali);

- amministrazioni locali (es. Province, Comuni) o soggetti di sviluppo territoriale (es.

GAL) che sarebbe invece utile consultare per tener conto delle diverse istanze della società.

Il coinvolgimento di una vasta gamma di soggetti, poi, ha comportato il naturale ri- corso ad una combinazione di più strumenti nelle varie Regioni. Oltre a quelli più informali (incontri e riunioni periodiche) o tradizionali (conferenze o seminari tematici), sono ora- mai diffusamente utilizzati anche soluzioni di consultazione o di confronto/concertazione (comitati tecnico-scientifici, tavoli), ma anche strumenti meno tradizionali, quali manife- stazioni di interesse o focus group (come per esempio in Lombardia, Piemonte, Toscana, Veneto, Puglia e Sicilia). Ancora poco diffusi, invece, sono gli strumenti interattivi on-line (forum, comunità di pratiche, ecc.).

Tra gli strumenti utilizzati per la programmazione degli interventi di ricerca, è poi quasi sempre presente il riferimento a documenti di programmazione esistenti (in gran parte regionali), mentre ancora in pochi casi (es. Puglia, Sicilia e Valle d’Aosta) si ricorre ad analisi periodiche del fabbisogno di ricerca (lavori scientifici di indagine).

La definizione dei contenuti della domanda di ricerca è quindi spesso legata esclusi- vamente ai momenti della redazione di piani e programmi (e/o dei relativi bandi). Pertanto, i risultati del processo vanno solitamente ad interessare la formulazione delle tematiche

5 In alcuni casi, come ad esempio in Campania e nella P.A. di Trento, la condivisione delle scelte programmatiche tra più soggetti

avviene all’interno di enti di ricerca regionali (o a partecipazione regionale) con organi assembleari o di gestione compositi e rappresentativi di tipologie di soggetti diversi rispetto alla struttura regionale finanziatrice (es. ricercatori, SSA, organizzazioni di produttori, OOPP, ecc.).

Nel modello dell’Emilia-Romagna, invece, la ricognizione della domanda di R&I viene effettuata da enti esterni alla Regione – i cosiddetti “Enti organizzatori della ricerca” – come il Centro Ricerche Produzioni Vegetali (CRPV) e il Centro Ricerche Produ- zioni Animali (CRPA). Si tratta di enti di diritto privato con compagine societaria mista (pubblico-privata), i quali svolgono tale attività nell’ambito di specifici progetti annuali sostenuti dal contributo regionale e, in modo analogo, realizzano anche le azioni di trasferimento dei risultati della ricerca.

6 Tra le motivazioni della “storica” predominanza della ricerca sulle altre componenti del Sistema della Conoscenza in Agricol- tura (consulenza e formazione), si possono individuare il ruolo prestigioso riconosciuto a tale componente e la sua maggiore strutturazione. Tuttavia, come si vedrà più avanti, la tendenza a ridimensionare il ruolo della ricerca negli obiettivi di sviluppo economico-sociale dell’SCA, è visibile anche nelle modificazioni che, a partire soprattutto dalla seconda metà degli anni 2000, le Regioni hanno imposto allo strumento tipico della ricerca – ossia al progetto di studio – per tentare formule diverse di attuazione che ne garantissero una maggiore efficacia (Vagnozzi A., 2012).

specifiche da finanziare, ossia l’individuazione del “dettaglio” in un quadro più generale già definito, e comunque vincolante, rappresentato dalle linee politiche di sviluppo regionale

e dai relativi programmi7.

5.3.2 Modelli organizzativi e procedure per l’attuazione degli interventi

In merito ai modelli ed alle procedure di attuazione degli interventi nel campo della ricerca agro-alimentare, le Regioni e Province Autonome presentano situazioni veramente molto differenziate. Tuttavia, sulla base del grado di coinvolgimento dell’istituzione regio- nale nella realizzazione delle ricerche, si possono distinguere essenzialmente due situazio- ni, spesso coesistenti (figura 5.1):

a) coinvolgimento più o meno diretto, attraverso l’adesione e partecipazione ad enti (consorzi, associazioni, ecc.) che associano organismi di ricerca pubblici e priva- ti (“modello semi-accentrato”) oppure attraverso propri enti strumentali, finanziati

parzialmente o totalmente dalla Regione o dalla P.A. (“modello accentrato”8), in ge-

nere sulla base di un programma di interventi da approvare (oltre che per rispondere a particolari esigenze);

b) affidamento delle attività di ricerca a strutture esterne (“modello decentrato”), in maggioranza pubbliche, ma anche private.

Figura 5.1 - modelli organizzativi per la realizzazione delle attività di ricerca regionaliFig. 5.1 - Modelli organizzativi per la realizzazione delle attività di ricerca regionali

                           

Fonte: Indagine INEA sui sistemi regionali di promozione della R&I agraria, 2012.

 

             MODELLO          DECENTRATO   Emilia-­‐Romagna,  Toscana,  Umbria,  Lazio,     Campania  (Ass.  Ricerca),  Puglia  e  Calabria  

                 MODELLO        ACCENTRATO   Bolzano,  V.  D’Aosta,  Lombardia,   Piemonte  (Dir.  Foreste),  Trento,   Veneto,  Friuli,  Liguria,  Marche,   Molise,  Abruzzo,  Basilicata,  

Sicilia  e  Sardegna  

   

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