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l a Politica di r icerca e S viluPPo in ambito euroPeo :

1986 2012 Atto Unico

6.3 la ricerca e innovazione in ambito agricolo, alimentare e rurale

6.3.2 Gli strumenti di finanziamento

La politica europea per la ricerca in ambito agricolo, agro-alimentare, agro-ambien- tale, forestale, per la pesca e l’acquacoltura, a partire soprattutto dal 2000, ha avuto a disposizione e dispone ancora di una serie di strumenti finanziari che, pur non essendo specifici per l’ambito considerato, risultano molto numerosi e, quindi, nel loro complesso rilevanti.

Fra questi, i Programmi quadro (PQ) rappresentano sin dagli anni ’80 le colonne portanti, il principale strumento attraverso cui l’UE partecipa e supporta, come già detto, la ricerca in tutti i campi.

L’evoluzione dei PQ nel tempo è segnata dal fatto che la forte influenza del settore industriale degli anni ’80 lascia gradualmente il posto alle tematiche ambientali e allo svi- luppo delle risorse umane, soprattutto a partire dal 3° PQ (1991-1994). Quest’ultimo vede anche l’introduzione di azioni specifiche per le PMI, che trovano poi un maggiore spazio nel 4° PQ (1994-1998), mediante il quale viene posta l’enfasi anche sull’impatto socio- economico della ricerca. Tale aspetto assume poi una importanza via via crescente anche con il 5° (1998-2002), il 6° (2002-2006) ed il 7° PQ (2007-2013). Il PQ “tipo moderno” punta a favorire la cooperazione tra i vari Paesi per aumentarne l’eccellenza scientifica e la competitività: in particolare, esso prevede che ciascun progetto coinvolga partner pub- blici e privati di diverse nazionalità, così da avere obiettivi o interessi comuni e ricadute socio-economiche e ambientali in più aree geografiche. A partire dal 7° PQ 2007-2013, poi, vengono anche lasciati maggiori margini di libertà ai ricercatori nel proporre le loro idee sulla “ricerca di frontiera” (§ 6.3.3).

Pur avendo subìto una evidente evoluzione nel tempo, comunque, tutti i PQ risultano essenzialmente strutturati in priorità strategiche (ognuna focalizzata su determinate aree scientifiche e tecnologiche) e in interventi a carattere orizzontale, contenenti misure di supporto alle priorità individuate.

Oltre a ciò, esistono anche i Programmi di intervento nazionali e regionali. Si tratta di strumenti attivi negli SM dell’Unione grazie ai Fondi Strutturali (e, quindi, finalizzati alla coesione regionale europea) che, a seconda dei casi, possono essere gestiti da ammini- strazioni nazionali o regionali.

Al riguardo, per l’Italia, si fa cenno alla presenza di 21 Programmi di intervento delle

Regioni o delle P.A. (gli attuali PO regionali14) in cui sono presenti, pur se in forma abba-

stanza residuale, misure finanziate dal FESR a supporto della R&I in tutti i settori (§ 6.4.1). Accanto a tali strumenti, le Regioni dispongono anche dei Programmi di Sviluppo Ru- rale (PSR), in cui è prevista la possibilità di sostenere interventi per l’innovazione in tale settore (attualmente mediante il fondo FEASR, in sostituzione del precedente FEOGA), con un’enfasi maggiore soprattutto a partire dalla fase 2007-2013 (§ 6.4.2).

Tuttavia, misure per la R&I figurano in misura decisamente più imponente nei Pro- grammi Operativi Nazionali (PON) dedicati alle Regioni in ritardo di sviluppo, all’interno dei quali esse godono del sostegno del FERS. Il riferimento è al PON “Ricerca, Sviluppo tecnologico ed Alta Formazione” 2000-2006, che riserva uno spazio importante all’am- bito agricolo ed agroindustriale, nonché al PON “Ricerca e competitività” 2007-2013, in cui tale ambito viene indicato tra le aree scientifico-tecnologiche di valenza strategica per la transizione verso un’economia della conoscenza (§ 6.4.1).

Uno strumento innovativo cofinanziato dal FESR, introdotto e applicato nella fase

di programmazione 2000-2006 [COM(2001) 60],è costituito dai Programmi Regionali di

Azioni Innovative (PRAI). Si tratta di piani finalizzati a permettere alle regioni europee – ed, in particolare, a partenariati e reti di cooperazione tra imprese, università, enti di ricerca, centri di servizi, enti locali, ecc. – di sperimentare innovazioni che, caratterizzan- dosi per un elevato grado di sofisticazione ed un alto rischio, restano di solito inesplorate nell’ambito dei tradizionali programmi finanziati dal FESR stesso (es. PO, Interreg). I PRAI non sono stati tuttavia riproposti come programmi a sé nella fase di programmazione 2007- 2013, poiché l’inserimento di azioni innovative è stato previsto nella più generale program- mazione dei FS (programmi di intervento regionali), in una logica di economia gestionale e, soprattutto, di integrazione tra la politica per l’innovazione e la politica di coesione co- munitaria (§ 6.2). I principi di fondo di tali strumenti restano tuttavia validi.

Concepita, allo stesso modo dei PRAI, ossia per supportare e valorizzare l’azione dei FS, Interreg nasce come iniziativa comunitaria di cooperazione volta a promuovere lo svi-

luppo regionale integrato a livello europeo15. In particolare, allo scopo di estendere in tutta

Europa il valore aggiunto degli interventi comunitari attuati nelle singole regioni europee, Interreg assicura il sostegno del FESR ad attività di cooperazione e scambio di esperienze in vari settori, contemplando anche iniziative di condivisione delle risorse umane e delle infrastrutture di R&S, nonché azioni comuni per la ricerca nel campo della gestione delle risorse ambientali ed attività di trasferimento tecnologico.

Tipici strumenti di cooperazione tra Paesi in prevalenza dell’UE (ma non solo) sono invece rappresentati da COST ed EUREKA: il primo è teso a coinvolgere istituti e centri di ricerca, il secondo istituzioni di ricerca ed industrie. In particolare, l’iniziativa COST (European Cooperation in Science and Technology), operante oramai da circa 40 anni, ha rappresentato fino all’introduzione del 6° PQ 2002-2006 il principale riferimento per il coordinamento dei programmi finanziati dai vari Stati partecipanti, consentendo così la 14 Prima della fase 2007-13 (ossia nei periodi di programmazione 1989-93, 1994-99 e 2000-06), i suddetti programmi

si distinguevano in: POR (Programmi Operativi Regionali) per le Regioni Obiettivo 1 (ossia quelle in ritardo di sviluppo) e DocUP (Documenti Unici di Programmazione) per le Regioni fuori Obiettivo 1.

15 Interreg prende avvio con il periodo di programmazione 1989-93 (Interreg I), per poi proseguire nel 1994-99 (In- terreg II), nel 2000-06 (Interreg III) ed, infine, nel 2007-13 (Interreg IV), mentre viene confermato anche per la fase 2014-20. Tuttavia, a partire dal 2007, non costituisce più un’iniziativa comunitaria “di accompagnamento” all’azione dei FS, poiché la “cooperazione territoriale” viene individuata come una delle priorità su cui concen- trare l’intervento dell’UE nella sua politica regionale, perdendo quella logica “di sperimentazione” propria delle iniziative comunitarie e ricevendo, di conseguenza, risorse finanziarie maggiori rispetto alle fasi precedenti.

creazione di una rete di oltre 30.000 ricercatori europei ed extra-europei per progetti che spaziano nei settori più vari (Unione Europea, 2004; COST Office, 2009). L’iniziativa EU- REKA (Pan-european network for market-oriented, industrial R&D) rappresenta invece un organizzazione intergovernativa specificamente dedicata al coordinamento tra la ricerca industriale e quella tecnico-scientifica, con lo scopo di migliorare il grado di competitività delle imprese europee.

Infine, il Programma LIFE è invece uno strumento specifico per lo sviluppo e l’at- tuazione della politica ambientale comunitaria e, come tale, interessa anche le questioni

agro-ambientali16. In tale ambito, esso finanzia tra l’altro progetti di ricerca, in gran parte

di natura dimostrativa o pilota, orientati a sperimentare su vasta scala soluzioni innovative che diano risultati pratici e concreti per colmare la lacuna esistente tra i risultati della R&S e la loro limitata applicazione.