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Tipologia e contenuti della ricerca agricola regionale

l a Promozione e il finanziamento della ricerca

MODELLO SEMI-­‐ACCENTRATO

5.3.3 Tipologia e contenuti della ricerca agricola regionale

Per le informazioni sui contenuti dei progetti finanziati dalle Regioni, si fa riferimen- to all’archivio INEA sulla ricerca agricola regionale, la cui creazione è stata promossa dalla citata Rete interregionale (§§ 5.1 e 5.4) e nella quale sono al momento censite, descritte e classificate oltre 1.700 ricerche finanziate da 12 Regioni italiane (tabella 5.5).

Pur considerando che il periodo di riferimento è molto variabile da Regione a Re- gione (a causa dei differenti periodi di adesione delle stesse all’iniziativa della banca dati o di specifiche esigenze delle amministrazioni interessate), quasi il 75% del totale delle ricerche presenti in archivio è riferibile soltanto a cinque Regioni (Emilia-Romagna, Lom- bardia, Piemonte, Sicilia e Toscana).

Inoltre, la tabella mostra che il sostegno regionale alla ricerca agraria è concentrato su attività di tipo “applicato/orientato” (66%) o di “sperimentazione” (52%), finalizzate a concrete applicazioni per rispondere a bisogni specifici di imprese/territori e, quindi, stret-

tamente interrelate alle politiche regionali di sviluppo dell’agricoltura12. Coerentemente

11 Né appare funzionale allo scopo l’obbligo, presente nei bandi di alcune Regioni, di descrivere la modalità di mo- nitoraggio interno al progetto: infatti, ciò rappresenta più che altro un (pur utile) esercizio per i ricercatori sulla programmazione degli aspetti gestionali della ricerca, ma tale procedura – non essendo poi soggetta ad alcuna verifica esterna – finisce con l’essere trascurata durante la fase di attuazione della ricerca stessa.

12 Conferma di ciò viene data dall’elevato numero di ricerche che risultano coerenti con gli obiettivi dei PSR regionali, ed in particolare con quelli dell’Asse 1 (competitività) e, soprattutto, dell’Asse 2 (ambiente). Per approfondimenti, si veda, a tal proposito, Di Paolo et al. (2010).

con tale dato, ben il 64% delle ricerche rilevate prevede al suo interno la fase della dimo- strazione e/o divulgazione, in aggiunta o in alternativa alla fase di collaudo dei risultati. tabella 5.5 - ricerche regionali finanziate e loro tipologia

reGIone Anni di riferimento delle ricerche numero ricerche tipologia(*)

di base applicate sperimentali

abruzzo 2005-2010 78 0 27 52 Basilicata 1995-2010 79 3 21 62 Campania 2002-2009 80 1 63 52 emilia-romagna 2000-2004 245 0 157 88 Friuli 1999-2011 67 8 46 35 lazio 2005-2007 21 1 0 20 lombardia 1999-2009 151 0 122 56 piemonte 2002-2010 344 2 289 182 puglia 1997-2008 107 1 11 96 Sicilia 1999-2010 246 10 183 141 toscana 1997-2010 201 9 137 83 Veneto 2000-2009 104 0 88 23 totali 1.723 35 1.144 890

(*) Secondo le definizioni del Manuale di Frascati (OECD, 2002), ossia: ricerche “di base” (attività teoriche o sperimentali che apportano nuova conoscenza senza implicare alcuna particolare applicazione); “applicate” (aventi l’obiettivo di acqui- sire nuovo sapere mirante ad uno specifico e pratico scopo); “sperimentali” (attività di approfondimento che si basano su conoscenze già acquisite per produrre nuovi prodotti, processi e servizi o per apportare miglioramenti a quelli esistenti). È evidente che ciascun progetto può prevedere al suo interno più tipologie di attività di ricerca. Per questo la banca dati consente una scelta multipla e, quindi, la somma delle ricerche risultanti per le tre categorie è superiore al numero totale dei progetti presenti in archivio.

Fonte: Banca dati INEA della ricerca agricola regionale.

Secondo gli ambiti disciplinari NABs13, le categorie che interessano il maggior nu-

mero di ricerche regionali sono quelle riferibili ai “Prodotti vegetali” (40,8% del totale) e

alle “Ricerche a carattere generale” (28,3%)14. Seguono poi, con un notevole scarto, gli

studi sui “Prodotti Animali” (8,6%) e sulle “Tecnologie agroalimentari” (5,2%), nonché un gruppo di progetti che si distribuisce in maniera più o meno uniforme su vari argomenti,

con una quota intorno al 3% per ciascuna categoria15.

13 La classificazione NABs (“Nomenclature for the Analysis and comparison of scientific programmes and Budgets”) è utilizzata nelle statistiche ufficiali dall’ISTAT e dall’EUROSTAT.

Al riguardo, si evidenzia che l’archivio informatico prevede una scelta univoca, ossia una sola voce, per ciascuna ricerca.

14 L’elevato numero di progetti nel gruppo “a carattere generale”, dipende sia dal fatto che le ricerche dell’Emilia- Romagna risultano catalogate tutte secondo tale categoria (a causa di un problema tecnico legato al trasferimento informatico dei dati dal preesistente archivio regionale a quello INEA), sia dal fatto che quest’ultima comprende un’ampia gamma di argomenti, non essendo previsti codici NABs specifici per le tematiche di politica ed economia agraria, ambiente e valorizzazione delle risorse territoriali.

15 Il riferimento è alle “Scienze agrarie” e alle “Altre ricerche sulla produzione e tecnologia agricola” (3,6%, rispetti- vamente), alla “Pesca e piscicoltura” (3,2%), nonché alla “Silvicoltura ed industria del legno” (2,9%). Il resto delle ricerche riguarda la “Nutrizione e l’igiene alimentare” (2,3%), la “Medicina veterinaria” (0,9%) e la “Fabbricazione di prodotti dell’industria alimentare e delle bevande” (0,5%).

Secondo poi la più dettagliata classificazione CRIS, che evidenzia le problematiche

a cui i progetti tendono a dare soluzione (figura 5.2)16, gli obiettivi perseguiti con maggiore

frequenza sono costituiti dallo “sviluppo di nuovi prodotti/processi e miglioramento del- la qualità dei prodotti” (che interessa il 37% del totale delle ricerche, presenti soprattutto in Piemonte e Sicilia), nonché dall’“offerta di prodotti agricoli, forestali e ittici a costi di produzione decrescenti” (che riguarda il 32% circa, soprattutto in Sicilia).

A seguire si ritrovano: la “gestione equilibrata delle risorse naturali da parte di agricoltura, forestazione, pesca ed acquacoltura” (quasi il 20%, prevalentemente in To- scana e Sicilia) e la “protezione delle coltivazioni e degli allevamenti zootecnici ed ittici e delle foreste da malattie, insetti ed altri nemici” (oltre 17%, soprattutto in Piemonte), mentre le aree problema meno indagate sono quelle riferibili agli aspetti economici, politici

e sociali17.

Nel complesso, è possibile concludere che, pur confermandosi l’importanza di temi di ricerca tradizionali, quali quelli dell’abbattimento dei costi di produzione e della difesa di colture/allevamenti dalle malattie, negli ultimi anni hanno assunto un ruolo più rilevan- te ulteriori problematiche, quali quelle relative alla qualità delle produzioni, alla salvaguar- dia ambientale ed allo sviluppo sostenibile.

Figura 5.2 - Contenuti delle ricerche regionali (numero progetti interessati dalle aree- problema CrIS) Risorse naturali (338) Difesa e sanità (299) Riduzione costi di produzione (543) Nuovi prodotti/processi e qualità (640) Mercati e competitività (70) Salute e nutrizione (111) Sviluppo rurale (94)

Sistema della conoscenza (60)

Fonte: Banca dati INEA sulla ricerca agricola regionale.

Riguardo ai risultati conseguiti dalle ricerche concluse (le quali rappresentano il 76% circa di quelle totali presenti in archivio), essi attengono soprattutto ad innovazioni di processo (per il 46% circa) e di prodotto-processo (per il 32% quasi) e, solo per la quota 16 La classificazione CRIS (“Current Research Information System”) adottata nella banca dati è stata mutuata – adattandola alle problematiche specifiche dell’agricoltura italiana – dalla Revisione VI (1998-2004) del Manuale di classificazione delle ricerche agricole e forestali utilizzato per la banca dati gestita dall’USDA (Dipartimento americano per l’agricoltura).

In proposito, si sottolinea che l’archivio informatico consente la scelta di più voci per ciascun progetto ed è per questo che la somma delle percentuali indicate supera il 100%.

17 Il riferimento è alla “protezione della salute e miglioramento della nutrizione dei consumatori” (oltre il 6%, so- prattutto in Campania, Sicilia e Piemonte), alla “promozione dello sviluppo economico, sociale e ambientale delle popolazioni rurali” (oltre il 5%, più evidente in Abruzzo e Toscana), al “miglioramento dell’efficienza dei mercati e assistenza ai Paesi terzi e ai PVS” (4%, soprattutto in Sicilia) ed, infine, al “potenziamento del sistema per la conoscenza in agricoltura” (oltre il 3%, soprattutto in Toscana, Sicilia e Campania).

residua, riguardano innovazioni di prodotto (oltre il 22%)18. In coerenza con gli obiettivi prescelti, i risultati ottenuti investono sostanzialmente il campo agronomico (riguardando quasi il 37% delle ricerche), tecnico-produttivo (oltre il 21%) e biologico (circa il 14%), ma anche la genetica e la zootecnia (con una quota di ricerche pari ad oltre il 7% per ciascuno dei due ambiti), gli aspetti organizzativo-gestionali e la biochimica (quasi il 6%, rispettiva-

mente), nonché le nuove tecnologie (oltre il 5%)19.

La banca dati consente anche di rilevare l’impatto economico ed ambientale-sociale connesso alle innovazioni realizzate. Riguardo al primo aspetto, è interessante sottolineare che oltre l’80% delle ricerche ha sviluppato innovazioni finalizzate al miglioramento qua- litativo del prodotto, mentre con notevole scarto si ritrovano risultati tesi all’incremento della produzione unitaria (presenti in oltre il 16% dei progetti), alla riduzione dei costi di produzione (circa il 13% delle ricerche) o alla riduzione del rischio di impresa (oltre il 10%

dei progetti)20. Dal punto di vista sociale ed ambientale, gli impatti più frequenti sono rap-

presentati dalla tutela della biodiversità (che si ritrova in quasi il 24% delle ricerche), dalla salute dei consumatori (circa il 21%) e dalla valorizzazione dei paesaggi e territori (oltre il 17%), mentre a seguire si ritrovano la tutela del suolo (circa il 7%), la qualità delle acque e

il risparmio energetico (oltre il 4%, rispettivamente)21.

Per quanto concerne le diverse forme con cui si preferisce presentare i risultati otte- nuti, esse sono in prevalenza quelle “classiche”, quali “rapporti e manuali” (che si ritro- vano nel 46% circa delle ricerche, soprattutto piemontesi) e le “pubblicazioni” (in oltre il 34% degli studi, specialmente siciliani e piemontesi), mentre la produzione di “protocolli e disciplinari” interessa il 13% dell’universo, per essere seguita in minor misura da “sele- zioni” (oltre il 5%) ed, infine, da “database e software”, “mappe e cartografie”, “modelli e piani”, “formulazioni” e “prototipi”.

Le metodologie impiegate per il trasferimento dei risultati22 sono rappresentate

essenzialmente da iniziative di informazione, attuate da oltre i 3/4 dei progetti (soprattutto piemontesi, pugliesi e siciliani), mentre solo il 10% circa di essi ha “messo in campo” atti- vità dimostrative. In crescita, negli ultimi anni, appaiono le attività di formazione, realiz- zate da quasi il 9% delle ricerche. Alla consulenza ed al collaudo, infine, non si ricorre in maniera significativa, se non in un numero molto esiguo di ricerche.

18 Ad eccezione che per tutte le altre classificazioni dei risultati, quella che distingue innovazioni di prodotto, di pro- cesso o di processo-prodotto, consente soltanto una scelta univoca, per cui è stato possibile indicare la percentuale dei risultati per categoria in rapporto ai risultati totali presenti in archivio (1.497), con una somma complessiva pari quindi al 100%.

Invece, riguardo alle successive classificazioni delle innovazioni ottenute (caratteristiche tecniche, impatti pro- duttivi ed economici, impatti ambientali e sociali, forme di presentazione), la banca dati permette scelte multiple per ciascuna di esse, per cui ogni percentuale è stata calcolata in rapporto ai 1.723 progetti esistenti in archivio, esprimendo quindi la quantità di ricerche che presenta una data tipologia di innovazioni. Tuttavia, tali percen- tuali possono risultare sovrastimate, poiché lo strumento dà la possibilità di indicare più innovazioni per ogni progetto.

19 Meno frequenti sono le innovazioni “chimiche”, “per la trasformazione”, “per la programmazione delle politiche”, “biotecnologiche” e “informatiche” (con delle quote che ruotano attorno al 3% delle ricerche per ognuno di tali am- biti) e, ancor meno ricorrenti, sono le innovazioni “per la distribuzione” (2% circa delle ricerche).

20 Si evidenzia, tuttavia, che lo stesso scarto tra i due ambiti “qualità” e costi” non è presente quando si considerano i contenuti e gli obiettivi definiti in fase di programmazione delle ricerche (aree-problema CRIS).

21 Decisamente meno frequenti sono le innovazioni con impatti positivi in termini di risparmio idrico, sicurezza sul lavoro e qualità dell’aria (con quote che, per ognuno di tali ambiti, ruotano attorno al 2% delle ricerche presenti in archivio), nonostante l’attualità e la rilevanza di tali temi.

22 Le diverse metodologie indicate (informazione, dimostrazione, formazione, consulenza e collaudo) derivano dalla classificazione degli strumenti di trasferimento inseriti in archivio secondo la loro rispondenza a tali metodi di divulgazione, con possibilità di scelta multipla (per cui i valori sopra riportati sono stati calcolati in rapporto ai progetti totali presenti in banca dati). In proposito, va sottolineato che l’archivio prevede la possibilità di inserire più strumenti di trasferimento per ogni progetto e, pertanto, le percentuali indicate possono risultare sovrastimate.