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l a ricerca agricola in italia :

Il 21 dicembre 2000 viene approvato dal CIPE il primo Programma Nazionale della Ricerca che è stato preceduto da un’analisi del sistema ricerca italiano e da una verifica

2.3. Il sistema della ricerca agricola in Italia

2.3.2 L’attuale struttura del SNRA

L’origine del sistema nazionale di ricerca può essere collocata storicamente già in- torno metà del 19° secolo, sulla scia delle informazioni che nel frattempo circolano circa sistemi di ricerca che nascono in tutta Europa. Prende avvio per merito dell’azione di persone che, operando in determinati luoghi in Italia, cercano di implementare iniziative locali che possano costituire fattori di crescita e sviluppo delle attività agricole (Casati,

1997)28. Da qui derivano alcune caratteristiche del sistema nazionale di ricerca agricola

italiano che si sono conservate fino all’intero Novecento e che tuttora si riscontrano: una vasta distribuzione sull’intero territorio (in origine alquanto irregolare), un forte legame con le peculiarità produttive tipiche delle aree in cui si trovano le strutture di ricerca, la rilevante presenza di un sistema di università nel campo della ricerca; la mancanza di un coordinamento coerente tra le diverse componenti del sistema stesso.

Di fatto, la ricerca pubblica agricola italiana presenta una struttura particolarmente complessa ed articolata che sfugge ad una visione tipica di “sistema organico”. Risulta attualmente frammentata tra diversi attori, soggetti attuatori ed istituzioni promotrici, dif- fusi peraltro sull’intero territorio nazionale, e numerose iniziative programmatiche che sembrano mancare di un effettivo coordinamento centrale (Materia, 2011 e 2012b). La consistenza di questo “sistema ricerca” è stimabile (con una certa approssimazione) in

quasi 3.200 addetti tra ricercatori, tecnologi e tecnici di ruolo29.

Sul piano nazionale (figura 2.3) è possibile distinguere tra soggetti che finanziano e programmano la ricerca e soggetti che la realizzano attivamente. I primi sono rappresen-

27 Si rimanda al capitolo 1, Parte I del presente Rapporto.

28 A questi individui si deve anche l’istituzione dei centri di diffusione della ricerca agricola: consapevoli delle diffi- coltà che l’agricoltura incontrava in un’area specifica, infatti, tali soggetti cercavano di porvi soluzione diffonden- do sia le informazioni agricole ottenute dalle attività di ricerca condotte in quella stessa area, sia le conoscenze ottenute da studi condotti in altri paesi, prendendo contatto con i ricercatori e gli esperti di questi paesi (Casati, 1997). Un simile modello di diffusione raggiunse l’apice del successo tra fine ’800 e primi ’900, con la creazione del- la figura del Visiting Professor of Agriculture. Se, da un lato, questa figura rappresentò per lungo tempo anche per il mondo agricolo italiano un esempio positivo da seguire, dall’altro, alla sua progressiva scomparsa fece seguito la creazione di una rete di supporto basata sulla ricerca, sperimentazione, e informazione al cui capo era lo Stato (per tramite dell’allora Ministero dell’Agricoltura), ma nella quale nel tempo il flusso di scambio tra domanda e of- ferta tendeva a limitarsi, esaurirsi, lasciando piuttosto spazio a una relazione meno spontanea e più burocratica. A partire dal periodo a cavallo tra le due guerre, infatti, lo Stato diviene sempre più presente nelle organizzazioni di ricerca, e comincia a crescere sempre più il distacco tra queste e gli utilizzatori finali del loro lavoro, gli agri- coltori (Casati, 1997). In questa fase il comincia ad intravvedersi un sistema di ricerca con carattere sempre più istituzionale.

tati principalmente dal MiPAAF e dal MIUR30. I secondi sono invece le strutture adibite alla ricerca vigilate e finanziate dai Ministeri.

Tali strutture possono essere ricondotte a tre principali blocchi (o componenti) del sistema.

Una prima componente è costituita dalle Università, finanziate e vigilate dal MIUR31.

Si contano attualmente 14 Facoltà di Medicina veterinaria e 24 Facoltà di Agraria. Pren- dendo a riferimento i settori scientifici disciplinari afferenti l’Area 07 “Scienze agrarie e veterinarie” (Decreto ministeriale 4 ottobre 2000 dal titolo “Settori scientifici disciplina-

ri”, Allegato A32), è possibile quantificare le unità riconducibili al “personale di ricerca” su

circa 2.990 unità (docenti ordinari e associati, ricercatori), di cui 1.332 sono ricercatori universitari (dati MIUR, 2011).

Una seconda componente del sistema ricerca è il Consiglio nazionale delle ricerche

(CNR)33, supportato e vigilato dal MIUR; realizza ricerca in tutti i campi del sapere, com-

presa l’agricoltura34. Le attività di pianificazione, coordinamento e controllo sono gestite in

particolare dal Dipartimento Agroalimentare del CNR attraverso 21 istituti presenti sull’in- tero territorio nazionale, con il coinvolgimento totale di più di 630 unità di personale (382 tra ricercatori e tecnologi) assunte a tempo indeterminato e 270 unità di personale assunte a tempo determinato (dati 2010).

Un terzo blocco del SNRA è rappresentato dagli Enti Pubblici di Ricerca (EPR)35 vigi-

lati dal MiPAAF (in virtù del Decreto legislativo n. 454 del 1999)36, le cui strutture princi-

pali sono riconducibili rispettivamente a: l’Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA);

l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN)37; il Consiglio per

la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (CRA). Mediamente nell’ultimo triennio

30 In realtà, alcune attività di ricerca agricola sono finanziate e gestite anche da altri Ministeri, quali il Ministero dello Sviluppo economico, il Ministero della Salute e il Ministero dell’Ambiente, che supportano studi su tematiche strettamente connesse alla loro missione: salute umana, sicurezza alimentare, lavoro ecc.; tuttavia si tratta di un impegno relativamente residuale.

31 Per approfondimenti si rimanda al capitolo 2, Parte II.

32 Successivamente modificato dal D.M. 18 marzo 2005 dal titolo “Modificazioni agli allegati B e D al D.M. 4 ottobre 2000, concernente rideterminazione e aggiornamento dei settori scientifico-disciplinari e definizione delle relative declaratorie”.

33 Per approfondimenti, si rimanda ai capitoli 3, 4 e 5, Parte II.

34 Sebbene in passato il CNR finanziasse direttamente la ricerca agricola e avesse un ruolo di programmazione, oggi utilizza quasi esclusivamente fondi esterni provenienti dal MIUR o da altri Ministeri.

35 Importante sottolineare la differenza con gli Enti pubblici economici: questi sono dotati di propri personalità giu- ridica, patrimonio e personale dipendente. Secondo il diritto, hanno ad oggetto esclusivo o principale l’esercizio di una impresa commerciale, e sono separati dall’apparato burocratico della Pubblica amministrazione, sebbene gli organi di vertice siano comunque nominati in tutto o in parte dai Ministeri competenti per il settore in cui l’ente opera. A detti ministeri spetta peraltro anche il potere di indirizzo generale e di vigilanza. Per ciò che attiene la materia agraria, uno dei principali enti pubblici economici è l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA). L’ente è contemplato dal decreto n. 419/1999, che disciplina il riordino del sistema degli enti pubblici nazionali, e per statuto è chiamato a svolgere anche attività di ricerca.

36 La vigilanza che il MiPAAF esercita su INEA, INRAN, CRA riguarda numerosi aspetti di funzionamento e ope- ratività degli stessi enti, in particolare: materia amministrativa e di bilancio; statuti e regolamenti istitutivi; regolamenti riguardanti l’organico, la eventuale ristrutturazione di uffici e le strutture competenti; regolamenti di contabilità. Sono sottoposti a vigilanza del ministero, ad ogni modo, anche i processi di nomina degli organi (ad esempio, il presidente di un ente di ricerca), nonché la retribuzione loro spettante. Inoltre, il Ministero, sulla base del programma pluriennale (o annuale) di ricerca che gli enti di ricerca INEA e INRAN (ma anche CRA) sono chiamati a redigere secondo il dettato del decreto n. 454/1999, valuta e stabilisce il loro eventuale fabbisogno di personale di ricerca.

37 Nell’ambito del Decreto legge n. 95 del 6 luglio 2012 sulla “Spending review” convertito in Legge n.135/2012, l’INRAN è stato soppresso e le sue competenze, strutture e risorse umane sono state assegnate in parte al CRA e in parte all’Ente Risi. Tale disposto è stato modificato successivamente nell’ambito della legge 228 del 24/12/2012 (legge di stabilità 2013) prevedendo il totale accorpamento dell’INRAN nel CRA.

tali enti hanno impiegato circa 1.200 unità di personale di cui circa 400 ricercatori ai vari

livelli di carriera38.

Oltre ai Ministeri, il sistema di ricerca agricola pubblico nazionale si avvale del fi- nanziamento delle Regioni, il cui ruolo nel settore è divenuto crescente a partire dalla cita- ta modifica del Titolo V della Costituzione (2001) e in conseguenza di importanti stimoli di contesto (decentramento amministrativo, riduzione generalizzata delle risorse finanziarie,

norme comunitarie sugli aiuti di stato)39.

Il maggior coinvolgimento delle Regioni si è esplicato nella legiferazione specifica sul tema e nella autonoma individuazione di finanziamenti ad hoc che hanno portato alla pro- mozione e realizzazione da parte delle stesse di attività di ricerca, finalizzate soprattutto a dare riconoscimento e conto della diversità delle situazioni e dei problemi locali (Materia, 2011).

Le venti Regioni e due Province Autonome attuano la ricerca direttamente o indiret- tamente: alcune Regioni dispongono di proprie strutture di ricerca (ad esempio la Fonda- zione Edmund Mach di San Michele all’Adige a Trento, il CRAB e CReSO in Piemonte, il Centro di sperimentazione agraria e forestale di Laimburg a Bolzano, l’AGRIS in Sardegna, ecc.), altre invece hanno propri programmi di ricerca implementati attraverso strutture nazionali (Università o altre istituzioni pubbliche) situate nei loro territori.

Figura 2.3 - Il SnrA: componenti e legami tra esse

Fonte: elaborazione su OECD (2011).

Il ruolo del privato nella ricerca agricola nazionale, invece, è appannaggio sostan- zialmente di imprese a monte e a valle del processo produttivo (mangimistica, chimica, meccanica ecc.). Le imprese agricole hanno una evidente difficoltà strutturale a realizzare 38 Per approfondimenti, si rimanda ai capitoli 3 e 4, Parte II.

39 Per approfondire ruolo e impegno delle Regioni si veda il capitolo 4, Parte II del presente Rapporto, nonché l’Annua- rio INEA, volume LXII (2009).

ricerca, tuttavia anche da parte delle imprese agroalimentari si verifica un ridotto impe-

gno40.

Tuttavia, le imprese possono essere considerate soggetti del sistema ricerca anche quando non la realizzano attivamente, sia perché soggetti portatori di conoscenza e genera- tori di feed-back sia perché possono costituire imprese leader a cui le altre imprese guarda- no per innovarsi. A tal proposito, dati confortanti sulla capacità di innovare delle imprese agricole condotte da giovani agricoltori provengono dal quinto Rapporto dell’Osservatorio sull’innovazione delle imprese agricole (Agri 2000, 2011). L’impresa agricola “innovativa” risulta essere quella che si avvale di una gestione di tipo “manageriale”, ovvero che supera i vecchi parametri di riferimento quali dimensione, fatturato, ordinamento colturale ed è piuttosto improntata ad un percorso strategico che fa della formazione e dell’organizzazio-

ne aziendale i propri punti di forza (38% del campione esaminato41). I principali ambiti in

cui il profilo “manageriale” di imprenditore risulta aver innovato sono difatti la produzione (per l’89% dei casi), l’organizzazione e gestione aziendale (64%), la commercializzazione dei propri prodotti (52%). Si è stimato che una gestione aziendale improntata alla forma- zione, all’apertura al mercato, al ricorso ad Internet e alle ICT, alla visione strategica e rivolta al futuro del proprio operato, alla creazione di reti di collaborazioni e integrazione con altre imprese abbia comportato una aumento della produzione di più del 30% per ben il 75% del campione. Tra gli obiettivi strategici per il futuro si annoverano, in primis, l’am- pliamento d’azienda, la diversificazione sia produttiva sia dei canali di vendita, la creazione di un marchio (Agri 2000, 2011).

2.3.3 Dinamiche del sistema: programmazione, strumenti e finanziamento