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L’aspetto è da anni oggetto di numerose pubblicazioni, tra le quali vale la pena ricordare i contributi di Böttger (1998), Lehmann (1999), Bubeník (2000), Dickey (2008), Andersen (2009), Kakridis (2009) e Bertinetto e Lentovskaya (2010). La letteratura sull’aspetto polacco è meno voluminosa rispetto alle trattazioni dedicate

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all’aspetto verbale russo, tuttavia è ricca di contributi significativi, di cui uno dei primi risulta essere quello del polonista Sigurd Agrell pubblicato nel 1908. Altri studi altrettanto importanti includono quello di Wierzbicka (1967), Piernikarski (1975), di Antinucci e Gebert (1977), Koschmieder (1987), mentre tra gli studi contrastivi incentrati sull’aspetto possiamo menzionare quello di Kreisberg (1980), Mazzini (2013) relativo alla coppia linguistica italiano-polacco, quello di Kozłowska Raś (1980) riguardante le lingue svedese-polacco, i contributi di Czochralski (1972), Czarnecki (1998), Guławska (2000) relativi alla coppia tedesco-polacco, ed inoltre quelli di Walkiewicz e Włodarczyk (2012) dedicati all’analisi contrastiva tra l’aspetto in francese ed in polacco. Inizialmente le ricerche sull’aspetto riguardavano esclusivamente le lingue slave, successivamente, nonostante non siano mancate voci contraddittorie, è prevalsa la convinzione che l’aspetto non sia solo una prerogativa delle lingue slave e che non debba manifestarsi necessariamente a livello morfologico. Molti studiosi tra cui Kuryłowicz (1972), Karolak (1997), Ciszewska (2003) sono concordi nel considerare l’aspetto una categoria universale comune a tutte le lingue. L’aspetto verbale nella lingua italiana è stato a lungo ignorato ed è solo a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, che anche in Italia vengono pubblicati i primi contributi dedicati a questa tematica grazie a Bertinetto (1986) e Squartini (1990). Tuttavia, come accennato in precedenza questo punto è ancora oggi oggetto di discussione. Nella grammatica contrastriva tedesco-polacco di Engel (1999) leggiamo:

Der Aspekt ist eine zweielementige Verbalkategorie, die im Polnischen wie in anderen slawischen Sprachen regelmäßig vorkommt, im Deutschen jedoch nicht. (Engel, 1999:583)

Anche Czochralski (1975) era giunto alla stessa conclusione specificando che l’aspetto inteso come tale nelle lingue slave non è riscontrabile nel tedesco ma eventualmente si possono individuare altri elementi linguistici che possono essere considerati simili. A proposito delle diverse possibilità di esprimere l’aspetto Lo Cascio afferma:

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In many languages aspect is represented by morphological information added to the verb. In other languages it has mostly a lexical character.

(Lo Cascio, 1995:273)

Bertinetto, uno dei fautori dell’idea dell’ aspetto comune a molte lingue, spiega come nelle lingue slave l’opposizione semantica perfettivo-imperfettivo sia raggiunta attraverso l’aggiunta di prefissi, suffissi o modifiche della radice del verbo:

La prima cosa da sottolineare è dunque, verosimilmente, l’eccezionale predisposizione delle lingue slave a mettere in atto espedienti morfologici di questo genere. Questo semplice fatto ha favorito la formazione di un numero cospicuo di coppie lessicali, originariamente opponentisi, soprattutto, sulla base dell’assenza/presenza dell’idea di completamento del processo: a ciò si sono prestati vari prefissi (po, pro na, ecc.) e, in minor misura, suffissi (ma anche modificazioni di altro genere, come spostamenti di accento e alterazioni della radice lessicale). Col tempo, tali procedimenti di formazione lessicale si sono grammaticalizzati, estendendosi gradualmente fino ad interessare la maggior parte del lessico verbale. Si è così venuto a creare un paradigma quasi del tutto saturo, in cui a quasi ogni verbo è venuto a corrisponderne un altro di significato affine; e i grammatici hanno poi chiamato “imperfettivo” il verbo che non implica il completamento del processo, e “perfettivo” l’altro.

(Bertinetto, 1986:311)

Per quanto concerne la formazione del verbo, come afferma Genis (2012:177) „Poles would instinctively feel that the imperfective is derived from the perfective”. Basandoci quindi su questa premessa, ovvero che il verbo imperfettivo della coppia aspettuale si forma a partire dal verbo perfettivo, è possibile identificare alcuni schemi ricorrenti per la creazione del secondo “gemello”. Si riporta di seguito la classificazione proposta da Czarnecki (1998), il quale individua 4 tipi di formazione del verbo imperfettivo.

Typ I: Präfigierung des Perfektivs: präfixale Ableitung von einem einfachen Verb im Imperfektiv: a) pisać > napisać, robić > zrobić; b) płakać > zapłakać, kochać > pokochać; c) mowić > pomowić; pisać > popisać, siedzieć > przesiedzieć, leżeć > przeleżeć.

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Typ II: Sufigierung des Perfektivs: suffixale Ableitung von einem einfachen Verb im Imperfektiv: mrugać > mrugnąć;

Typ III: Sufigierung des Imperfektivs: Flexionssuffigierung von einem präfigierten Verb im Perfektiv: wykonać > wykonywać, zakwitnąć > zakwitać, dopić > dopijać;

Typ IV: Sufigierung + Präfigierung des Perfektivs: zalać > zalewać > pozalewać;

Typ V: Vokalwechsel des Imperfektivs und des Perfektivs der einfachen und präfigierten Verben: wracać – wrócić, ścierać – zetrzeć, zdejmować –zdjąć; Typ VI: Suppletivstämme des Imperfektivs und des Perfektivs der einfachen und

präfigierten Verben: brać –wziąć, wchodzić – wejść, klaść – położyć, widzieć – zobaczyć, - mowić – powiedzieć.

(Czarnecki, 1998: 160-161)

Tuttavia Czarnecki precisa come il termine coppia aspettuale nella letteratura specializzata sia da utilizzare cum grano salis in quanto:

a) es gibt sehr oft mehr als zwei Verben, die zu einer solchen dychotomischen Gruppierung gehören; b) das sind zwei / oder mehr selbständige Verben und nicht die Formen eines Verbs.

(Czarnecki, 1998:162)

Anche Gagarina (2014) evidenzia il dilemma dell’aspetto, riportando due approcci diametralmente opposti, uno che tende a considerare le controparti imperfettive come forme di uno stesso verbo perfettivo, l’altro invece tende a considerarle come due verbi diversi. Genis (2012) ribadisce come esistano diversi tipi di coppie aspettuali e come molti verbi non abbiano un corrispondente d’aspetto opposto:

SuchV may appear in one of the two aspects only and we speak of imperfectiva tantum, e.g. leżeć, “lie” and perfectiva tantum, e.g. lec “lie down” and pospacerować “walk for a while”.

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Oltre ai perfectiva e agli imperfectiva tantum esiste un ulteriore gruppo di verbi che non presenta la tradizionale coppia aspettuale imperfettivo-perfettivo, si tratta dei verbi bi-aspettuali, come kazać, “ordinare” e abdykować “abdicare” in cui esiste un solo lessema con due aspetti. Qualora si voglia verificare la coppia aspettuale di un verbo oppure verificarne l’assenza, in ogni caso è necessario consultare un dizionario monolingue o bilingue che riporti l’indicazione delle coppia aspettuale. Tuttavia consultando diversi dizionari sia monolingue che bilingue si può notare una mancanza di sistematicità nell’indicazione della coppia aspettuale come anche l’assenza totale di esempi che mettano in luce le differenze semantiche e gli usi dei verbi imperfettivi e perfettivi. Questa mancanza di rigore è stata oggetto di un’ampia trattazione da parte di Genis (2012) intitolata “Polish dictionaries and the treatment of the verbal aspect”. L’autore nel suo contributo mette a confronto i dizionari riportati di seguito in tabella e conclude che i primi dizionari non indicavano neppure la coppia aspettuale che invece è riportata nei dizionari più recenti, anche se critica i principi in base alle modalità di compilazione delle coppie dei verbi in quanto “consistency seems somewhat obscure in most cases” (Genis, 2012: 187). In merito all’assenza di informazione aggiuntive, oltre all’etichette ndk e dk afferma :

[…] it is worth considering the addition of further information […] to the aspectual labelling. Of course, as already pointed out, this would mainly be for non-native speaker use of dictionaries and as most Polish monolingual dictionaries target native speakers, it is possible that they would benefit little from such additions […].

(Genis, 2012: 195)

ISJP Bańko, Mirosław (ed.) 2000. Inny słownik języka polskiego. Warszawa: Wydawnictwo Naukowe PWN.

PSWP Zgółkowa, Halina (ed.) 1994 -. Praktyczny słownik współczesnej polszczyzny. Poznań: Wydawnictwo Kurpisz.

169 Państwowe Wydawnictwo Wiedza Powszechna.

SJPL Linde, M. Samuel Bogumił 1807-1814. Słownik języka polskiego. Warszawa: U autora.

Linde, M. Samuel Bogumił 1854-1860. Słownik języka polskiego. Lwów: W drukarni Zakładu Ossolińskich.

SJPSz Szymczak, Mieczysław (ed.) 1978-1981. Słownik języka polskiego. Warszawa: Państwowe Wydawnictwo Naukowe.

SWa ‘Słownik warszawski’ (‘the Warsaw dictionary’); Karłowicz, J., Kryński A., Niedźwiedzki A. 1900 –1927. Słownik języka polskiego. Warszawa: W drukarni E. Lubowskiego i S-ki.

SWi ‘Słownik wileński’ (‘the Wilno dictionary’); Zdanowicz, Aleksander et al. 1861. Słownik języka polskiego. Wilno: Wydany staraniem i kosztem Maurycego Orgelbranda.

SWJP Dunaj, Bogusław (ed.) 1996. Słownik współczesnego języka polskiego. Warszawa: Wilga.

USJP Dubisz, Stanisław (ed.) 2003. Uniwersalny słownik języka polskiego. Vols I-VI. Warszawa: Wydawnictwo Naukowe PWN.

Tabella 12: Lista dei dizionari confrontati da Genis (2012)

La scelta aspettuale nelle lingue slave dipende dal locutore in quanto l’aspetto esprime il punto di vista di chi parla in merito allo svolgimento di un’azione (F. Rosi, 2007). Tale scelta è obbligatoria in quanto “Jeder Polnischsprecher muss sich also,

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wenn er ein Verb verwenden will, für eine der beiden Aspektformen entscheiden” (Engel, 1999: 583). Ne deriva che è il punto di vista del parlante ad essere decisivo per la scelta dell’aspetto, qualora egli decida di presentare un processo o un evento concluso, utilizzerà il verbo perfettivo, nel caso invece voglia descrivere un’azione nel corso del suo svolgimento impiegherà il corrispondente imperfettivo. Per meglio comprendere l’accezione di perfettivo e imperfettivo si riporterà di seguito la definizione fornita da due grammatiche di lingua polacca, ovvero la Podręczna

Gramatyka Języka Polskiego redatta da Nagórko (2012) e il Manuale di Grammatica Polacca per Italiani (2010) scritto da Lipińska. La prima è destinata a studenti di

madrelingua polacca e fornisce la seguente definizione di aspetto e di verbi perfettivi e imperfettivi:

Aspekt (łac.aspectus “wzgląd, spojrzenie”) odgrywa role pomocniczą w stosunku do innej ważnej kategorii werbalnej – czasu. (Jęziki, które wykształczyły aspekt, charakteryzują się zarazem pewnym ubóstwem w opozycji w obrębie czasów). Aspekt obejmuje rozróżnienie dokonany (dalej dk) – taki, który osiągnął swój kres, zdarzenie postrzegane jako zamknięta całość, oraz niedokonany (dalej ndk) – czynność przedstawiona w jej przebiegu, trwaniu.

(Nagórko, 2012:139)

Il manuale di Lipińska definisce in primis l’aspetto come caratteristica verbale non tanto morfologica quanto semantica e differenzia nel seguente modo il verbo perfettivo e quello imperfettivo:

Il verbo imperfettivo esprime un’azione incompiuta, durevole o ripetitiva, mentre il suo corrispettivo verbo perfettivo esprime un’azione precisa, avvenuta una volta sola e finita nel tempo o che ha già avuto il suo effetto.

(Lipińska, 2010: 16)

Sulla base delle due definizione appena menzionate è possibile esplicitare la differenza nell’uso dei verbi perfettivi /imperfettivi nei due esempi riportati di seguito:

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Il verbo ndk seguito dal genitivo esprime un significato non definito, mentre il suo gemello dk seguito dall’accusativo pone l’accento sull’esito, sull’effetto. Nella frase: “ dopiero po udanej obronie praca zasługuje na miano doktoratu” (Nagórko; 2012:141) è possibile solo utilizzare il verbo sostantivato “obronie” in quanto il punto di vista del locutore è concentrato sull’effetto dell’azione, ovvero sul raggiungimento del titolo di dottore e non sulla discussione della tesi.

2. (ndk) odwiedziać ≠ (dk) odwiedzić; Co tydzień odwiedziałem przyjaciela;

In questo esempio “ogni settimana facevo visita al mio amico”, è possibile solo l’uso del verbo ndk per poter sottolineare che si tratta di un’azione usuale, ripetuta. Nella frase successiva invece il verbo dk indica una sola azione finita: “Wczoraj odwiedziłam Marko”.

Czarnecki (1998) approfondisce le differenze nell’uso delle due forme affermando che:

Die Imperfektiva erkennt man nach zwei ihren formalen Merkmale: 1/ nach der Möglichkeit in den Sätzen zu stehen, die die Frage Co dzieje się teraz? Was geschieht jetzt ? beantworten, d.h.in der Bedeutung Gegenwart des Präsens verwendet werden: Chłopiec idzie do szkoły “Der Junge geht in die Schule (…); 2/nach der Möglichkeit, sich mit den sogenannten Phasenverben zu verbinden On zaczyna / kończy robić lekcje “Er beginnt / hört auf, die Hausaufgaben zu machen”; 3/ nach der Möglichkeit, sich mit dem sog. będę-Futur zu verbinden: On będzie robić lekcje “Er wird Hausaufgaben machen; 4/ nach der Möglichkeit, das sog. – ąc – Partizip zu bilden: robiąc lekcje.

Da questa spiegazione emerge che i verbi perfettivi non hanno il tempo presente, possono esprimere solo azioni avvenute al passato o che avverranno in futuro. Nel presente studio, come verrà ribadito nella parte metodologica, si fa riferimento alle differenze tra verbi imperfettivi (ndk) e perfettivi (dk) appena presentate, anche se si è ben consapevoli dell’esistenza di altri approcci e modi di classificazione diversi. A titolo esemplificativo si intende accennare al contributo di Gebert (1995) intitolato “Imperfective as expressions of states” nel quale la studiosa individua l’espressione della “stative nature” come minimo comune denominatore dei verbi imperfettivi,

Piernikarski (1975) ritiene invece che il cambiamento sia l’elemento spartiacque per identificare la situazione di opposizione tra ndk e dk. Il verbo impefettivo

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indicherebbe l’evento che porta al cambiamento mentre il change è espresso dal verbo perfettivo, ad esempio:

maluje ścianę (dipinge la pareta) ≠ pomalował ścianę (ha dipinto la parete;

cambiamento: la parete è dipinta).

Secondo Wierzbicka (1967) le caratteristiche distintive espresse dei verbi perfettivi polacchi sarebbero la sequenzialità e l’idea di totalità. La prima la si può evincere dal seguente esempio:

 Jan wszedł do pokoju, zjądł, powiesł kapelusz na gwóździu, usiadł w fotelu i zapalił papierosa.

(Wierzbiczka, 1967:2246)

L’idea di totalità è chiarita nell’esempio successivo dove il verbo perfettivo non solo informa in merito al consumo di birra ma esplicita che questa è stata bevuta tutta

 (ndk) on pył piwo ≠ (dk) on wypił piwo

A proposito del concetto di totality, Dickey (2014: 96-97) divide il sistema aspettuale delle lingue slave in due tipologie. Una da lui definita eastern type che include il russo, l’ucraino, il bielorusso e il bulgaro e l’altra denominata western type che raggruppa il ceco, lo slovacco, lo sloveno e il sorbo, il polacco viene identificato in una zona di transito più vicina alle lingue del gruppo dell’est. Dickey precisa come:

The meaning of the perfective aspect in the western group is the familiar notion of totality, whereas the meaning of the perfective in the eastern group is a concept labeled temporal definiteness […], which, in the simplest terms, adds a condition of sequentiality to the use of the perfective aspect in those languages.

(Dickey, 2014:97)

Lo studio e la traduzione dell’aspetto, secondo Klimová (2012) e Džindo (2013), è una delle categorie sulla quale i traduttori sono chiamati a riflettere alla luce delle differenze esistenti tra le lingue slave e romanze. Kreisberg (1980) nel suo studio dedicato all’aspetto si concentra sulla traduzione scritta dal polacco all’italiano e giunge

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alla conclusione che anche se l’aspetto polacco viene tradotto correttamente in italiano, si ha sempre e comunque una perdita di significato. Un esempio chiaro riportato dalla studiosa per chiarire questo concetto è il seguente (1980:36):

Piotr naczytał się tych książek w czasie studiów. (Pietro ha letto

questi libri durante gli anni di studio).

Nonostante la traduzione italiana sia corretta e rifletta la risultatività dell’azione espressa dal verbo perfettivo, tuttavia non viene sottolineato il livello di saturazione raggiunto da Pietro nella lettura dei libri. Sarebbe necessario ricorrere ad ulteriori elementi lessicali rendeno la traduzione nel seguente modo:

Pietro ha letto tantissimi libri e li ha letti spesso. (ibidem)

Inoltre è importante precisare come la componente morfologica e semantica dell’ aspetto venga mantenuta anche nei verbi sostantivati, i cosiddetti deriwaty

odczasownikowe che:

Dziedziczą one takie cechy czasownika jak aspekt, por. chwitanie/ chwycenie, sprzątanie / sprzątnięcie, trafianie/trafienie, urządzanie/urządzenie, oraz zwrotność, por. chwalenie się, golenie się, upijanie się.

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2.

CAPITOLO 2

L'interpretazione simultanea: