Il XX secolo fu caratterizzato da enormi cambiamenti politico-sociali, sconvolto da due guerre mondiali e la Polonia soprattutto dopo il 1945, fino al crollo del muro di Berlino, si trovò ad affrontare una situazione di oppressione alquanto peculiare. Tali scenari ebbero un impatto sullo sviluppo e sull’impiego della lingua polacca.
Gli anni delle spartizioni in polacco Rozbiór Polski o Rozbiory Polski, avevano messo a dura prova l’unità linguistica della Polonia, appunto spartita sotto il giogo della Prussia, dell’Impero Russo e Austriaco. In particolare nell’area di influenza prussiana già verso la fine del XIX secolo era iniziata una lotta accesa nei confronti della lingua polacca, questa era infatti stata eliminata dalle amministrazioni, dalle scuole ed erano stati germanizzati i nomi delle località. Quando il deputato Wierzbiński chiese spiegazioni in merito al motivo del cambiamento dei nomi delle località, l’allora ministro Friedental rispose che questo era dovuto alla difficoltà, da parte dei tedeschi, di pronunciare i nomi polacchi.
Gdzie kilku Niemców osiadło międzi Polakami, wnet miasta i wsi zaczynano nazywać w aktach urzędowych po niemiecku i zmuszano Polaków do przyjęcia niezrozumiałych nazw. A kiedy poseł Wierzbiński zażądał w izbie poselskiej wyjaśnienia, dlaczego zniemczono tyle nazw miejscowych w Poznańskiem, Prusach Zachodnich, a zwłaszcza w okręgu bydgoskim, minister Friedental odpowiedział, że tylko nieco ponad 200 miejscowości zostało zmienionych i potwierdzonych przez cesarza, a przyczyną była trudność wymówienia polskich nazw i żądanie pewnej liczby mieszkańców gmin.
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Come se questo non bastasse era stato emanato nel 1908 un decreto che vietata l’uso del polacco in occasione di incontri pubblici nelle aree in cui la popolazione polacca rappresentava meno del 60% della popolazione (Bajerowa, 2010). Quindi proprio in questi anni nelle zone di influenza prussiana la lingua tedesca rappresentava la minaccia maggiore per la lingua polacca.
Nell’area di influenza russa la situazione era alquanto simile, nelle scuole e negli uffici pubblici e nelle banche il russo era la lingua ufficiale, il polacco era utilizzato solo nelle scuole private che però non permettevano di continuare il percorso di studi in quanto non parificate. Negli anni compresi tra il 1872 e il 1905 fu completamente vietato parlare in polacco nel ginnasio e dopo il 1905 fu invece permesso agli scolari di parlare in polacco tra loro ma rimaneva l’obbligo di rivolgersi al docente in lingua russa. Particolare attenzione merita il caso della Lituania dove era perfino vietato l’insegnamento della religione in lingua polacca e dove addirittura i docenti polacchi vennero dimessi dal loro incarico. Se nelle aree di influenza prussiana e russa il polacco perdeva terreno a vantaggio rispettivamente del tedesco e del russo, nelle zone sotto il dominio austriaco la cultura e la lingua polacca potevano fiorire liberamente senza alcun divieto o imposizione. L’assenza di uno stato centralizzato, come è facile dedurre dal contesto appena illustrato, rendeva impossibile ogni tipo di intervento per tutelare la lingua polacca o salvaguardarla da influenze straniere. Il livello culturale delle persone era inoltre mediamente basso, nell’area di influenza austriaca il 56% della popolazione non era in grado né di leggere né di scrivere. In questo scenario caratterizzato da frammentazione linguistica svolse un ruolo importante la chiesa che in alcune regioni creò e sfruttò tutte le occasioni pubbliche possibili per utilizzare il polacco, nelle preghiere, nelle liturgie e nelle canzoni. Soprattutto nelle regioni di influenza prussiana la chiesa diede un inestimabile contributo e per un certo tempo riuscì perfino a mantenere che la religione venisse insegnata in polacco nelle scuole. Quando le autorità intervennero per vietarlo si verificò il primo sciopero scolastico nel settembre del 1901 che per effetto domino giunse anche nella zona d’influenza russa. In quegli anni la lingua polacca veniva insegnata di nascosto durante corsi tenuti segretamente in occasione dei quali si leggeva e apprendeva la letteratura polacca. Era soprattutto tra le mura domestiche che si cercava di preservare la lingua polacca. Nella Gallizia dove era
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permesso stampare libri in lingua polacca si provvedeva a stampare anche gli esemplari che poi venivano contrabbandanti nelle altre zone del paese. Inoltre scarseggiavano gli insegnanti che parlassero bene il polacco e i libri di autori polacchi che erano stati censurati venivano fatti circolare con una copertina che non riportava il titolo vero dell’opera bensì uno fasullo:
Pan Tadeusz albo Dziady uchodziły za Jagiellonidę albo Barbarę Radziwiłłównę Felińskiego.
(Klemensiewicz, 2007:522)
Solo a partire dal 1918 nella Polonia indipendente la lingua polacca poté tornare a fiorire. Il compito a cui si trovava di fronte la cultura polacca era quello di riunificare le terre che erano state sotto l’influenza di tre regimi diversi.
Podstawowym zadaniem, jakie stanęło przed kulturą polską, było pełne zjednoczenie ziem trzech byłych zaborów.
(Bajerowa, 2001:30)
Le differenze erano enormi, soprattutto a livello organizzativo nei tre diversi sistemi scolastici che ora dovevano essere unificati e dove si impiegava una terminologia diversa. Lo stesso problema lo si poteva riscontrare nelle amministrazioni pubbliche e nelle banche dove si dovette “creare” un nuovo polski styl urzędowy ovvero una nuova lingua polacca burocratica. Ebbe inizio in questi anni una lotta all’analfabetismo, il numero di analfabeti nel 1921 era dimezzato rispetto alla fine del secolo scorso-inizio del XX secolo. Nacquero diverse associazioni per tutelare e diffondere la lingua polacca, piu precisamente fu fondata a Cracovia nel 1920 “Towarzystwa Miłośników Języka Polskiego e a Varsavia nel 1930 l’associazione
Towarzystwa Krzewienia Poprawności i Kultury Języka Polskiego. Nel 1918 lo scrittore
Żeromski presentò il progetto per la creazione di un’istituzione che si occupasse in primis della purezza e della bellezza della lingua (come appunto la definisce Żeromski
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usando i termini “czystość i piękność”). Questo progetto trovò la sua realizzazione nel 1933 con la fondazione della Polska Akademia Literatury. Negli anni Venti furono pubblicate diverse opere dedicate alla didattica della lingua polacca. La pubblicazione di libri in lingua polacca e dedicati all’insegnamento della lingua polacca come anche la stampa di sempre più testate polacche contribuirono all’unificazione linguistica, ma non solo, del paese. Altri canali importanti per la diffusione e omogeneizzazione del polacco furono il teatro e la radio. Quest’ultima soprattutto aveva il potere di raggiungere facilmente un notevole numero di utenti di diversa estrazione sociale.
Ad interrompere il fiorire della lingua e della cultura polacca arrivò lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, seguito da 5 anni di occupazione. In questi anni come in quelli successivi la lingua polacca fu nuovamente esposta all’influenza del russo e del tedesco mettendo a rischio il lavoro svolto dai linguisti polacchi nel periodo pre-bellico. Al termine della guerra la decisione di “spostare” la Polonia alcune centinaia di chilometri ad ovest, annettendo zone del territorio tedesco portò ad ulteriori spostamenti della popolazione; i polacchi che vivevano nella Polonia orientale prebellica (Galizia e Volinia) furono trasferiti nel nuovo territorio polacco. In totale, entro il 1948 giunsero in Polonia circa 811.000 persone (la stragrande maggioranza delle quali andò a occupare le terre occidentali “ripulite” dei tedeschi che precedentemente vi abitavano). Sotto il periodo di dominanza sovietica gli occupanti utilizzarono la lingua come strumento politico e di propaganda attraverso i mezzi di comunicazione di massa, che erano nella mani dello stato centralizzato. Con la creazione di nuovi istituti statali e di un nuovo sistema-sociale vi fu la necessità di coniare nuovi termini per identificarli e il regime sovietico decise di adottare delle abbreviazioni. Si diffusero quindi nelle aree di influenza sovietica abbreviazioni come PDT, PKS, UW e altre.
Różne zabiegi o charakterze polityczno-ideologicznym miały na celu wpływanie przez język na inne sfery kultury mówiących, ogólnie na ich świadomość. Na przykład sterowana eliminacja pewnych wyrazów z dziedziny religijnej służyć miała postępom laicyzacji a nawet ateizacji; faktami historycznymi miała wymazać odnośne treści ze świadomości narodowej.
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Lo stato sovietico che aspirava alla centralizzazione e al controllo di tutti gli aspetti della vita si operò per unificare la terminologia, per esempio quella commerciale, e standardizzare, omogeneizzare la lingua polacca impoverendo in questo modo la lingua stessa e la cultura polacca. Questa tendenza fu fermata grazie ai cambiamenti politici avvenuti alla fine degli anni Ottanta e invertita completamente grazie al lavoro di scrittori quali Roman Laskowski, Henryk Wróbel, Zuzanna Topolińska ecc. e non da ultimo grazie anche alle omelie di Papa Giovanni Paolo II. La lingua polacca alla fine del XX secolo è particolarmente influenzata dai cambiamenti politico-sociali. Il crollo del comunismo porta al formarsi di una nuova realtà che in quanto tale deve essere nominata e descritta. Dubisz nella sua opera Języka i polityka (1992) si concentra sui cambiamenti del linguaggio dei testi politici per adattarsi alla nuova situazione politico- sociale ed economica. In questi testi trova sempre meno impiego il pronome my, come anche l’aggettivo possessivo nasz (nasi sportowcy – i nostri sportivi, nasza ojczyzna – la nostra patria, nasze cele – i nostri scopi, nasz ustrój – il nostro sistema) ed in generale vengono evitati tutti quei termini e quelle espressioni che venivano utilizzate per indicare la responsabilità comune, ad esempio zakład (stabilimento), rada (consiglio),
fabryka (fabbrica), partia (partito), naród pragnie (la nazione desidera), społeczeństwo chce (la società vuole), kraj czeka (il paese aspetta). I testi della propaganda comunista
erano caratterizzati da mancanza di trasparenza e riferimenti a fatti, nozioni non definiti, come pewne fakty (certi fatti), wiadome zródła (alcune fonti), mentre i testi degli anni successivi invece sono più comunicativi ed informativi (Bralczyk, 2003). Questi cambiamenti sociali hanno un impatto anche sulla vita quotidiana, economica e sociale. Stanno infatti cadendo sempre più in disuso denominazioni quali: sklep spółdzielczy,
bar mleczny, zakład gastronomiczny ecc. Nel frattempo si fanno strada nomi più europei
come centrum handlowe (centro commerciale), shopping center, salon al posto di sklep,
service anziché usługi. Come sostiene Putka (1997) al comparire di nuovi temi e nuovi
ambiti di attività appaiono nuovi termini, ad esempio klientela (clientela), podatki (tasse), bezrobotny (disoccupato), pracoholik (dipendente dal lavoro), zainwestować (investire), prywatyzacja (privatizzazione), biuro pośrednictwa pracy (ufficio di collocamento). Nel settore pubblicitario si diffondono termini come telezakupy (vendita al telefono), agencja reklamowa (agenzia pubblicitaria), przedstawiciel handlowy (rappresentante commerciale).
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