È risaputo che fin dai tempi antichi i Polacchi si recavano spesso in Italia e che si trattava non solo di pellegrini o ecclesiastici che si trasferivano presso la Santa Sede ma anche di studenti, diplomatici, commercianti e turisti. Già nel primo medioevo
l’Italia costituiva il “trait d’union” tra Est e Ovest, e tra Sud e Nord, collegando gli interessi commerciali di Europa, Asia e Africa (Quirini Popławska, 1994:24). Durante il
Rinascimento la meta preferita dagli studiosi era Padova seguita da Venezia, Roma e Bologna.
Padova è stata in primis una meta di pellegrinaggio in seguito alla morte di S. Antonio nel 1231 e alla sua sepoltura nella nuova basilica. Molti pellegrini polacchi diretti a Roma sceglievano spesso di fare una tappa a Padova per visitare la tomba di S. Antonio. Con la fondazione dell’Università nel 1222 Padova divenne un importante centro culturale e accademico. Diversi studenti polacchi si iscrissero alla facoltà di legge, di filosofia, medicina e teologia. Nel Cinquecento Padova era una città dinamica, meta di molti studenti, come si evince dal contributo di Brahmer (1980) intitolato
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padovani”). Proprio nell’autunno del 1501, giunse a Padova Niccolò Copernico, che probabilmente frequentò i corsi del docente di medicina, filosofo e matematico Pietro Tripolina e del professore Pietro Pompanazzi. Inoltre a Padova Copernico apprese il greco, di cui se ne servì per la stesura della teoria eliocentrica De Rivoluzionibus orbium
coelestium. Niccolò Copernico rimase ben sette anni in Italia e studiò presso
l’Università di Padova e di Bologna. Negli stessi anni un altro scienziato polacco, Jósef Struś, autore dell’opera Ars sphygmica (1602) e fondatore della sfigmologia, soggiornò a Padova. Nel 1552 anche Kochanowski si iscrisse all’ateneo padovano. Studiò a Padova anche il magnate della Confederazione Polacco-lituana Jan Zamoyski, che al suo rientro in Polonia divenne segretario del re Sigismondo II. Inoltre Galileo Galilei per 18 anni insegnò astronomia ed astrologia presso l’Università di Padova, intrattenendo stretti rapporti con i numerosi studenti polacchi. Ancora oggi esiste un forte legame tra l’Università di Padova e la Polonia, che trova espressione soprattutto negli scambi di studenti attraverso programmi europei e convenzioni tra le due Università. Tale legame è stato rafforzato nel 1994 con l’istituzione della cattedra della lingua e letteratura polacca, affidata al professore Slaśki.
Per i viaggiatori polacchi del Cinquecento Venezia, con la sua collocazione lagunare, all’incrocio tra Occidente ed Oriente, era una tappa obbligatoria ed i rapporti fra Venezia, il Veneto e la Polonia nel passato abbracciarono diversi ambiti e molteplici furono i punti di contatto. In primo luogo l’interesse dei polacchi fu soprattutto culturale e pratico. I viaggiatori infatti ammiravano e prendevano a modello l’organizzazione politica della città di S. Marco, inoltre la Polonia intratteneva rapporti commerciali con la Serenissima e non da ultimo condivideva con lei un nemico comune in Oriente. Dal punto di vista artistico e letterario Venezia viene riscoperta nel Romanticismo, come possiamo leggere nelle parole di Brahmer contenute nel suo contributo intitolato Pod
urokiem Wenecij:
Odczuwać odrębny urok Wenecij, na malowniczość jej zaułków patrzeć oczami poety i malarza – nauczono się późno. Romantyzm krętych i wąskich kanałów, wizyjna baśniowość pałaców wyrastających z fal, wschodni przepych i strzelistość gotycka koronkowej architektury, mozaikowa gra świateł i barw, zmiennych i różnorodnych, jak zewsząd zwiezione marmury sędziwej bazyliki, a wreszcie niepokająca woń więdnięcia i obumierania, rozsnuta dokoła sennej laguny – wszystko to, co dla szeregu pokoleń stać się miało najistotniejszym
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przeżyciem artystycznym w Wenecji, znajduje miłośników i wyznawców dopiero w XIX.
(Brahmer, 1980:206)
Anche l’ambasciatore Hieronim Lippomano conferma la vicinanza tra Venezia e la Polonia e il fascino esercitato dalla città lagunare sui polacchi:
Polacy bez wątpiena wysoko szacują, upatrując w niej podobieństwo do składu rządu swojej Rzeczypospolitej, jako też dlatego, że nie było nigdy między nami żadnego zajścia mogącego zdrodzić niechęć.
(Brahmer, 1980:208)
Altri scrittori lodarono le bellezze di Venezia, tra cui Stanisław Reszki, Jakub Sobieski, Zygmunt Krasiński, Norwid e Kremer. Venezia fa da sfondo alla novella
Tajemnica lorda Singelworth (1883) di Norwid, mentre Kremer nel suo libro Podróży do Włoch (1859) tasta il polso della vita artistica e dell’atmosfera della città. Nel XX
secolo Venezia e le sue bellezze architettoniche sono uno dei soggetti che compaiono nei quadri degli impressionisti polacchi, come ad esempio del pittore Gierymski che trascorse in Italia gli ultimi suoi anni di vita realizzando le seguenti opere artistiche: l’interno della basilica di San Marco a Venezia, Piazza del Popolo a Roma e vedute di Verona. Nel 1890 giunge in Italia Wyspiański che, come si evince dai suoi scambi epistolari, è affascinato da Venezia, la cui bellezza influenza la sua arte plastica. Studiosi polacchi e italiani si sono incontrati il 15 maggio 1999 a Cracovia per discutere un altro punto di contatto tra Venezia e la Polonia, o meglio per riflettere sulle similitudini e le differenze esistenti tra la caduta delle Serenissime. Il termine Serenissime si riferisce in questo caso alla Repubblica di Venezia e alla Repubblica Polacco-Lituana, quest’ultima nota anche come Confederazione polacco-lituana, Repubblica delle Due Nazioni o Confederazione di Entrambe le Nazioni, in polacco
Rzeczpospolita Obojga Narodów ed in latino Serenissima Res Publica Poloniae.
Secondo Andrzej Gierowski, storico e rettore dell’Università Jagellonica, le cause della scomparsa di questi due potenti organismi politici dalla cartina d’Europa sarebbero da cercare sia a livello internazionale, in seguito alla perdita di influenza, che a livello interno, dove si era resa necessaria l’attuazione di riforme. Probabilmente il contatto
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con gli ottomani e il mondo islamico potrebbe essere stata una delle ragioni dell’indebolimento delle due Repubbliche. Jacov, uno dei maggiori storici dell'Europa orientale, spiega come le difficoltà nella gestione della politica estera abbiano portato al crollo dei due sistemi. Il processo di dissoluzione della Repubblica di Venezia e la perdita della sua posizione internazionale coincisero con quello delle due Nazioni verso la metà del XVII secolo (Mazur, 2000). La Repubblica Polacca fu colpita dall’invasione dell’esercito svedese, moscovita, transilvano e dallo scoppio della grande insurrezione di Chmielnicki. Al contempo Venezia lottava contro la Turchia per Creta e la Dalmazia. Inoltre divennero problematici per entrambi i rapporti con la Santa Sede. La fine di Venezia ebbe un impatto anche sulla vita di molte popolazioni slave che risiedevano nelle sue province della penisola balcanica.
Roma rappresentava il centro religioso europeo, era meta di numerosi viaggi religiosi e diplomatici. Per questo motivo i contatti tra Roma e la Polonia verranno trattati nella parte relativa ai contatti ecclesiastico-diplomatici. Qui si intende solo brevemente accennare all’esilio delle donne di casa Sobieski nella Roma del Sei- Settecento. Ai quei tempi il gentil sesso non compiva viaggi per piacere o per turismo, dunque sono molto rari gli spostamenti di dame fino al 1800. Tuttavia già nel Seicento Katarzyna Radziwiłłowa nata Sobieska nel 1678 accompagnava il marito in visita ai luoghi del tradizionale pellegrinaggio religioso, tra cui Roma. Maria Casimira Sobieska, Regina di Polonia, alla morte di suo marito, il re Sobieski, avvenuta nel 1696 decise di ritirarsi a Roma con la sua famiglia, sperando di trovare esilio presso papa Innocenzo XII. Nelle donne di casa Sobieski vi era una certa inclinazione nel cercare appoggio e protezione presso la Santa Sede (Platania, 1982). Infatti anche la figlia di Maria Casimira, Teresa Cunegonda (1676-1730), elettrice di Baviera, in seguito alle nozze celebrate nel 1694 con l’elettorato di Baviera Massimiliano Emanuele Wittelsbach, fu costretta dagli eventi politico-militari in Europa a fuggire in un luogo più sicuro. La principessa polacca si recò a Venezia, Padova e poi a Loreto per proseguire verso Roma, dove la Santa Sede le negò l’autorizzazione ad entrare nella capitale del Papato. Anche Maria Clementina Sobieska (1702-1735), che a soli 16 anni fu promessa in sposa al principe Giacomo Francesco Edoardo Stuart, si rifugiò a Roma per cercare la protezione pontificia dopo l’insuccesso nella riconquista del trono londinese del suo
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consorte. Roma fu inoltre la città preferita del poeta, drammaturgo, pittore e scultore polacco Norwid.
L’Italia e immagini italiane traspaiono spesso, quando non predominano, in moltissime opere di Norwid, mentre Roma ricopre addirittura il ruolo di protagonista, tanto in scritti poetici (Quidam, Spartacus, Promethidion) che pittorici, come il disegno Christianes ad leones.
(Esposito, 1987:117)
Bologna viene definita da Barycz (1982:33) “il santuario della scienza più importante in Europa” per gli studi e le peregrinazioni dei Polacchi. Ricordiamo che Copernico dal 1496 al 1500 studiò presso le Università italiane di Roma, Padova, Ferrara e Bologna. La città di Bologna ricorda tuttora il noto astronomo polacco con numerose iscrizioni onorarie, come quella collocata sul loggiato superiore del Palazzo centrale universitario, inoltre sempre nello stesso palazzo è presente un busto marmoreo dell’astronomo. A Copernico la città ha dedicato una via nel quartiere Barca e il Liceo Scientifico Statale in via Regnoli. Anche nella sfera militare, già agli inizi del Rinascimento alcuni mercenari polacchi combattono nelle file dell’esercito bolognese e durante l’assedio della città da parte delle truppe di Giulio II sono proprio i medici polacchi a soccorrere i feriti. Secondo quanto afferma l’illustre storico Kot (1949:5) nei tempi più lontani i polacchi che si recavano a Bologna erano “quasi esclusivamente degli ecclesiastici” che intendevano approfondire lo studio del diritto canonico. Bologna è inoltre la città d’origine di una delle famiglie italiane che ha maggiormente influenzato l’arte e l’architettura polacca, ovvero la famiglia Marconi. L’architetto Enrico Marconi di Bologna giunse in Polonia nel 1822 su incarico del conte Ludwig Pac per completare la costruzione di un palazzo neogotico a Dowspuda. Successivamente divenne membro del Consiglio Edile presso il Ministero degli Interni del Regno di Polonia, collaborò alla costruzione di importanti impianti edili a Varsavia ed insegnò anche alla Scuola di Ingegneria delle Strade e dei Ponti presso l’Università di Varsavia come anche presso la Scuola di Belle Arti di Varsavia. Come affermano Tadeusz Stefan Jaroszewski e Andrzej Rottermund nel loro contributo La famiglia dei
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Enrico Marconi fu uno dei più insigni architetti che operavano in Polonia nella prima metà del XIX secolo. Nel progettare numerose costruzioni si richiamava il più volentieri alle forme del primo rinascimento italiano e alle sobrie forme dell’architettura dei palazzi romani del XVI secolo.
(Jaroszewski & Rottermund, 1982:132)
Tre dei suoi otto figli seguirono le orme del padre. Purtroppo il patrimonio artistico della famiglia Marconi, prevalentemente concentrato a Varsavia, venne distrutto nei bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nelle biblioteche bolognesi non è possibile reperire delle collezioni manoscritte relative ai rapporti con la Polonia come quelle che invece vantano lo Stato Pontificio o la Repubblica di Venezia. Tuttavia è possibile consultare la corrispondenza personale di alcuni personaggi di spicco come quella del nunzio di Clemente X presso la corte di Varsavia, il cardinale Angelo Ranuzzi, le cui epistole e i cui appunti sono stati rilegati in sei volumi e fanno parte dell’archivio Ranuzzi. Ulteriori manoscritti relativi a descrizioni e relazioni di viaggi in Polonia, istruzioni destinate ai vari nunzi che dovevano recarsi in Polonia e scambi epistolari tra Giovanni III Sobieski e il pontefice Innocenzo XI possono essere reperiti presso la biblioteca comunale dell’Archiginnasio e quella universitaria (Lewański, 1982). Nella Biblioteca Comunale di Bologna è conservata la corrispondenza del cardinale Mezzofanti con alcuni ufficiali polacchi. Mezzofanti (1774-1849) è definito da Lewański (1987: 131) il primo polonista
bolognese poiché decise di apprendere il polacco per permettere ai soldati polacchi, che
formavano la guarnigione di Bologna, di confessarsi e funse da interprete sia sul campo di battaglia che negli ambiti diplomatici. Un’altra figura di spicco della borghesia bolognese che, attraverso i suoi scritti privati, ci offre un’immagine della Polonia è la signora Giovanna Bertolini, moglie del conte Filippo Bentivoglio. In una sua lettera al marito del 23 agosto 1817 descrive con le seguenti parole il suo arrivo a Cracovia:
Da quando sono entrata in Polonia ho visto il gran divario che vi è dai Tedesconi ai Polacchi, questi hanno una gran religione, sono molto colte le persone che hanno appena scarpe in piedi vi parlano due o quattro lingue, cioè la Polacca, la Tedesca, Francese e Italiano. Sono pieni di spirito, ed il viso loro è
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significantissimo. Sono dell’intimità onesta, e si prestano al massimo piacere per i forestieri.
(Bortolan, 1994: 218).
Nella Bologna degli anni Settanta e Ottanta del XIX secolo dominava un forte interesse verso le questioni polacche che portò in primis alla fondazione dell’Accademia A. Mickiewicz e al tentativo di istituire una cattedra di letteratura slava che desse particolare rilievo a quella polacca. Era stato già designato il candidato a cui affidare tale cattedra, ovvero il professore Lenartowicz, autore del libro “Sul carattere della poesia polono-slava” (1886), quando per mancanza di fondi il progetto fu bocciato e rimase quindi solo una prova, incompiuta, dell’affetto della città di Bologna verso la Polonia.