L’espressione “struttura dell’informazione” riguarda una serie di fenomeni a livello semantico-pragmatico, morfologico come anche prosodico. Uno dei mezzi principali per la trasmissione delle informazioni è l’ordine delle parole. Alla fine degli anni Settanta si è assistito ad un vero e proprio boom degli studi sull’ordine delle parole nella linguistica occidentale e il lavoro di Greenberg (1966) Some Universals of
Grammar with Particular Reference to the Order of Meaningful Elements ha funto da
apripista e portato alla ribalta anche i precedenti lavori degli esponenti della Scuola di Praga.
I criteri che determinano l’ordine delle parole sono due: posizionale e pragmatico. In base al primo criterio, definito anche strutturale, ogni elemento occupa una posizione a seconda della propria funzione sintattica e i componenti della frase sono disposti in sequenze lineari con gli argomenti del verbo disposti alla sua destra o sinistra. Di conseguenza possiamo distinguere due tipi di lingue, quelle con accrescimento a destra e quelle con accrescimento a sinistra del verbo (Antinucci, 1977).
Apre la finestra Luca (accrescimento a destra del V) Luca apre la finestra (accrescimento a sinistra del V)
La frase rappresenta un’unità minima per la trasmissione di un’informazione e secondo il criterio pragmatico l’informazione procede dall’elemento noto a quello nuovo. Il linguista Vilém Mathesius (1939), della scuola di Praga, ritiene di particolare importanza il criterio pragmatico definendolo in ceco aktuálne členĕní vĕty (tradotto letteralmente: articolazione attuale della frase, ma definito anche prospettiva funzionale della frase).
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È proprio questo principio che, sovrapponendosi a quello strutturale, è responsabile dello spostamento di un elemento scelto come topic, in prima posizione nella frase. Tale elemento assume le caratteristiche del soggetto ed il principio stesso viene definito “principio della formazione del soggetto”.
(Gebert, 1977:182)
Teoricamente ogni elemento della frase potrebbe assumere il ruolo di topic, tuttavia alcuni costituenti hanno la precedenza sugli altri ad essere topicalizzati, si tratta degli elementi nominali della frase che si riferiscono alla causa animata di un effetto (argomento di causa), seguiti da quelli che denotano la causa non animata ed infine i sintagmi nominali che si riferiscono agli esseri inanimati generalmente sono gli ultimi elementi a concorrere per il ruolo di topic. In base ai due principi appena esposti, nelle lingue naturali possiamo incontrare le seguenti tipologie di frasi: SOV; VSO; SVO; VOS. Le lingue con accrescimento a destra permettono ben 3 diversi ordini (VSO; VOS; SVO). Inoltre è bene tener presente che ogni lingua è caratterizzata da un ordine neutro dei costituenti della frase. Gebert definisce tale ordine neutro nel seguente modo:
[…] un ordine non marcato, manifestato nelle frasi dichiarative semplici in cui lo status dei singoli elementi rispecchia la gerarchia naturale degli elementi predisposti a diventare il topic del discorso.
(Gebert, 1977:185)
Di seguito si presenterà brevemente la struttura della frase in italiano e in polacco per poi passare ad un’analisi contrastiva. Per quanto concerne la struttura della frase, in italiano l’ordine non marcato dei costituenti della frase è SVO (Soggetto- Verbo-Oggetto).
Esempio:
Luca accende la luce. (SVO)
Ordini dei costituenti inaccettabili per la lingua italiana con un’intonazione neutra sono:
153 La luce Luca accende. (OSV) Luca la luce accende. (SOV) Accende la luce Luca. (VOS) Accende Luca la luce. (VSO)
È bene ricordare che in italiano il soggetto può essere omesso dunque si può verificare anche il seguente ordine (S)VO, quindi il parametro centrale è quello dell’ordine rispettivo di V e O. Nella lingua italiana l’ordine SVO non è rigido come ad esempio nella lingua inglese ma flessibile e le parole possono essere spostate a seconda della struttura dell’informazione, anche se non è permessa una totale libertà di spostamenti come vedremo in seguito per il polacco. Generalmente, volendo rispettare l’ordine neutro, il tema occupa la prima posizione ed è seguito dal rema, seguendo il principio della progressione del nuovo, formulato da Antinucci e Cinque (1977) che va dall’informazione data a quella nuova. In base a tale principio non vi può essere un elemento “dato” a destra del “nuovo” e neppure un elemento “nuovo” a sinistra di quello “dato”. Nel caso nella lingua italiana, se si vuole topicalizzare un elemento diverso da quello stabilito dalla gerarchia naturale (ovvero un elemento diverso dal soggetto), è possibile farlo cambiando l’intonazione oppure lasciando l’intonazione della frase invariata e inserendo una ripresa pronominale.
Esempio:
La luce, Luca l’accende.
Nelle lingue slave bisogna in primis distinguere tra quelle che hanno mantenuto la flessione nominale (ad esempio il russo ed il polacco) ed il bulgaro e il macedone che al contrario hanno aggiunto i casi. Si ritiene infatti che la presenza dei casi permetta un ordine delle parole libero, anche se alcuni studiosi, come Mereu (2004) e Sornicola (2006) non concordano con tale affermazione. Il concetto dell’“ordine libero” è stato oggigiorno confutato da diversi studiosi, i quali hanno affermato che l’ordine dei costituenti della frase sia sempre legato alle proprietà semantico-pragmatiche della comunicazione verbale ( Firbas 1966, Sgall, Hajičova e Benešova 1972, Cinque 1974).
Nelle lingue dove l’ordine delle parole è libero, il ruolo sintattico dei diversi componenti deve essere stabilito da altri criteri, diversi da quelli posizionali. In italiano,
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la frase “Marta ama Luca” e “Luca ama Marta” esprimono due significati diversi. In polacco, dove il caso accusativo dei nomi animati si differenzia dal nominativo, le desinenza permettono di riconoscere la funzione sintattica degli elementi.
Nella lingua polacca, una frase composta da soggetto, verbo e complemento offre ben 6 ordini possibili. La frase “Jan ama Maria” (SVO), tradotta in polacco permette quindi le seguenti costruzioni:
Jan kocha Marię. (SVO) Jan Marię kocha. (SOV) Marię kocha Jan. (OVS) Marię Jan kocha. (OSV) Kocha Jan Marię. (VSO) Kocha Marię Jan. (VOS)
Dagli esempi sopra menzionati possiamo capire come il polacco sia una lingua con accrescimento a destra e come ammetta tutti gli ordini possibili dei costituenti nella frase senza alcuna conseguenza strutturale. Gebert (1977:194) sostiene che: “[…] la presenza dei casi non è una ragione necessaria perché una lingua manifesti un ordine libero dei costituenti”.
La studiosa porta come esempio l’italiano antico dove, nonostante l’assenza della flessione casuale, tutti gli ordini erano possibili. Inoltre nel suo lavoro dettagliato sull’ordine delle parole in polacco, Gerbert afferma in pratica l’esistenza di due ordini neutri, ovvero VSO e SVO, di cui il secondo sarebbe derivato dal primo per topicalizzazione di S. Questo significa che l’ordine SVO non è ancora del tutto grammaticalizzato. A tale proposito può essere utile ricordare come anche l’italiano nei secoli scorsi adottasse VSO come ordine neutro e poi sia stato soggetto a mutamenti che hanno fatto sì che oggigiorno solo SVO venga impiegato come ordine neutro (Marcantonio, 1976). Dunque non è possibile escludere anche in polacco un passaggio in futuro dall’ordine neutro VSO a SVO; tale ipotesi è corroborata dalla presenza dell’ordine neutro VSO nello slavo antico (Hàvrànek, 1968). Questa sarebbe infatti una
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prova tangibile della teoria dell’evoluzione sintattica e di conseguenza del passaggio da SOV a SVO attraverso VSO.
Anche nella lingua polacca trova applicazione il “principio della progressione”, come possiamo vedere nell’esempio seguente, dove l’informazione nuova segue quella data.
Co z Agnieszką? Agnieszkę odprowadzi Łukasz.
Lo stesso principio è applicato anche in quei casi in cui il verbo fornisce l’informazione nota, come si vede nell’esempio seguente.
Czy ktoś coś widział?
Essendo il verbo l’unico elemento dato sono possibili due soluzioni:
Widziała Agnieszka mordercę. (VSO) Widziała mordercę Agnieszka. (VOS)
Siewierska e Uhliřová (1998) affermano che la sequenza con il verbo all’inizio della frase è meno frequente rispetto alle lingue slave orientali. Dal loro studio sulla frequenza dell’ordine degli elementi della frase in polacco emerge che l’ordine più frequente sarebbe SVO, seguito a distanza da VOS e OVS. Tuttavia il loro studio, basandosi sulla lingua scritta, trascura un elemento importante: l’intonazione. Attraverso l’intonazione l’informazione nuova può essere marcata dal punto più alto della curva intonativa.
Per concludere è possibile evidenziare due differenze a livello della struttura della frase tra il polacco e l’italiano. Mentre la lingua italiana alla domanda:
Che cosa è successo al bambino?
Ritiene accettabile la risposta:
Il bambino, il padre lo ha picchiato. (OSV)
156 Co się stało dziecku?
Non è possibile rispondere:
Dziecko ojciec zbił. (OSV)
Riepilogando si può affermare quindi che l’italiano ammette l’ordine OVS, senza che S anteposto al verbo venga percepito come dato. In polacco l’ordine OVS è inaccettabile. Inoltre certe sequenze con il verbo all’inizio di frase hanno un valore neutro in polacco ma l’ordine verbo-iniziale non è mai neutro nella lingua italiana, anche se possibile con i verbi monoargomentativi. Questo è esemplificato dalle frasi che seguono.
In polacco è possibile rispondere alla domanda: O której przyjechał Piotrek?”
Pryjechał Piotrek o czwartej. (SVO)
In italiano alla stessa domanda:
A che ora è arrivato Piotrek?
Non posso rispondere:
È arrivato Piotrek alle 4. SVO