• Non ci sono risultati.

Esordi dell’interpretazione simultanea come attività

2.1.1.

professionale

L’interpretazione simultanea si poté affermare grazie allo sviluppo tecnologico che permise il perfezionamento degli impianti e la riduzione dei loro costi. Oggigiorno l’interpretazione simultanea non è solo impiegata in occasione di grandi incontri di capi di stato, vertici internazionali ma trova frequente applicazione in incontri internazionali di varia natura, incontri di categoria, di associazioni culturali, di confederazioni, di esponenti del mondo scientifico, economico ecc. Si può infatti affermare che l’interpretazione sia una attività professionale ancora relativamente giovane e con grande potenziale sia all’interno di grandi organizzazioni internazionali che sul mercato nazionale. Nel periodo tra le due guerre l’intensificarsi delle relazioni diplomatiche e l’aumento del numero di lingue impiegate in occasioni di incontri internazionali rese necessario lo sviluppo di una nuova modalità d’interpretazione che fosse più veloce dell’interpretazione consecutiva, che, se anche efficace, comportava comunque una notevole dilatazione dei tempi di lavoro. Grazie ai progressi tecnologici e all’invenzione di sistemi di trasmissione della voce l’IBM sviluppò The Filene Finlay IBM system, un’attrezzatura costituita da un sistema di auricolari e microfoni che venne impiegata per la prima volta durante una conferenza dell’OIL a Ginevra nel 1927 (Kurz, 1996). Tryuk (2007) riferisce che l’interpretazione simultanea venne usata anche nel 1935 in occasione del Congresso Internazionale di Fisiologia a Leningrado durante il quale l’intervento in russo di Ivan Pavlov fu tradotto simultaneamente in inglese, francese e tedesco. Tuttavia è bene precisare che allora non si trattava ancora di un’interpretazione simultanea come la conosciamo oggigiorno. Infatti inizialmente gli interpreti avvezzi

186

all’interpretazione consecutiva furono restii a passare a questa nuova tecnica, quindi utilizzarono la nuova attrezzatura senza congedarsi dall’interpretazione consecutiva. Gaiba (1998: 31) definisce tale tecnica “simultaneous successive interpretation” e “simultaneous reading of pretranslated texts”. Spiega inoltre che a quei tempi le interpretazioni avvenivamo sì simultaneamente ma tra loro e la resa interpretativa non era mai contemporanea alla presentazione del discorso originale. Ad esempio alle Nazioni Unite e presso l’ILO gli interpreti prendevano appunti e una volta che l’oratore aveva concluso il suo intervento passavano alla resa nelle varie lingue e le interpretazioni avvenivano contemporaneamente nelle lingue d’arrivo richieste.

Simultaneous interpreting was initially implemented as “simultaneous consecutive”, that is, the simultaneous transmission of two or more consecutive renditions in different output languages.

(Pöchhacker, 2004:18)

Fu solo con il Processo di Norimberga (novembre 1945 – ottobre 1946), istituito per giudicare i criminali di guerra, che l’interpretazione simultanea si affermò come soluzione ottimale per fornire un servizio di interpretazione in varie lingue in maniera efficiente, segnando così la nascita della moderna interpretazione di conferenza (Bowen e Bowen 1985, Skuncke, 1989). In occasione del Processo di Norimberga gli interpreti non solo resero possibile la comunicazione tra i giudici e gli imputati nelle aule dei tribunali ma permisero anche ai giornalisti e alla stampa di seguire quanto stesse avvenendo.

Language services at Nuremberg were provided not only for communication between the accused and the courts (…) but also for communication between the judges, none of whom understood and spoke the languages of all their colleagues, and last but not least, for the benefit of the press and general audience.

187

Gaiba (1998) a questo proposito si domanda chi abbia per primo pensato all’impiego dell’interpretazione simultanea come soluzione ideale per superare i problemi linguistici in occasione dei Processi di Norimberga e risponde affermando che:

[…] there appears to be controversy among the sources, which indicate alternately Justice Jackson, the U.S. Chief Prosecutor, and Leon Dostert, later Chief of the Translation Division at Nuremberg.

(Gaiba, 1998: 34)

Molti degli interpreti che furono impiegati a Norimberga non avevano alcuna esperienza e dovettero imparare sul campo. Furono reclutati in un processo in due fasi. Per prima cosa furono testate le loro competenze linguistiche nei loro paesi di provenienza, successivamente a Norimberga vennero verificate le loro competenze attitudinali nell’interpretare simultaneamente. L’interpretazione durante i processi veniva fornita da tre équipes di dodici interpreti. Due équipes si alternavano due volte al giorno in sessioni di quarantacinque minuti e la terza riposava. Mentre un’equipe interpretava in aula, l’altra svolgeva traduzioni scritte in un’altra sala. I partecipanti al processo potevano scegliere tra 4 canali per ascoltare la resa dell’originale in inglese, francese, tedesco e russo. Inoltre le cabine degli interpreti erano dotate di un dispositivo particolare e qualora l’oratore parlasse troppo rapidamente l’interprete poteva segnalarlo accendendo una spia luminosa. Alla luce del successo riscontrato dall’implementazione dell’interpretazione simultanea durante i processi di Norimberga, l’ONU fu la prima grande organizzazione multilaterale ad adottare l’interpretazione simultanea nel 1946. Anche in questo caso molti degli interpreti che furono assunti non avevano esperienza in questo ambito, altri venivano da Norimberga, ma l’unico requisito richiesto era la capacità di parlare e ascoltare contemporaneamente. Questo aspetto contribuì a rafforzare l’idea che solo persone particolarmente dotate potessero svolgere questa professione. Durante la seconda metà del XX secolo vi fu un proliferarsi di organizzazioni ed associazioni internazionali, tra cui l’ONU e le sue agenzie specializzate, l’OMC, la NATO, la SEAT, la CECA da cui poi si svilupparono la CEE, l’Euratom e l’Unione Europea, l’EFTA, l’ASEAN, la NAFTA, l’OECD, l’OPEC e tante altre. In seno a queste istituzioni trovarono occupazione molti interpreti e questo

188

contribuì ad aumentare il riconoscimento del ruolo dell’interprete come figura indispensabile a livello internazionale. Nel 1953 fu fondata la prima associazione di categoria, l’AIIC, l’Association Internationale Interprètes de Conférence, ancora oggi la più prestigiosa a livello internazionale. Dalla sua invenzione ad oggi la metodologia traduttiva dell’interpretazione simultanea è rimasta pressoché invariata. Sono stati invece introdotti significativi miglioramenti dal punto di vista tecnico (insonorizzazione delle cabine, uso di supporti video e di computer all’interno delle cabine ecc.). Per ridurre i costi legati al servizio d’interpretariato già da tempo si assiste anche alla diffusione dell’interpretazione a distanza nella quale l’interprete si trova in una sede separata e segue l’evento tramite un monitor. A proposito si intende menzionare il progetto europeo TRAFUT, il quale mira, tra l’altro, a migliorare l’impiego della tecnologia e in particolare dell’interpretazione a distanza in occasione dei processi legali (Braun, 2012-2013). Riccardi osserva come:

Il progresso tecnico che ha fatto esistere l’interprete di simultanea ora lo allontana sempre di più dai luoghi in cui ha luogo l’evento comunicativo.

(Riccardi, 2003:112)

La diffusione dell’interpretariato di conferenza ha portato di conseguenza anche al nascere di scuole di formazione per interpreti. La prima scuola per interpreti, l’École de Traduction et Interprétation (ETI) fu fondata a Ginevra nel 1941 dal professore Antoine Vellemans. Successivamente a Vienna nel 1943 fu inaugurato l’Institut für

Dolmetschausbildung, il quale, a differenza dell’ETI, non disponeva di un vero

impianto per l’interpretazione simultanea e inizialmente per esercitare la tecnica venivano utilizzate due postazioni telefoniche; uno studente leggeva al telefono il testo e l’altro studente in ascolto dall’altro telefono interpretava (Kurz, 1996). Negli anni successivi vennero fondate altre scuole a Germersheim (1946), a Saarbrücken (1948), Heidelberg (1950) e Parigi (1957). I primi corsi per interpreti di conferenza in Italia furono organizzati all’Università di Trieste dal professor Luzzato Fegiz sul modello dei corsi offerti dall’ETI di Ginevra. Interrogandoci sul futuro dell’interpretazione, sul

189

rischio che il lavoro dell’interprete venga svolto da una macchina, è possibile trovare una risposta ottimista nelle parole di Kellett Bidoli:

[…] l’interprete si è evoluto adattandosi ai tempi e alle varie situazioni e (nonostante tutti i miglioramenti tecnologici) finché esisteranno culture e lingue diverse, il mondo avrà sempre bisogno di interpreti in carne e ossa per svolgere il loro lavoro non in modo “meccanico”, ma con la sensibilità, l’intelligenza e la flessibilità tipiche dell’essere umano.

(Kellett Bidoli, 1999: 25)