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1.2.12.

I contatti tra l’Italia e la Polonia furono molto intensi nel periodo Rinascimentale ed è proprio in questa epoca che la maggior parte degli italianismi entra nel lessico polacco. L’italiano funge anche da lingua veicolare per l’ingresso di latinismi nell’Europa Centrale. La parola latina crux è una delle prime parole di origine latino- italiana, presa dall’ambito della terminologia cristiana, a penetrare nel lessico polacco dove oggi troviamo il termine krzyż, croce. L’italiano e l’italianità hanno influenzato molti ambiti della vita dell’Europa Centrale, Widłak (2006) parla addirittura di

fenomeno italo-centroeuropeo. L’Italia è stata la fonte da cui i paesi hanno attinto valori

culturali, artistici e linguistici e ha anche svolto il ruolo di trasmettitrice della latinità. Per questo Widłak non tralascia di definire tale processo il fenomeno italiano-latino. Un fenomeno che è soprattutto visibile a livello lessicale attraverso interferenze e prestiti. Questo non deve stupire visto che il lessico rappresenta il piano della lingua maggiormente sensibile ed esposto agli eventi socio-culturali.

L’ingresso di latino-italianismi nella lingua polacca è avvenuto attraverso due canali, in maniera indiretta e diretta. Si parla di penetrazione indiretta nei casi in cui altre lingue, nella maggior parte dei casi il ceco e il tedesco, abbiano funto da vettori, mentre si può parlare di una penetrazione diretta quando questa è avvenuta senza l’intermediazione di altri sistemi linguistici. I campi in cui l’influenza della lingua italiana è stata maggiore sono stati quello della musica, delle arti decorative, dell’architettura, del teatro, della letteratura, della cucina, del commercio, dell’arte militare, del mondo nautico e quello della vita di corte. Di seguito si riportano alcuni esempi suddivisi per ambito:

Nell’ambito della musica: adagio, akompaniament, akord,

allegro,andante, baryton, falset, forte, fortepiano, intermezzo, klarnet, koncert, kontranas, kwartet, opera, tromba, viola/wiola ecc.

Nell’ambito dell’arte: balkon, belweder, facjata, galeria, girlanda,

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 Nel campo della letteratura, del teatro, del giornalismo e di settori affini: poezja, gazeta, groteska, impreza, komedia, motto, nowela,

nowelista, sonet, ecc.

Nel settore finanziario: bank, bankier, brutto, firma, gwarant, konto,

kasa, kredyt, netto, taryfa, waluta, ecc.

Nel settore culinario: czekolada, kapusta, cappuccino, kalafior,

makaron, melon, marynata, pomidor, por, risotto, salami, seler, serweta, szparag, szpinak, tort, wino, ecc.

Nel settore militare: armata, arsenał, bastyjon/bastion, batalion,

bomba, fosa, gonfalonier, granat, kawaleria, komandor ecc.

Nell’ambito nautico: barka, flota, fregata, gondola, gondolier, molo,

regaty ecc.

Nell’ambito della vita di corte, politica e sociale ed altri: bankiet,

birbant, brawo, cera, fiasko, gabinet, gracja, karabinier, kareta, karnacja, kawaler, koperta, kurier, moda, ryzyko, skarpetka, ecc.

Molti dei termini menzionati sono ormai caduti in disuso e hanno spesso rappresentato dei fenomeni effimeri e il loro uso non era dettato da necessità comunicative bensì dalla moda del tempo. Altri invece sono rimasti e hanno adattato la loro ortografia alle esigenze articolatorie della lingua polacca, ad esempio: poczta,

kołdra, fontanna, kredens, wazon, bankiet ecc.

Z reguły pozostają pożyczki włoskie, bez zmian znaczeniowych i głosowych, w szczupłym okresie właściwej funkcji.

(Brückner,1974: 402)

Alcuni italianismi hanno convissuto per un certo periodo con i loro corrispondenti polacchi e hanno poi avuto la meglio. A titolo esemplificativo di questa

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categoria si può menzionare la concorrenza tra la parola parasol (parasole) e

deszczochron.

Alcuni termini italiani sono entrati indirettamente nel polacco ovvero tramite il francese (ad esempio: akord, kalka, karton, kanton, waliza, solfeż) o il tedesco (ad esempio: cukier, ryż, kantor, lak, pantofel).

Un altro fenomeno interessante è rappresentato da quelli che Gusmani (1993:72) definisce i prestiti ripetuti o plurimi o multipli. Si tratta, nel caso dell’interferenza tra il polacco e l’italiano, di prestiti doppi di una parola italiana; una medesima parola assume due diversi significati nella lingua polacca, uno generico e ed uno specialistico. Per capire questo fenomeno è sufficiente considerare il termine capriccio, “veicolato nella lingua polacca attraverso il francese, che ha a sua volta “prodotto” il termine di uso generico kaprys con lo stesso significato del termine italiano e anche il termine specialistico, in questo caso specifico nell’ambito musicale “capriccio”. Generalmente il termine specialistico mantiene la stessa forma del termine da cui deriva o comunque se ne discosta leggermente.

L’italiano anche negli ultimi decenni anni ha influenzato la lingua polacca in diversi ambiti tanto che sono entrati nel linguaggio standard polacco, termini tipici della lingua e della cultura italiana quali: autostrada, duce, mafia, czyste ręce ( in italiano “mani pulite”, si tratta di un calco strutturale). Talvolta accade che i termini di origine italiana vengano adatti alla grammatica o alla fonetica polacca. Si riportano gli esempi menzionati da Widłak (2006, 74) dell’aggettivo pizzowy e del sostantivo pizzernik, esempi non corretti ma che mostrano chiaramente come ad un termine italiano, pizza, siano state aggiunte le desinenze polacche tipiche della forma aggettivale (-owy) e del sostantivo –(-nik) secondo il modello di cukiernik (pasticceria).

Anche altre parole come cappuccino, gorgonzola, mafioso, sorbetto, tifoso,

vespa talvolta vengono assimilate secondo la grammatica e l’ortografia polacca.

Possiamo quindi trovare in alcuni casi le seguenti forme: cappuccina al nominativo neutro plurale, gorgonzoli al genitivo, mafiozom al dativo plurale, tifozach, al locativo singolare, vespę all’accusativo singolare. Anche le sigle italiane prendono certe volte le desinenze dei casi polacchi ad esempio: Słyszałem w Rai-u ( ho sentito alla Rai).

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Witaszek-Samborska (1993) ha effettuato un’indagine sulla frequenza dell’uso degli italianismi e ne è risultato che questi sono più frequenti nei quotidiani anziché nella prosa d’arte, anche se sono presenti in numero decisamente maggiore nei mass media, nella pubblicità e nella vita quotidiana. Un ulteriore aspetto da considerare nell’affrontare la tematica dell’integrazione dei prestiti italiani al sistema linguistico polacco è quello dell’ortografia. Come infatti sostiene il linguista svizzero Pfister (1986) esistono 5 livelli di integrazione linguistica: grafico-fonetico, morfologico, semantico, lessematico e d’uso. È bene tener presente che il polacco possiede 30 grafemi mentre l’alfabeto italiano 21, di conseguenza la trascrizione di suoni della lingua italiana non costituisce un problema in quella polacca data la sua ricchezza. Nella maggior parte dei prestiti italiani non è stata necessario sostituire i segni grafici se non in alcuni casi. Ad esempio il fonema /K/ che corrisponde in italiano alle lettere c, ch, q e a volte anche k e x in polacco viene reso graficamente con la k. Ne sono una prova le parole balkon (balcone), bankier, (banchiere), kwadrować (quadrare). In maniera analoga la v italiana viene sostituita sistematicamente dalla w in polacco poiché l’alfabeto di quest’ultima lingua non contempla la v. Per questo i termini valuta, diva,

avviso diventano in polacco waluta, diwa, awizo. Le lettere italiane g, c e sc seguite da e

o i vengono trascritte in polacco rispettivamente nei seguenti modi dż oppure dz (i/j), cz,

sz. Come esempi si possono menzionare le parole czekolada (cioccolata), dziardyn

(giardino), faszyna (fascina). Questi adattamenti ortografici non hanno sempre luogo, negli adattamenti più antichi dei prestiti italiani non si rispecchia direttamente la loro scrittura originale (Rybicka:1976). Questo è facilmente spiegabile poiché in tempi remoti le parole venivano integrate foneticamente senza alcun confronto con la parola scritta, dunque la trascrizione della parola seguiva la sua pronuncia. Se il prestito avviene per via scritta allora riprende la forma della parola e ne seguirà un’integrazione fonologica.

La ricchezza di lettere dell’alfabeto polacco non riesce tuttavia a rendere i fonemi italiani gn e gl dato che sono sconosciuti a questa lingua. In tal caso il polacco ricorre ai fonemi più simili ovvero “ni” e “li”. A titolo illustrativo possiamo citare le parole akompaniament, (accompagnamento) e talia (taglia). Inoltre le doppie italiane sono tendenzialmente ridotte in polacco visto che in questa lingua non si fa uso di

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doppie, quindi “balletto” diventa balet, “avviso”, awiso e “accordo” viene trascritto

akord.

Le influenze del francese