Affrontando lo studio della lingua polacca è importante riflettere sull’origine di tale lingua per poterne comprendere la storia e le caratteristiche linguistico- grammaticali. A tal proposito si intende citare l’affermazione del noto linguista e slavista Baudouin de Courtenay che mette ben in luce quanto sia complesso risalire alla nascita del polacco:
Trudniej rozwiązać kwestię początku języka polskiego, spojrzawszy na nią pod katęm wieczności i nieprzerywalności tradycji językowej. To co się nazywa językiem polskim, jest kontynuacją historyczną stanu językowego przedpolskiego, to znowu kontynuacją stanu językowego wspólnosłowiańskiego, stan wspólnosłowiański kontynuacją stanu prasłowiańskiego, stan słowiański kontynuacją stanu przedsłowiańskiego, stan przedsłowiański kontynuacją stanu wspólnoarioeuropejskiego i praarioeuropejskiego, ten ostatni kontynuacją stanu przedarioeuropejskiego.
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La lingua polacca appartiene al ramo lecitico, sottogruppo slavo occidentale della famiglia linguistica indoeuropea, ed è parlata da 38 milioni di persone in Polonia, cui si aggiunge un milione circa di parlanti nei paesi circostanti e un alto numero di emigranti, soprattutto in Europa occidentale e nel Nord America dove sono circa 7 milioni (Miodunka, 1999).
Il nome della nazione e della lingua sono da far risalire alla tribù slava di Polanie che si era insediata nella parte di territorio compresa tra i fiumi Oder e Bug e tra i Carpazi e il baltico tra l’VIII e il X secolo. I primi esempi di polacco scritto sono toponimi e appellattivi in documenti in lingua latina risalenti al periodo compreso tra il IX e il XII secolo. Fino al 1500 la lingua più importante nella comunicazione ufficiale continuava ad essere proprio il latino, per questo motivo il territorio delle lingue slave occidentali viene anche chiamato Latina. La prima frase di senso compiuto in lingua polacca è inserita in un testo latino del XIII secolo. Si è soliti far coincidere la nascita del polacco con la data della bolla papale di Gniezno (1136) che contiene oltre 400 nomi:
The recorded history of the Polish language is usually taken to begin with a papal bull to the Archbishop of Gniezno, dated 1136, but apparently forged some time between 1139 and 1146, the Latin text of which contains 410 Polish geographical and personal names.
(Comrie & Corbett, 1993:686)
Proprio poiché la maggior produzione scritta medievale era in latino, gli esempi di polacco scritti sono rari, a parte la traduzione di alcuni libri dell’Antico Testamento verso la metà del XV secolo. Nel XVI secolo, considerato l’epoca d’oro della letteratura polacca, grazie soprattutto al ruolo politico cui assurge la Polonia, il polacco diviene un vero e proprio idioma letterario a pieno titolo e si assiste ad un fiorire di opere letterarie e di letterati, tra i quali i poeti Mikołaj Rej (1505-1569), Jan Kochanowski (1530-1584) e lo scrittore Piotr Skarga (1536-1612). Il polacco insieme al ceco era considerata una lingua di prestigio e di conseguenza parlata da persone colte. Come afferma Tazbir:
Postępy polonizacji w XVI-XVII stuleciu wewnątrz państwa wynikały m. in. z prestiżu społecznego szlachty oraz z jej przywilejów stanowych.
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(Tazbir, 2012: 10)
Inoltre:
Polonizacji, a więc przyjmowaniu za rodzimy języka polskiego, dość często towarzyszyło przyjmowanie polskiego obyczaju i kultury, a niekiedy również przynależnej do niej tradycji historycznej.
(Tazbir, 2012: 9)
Fu in questo periodo che il re Sigismondo stabilì che i sermoni dovevano essere recitati in polacco e che anche i documenti ufficiali dovessero essere redatti in tale lingua. In questa epoca vennero compilati numerosi dizionari bilingui italiano-polacco, tra cui l’importante opera di Jan Mączyński, che conteneva circa 21.000 lemma, e vide la luce anche la prima grammatica polacca scritta dallo studioso francese Piotr Stojénski-Statorius (1568).
Verso il XVII secolo, in seguito all’avanzata asburgica, ha inizio il decadimento della lingua polacca che verrà in molti ambiti rimpiazzato dal latino. La storia della lingua polacca, come la storia della Polonia stessa, è stata caratterizzata da molti cambiamenti e segnata da numerosi eventi che hanno avuto un impatto sull’evoluzione e diffusione del polacco. Proprio durante l’occupazione e la spartizione del paese, la lingua polacca è diventata sinonimo di nazionalità e fattore di unità nazionale.
The political history of Poland, including long periods of foreign occupation and the partition of its territory between neighbouring states, has made the Polish language synonymous with nationality. Attitudes have developed which make loyalty to the language a patriotic duty (…).
(Chłopicki, 2005: 120)
Durante il Romanticisimo, il contributo di poeti come Mickiewicz (1798-1855), Słowacki (1809-1849) e Norwid (1821-1883) e di scrittori come Żeromski (1864-1925), Reymont (1867-1925) and Prus (1854-1912) ridiedero splendore alla lingua polacca. Negli stessi anni, nelle sue opere, il matematico Jan Śniadecki introdusse molti termini
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di derivazione slava, dando un notevole contributo alla realizzazione del lessico scientifico polacco. Nel 1918 la Polonia tornò ad essere uno stato indipendente e questo evento favorì lo sviluppò dei mezzi di comunicazione di massa.
Oggigiorno, per quanto concerne il numero di vocaboli, il polacco può essere paragonato al russo e al francese, mentre il suo vocabolario è più limitato rispetto a quello della lingua tedesca e ancora di più in confronto alla lingua inglese (Serejska Olszer, 2001: 26). Nell’arco dei secoli scorsi, a causa di vicende storiche, religiose, oppressioni e spostamenti continui delle frontiere e contatti commerciali con le popolazioni limitrofe la lingua polacca si è arricchita delle influenze di altre lingue, ad esempio il tedesco, il ceco, il bielorusso, l’ucraino, il francese, l’italiano, il turco ecc. La lingua polacca è attualmente una lingua unificata che comprende quattro dialetti principali, con una predilezione per il grande e piccolo polacco, nonostante le differenze tra queste varianti siano abbastanza limitate. Questi quattro dialetti sono più precisamente: quello nordoccidentale, chiamato grande polacco (parlato indicativamente nella zona di Poznań); quello nordorientale detto anche mazoviano (corrisponde alla zona di Varsavia e Białystock); quello sudorientale o piccolo polacco (parlato nell’area di Cracovia e Lublino) e il silesiano con il suo centro a Katowice (Austin, 2009). Il dialetto Cassubiano, diffuso nella zona di Danzica, è considerato una variante del polacco dal punto di vista ufficiale, tuttavia, sia dai profani come anche dai linguisti è piuttosto visto come un’entità separata tanto che quest’ultimi si sono a lungo interrogati se ritenere il Cassubiano una lingua slava a parte anziché un mero dialetto della lingua polacca. La diatriba è ancora aperta poiché non è ovviamente una questione semplicemente linguistica ma implicherebbe di conseguenza anche l’esistenza di una nazionalità Cassubiana. Dal punto di vista linguistico si può affermare:
There is general agreement, however, that there is something special about Cassubian. Poles from other parts of Poland have difficulty in understanding it when they hear it spoken.
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Nel 1960 è stato addirittura pubblicato il primo dizionario Cassubiano-Polacco. Inoltre come leggiamo nel contributo di Rokoszowa (1997:1594)
There are some fundamental differences between Polish and German scholars as far as, for instance, the Kashub etholect is contracted as a dialect of Polish (from the Pomeranian group), while German writers accord to it the status of a separate language.
(Rokoszowa, 1997:1594)