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In questo paragrafo non si intende fornire una descrizione dettagliata del sistema verbale italiano e polacco, bensì ci si concentrerà esclusivamente su quelle caratteristiche che differenziano i due sistemi, in particolare sulla presenza di un solo tempo per esprimere il passato in polacco e sull’aspetto.

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Il sistema verbale delle lingue slave, come già affermato in precedenza, oltre ad essere caratterizzato dai tempi e dai modi, presenta la categoria dell’aspetto che è obbligatoria per tutti i verbi e rappresenta:

Jednym z najtrudnjeszych zadań w nauczaniu języka polskiego jako obcego. Przede wszyskim brak jest jednolitej i pewnej bazy teoretycznej.

(Putka, 1980:113)

L’aspetto rappresenta un concetto alquanto complesso per gli studenti di madrelingua italiana tanto che il professore Ceccarelli lo cita, in un’intervista, insieme ai numerali, come uno degli elementi di maggior difficoltà nell’apprendimento del polacco e afferma che anche un italiano che conosca il polacco alla perfezione prima o poi si tradirà proprio per l’uso dell’aspetto.

Rispetto al polacco, l’italiano possiede un sistema dei tempi molto più articolato. Nella lingua italiana si possono individuare 7 modi (indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo, infinito, gerundio, participio) e considerando la categoria del tempo si distingue tra il presente, i tempi del passato (imperfetto, passato prossimo, passato remoto, trapassato prossimo, trapassato remoto) e del futuro (futuro semplice, futuro anteriore). In polacco invece esistono solo tre modi: il modo indicativo ( tryb

oznajmujący), il modo condizionale (tryb przypuszczający) ed il modo imperativo (tryb rozkazujący).

Come fa notare Fici:

[…] esiste una relazione inversa tra tempi e aspetti: più l’aspetto è semanticamente ricco, più è debole o povero il sistema dei tempi; viceversa, più l’aspetto è semanticamente povero, più una lingua possiede un sistema articolato di forme dei tempi verbali.

(Fici, 2001:44)

In polacco è assente la categoria del congiuntivo e vi è una sola forma del condizionale. Il modo indicativo presenta tre forme: il presente, il passato ed il futuro.

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Nella lingua polacca esiste un solo tempo passato. Non essendovi diverse forme di passato, come invece in italiano dove troviamo il passato prossimo, l’imperfetto, il trapassato prossimo, il passato remoto, il trapassato remoto, il rapporto di anteriorità deve essere esplicitato da altri elementi lessicali. Proprio questa apparente semplicità della lingua polacca rappresenta poi una difficoltà maggiore durante il processo di traduzione, poiché, non essendovi un’equivalenza formale tra i due sistemi linguistici è necessario percepire il rapporto temporale tra le azioni espresse e renderlo. Secondo quanto sostiene Gebert (1988:1)

[…] il passato in polacco è un tempo derivato dal perfetto paleoslavo, formato dal presente del verbo “essere” (byti) e dal participio passato attivo in –l del verbo. Esso ha subito in polacco un’evoluzione analoga alle altre lingue slave per quanto riguarda l’antico participio in -l che viene ormai sentito come verbo e non più come forma aggettivale […]. Per quanto riguarda il verbo byti, invece, esso perde il suo status ausiliare, riducendosi per la 1a e la 2a persona ad un clitico mentre per le 3e persone singolare e plurale ha dato l’esito […].

(Gebert, 1988:1)

In pratica il passato polacco viene realizzato attraverso l’aggiunta di un elemento che va ad interporsi tra il tema e le desinenze proprie del passato. Questo elemento è il seguente:

 maschile singolare ł  femminile singolare ł

 maschile di persona al plurale li  plurale di genere unico ły

Le desinenze del passato sono:

1.pers 2. pers 3.pers

sg. masch. sg. femm. - em - am - eś - aś - / - a

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sg. Neutro (-om) - (-oś) - o

pl. masch. pl. femm. pl. neutro - śmy - śmy - śmy - ście - ście - ście - i - y - y

Tabella 7: Desinenze del passato polacco

Di conseguenza il passato di un verbo come biegać (correre) viene formato nel seguente modo:

1.pers 2. pers 3.pers

sg. masch. sg. femm. sg. Neutro - biega ł em - biega ł am - (biega ł om) - biega ł eś - biega ł aś - (biega ł oś) - biega ł - biega ł a - biega ł o pl. masch. pl. femm. pl. neutro - biega li śmy - biega ły śmy - biega ły śmy

- biega li ście - biega ły ście - biega ły ście

- biega li - biega ły - biega ły

Tabella 8: Esempio di coniugazione al passato

Una caratteristica peculiare del passato polacco è la cosiddetta “desinenza mobile”, la quale può essere separata dal verbo e aggiunta alle altre parti del discorso che lo precedono o lo seguono.

Esempi: Ty przyszłaś, tyś przyszła, jeśliś przyszła

Contrariamente a quanto affermato da diverse grammatiche (Nitsch 1936, Rossowski 1936/37) la posizione del clitico non è libero ma segue delle regole precise. Interessante a questo proposito è lo studio di Rittel (1975) che constata come dal XVIII secolo, nella lingua scritta i clitici verbali tendano ad unirsi al verbo indipendentemente dal posto che occupa nella sequenza. Gebert (1988) conferma la validità della legge di Wackernagel (1892) in base alla quale gli elementi clitici delle lingue indoeuropee,

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nella fase più antica, si affiggono alla prima parola della frase mentre nella fase più recente, si appoggiano al primo costituente.

Raramente viene usata in polacco un’altra forma di passato, costituita dal passato del verbo essere (być), che può precedere o seguire il verbo, e dal passato del verbo che definisce l’azione.

Masch. Femm. Neutro

sg. - biegałem był - biegałeś był - biegał był - biegałam była - biegałaś była - biegała była - biegałom było - biegałoś było - biegało było pl. - biegaliśmy byli - biegaliście byli - biegali byli - biegałyśmy były - biegałyście były - biegałyście były - biegałyśmy były - biegałyście były - biegały były

Tabella 9: Ulteriore esempio di formazione del passato

Nella lingua italiana al passato polacco corrispondono, come già menzionato, ben cinque tempi. Il polacco compensa questa assenza di tempi attraverso un complesso

giuoco, formale e semantico di aspetti (Verdiani, 1956:191).

Lo stesso concetto è ribadito da Szełęga, (2011) la quale afferma che il polacco:

[…] non possiede una varietà di tempi verbali così ricco come l’italiano ma ricompensa questa mancanza al livello lessicale per esprimere l’aspetto. La maggior parte dei lessemi verbali possiede due forme: quella perfettiva che generalmente esprime una situazione compiuta secondo la tradizione aspettologica slava e quella imperfettiva che di solito corrisponde all’imperfetto italiano ed esprime una situazione incompiuta, nel suo svolgersi o quella abituale nell’ambito del praeteritum […].

(Szełęga, 2011:149)

Hansen (2010) afferma:

Polish aspect which is based on the dichotomy “perfective” vs. “imperfective” is morphologically marked by derivational and not by inflectional devices.

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Kreisberg (2010) nel suo articolo L’uso dei tempi passati in alcune lingue slave

e romanze in un’ottica glottodidattica si concentra sulla difficoltà nell’acquisizione

delle due categorie del passato, prossimo ed imperfetto, da parte di discenti nella cui lingua madre tale opposizione non sia riscontrabile. Tale problematica era stata in precedenza evidenziata da Kuryłowicz (1977) ma più recentemente anche da Rosi (2007). La ricercatrice afferma che per gli studenti slavi che apprendono l’italiano come lingua straniera:

[…] le forme di passato sono inizialmente associate ai predicati verbali che ne condividono i tratti semantici […]. Gli apprendenti tendono a produrre il passato prossimo con i predicati telici che operano un cambiamento di stato nei partecipanti del processo […] e l’imperfetto, una volta acquisito, con i predicati atelici, durativi […].

(Rosi, 2007:237)

Per i polacchi che studiano la lingua italiana l’introduzione del praeteritum è

fonte di smarrimento (Kreisberg, 2010:40). In primo luogo sono sconcertati

dall’esistenza di un tempo passato formato da due elementi, poi dal dover scegliere l’ausiliare appropriato e come se non fosse abbastanza sono confrontati con molte forme irregolari del participio passato che devono essere imparate a memoria. Successivamente l’introduzione dell’imperfetto e degli altri tempi passati aumenta ancora la confusione e dopo questa prima fase:

[…] i discenti di lingua madre slava cominciano ad identificare l’uso del passato prossimo con quello dell’aspetto perfettivo slavo e quello dell’imperfetto – con l’aspetto imperfettivo […].

(Kreisberg, 2010:41)

Kuryłowicz (1977) ritiene che il sistema verbale delle lingue romanze e germaniche sia caratterizzato dall’anteriorità rispetto ad un momento di riferimento mentre quello delle lingue slave dalla categoria della perfettività, dalla presenza o meno

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di uno stato risultante. Recentemente Mazzini (2013), cosciente delle difficoltà che la ricchezza dei tempi passati italiani pone agli apprendenti polacchi, ha effettuato un’analisi contrastiva di come l’idea del passato nel passato sia espressa in queste due lingue. Mazzini (2013) sostiene infatti che:

la lingua polacca possiede risorse – pur di natura diversa – atte ad esprimere a livello semantico, ciò che in italiano viene espresso con il trapassato prossimo […].

(Mazzini, 2013:86)

Inoltre evidenzia come a designare il tempo di un enunciato non sia esclusivamente il verbo bensì concorrano altri costituenti della frase con valore temporale quali gli avverbi, i sintagmi avverbiali, preposizionali e nominali.

Ad esempio nelle frasi:

 Domani vado a Londra

 Vengo a trovarti domenica prossima  Sto per uscire

Nonostante il verbo sia espresso al presente, in tutte le frasi viene espressa un’azione che avrà luogo nel futuro.

Mazzini nel suo lavoro si concentra sul trapassato prossimo, ovvero il tempo passato che all’interno di una frase designa l’azione cronologicamente più remota.

Dopo che lo ebbi salutato, mi ricordai che ci eravamo già incontrati

durante il corso estivo.

Non avevo chiuso occhio per tutta la notte e mi addormentai alla

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La lingua polacca per esprimere l’idea del passato nel passato utilizza i verbi ausiliari, essere ed avere, privati del loro significato semantico, seguiti da un sintagma preposizionale introdotto dalla preposizione “po” o “za”.

Di seguito, a titolo esemplificativo si riportano gli esempi tratti da Mazzini (2013:92)

Italiano Polacco

Quel giorno avevo (già) guidato per cinque ore.

Nel 1986 avevo già fatto la patente. Allora ti eri già sposato?

In luglio avevi dato tutti gli esami?

Tego dnia miałem za sobą pięć godzin jazdy samochodem.

Tego dnia byłem już po pięciu godzinach jazdy/siedzenia za kierownicą.

W 1986 byłem już po egzaminie na prawo jazdy

Wtedy byłeś już po ślubie?

W lipcu byłeś (już) po egzaminach?/ W lipcu miałeś egzaminy (już) za

sobą?

Tabella 10: L’espressione del passato nel passato

Inoltre per esprimere il passato nel passato, il polacco fa ricorso a diverse risorse lessicali come właśnie oppure wcześniej o dotąd accompagnati da tak, takich.

Italiano Polacco

Quando mi hanno portato il pacco, ero appena uscito di casa.

Non mi ero mai divertito tanto ad una festa!

Non avevo mai mangiato un gelato così buono!

Właśnie wyszedłem z domu, kiedy przywieźli mi paczkę.

Nigdy wcześniej tak się nie bawiłem na imprezie!

Nigdy dotąd nie jadłem takich dobrych lodów!

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Dopo aver illustrato le forme al passato ci si intende concentrare sui tempi futuri. I verbi perfettivi sono privi del presente e le forme del presente sono utilizzate per esprimere il futuro. Il futuro può essere anche realizzato in altri due modi a partire dal verbo imperfettivo. Il verbo imperfettivo può infatti presentarsi all’infinito o al passato accompagnato dall’ausiliare “essere”. Il verbo “farò” può quindi essere espresso in polacco nei seguenti modi:

Zrobię (forma presente del verbo perfettivo zrobić con valore di

futuro);

Będę robić (forma del futuro espressa con il verbo imperfettivo

robić);

Będę robił (forma del futuro espressa con il verbo imperfettivo robić

al passato e quindi in tale caso è identificabile anche il genere del soggetto).

In polacco il futuro può essere realizzato anche con il verbo “avere”, come avveniva nello slavo ecclesiastico attraverso l’impiego della forma “iměti”. Di conseguenza costrutti del tipo:

Mam napisać (ho da scrivere – scriverò), mam zrobić (ho da fare –

farò) sono accettabili.

In questo paragrafo sono state evidenziate le divergenze maggiori a livello temporale tra il polacco e l’italiano, nel paragrafo successivo verrà data ampia trattazione alla tematica dell’aspetto.

L’aspetto verbale