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1.1.8.

Tra il popolo italiano e quello polacco vi è da sempre una certa solidarietà che raggiunge un alto valore nel Risorgimento (in polacco Zmartwychwstanie) e li accompagna in una lotta per l’indipendenza e la liberazione dallo straniero anche negli anni successivi. In questo scenario spiccano personalità quali quella di Mickiewicz e di Garibaldi a cui è dedicata in seguito ampia trattazione.

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Un aspetto che avvicina i due popoli già in passato riguarda la difesa dai Turchi percepiti come una minaccia comune per la Cristianità. La Repubblica di Venezia aveva combattuto contro i Turchi e la Polonia veniva definita la antemurale christianitatis. Nel 1683 l’esercito polacco riuscì infatti nell’impresa di respingere l’offensiva turca e annientò l’impero Ottomano a circa 15 chilometri da Vienna nella battaglia di Kahlenberg.

L’Italia e la Polonia non erano unite solo nella lotta contro i turchi ma anche contro gli Asburgo. La storia polacca in particolare è segnata da momenti di oppressione e ripartizioni. Nel Seicento la Polonia era uno degli stati più estesi d’Europa poi fu più volte spartita fra i tre imperi di Austria, Russia e Prussia nel 1772, 1793, 1795; ed in seguito venne completamente cancellata dalle carte geografiche. Dopo le spartizioni, le speranze dei patrioti polacchi si concentrarono su Napoleone e nel 1797 furono create in Italia, con il consenso di Napoleone e tramite un accordo con il governo della Repubblica Lombarda, le Legioni Polacche guidate dal generale Jan Henryk Dąbrowski (1735-1818). Nello stesso anno nella città di Reggio Emilia fu creata sia la bandiera italiana che l'inno nazionale polacco. Nella seduta del 7 gennaio il Parlamento della Repubblica Cispadana decise che venisse resa universale la bandiera Cispadana così fu adottato il tricolore. Nel luglio dello stesso anno Józef Wybicki, un ufficiale delle Legioni polacche, compose un canto che divenne subito molto popolare in quanto esprimeva la fede nell’indipendenza e nella rinascita della Polonia. Le relazioni che si instaurarono nel periodo napoleonico tra gli ufficiali delle diverse nazioni furono importanti per i successivi contatti tra le varie organizzazioni segrete. Le legioni polacche sotto la guida di Dąbrowski fornirono un sostegno unico alla Repubblica di Lombardia nel 1797 durante le Guerre Napoleoniche. Una coincidenza interessante è il fatto che la Mazurka di Dąbrowski, che era nata come inno delle legioni polacche in Italia è diventata l’inno della Polonia. A proposito di inni nazionali, non è un caso, dato le forti analogie tra i due paesi, che nell’inno polacco si trovino riferimenti all’Italia e viceversa.

Si riportano di seguito un frammento dell’inno polacco con traduzione e l’inno italiano. Entrambi sono testi patriottici e rappresentano una chiamata alle armi.

49 Marsz, marsz, Dąbrowski,

Z ziemi włoskiej do Polski. Za twoim przewodem Złączym się z narodem.

Traduzione:

In marcia, Dąbrowski, dalla terra italiana alla Polonia. Sotto il tuo comando ci uniremo al popolo

Son giunchi che piegano le spade vendute: giŕ l’Aquila d’Austria le penne ha perdute. Il sangue d’Italia, il sangue polacco bevé col cosacco

Tabella 2: Inno polacco e inno italiano

L’Italia e la Polonia si trovavano allora in una situazione affine, condividevano gli stessi ideali ed avevano un nemico in comune, l’Austria, contro la quale unirono le loro forze in occasione delle guerre d’indipendenza italiane e delle rivolte polacche. Per questo motivo la bandiera degli insorti (riportata di seguito) porta la scritta “Za naszą i waszą wolność” (Per la nostra e la vostra libertà). Tale bandiera apparve per la prima volta in occasione di una manifestazione a Varsavia il 25 gennaio 1831, presumibilmente il motto in lingua polacca è da attribuire allo storico Joachim Lelewel (1786-1861) ed è rivolto alle truppe russe. Tuttavia fu in seguito spesso ripreso dai polacchi durante le lotte per l’indipendenza.

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Adam Mickiewicz partecipò attivamente alle Cinque Giornate di Milano, al comando di un gruppo di 120 polacchi arruolati a Roma. Mickiewicz soggiornò ben tre volte a Firenze tra il 1830 e il 1848 e quando fu raggiunto dalla notizia dell'insurrezione polacca a Varsavia del 1830, dedicò alla sua patria uno dei suoi canti patriottici più famosi, Do matki Polki, ovvero Alla madre polacca, che commosse profondamente Giuseppe Mazzini. Successivamente compose la famosa opera teatrale Dziady (Gli Avi), nella quale assegnò alla Polonia il ruolo di guida per le altre nazioni europee e dalla quale emerge un fremente patriottismo e un incontenibile odio nei confronti dei russi oppressori. Grazie al ritrovamento nell’Archivio di Stato di Firenze di due documenti inediti lasciati da Mickiewicz, è stato possibile ricostruire non solo il suo soggiorno fiorentino ma anche alcune informazioni relative alla Legione polacca in Toscana. Mickiewicz fu introdotto dal dottor Zaydler presso il circolo degli intellettuali toscani che abbracciarono la causa della Polonia. Agli occhi degli italiani nell’Ottocento sia la Polonia che l’Ungheria fungevano da “antemurale christianitatis”, ma mentre dell’Ungheria si sapeva poco o nulla, erano molte le informazioni che circolavano sulla Polonia e sui suoi rapporti con la Russia e l’Europa Occidentale grazie alle opere di Zaydler, Chodźo e Mickiewicz. La repressione in Galizia e l’occupazione di Cracovia da parte delle truppe austriache e russe furono denunciate in Toscana dalla stampa clandestina, ed indirettamente anche dai giornali ufficiali. Anche tra i toscani iniziava a farsi sentire l’odio latente contro l’Austria per gli avvenimenti in Galizia. Quando il 5 marzo 1847 l’arciduca Ferdinando d’Este fece il suo ingresso a Pisa venne insultato dalla folla in quanto ritenuto responsabile per i massacri dei proprietari terrieri polacchi, che sostenevano l’indipendenza della Polonia, perpetrati dai contadini ucraini.

Nel marzo 1848 Mickiewicz, il maggior poeta romantico polacco, si recò da Parigi a Roma per formare la famosa Legione polacca. L’inglese Elise Arnould de White Cross, moglie del pittore polacco Emilie Boratynksi, allora residente a Firenze, si occupò delle spese per le armi dei legionari così come anche delle loro uniformi. Leopoldo II, Granduca di Toscana, fornì un sostegno economico alla legione e permise a Mickiewicz di formare una legione polacca in Toscana. Da uno dei due documenti inediti rinvenuti si evincono alcune delle norme relative all’arruolamento di un

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battaglione autonomo di fanteria. Da questo risulta che l’ingaggio era di due anni, le compagnie dovevano essere comandate da ufficiali polacchi, fornite d’insegne con i colori nazionali, i comandi impartiti in lingua polacca e la retribuzione identica a quella delle truppe toscane.

Le prime informazioni in merito all’arrivo di un distaccamento della Legione polacca risalgono all’8 settembre 1848 quando i soldati polacchi furono costretti a lasciare il Piemonte per arruolarsi nella Legione polacca in Toscana. Infatti dopo la sigla dell’armistizio tra il Regno di Sardegna e l’Austria la presenza di soldati della Legione polacca in Piemonte non era ben vista e questi preferirono continuare a sostenere la causa dell’indipendenza italiana piuttosto che emigrare in Francia dove le condizioni di vita erano più difficili. Di conseguenza ai primi di settembre 1848 arrivarono in Toscana i primi volontari polacchi, il cui quartiere si trovava a Marradi. La notizia della formazione della Legione polacca si diffuse rapidamente in tutta la penisola e anche oltralpe. La Francia cercò inutilmente di impedire l’arruolamento dei soldati polacchi presso la Legione toscana che vide il suo organico crescere enormemente e raggiungere il numero di ben centosessantacinque uomini nel giro di tre mesi. Tale Legione polacca fu successivamente denominata “Battaglione estero”, “Battaglione della Indipendenza Italiana” ed infine “Battaglione Pieri” e non comprendeva solo polacchi ma anche uomini di diverse nazioni, francesi, tedeschi, ungheresi ecc. Il ruolo della Legione polacca fu molto importante, ad esempio nel sostegno del governo provvisorio ma anche per la diffusione dello spirito d’indipendenza. Luigi Giusfredi (citato in Petracchi 1994: 223) ricorda come il reparto della Legione polacca giunto a Pistoia, per prima cosa, appose la scritta VIVA LA REPUBBLICA ITALIANA sui muri della città.

Un personaggio italiano molto amato dai polacchi in occasione delle lotte per l’indipendenza, tanto da divenirne un simbolo fu Giuseppe Garibaldi. Questo è dimostrato da diverse lettere, innumerevoli contatti e vicissitudini come anche dalla presenza polacca, capeggiata dal maggiore Costanzo Ordon, ai funerali di Giuseppe Garibaldi. È bene precisare che questo avvenne nonostante in quegli anni la Polonia come stato non comparisse sulla carta geografica, ed evidenzia ancora di più il sentimento di solidarietà del popolo polacco animato dalle stesse aspirazioni nazionali

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del popolo italiano. Garibaldi aveva convinto il popolo polacco che dopo la vittoria della causa italiana sarebbe arrivato il momento della vittoria polacca, così i polacchi si prodigarono in favore dell’indipendenza italiana. La Primavera delle Nazioni nel 1848 rappresenta un momento importante per la collaborazione italo-polacca sul campo di battaglia per il raggiungimento dell’indipendenza nazionale e della libertà. In base a quanto riportato da Lewański (1987) i volontari polacchi che parteciparono alla prima guerra d’indipendenza polacca nella pianura padana furono 500, 22 artiglieri polacchi diedero il loro contributo a Venezia, mentre un altro reparto era impegnato a Firenze ed ancora 200 erano i soldati polacchi a Genova e circa 250 i polacchi che combattevano al fianco di Garibaldi nella difesa della Repubblica Romana. Tra il 1849 e il 1859 la collaborazione italo-polacca non fu particolarmente vivace per due ragioni. In primis perché la Società Polacca Democratica (Towarzystwo Demokratycnze Polskie) fondata a Parigi nel 1832 nel 1857 subì una scissione, inoltre perché il governo di Torino non era favorevole al sostegno da parte dei volontari polacchi temendo una possibile controazione da parte della Russia e della Prussia. Nel 1860 si assistette ad una svolta nei rapporti italo-polacchi con un notevole afflusso di polacchi pronti a combattere nella nostra penisola. Tuttavia questo afflusso si sviluppò in due direzioni diverse; alcuni polacchi sostennero la linea ufficiale e governativa mentre altri quella di Mazzini e Garibaldi. Alcuni polacchi non condividevano infatti l’idea garibaldina di abbattere il potere temporale pontificio per due motivi. In primo luogo i rapporti in passato tra la Santa Sede e la Polonia erano sempre stati buoni e mai la Sede Apostolica aveva agito contro l’interesse del popolo polacco. Inoltre la Polonia e la Chiesa di Roma avevano avuto diversi nemici in comune, tra cui la Moscovia ortodossa, la Prussia luterana, la Svezia e la Turchia maomettana. Nonostante tali perplessità molti furono comunque i “polacchi garibaldini”.

Nel 1860 fu fondato a Torino un Comitato dell’emigrazione polacca presieduto dal principe Marcello Lubomirski a cui si affiancava un comitato italiano di soccorso agli esuli polacchi presieduto, su volere di Garibaldi, da Occhipinti Ignazio. Facevano parte di tale comitato anche due polacchi ovvero Valerio Mroczkowski e Costanzo Nikolski. Parallelamente l’emigrazione polacca, insieme ai radicali francesi, fondò a Parigi il Comité pour l’indépéndance italienne che suggerì a Garibaldi di affidare l’incarico di formare la legione straniera al generale polacco Mierosławski.

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Mierosławski nel 1861 fondò a Genova con i fondi del governo italiano una scuola militare polacca, di cui fu a capo per alcuni mesi e che sfornò in un anno circa trecento cadetti e il cui piano di studio includeva: corsi di tattica della fanteria, pirotecnica, fortificazioni, topografia e geometria, scherma, specializzazione in cavalleria e artiglieria. I cadetti di questa scuola militare polacca erano preparati tecnicamente, dunque offrivano un sostegno più adeguato rispetto ai volontari polacchi ed inoltre diffondevano lo spirito garibaldino. La scuola fu successivamente trasferita a Cuneo e diretta dal generale Józef Wysocki. Nel luglio del 1862 venne chiusa per motivi diplomatici. Quando nel gennaio-febbraio del 1863 scoppiò l’insurrezione in Polonia, Garibaldi lanciò ai popoli d’Europa il suo famoso messaggio Non abbandonate

la Polonia in cui esortava tutti i paesi ad essere solidali con la Polonia per il benessere dell’umana specie (Lewański, 1987:106).

Garibaldi fu tra i primi ad esprimere la solidarietà alla Polonia tuttavia si oppose all’invio di numerosi reparti militari per attendere il completamento dell’unificazione d’Italia. Un suo commilitone, Francesco Nullo, desideroso di dare una prova dell’amicizia verso la Polonia, organizzò insieme ad un gruppo di volontari bergamaschi una spedizione per partecipare all’insurrezione polacca. Del gruppo di volontari nove vennero arrestati dalla polizia austriaca prima di raggiungere il confine con l’Impero austriaco, tre persero la vita nei combattimenti in Polonia ed infine quattro vennero deportati in Siberia condannati a 12 anni di lavori forzati.

Tuttavia “l’italiano morto per la Polonia” come viene chiamato Nullo, ricevette molte onorificenze, diverse vie in Italia portano il suo nome e nella Polonia indipendente gli venne intitolato un reggimento. Un altro personaggio, che come Nullo, tenne molto alla necessità di offrire un contributo personale ed effettivo alla causa polacca fu il colonnello Stanislao Bechi di Portoferraio che cadde prigioniero dei russi e prima di essere giustiziato pronunciò la frase “Viva la Polonia” (Lewański 1987:110). Nonostante i polacchi fossero impegnati nella lotta contro il nemico comune sul loro territorio, il loro contributo alle imprese garibaldine non venne mai a mancare. Nel 1865 vennero creati in Sicilia, a Palermo e a Messina, due comitati Pro-Polonia, promossi dal patriota e chirurgo italiano Enrico Albanese e da Dionigio Węgłowski. Il periodo del Romanticismo e del Risorgimento furono caratterizzati da uno spirito di eroismo e di

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sacrificio che rafforzarono i legami tra i due paesi. Mazzini nel suo discorso alla Società Democratica Polacca a Londra il 02.06.1853 afferma:

Adesso e sempre l’Italia e la Polonia sono sorelle, sorelle nelle sofferenze, nella meta e nella lotta che deve far giungere a questa meta.

(Lewański, 1987:114)

Una volta che fu conseguita l’Unità d’Italia, nell’opinione pubblica italiana calò però l’interesse verso la causa polacca e si cercò di mantenerlo vivo attraverso la diffusione della cultura polacca. Dal punto di vista letterario le vicende storiche del risorgimento polacco trovano ampia trattazione nelle opere di Mickiewicz come anche nei testi autobiografici e nei memoriali di patrioti quali Settembrini, Ricciardi, Rossetti, Bazzoni e Aleardo Aleardi. Un altro letterato italiano noto per le sue poesie di argomento patriottico fu Alessandro Poerio, il quale nel 1820 combatté con gli Austriaci a Rieti. Poerio si trasferì a Bologna per seguire gli insegnamenti di Mezzofanti e per apprendere da lui la lingua polacca. Nutriva infatti una forte simpatia per la Polonia ed i polacchi. Allo stesso modo, un altro poeta suo contemporaneo, Angelo Brofferio, ricorda in diverse sue opere lo sforzo profuso dai soldati polacchi per la libertà.

Dopo le guerre d’indipendenza i rapporti italo-polacchi su questo versante si allentarono e solamente durante la prima guerra mondiale ed in seguito al mutato assetto politico europeo si crearono le condizioni favorevoli per la rinascita dello stato polacco e anche dei Comitati Pro-Polonia in Italia.

Indubbiamente il maggiore contributo polacco per la causa italiana è rappresentato dalla battaglia di Montecassino combattuta nel maggio del 1944 dal II Corpo d’Armata polacco del Generale Władysław Anders. Grazie alla liberazione di Cassino da parte delle truppe polacche, le divisioni britanniche e statunitensi riuscirono ad arrivare a Roma il 4 giugno 1944, pochi giorni prima dello sbarco in Normandia.

Il sostegno italiano fu particolarmente visibile anche negli anni Ottanta. I sindacati italiani e il mondo cattolico appoggiarono ed inviarono anche aiuti umanitari alla popolazione e il materiale necessario all’attività clandestina del Sindacato libero,

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Solidarność, sorto a Danzica nel 1980 ed oggetto di brutali repressioni in seguito all’instaurazione della legge marziale nel 1981.

1.2. Origini e sviluppo della lingua polacca

Questa parte del primo capitolo è interamente dedicata alla lingua polacca. In primis verranno presentate le origini del polacco e ci si concentrerà sulle conseguenze dei cambiamenti politico-sociali sulla lingua polacca nel XX secolo, poi si inquadrerà la lingua polacca all’interno del panorama delle lingue indoeuropee e delle lingue slave. Successivamente si approfondiranno i contatti con le lingue (ceco, ucraino, bielorusso, inglese, francese, ecc.) che hanno maggiormente contribuito ad influenzare la formazione del lessico polacco. In particolare si evidenzieranno le influenze, nei corsi dei secoli, della lingua italiana sul polacco.

La lingua polacca