80 Baccanale In questo caso si pone l’accento sul grande evento come rituale collettivo, nella
3. Attraversare l'Olimpismo: lettura problematicista di Coubertin
È interessante la breve storia delle Olimpiadi consegnata da Marco Tulli alla bibliografia193; il
ricercatore affronta la stagione olimpica compresa nella nostra modernità da un punto di vista storico, ovvero i suoi primi 120 anni di neo-olimpismo, compiuti nell’anno dei giochi di Rio de Janeiro 2016. D’altronde, per Coubertin, ogni anno era valido per un anniversario, e questo mi può far pensare alla necessità di una dimensione celebrativa permanente. È interessante perché lo storico rileva alcune importanti questioni, che riteniamo decisive anche per questa ricerca, e che rappresentano la spina dorsale del progetto olimpico.
È proprio il testo di Tulli che individua nella sconfitta francese nella guerra Franco – Prussiana combattuta tra 1870 e 1871194, la causa principale che mosse Coubertin, ad intraprendere la
propria avventura.
A record, you see, is considered the quintessence of effort195.
In qualità di storico e pedagogista, l’aristocratico francese, lavora, a partire dagli anni ’80 dell’ottocento, alla produzione di numerosi interventi, apparsi sui giornali più importanti dell’epoca, e su altrettante riviste, prendendo posizione a favore di ogni pratica sportiva come aiuto sociale, e miglioramento della persona.
Therefore it is viewed as extraordinary harmful in a time
when our quest for the average tends to gain the upper hand over our thirst for perfection. This is a mistake. […]
Competition places you into a struggle, making you another living being’s competitor. A record faces you up against an inanimate fact, a figure, a measure of space or of time. Strictly speaking, you are fighting only with yourself.
La ricerca del record si discosta dalla competizione con gli altri, concentrando lo sforzo in un miglioramento personale, una lotta con se stessi, per il superamento dei propri fini; questa Ri- singolarizzazione, come direbbe Guattari, questa attenzione verso se stessi, è uno dei punti salienti della proposta pedagogica di Coubertin. Egli nomina una quest for the average, ovvero la
193 M. TULLI, Breve storia delle Olimpiadi. Carocci, Roma, 2011
194 Da cui deriva la perdita dell'Alsazia e della Lorena, che rappresenteranno il futuro fronte della prima
guerra mondiale.
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ricerca di una media. Il significato di average è estremamente ambiguo.
Si parla del superamento di una media sociale, di una norma comune, e quindi si permette lo sconfinamento tra extraordinario e ordinario, e si segna come soglia il superamento di una media presunta, di una media confermata, la ricerca del record, come ricerca di superamento dell’essere, del proprio essere, e a questo punto Coubertin stesso cita l’opera di Nietszche, si discosta lui stesso dall’ombra del Superman nietszchiano.
Should we hope that human beings will one day be so sensible. So careful of their self-interest, health, proper mental balance, and physical contition that they will have no further need for a competitive spirit?
E la risposta è ancora più inaspettata:
No, not at all! That would be a utopia!196
Un record ha a che fare con il tempo, ma anche con lo Spazio; nel lancio del giavellotto ciò che si misura è una distanza, mentre nei 400mt piani è il tempo in cui si percorre una distanza prestabilita, a decretare il vincitore della competizione. Il rapporto dell’uomo con il superamento del record coincide con un tentativo di perfezionamento che potenzialmente non ha limiti. In questa competi- zione dell’uomo con se stesso si trovano riflesse alcune delle insicurezze archetipiche del genere umano, così come alcune delle caratteristiche tipiche della modernità. Tra queste ad esempio la capacità di superare se stessi, o più semplicemente e analiticamente, di mettere in discussione se stessi. Il record prende parte alla competizione sportiva come momento in cui viene stabilito un as- se, uno spartiacque e pertanto una regola. Questa regola decreta il canone e pertanto la media, ovvero il rapporto degli altri uomini nei confronti di una soglia riconosciuta. Il superamento del ca- none acquista importanza al momento in cui viene messo in discussione e possibilmente superato, magari anche in circostanze particolari. Pensiamo al famoso record nei 200 mt di Pietro Mennea (19 secondi 72 centesimi), realizzato a Città del Messico nelle universiadi del 1979, con il favore della rarefazione dell’aria, o grazie ad una particolare condizione del vento. Tutto ciò può stupire se osservato con distacco, pensando l’individuo coinvolto in una simile competizione come una manifestazione ridicolizzante per l’uomo; 8 uomini che saltano degli ostacoli, mentre vengono os- servati da migliaia di altri uomini, eppure è impossibile negare l’esistenza di un principio d’attrazione dello spettacolo sportivo, legato ad un lato molto profondo del nostro sentire. Couber- tin è stato non soltanto un appassionato di sport in quanto tale, ma un fautore instancabile di una estetica collettiva dello sport, trasposizione moderna dello spettacolo circense e paramilitare, diffu- so in ogni cultura da millenni. Il record ha a che fare con il superamento di un limite fisico, ma an- che con qualcosa di più sottile, forse una recondita, remota e atavica sfida degli uomini nei con-
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fronti di un agente superiore, incarnato per quell’istante del superamento proprio in se stessi, in una prova di conoscenza di se.
Ciò nonostante, altri ordini di suggestioni stavano alla base dell'antica idea dell’Olimpismo: la socializzazione dei popoli, e al suo opposto, la possibilità di garantire una tregua durante i conflitti. Una spinta globalizzante, fortemente elitaria, economicamente appetibile nell'epoca dello sviluppo del concetto di tempo libero, del cinema, delle esposizioni universali, vetrina suprema del nuovo, dell'eccentrico, talvolta del futile, persino dello sfruttamento. Nel 1923, il CIO si riunisce a Roma, per l’annuale convegno. In questa occasione Coubertin, ha modo di far notare al Re Vittorio Emanuele, come la conquista dell’Africa sia, da un punto di vista sportivo, un obiettivo prioritario.
E forse parrà prematuro pensare di impiantare in un continente che è in ritardo, tra popolazioni ancora prive della più elementare cultura, il principio delle gare sportive – e stranamente presuntuoso aspettarsi da questo una spinta in più, una accelerazione della civilizzazione. Però, riflettiamo su ciò che tormenta l’anima africana. Dalle energie inutilizzate – pigrizia individuale e uno sorta di bisogno collettivo d’azione – mille rancori mille gelosie contro l’uomo bianco unite alla voglia di imitarlo condividendo così i suoi privilegi; le smanie contraddittorie di sottomettersi a una disciplina e sottrarvisi; una dolcezza piena di attrattive e il subitaneo impulso di violenze ancestrali197
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Una parte della Scienza lavora per soddisfare una necessità di illuminazione del buio; questo tradisce la paura dell'ignoto, ogni cosa deve essere consapevolmente catalogata e asciugata, per diventare un indice esatto dei principi naturali e artificiali, per il mondo governato dall'uomo. Questa spinta aristotelica alla catalogazione è una spina dorsale del movimento positivista che si afferma a partire dalla metà del XIX secolo. Il macro fenomeno del colonialismo fa parte di questa temperie, e contribuisce alla nascita della sociologia e dell’antropologia, scienze utili alla conoscenza delle popolazioni che si incontravano nei quattro angoli del pianeta, secondo lo spirito dello sguardo euro-centrico nei confronti dell’alterità globale. Così continua l’intervento romano Coubertin:
Se fortifica, lo sport, allo stesso modo, calma, purchè rimanga un coadiuvante e non divenga un fine ossessivo, esso sa produrre l’ordine e schiarire il pensiero. E dunque non esitiamo ad estenderlo all’Africa.
È nell'alveo del pensiero positivista che nasce la spinta del neo-olimpismo, insieme al quale partecipano anche altre forze nell’attivare una simile esperienza. Una di queste è lo spirito educativo anglosassone, che Coubertin aveva potuto ammirare nei suoi viaggi e del quale parla
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diffusamente nei suoi primi tre saggi198. Pur mantenendo una tendenza filo ellenizzante del tutto
peculiare, questi natali, questo battesimo, questa fonte originaria, ne decreterà i connotati successivi. Seguendo questa chiave di lettura positivista, si trovano informazioni utili per comprendere meglio l'attuale situazione.
È soltanto oggi che la filosofia, pervenuta allo stadio positivo, è finalmente in grado di concepire degnamente la vera pienezza della sua missione fondamentale.199
Auguste Comte, coincidentalmente, è proprio l’autore del motto L'amour pour principe et l'ordre pour base; le progrès pour but che campeggia sulla bandiera brasiliana. In questo senso il Brasile
dovrebbe venire considerato come un laboratorio del positivismo, uno stato nuovo in cui è possibile sperimentare i valori di una filosofia moderna, o di quell’oscuro concetto che sarebbe la
Religion de l’Humanitè, di cui parla il filosofo francese. Non è soltanto il Brasile a distinguersi come
nazione sperimentale. Gli Stati Uniti d’America e la Francia lo erano stati prima di lui. La nascita di questi paesi (U.S.A. 1783, Francia Repubblicana 1789 – 1815), aveva previsto processi di liberazione per i quali era necessario definire nuovamente il pantheon del potere, disegnando creativamente, partendo sempre e comunque dalla solida base della classicità, un immaginario dello stato-nazione capace di definire l’esigenza di modernità.
In fondo al crogiolo in cui si preparano i destini della società del prossimo futuro c’è una sorta di conflitto latente tra il principio dello Stato romano e quello della polis greca. L’orgoglio della società futura ha la pretesa di creare, ma è vana pretesa. Noi siamo destinati a costruire su una di quelle due basi. A quanto pare, si propende per lo Stato romano. Quanto a me, io credo nella polis.200
Con queste parole, Coubertin riassume ancora una volta la divisione manicheista tra i due modelli di sviluppo preponderanti, che continueranno a scontrarsi, prima e dopo di lui, per la determinazione dell’orientamento statuario. Da un lato il sogno ellenico della società plurale – e politeista – in cui l’armonia delle parti prevarrebbe sul centralismo, una società in cui lo spazio era proporzione e rispetto. Dall’altro l’impero romano, con la sua tensione colonizzatrice, militaresca e guerrafondaia. Nel primo caso, è molto forte il valore dell’idealizzazione, contemporanea e successiva, di un mondo di natura altamente utopica, sviluppatosi nell’arcadica penisola Grecia, e tra i suoi arcipelaghi, un mondo che oggi è scomparso, ma nella sua scomparsa ha dato vita ad un numero infinito di cloni architettonici, feticci, propaggini simboliche eterogenee, ad un universo che
198 Frutto del lavoro di tesi alla Sorbona sono L’Education Anglaise (1887), a cui seguiranno L’Education en Angleterre (1888), e L’Education anglaise en France (1889).
199 A. COMTE, Cours de philosophie positif. Bachelier, Paris, 1835 200 Cfr. P. DE COUBERTIN, Memorie Olimpiche. 2003
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si è diramato nel mondo intero e che costituisce di fatto, uno degli archetipi sui quali si appoggia l’intera civiltà occidentale: il valore della grecità. Nel secondo caso, si parla di un modello che esiste tutt’ora, un modello parzialmente idealizzato, ma di fatto proseguito, concretizzato fisicamente, nel proseguimento dell’Impero romano, prima nel sacro romano impero germanico, e parallelamente nella continuazione millenaria di Costantinopoli nell’impero romano d’oriente, e ancora nell’impero spagnolo, in quello russo (Mosca sarebbe la terza Roma), e infine in quello Francese e Americano (il cui motto esplicito è E Pluribus Unus201), fino ai casi novecenteschi del
regime fascista e del III reich hitleriano. Entrambi questi modelli, quello idealizzato della polis greca quello più autoritario della civitas romana – così come del castrum - si confermano nell’organizzazione spaziale, producendo quello che si chiamerà ambiente storico – oppure Spazio
Obbligatorio202.
Coubertin è un aristocratico parigino, e può permettersi di viaggiare per dieci anni in tutto il mondo, ma soprattutto nel regno anglo-sassone, per il quale sviluppa un’accentuata Anglophilia. Nel Regno Unito la cultura sportiva è più avanzata rispetto al resto del continente, e in quel contesto scopre l’operato di Thomas Arnold203, fautore del rinnovamento del sistema educativo inglese. Il tentativo politico e simbolico di Coubertin prevedeva la nascita di una grande manifestazione a carattere sportivo, che coinvolgesse quanti più paesi possibili e che fosse soltanto la prima di una lunga serie di eventi (altamente de-territorializzati, come li avrebbe definiti Deleuze204; nel senso di
corpi estranei capaci di agire sul territorio, sfruttando le sue caratteristiche fino al midollo, per poi ripartire e concentrare le ricchezze altrove, possibilmente in occidente e precisamente in Svizzera, nella sede neutrale del CIO) che lavorassero sulla mentalità della popolazione, formando uno spirito nazionale competitivo pronto a combattere nel caso si fosse presentata una buona occasione per farlo. Attivare una serie di eventi che avevano il compito di tramandare la prestigiosa tradizione dell'antica Grecia, ma che si inserivano in una cornice più ampia di diffusione dei principi umanitari internazionali, della cooperazione e del dialogo, sintomo di una civiltà europea in costante stato di avanzamento, dove per avanzamento si riflette il valore dell'organizzazione sociale, della previsione di un calendario, simile in questo agli antichi giochi delfici od olimpici, che rappresentavano delle pause tra i conflitti, altresì delle fiere di esposizione, e dei momenti di convivio e di incontro.
In questo mondo moderno, pieno di forze minacciose all’origine di pericolose decadenze, l’Olimpismo può costituire una scuola di nobiltà e pulizia morale come anche di tenacia e di energie fisiche. Ciò a condizione
201 E Pluribus Unum, il motto adottato sulla prima bandiera dei tredici Stati Uniti d’America, deriverebbe da
un motto preesistente, diffuso sul frontespizio della rivista inglese Gentleman’s Magazine, già a partire dal 1731, e anticamente da una frase attribuita a Virgilio riguardo ai colori: color est e pluribus unus.
202 Cfr. PARTE TERZA – SPAZIO OBBLIGATORIO / INVASIONE DELLE TECNOLOGIE 203 Uno dei discendenti di Thomas Arnold (1795-1842), sarà lo scrittore Aldous Huxley. 204 G. DELEUZE, F. GUATTARI, Mille Piani. Castelvecchi, Roma, 2010