• Non ci sono risultati.

SPAZIO OBBLIGATORIO – INVASIONE DELLE TECNOLOGIE

Mutate le proporzioni, non avevano agito allo stesso modo, nei secoli prima, veneziani, genovesi, barcellonesi e anseatici? Nella prova la istituzione di grandi compagnie come la Compagnia olandese delle Indie Orientali (1602) o della Banca di Amsterdam (1608). Sono forme di speculazione che portano in un caso alla distruzione di coltivazioni di spezie nelle isole della Sonda, perché queste, con la loro abbondanza, non intacchino gli alti prezzi e il monopolio olandese; nell'altro ai giochi di borsa, alla circolazione artificiosa di notizie false con fini speculativi, al sistema della réclame pubblicitaria per battere la concorrenza.

Ernesto Sestan240

I.

CONTESTO DELL’INVASIONE

1. Premessa

Con tutto questo non si vuole dire che non ci sia speranza nell’affrontare il nuovo, la novità, un sistema con cui entriamo in contatto e che non conoscevamo di individui esistenti già nell’evo precedente; il nuovo fa parte dell’esistente, è qualcosa che già esiste ma che non si è ancora manifestato totalmente, e anche nel corso di questa manifestazione, tra il poco sentire che possiamo considerare certificabile, staremmo comunque parlando di un rapporto percettivo e non di una realtà. Per questo esiste la realogia, ovvero lo spiraglio tra il codice, in questo caso la comprensione delle tecnologie, e la funzione del codice, ovvero il dominio esercitato dall’uomo su se stesso e su gli altri attraverso le tecnologie. Una modalità di comprensione di questa realogia, ovvero di questo dialogo tra ciò che vediamo e come lo vediamo, può essere di tipo critico, e anche presentarsi in forma di denuncia, oppure può permettersi di sottolineare anche le ricadute positive, delle potenzialità acquisite grazie allo sviluppo tecnologico. Semplicemente considerare le tecnologie e la comunicazione aumentata – piuttosto che la realtà aumentata – come parte di un sistema del mondo che già possedevamo, in qualità di esseri pensanti, e perciò di esseri a contatto con il mondo virtuale – anche se partissimo dalla radice di virtù – è una limitazione che non possiamo accettare.

Occorre lanciare una nuova sfida pedagogica. A livello generazionale, esistono forme molteplici per considerare l’interazione tra le pratiche educative tradizionali e l’implementazione tecnologica. Per alcuni anni si è assistito ad un fenomeno euforico nei confronti dell’utilizzo delle tecnologie nelle scuole, cercando di dominare questo accerchiamento compulsivo con l’avocazione di un compito di conoscenza delle tecnologie stesse, ovvero cercando di giustificare l’acquisto di

240 E. SESTAN, in prefazione a M. WEBER, Etica protestante e lo spirito del Capitalismo. Sansoni, Firenze,

102

lavagne luminose, Lim e Tablet comunitari da utilizzare nelle più varie attività, come il necessario tentativo critico messo in atto dall’istituzione educativa nei confronti di un mondo privato a contatto con la crescita esponenziale dell’uso delle tecnologie. Questo tentativo di auto emancipazione della scuola dalla sua stessa condizione ancestrale e classica, ha portato ad una senescenza immediata degli investimenti, e alla parziale incompatibilità del luogo scuola, anch’esso sotto pressione per un generale cambiamento, basato sul modello dell’esperienza fisica e comunitaria, con l’applicazione dell’utilizzo integrato delle tecnologie. Con questo non si vuole dichiarare una totale incompatibilità con l’insegnamento tecnologico nella scuola, ma rilevando una permanenza quasi completa dell’oggetto di comunicazione e d’intrattenimento elettronico e digitale nella vita delle ragazze e dei ragazzi al di fuori della scuola, in un raggio di età in rapida espansione verso il basso (ovvero la tecnologia è sempre più a portata dei bambini più piccoli), la Scuola potrebbe scegliere una strada diversificata, non allineandosi alla tendenza massiva della società, per rimanere un punto di riferimento basato sull’esperienza fisica, sul confronto verbale, e sull’utilizzo di materiali di lavoro concreti, attraverso i quali produrre conoscenza.

Partendo dal presupposto che la rivoluzione tecnologica può essere considerata come un grande evento, come un particolare urto all’interno del percorso di vita delle persone, cerchiamo di affermare un ponte metaforico tra tale rivoluzione, pubblica e privata, e l’impatto causato dall’avvento del grande evento nella sua manifestazione architettonica e infrastrutturale urbana.

2. Presentazione del Problema: Impatto e Individuo duale

Ci occupiamo dell'impatto dei grandi eventi sull'individuo umano. La difficoltà dell'oggetto di analisi inizia dal tentativo di rappresentare una situazione comune vissuta da un gruppo di individui che hanno subito l'impatto da vicino, perdendo la propria casa, e, oltre a questa, la propria comunità di riferimento. Sottolineando il valore della comunità di riferimento, si vuole porre l'accento sulla necessità dell'uomo di agire e condividere la propria missione di vita, a livello sociale. Questo livello corrisponde ad un insieme plurale – e plurivoco – di popolazione, composto da individui che, nel loro essere autonomi, si distinguono per una serie di scelte pubbliche e private. Questi individui a contatto con ciò che abbiamo descritto essere i grandi eventi possono essere suddivisi in due nature generali: l'individuo maturo o adulto che contrae l'impatto nella propria esperienza di vita già avviata e che può parzialmente partecipare al processo di sottomissione che il Grande Evento mette in pratica, oppure l'infante, l'essere umano non autonomo che cresce a contatto con un ambiente influenzato dai cambiamenti, come potrebbe essere un bambino nato nelle comunità di San Paolo che subiscono le trasformazioni alla vigilia dei Mondiali di Calcio, oppure un adolescente autoctono della periferia di Milano durante Expo 2015. Nel descrivere l'azione

103

dell'impatto è importante sottolineare, ancora una volta, quanto l'equilibrio di questa tesi abbia a che fare con la messa in contatto con l'incontro di due grandi categorie concettuali: l'universo simbolico delle Olimpiadi considerate come momento rappresentativo assoluto dei grandi eventi e la diffusione intima delle tecnologie di comunicazione; avvicinare questi due mondi è un'operazione delicata, che richiede in primo luogo l'accettazione di una serie di condizioni teoriche preliminari. Nel secondo capitolo abbiamo analizzato lo sviluppo delle Olimpiadi come rituale, riconoscendo numerosi tratti comuni con il discorso egemonico del colonialismo e del capitale. Nel primo capitolo abbiamo riflettuto sulla natura del grande evento, che non si presenta soltanto in forma olimpica o sportiva, ma che può essere identificato anche nei conflitti e nelle catastrofi naturali. Questa apertura ci permette di visualizzare un panorama di ricerca che, per quanto vasto, ha una sua coerenza nella frammentazione stessa dell'epoca post-moderna in cui viviamo.

È il nostro tempo. Navighiamo a vista in un'epoca in cui l'offerta informatica e tecnologica è stupefacente. Non si tratta di misteri alchemici, ma di industrie concrete che individuano i bisogni della nostra vita, i bisogni della nostra generazione, per convertirli in un apparato comunicativo neutro, in applicazioni, in cultura digitale241.

Esiste questa grande separazione, qualcosa di simile ad un baratro, nello studio che conduciamo tra Spazio (Geografia) / ambiente storico (Immaginario) ed Invasione delle tecnologie. Questa tecnologia è intesa a sua volta, da un lato come una componente oggettuale del problema – fisicalista, la chiamerebbe Schopenhauer242 – ovvero un dato materiale e concreto e da un secondo lato in senso più mentale e astratto – metafisico probabilmente, ovvero partendo dalla sua incidenza a priori e a posteriori, continuando a considerare la sua incidenza su altri campi del comportamento, come una possibile trasfusione di oggetto e contenuto che si muove nel comportamento dell'individuo.

L'individuo può essere suddiviso a sua volta in adulto o in infante – adolescente, neonato addirittura – oppure, facendo riferimento ad una sfera economica, in autonomo o subordinato. Questa suddivisione presuppone un ragionamento che coinvolge la concezione temporale della vita, così come il mantenimento dei propri figli, secondo la visione occidentale, attraverso un percorso che si è venuto consolidandosi nel corso del XIX e XX secolo. Tale percorso prevede una serie di tappe, attraverso le quali l’individuo subordinato, ha la possibilità di emanciparsi dal proprio nucleo famigliare o iniziale, divenendo un individuo autonomo, grazie ad una serie di sfide formative che affronta con gli strumenti che possiede al momento di partenza, ovvero la propria classe sociale o estrazione di partenza, i quali secondo Freire non determinano forzatamente un risultato univoco. Nel corso della sua conferenza a Bologna tenuta nel gennaio del 1989, in

241 L. CORAZZA, Internet e la società conoscitiva. Eriksson, Trento, 2012

104

occasione dell’VIII centenario dell’Università di Bologna, il filosofo e pedagogista di Recife descrive la condizione di un bambino delle favelas come favorita, da un punto di vista della conoscenza del mondo, rispetto ad un bambino cresciuto nella iper-protezione delle scuole dedicate della borghesia. Secondo il ragionamento di Freire, esistono una serie di capacità, che il bambino cresciuto in località disagiate e marginali sviluppa maggiormente rispetto al bambino protetto e custodito, che garantiranno all’individuo subordinato, a colui che possiamo chiamare l’oppresso, di emanciparsi con più facilità al momento del raggiungimento di una certa posizione economica e sociale, grazie alla propria capacità di risoluzione dei problemi. Questa visione riflette ovviamente un punto di vista utopico sulla società243.

Muovendosi attraverso una serie di rapporti duali, che vengono ristretti sempre di più attraverso una serie di ambivalenze, di dimensioni dicotomiche, che si posizionano in un panorama magmatico del caos plurivalente – plurivoco244 direbbe Bachtin – grazie ad una visione fenomenica

che possiamo considerare come universale.

Per fenomenico, si intende l'osservazione della natura propria dell'oggetto di ricerca, con un certo distacco garantito dalla propria posizione esterna245: in questo caso sarà il comportamento dell'essere umano in relazione al grande evento. L'essere umano possiede – o meglio partecipa – due dimensioni principali nel rapporto tra se stesso e l'ambiente che lo circonda. Charles Peguy descrisse la prima di queste come una dimensione interna, o dimensione dell'Internità246. La

seconda è la dimensione collettiva. Nella propria dimensione interna, l'essere umano si avvale di oggetti della tecnologia che intensificano le relazioni – astratte, virtuali – con l'esterno.

Il numero di ore che l'essere umano dedica alle relazioni virtuali è considerevolmente aumentato nel corso degli ultimi anni, a partire dalla proliferazione – commerciale e culturale – dell'universo di internet su scala globale. Questo fenomeno massificato di potenziamento della testualità – che corrisponde anche ad una sua parziale riscoperta – è avvenuto grazie all'espansione della tecnologia di internet non solo come opportunità di comunicazione, ma anche come costume, come habitus sociale dilagante nella civiltà occidentale, dove per civiltà occidentale non si intende che internet viene utilizzato soltanto in occidente247, ma è in questo momento un limite di paragone,

sicuramente eurocentrico, per confutare la sua diffusione imperialista nei confronti delle altre culture. Nel corso dei decenni si è attivata una particolare attenzione, all’interno delle fasce

243 “Allora che fare? Fare come Ribeiro e tanti altri che denunciano genocidi e inseguono utopie. Cercando di

rallentare l’incontro-scontro e tenere in vita il più possibile quella parte di umanità che ha perso il treno della storia. Con l’assoluta certezza che l’utopia possa diventare realtà”. In V. DOMENICI, Difesa delle civiltà

indios, introduzione a Frontiere Indigene della Civiltà. Jaca Book, Milano, 1973 244 M. BACHTIN. L'opera di Rabelais e la cultura popolare. Einaudi, Torino, 1979

245 “Costruiremo poi un metodo di <riduzioni fenomenologiche>, che ci permetterà di superare i limiti

dell'indagine naturale, evitandone l'unilaterale direzione, finché conquisteremo il libero orizzonte dei fenomeni <trascendentalmente> purificati e con ciò il terreno della fenomenologia”.

In E. HUSSERL, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica.1953, p 9

246 C. PEGUY, Clio. Gallimard, Paris, 1942

247 Al contrario, l'occidente ha già attivato una serie di contromisure allo strapotere della tecnologia in campo

105

culturali che mettono in pratica l’azione inclusiva, rispetto alla visione eurocentrica e ai suoi effetti nella comprensione delle dinamiche della globalizzazione. Pretendere di cambiare la propria visione, a partire da studi effettuati in occidente, è pretestuoso e può sfociare in un paternalismo nocivo per la stessa causa mondialista, ovvero nell’operato di promuovere una visione più equa del mondo, non è necessario dimenticare o sovrapporre una visione anti-eurocentrica, per motivi semplicemente ideologici.

3. Cultura digitale e pericolo della sua diffusione

La cultura all'epoca di Internet, o cultura digitale, è una tipologia culturale basata, in maniera preponderante, sulla comunicazione per immagini. Queste immagini diventano pervasive, onnipresenti e partecipano al consolidarsi di una cultura che ha come sostrato fondativo un flusso perenne di trasmissione di informazioni e l'avverarsi di un database 248 – un archivio,

continuativamente disponibile, che possiede la capacità di espandersi in maniera paradossalmente auto-generativa. Allo stesso tempo, si assiste anche ad un fenomeno massificato di potenziamento della testualità249 che avviene grazie all'espansione di queste tecnologie, espansione al cui interno

resiste una cultura del testo, nuovamente codificato, veloce nella sua brevità, istantaneo nella pubblicazione. La questione del mito fondativo della civiltà postmoderna ci pone in un ruolo di cercatori di un Graal comunitario che possa confermare il sostrato condiviso, di un’epoca in cui la comunicazione rappresenta l’essere (comunico quindi sono). Qui si apre una questione imponente sulla natura essenziale della nostra contemporaneità, ovvero sulla sua costituzione in qualità di ente etico, rappresentato dalle istituzioni e dalla comunità civile, che alimenta la costruzione del sapere in occidente; la postmodernità troverebbe la propria affermazione trascendentale, ossia il proprio dato di erlebnis proprio nel principio di questa necessità di comunicazione permanente. Non lontano da questo, esiste il concetto di connessione permanente, o di ricerca permanente della connessione; Home is where your wifi connects automatically, come recita il messaggio di una t-shirt venduta su internet.

Questa cultura agisce direttamente sulla vita delle persone. Una delle sue tipicità, forse il suo carattere più innovativo, è il fatto che si tratta di uno strumento polivalente. Possiamo paragonarlo, ad esempio, allo sviluppo di tecnologie indotte in seguito alla scoperta della ruota. Ancora più provocatoriamente, potrebbe essere simile all'invenzione della scrittura o dello sfruttamento del calore emanato dal fuoco.

248 La differenza tra i termini Database e Archivio, è interessante; la parola d'uso nella lingua inglese, che

introduce il discorso sull'egemonia del linguaggio, ci riporta alla collezione dei dati, mentre il termine di origine greca <Arkheiwon>, indica la raccolta del sapere, trasmettendo con la propria radice Ark, la proprietà semantica dell'Arcadico e dell'Arcaico.

249 E ad una sua conseguente parziale riscoperta, attraverso la digitalità di questa epoca in cui le nostre

mani diventano protagoniste della comunicazione, con la differenza dell'istantaneità e capacità di diffusione del testo.

106

Documenti correlati