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Sulla natura della contaminazione

85 Cfr capitolo quarto: Berlino.

10. Sulla natura della contaminazione

Il capitalismo è finito: l'imperialismo continua. Non esiste un modello di sviluppo unitario, ma esistono le vite, e ogni vita può essere considerata come un modello di sviluppo. Alcune di queste vite, attraverso il linguaggio, sono più abili ad argomentare e a difendere il proprio modello di sviluppo rispetto alle altre. Alcune vite possiedono la curiosità – e l'opportunità - di volare lontano,

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di allontanarsi addirittura dalla propria stessa esperienza originaria, producendo altri mondi che si distaccano dall'egoismo primario.

Anche considerato questo narcisismo di fondo, per una fascia di mondo, quella occidentale, che può permetterselo e che lo ha proposto e introdotto in altre dimensioni diverse da quella europea, come modello di civiltà attraverso il colonialismo, è comunque necessario un ritorno all'attenzione individuale132, per contrastare la società di massa, capace di annichilire le coscienze.

Difetto ereditario dei filosofi. Tutti i filosofi hanno il comune difetto di partire dall'uomo attuale e di credere di giungere allo scopo attraverso un'analisi dello stesso. Inavvertitamente <l'Uomo> si configura alla loro mente come una aeterna veritas, come un'entità fissa in ogni vortice, come una misura certa delle cose133.

Questa società, o questo modello di civiltà – quello occidentale inserito nel pianeta attraverso il colonialismo - ha consolidato la propria azione sull'intero pianeta anche grazie alla diffusione della tecnologia comunicativa, che rappresenta probabilmente l'ultimo tassello nell'opera di conquista intrapresa con il fenomeno coloniale. Questa società che si appoggia sulla rivoluzione comunicativa e tecnologica dominante – una società basata sul potere multinazionale e sul consiglio generale delle potenze riunite sotto alcuni marchi (G8, ONU, NATO) – detiene il potere globale. In un mondo così interconnesso, in cui le distanze sono state di fatto azzerate dalla presenza della rete, un mondo in cui il pensiero di ogni singolo individuo è direttamente pubblicato su di una piattaforma condivisibile su scala planetaria, ma dove le strategie di disseminazione predominanti si sono semplicemente spostate e non annullate, l'effetto che si produce sulle generazioni che nascono durante l'accadere di questa società è un effetto di spaesamento, in cui non si modificano soltanto le relazioni da un punto di vista quotidiano e singolare, ma anche il rapporto con il territorio, reso marginale dalla frequentazione di un luogo virtuale come quello offerto dalle potenzialità tecnologiche, che sostituiscono gran parte delle operazioni manuali e gestionali dell'esistenza. Le generazioni che nascono all'interno di questo ambiente storico134, sono

generazioni che si ritrovano sprovviste di alcuni elementari principi, che appartengono anche alla materia dell'etica, alcuni essenziali sistemi di resistenza e criticità nei confronti di quello che definiamo società informatica.

Questo modello di società prende il sopravvento in diversi modi; trasformando la realtà percepita, dove l'effetto di una costante nostalgia135 è la prova di questo trasferimento di senso sul finire del secondo millennio della storia a partire dalla presunta nascita di Gesù Cristo – una visione estremamente eurocentrica. L'effetto della trasformazione per gradi della imago puerilis (Cfr.

132 F. NIETZSCHE, Umano, troppo umano, prima edizione italiana a cura di Giorgio Colli e Mazzino

Montinari. Adelphi, Milano, 1965

133 Cfr. 133 F. NIETZSCHE, Umano, troppo umano, 1965, p.16

134 Per la teorizzazione puntuale del concetto di ambiente storico si rimanda al Capitolo 3 del presente lavoro. 135 G. DORFLES, Il Revival. A cura di G. C. ARGAN, Gabriele Mazzotta Editore, Milano, 1974

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Capitolo 3, imago puerilis) in causa distruttiva del nostro universo privato di appartenenza si contamina anche attraverso le formule della nostalgia, che assume valori nuovi, in questi decenni di sviluppo della società informatica e d'informazione. Nel mio personalissimo caso136, la capacità

di assorbimento delle informazioni che circolano a livello spaziale intorno al mio corpo è notevolmente diminuita, invece che aumentare come richiederebbe la pressione commerciale, ma anche quella degli usi e costumi, ovvero dell'habitus, dimensione che entra a contatto con la capacità di essere attuali. Sono diventato più sensibile nei confronti di pochi termini particolari, che sento ciclicamente ritornare come a circondarmi, come un rituale predestinato, e che solo parzialmente riesco a prevedere. Ciò a che fare con la curiosità, ma una curiosità fisica, oggettuale, e soggettiva. Il valore dell'arbitrarietà all'interno della ricerca, così come nel confronto duale o accademico, è centrale nella comprensione del discorso egemonico. Il proprio – personale - discorso egemonico, ovvero le sue caratteristiche elementari, è per natura sistemico, risolto in se stesso, riuscendo a imporsi sugli altri per ragioni di sopraffazione, di competizione, o al contrario, per paura di essere soverchiato a sua volta; per comprendere questo passaggio è necessario attivare un principio meta-analitico capace di sottolineare l'attenzione sui sistemi della logica e della razionalità dialettica che viene prodotta autonomamente, un approccio meta-analitico e meta- narrativo che viene in nostro soccorso, se sapientemente riconosciuto e accettato. Considerando che sul piano relazionale esiste comunque uno scambio, un dare e un avere, un equilibrio necessariamente precario, che rende possibile il nostro essere nel mondo (Freire), dove questo essere nel mondo è di per se una relazione con gli altri individui che lo abitano.

Partendo da un altro punto d’osservazione, la lettura sistemica potrebbe mantenersi ad un livello più irrazionale e mistico, trattandosi di un universo sensoriale astratto, come quello della società informatica. Questa società riproduce significati simili, ovvero contenuti minimi, items secondo il lessico informatico, che si contendono il proprio cono d’attenzione all'interno del discorso più grande e immanente, un discorso continuo che pare non avere più spazi di interruzione, intersezioni libere e libertarie, le quali intersezioni sono talvolta capaci di assorbire l'attenzione di un individuo particolare, o di un gruppo di individui definiti; consideriamo la conoscenza settoriale, gli specialisti, i turnisti, il cinema di genere, come manifestazioni di un percorso di assuefazione, nicchie votive molto precise nelle loro caratteristiche, dalle matrici quantitativamente - e anche qualitativamente - riconducibili ad un universo interiore.

Nel dire questo penso alla grande massa di segni che si affolla nel nostro agire quotidiano a contatto con la comunicazione orale, nella sua manifestazione privata o pubblica, ma che si stratifica ulteriormente nella interazione con le dinamiche tecnologiche, le quali consentono una trasmissione simultanea di pensieri e dati, e alla fine di azioni, che vengono registrate ed inviate,

136 Non esiste oggettività più forte della nostra soggettività. In G. DELEUZE, F. GUATTARI, Che Cos'è la Filosofia, Einaudi, Torino, 2002

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per un'indolenza nei confronti dell'esperienza reale che sconfina con la necessità di condivisione istantanea. Questo gesto di condivisione compulsiva racchiude in sé molto più di una semplice tentazione di archiviazione massima dell'accadere umano, simile in questo all'artigiano fotografo o pittore, e semplicemente più veloce. Racchiude in sé una tipica fragilità: l'insicurezza. L'individuo contemporaneo non è più in grado di vivere una esperienza senza sentire la necessità di filmarla e trasmetterla immediatamente ai propri cari, o perfino ai propri non-cari.

Esiste una differenza drammatica tra le informazioni e i dati trasmessi dalle appendici comunicative precedenti, come le riviste, la televisione, e questa variazione esiste nella loro caratteristica di esteriorità; il loro essere oggetti fini a se stessi, non pienamente individuali, non adatti o adattati ad un uso strettamente personale, ma piuttosto il loro essere pubblici oggetti di servizio e in questo senso ancora e comunque atti alla condivisione. Ancora oltre, il loro esistere – gli oggetti trasmittenti – a senso univoco, monodirezionali e non contaminabili. Contaminanti, ma non contaminabili, al contrario della rete, il social networking assoluto è sia contaminante che contaminabile, ovvero non prevedibile. Una rivista pornografica nelle mani di un bambino, il suo atto di nasconderla, è un'esperienza diversa dalla ricerca su internet di immagini pornografiche, che sono probabilmente le stesse. Questa differenza esiste nell'esperienza fisica. Siamo alle soglie di una società domestica, dove la casa ritorna ad essere una fortezza capace di esercitare una pressione dominante sulla nostra vita (Cfr. Capitolo 4 sulla resistenza abitativa, Mike Wells, Urutau Guajajara, Inalva, Domesticidade, Quotidianità). In questa relazione tra oggetto comunicante esterno a carattere univoco e oggetto comunicante privato contaminabile si pone lo scarto, che si può considerare rappresentato attraverso un diagramma da una curva acuta; scarto che capace di descrivere le nuove generazioni a partire dalla diffusione di massa del telefono cellulare e dei dispositivi internet portatili.

IV.

INTERFERENZE SEMANTICHE

Il Codice dei Codici ha una qualità che gli appartiene e che non è trasmissibile: ossia, per ogni altro codice derivato, la Realtà si presenta come successività e, per di più, come finitezza, mentre per il Codice dei Codici la Realtà è circolarità e illimitatezza137.

La realogia è un principio di realtà, dove per principio s'intende il momento iniziale dell'interazione tra due elementi che appartengono alla realtà – dunque l'uscita dal sé- e più specificatamente, il

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rapporto tra un codice e la funzione del codice stesso.

Le Olimpiadi di Rio sono una realogia, ovvero un ambiente minimo in cui l'evento preciso decide di manifestarsi. La realogia non coincide soltanto con il fatto compiuto, ma con la sua reità, ovvero il suo essere cosa che si difende, oppure dal greco, il suo essere flusso attraverso il proprio stesso discorso; è realogico il rapporto tra un ambiente unico e la sua lingua: la lingua promozionale utilizzata dalle Olimpiadi: il linguaggio olimpico.

Esiste una relazione tra la realogia e il concetto di ambiente storico; essi sono due strumenti di analisi, due categorie analitiche (Kant, Aristotele), che si attivano al momento dell'osservazione del mondo. La realogia ha il favore di unire la cosalità138, dunque ciò che si considera reale nel suo

connubio di percezione e materia e il linguaggio resiliente alla cosa; ogni cosa si esprime attraverso il proprio linguaggio: le piante attraverso i colori e le forme esistono grazie alla proprio misura e quantità nello spazio e attraverso il dono che fanno agli altri, o al contrario, nel gesto difensivo che attuano nei confronti degli altri, nel conflitto per sopravvivere. Nella relazione tra l'essere e la lingua propria dell'essere si possono scorgere i confini della cosa, del reale, e la comprensione, durante l'individuazione di questo rapporto, di questa natura condivisa, di questa anima duplice e di questa relazione ambigua, rappresenta, o è in grado di rappresentare, il fenomeno.

Osservando un fenomeno attraverso questa doppia lente – linguaggio e materia - ne comprendiamo la natura parziale, le caratteristiche, le funzioni, e compiendo ciò smettiamo di esserne dominati, scoprendo la sua lingua e quindi la sua capacità, il suo ruolo, disimponendoci - nel giogo del dominatore-dominato (Freire). L'apprendimento della realogia, il suo riconoscimento, è la comprensione profonda di un rapporto, non è un semplice atto di auto-difesa, ma di consapevolezza – acquisita – nei confronti del mondo. Saper cogliere la realogia è una capacità analitica, e in questo non si discosta così tanto dalla analogia, dalla omologia, o dalla ontologia. La panlogia è il discorso totale; la lingua del mondo, il suo grand recit, il grande discorso (Foucault) che regna sulle nazioni della terra, sugli accordi tra gli uomini e occorre altro spazio per esaminarlo. Da una conversazione tra Yoshimoto e Foucault139:

Come sbarazzarsi del marxismo? Oppure: come non sbarazzarsene? È una questione sulla quale vado riflettendo da tempo, e che in questo preciso momento faccio fatica a chiarire. Lei ha evocato (Yoshimoto si

138 E. HUSSERL, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. Einaudi, Torino, 1953

Dal Libro I: Come parte di questa organizzazione, si mostra ad esempio che l'unità di una semplice res

extensa è pensabile senza l'unità che regola l'unità della res materialis: quantunque nessuna res materialis è pensabile che non sia res extensa. Si rileva (sempre nell'intuizione eidetico-fenomenologica) che ogni apparizione di cosa necessariamente racchiude in sÈ uno strato che diciamo <schema di cosa>.

139 In Metodologia per la conoscenza del mondo all'interno di M. FOUCAULT, Il Discorso, la Storia, la Verità.

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