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IL FENOMENO DEL NEO-OLIMPISMO

PARTE SECONDA IL RITUALE OLIMPICO

I. IL FENOMENO DEL NEO-OLIMPISMO

E così ci sarà sempre un omaggio all’ellenismo immortale153.

La mole che ci troviamo di fronte è quella dell'analisi di ciò che possiamo considerare una mitologia sociale154; se si potesse pensare alla storia dello sport come ad un capitolo particolare a

sé stante, nel panorama della storiografia, la figura di Pierre de Coubertin spiccherebbe come quella di Giulio Cesare, Napoleone o Lenin. Non sembra essere esattamente così; lo Sport rimane un mondo osservato lateralmente, come se la “Storia”, quella vera, lo considerasse marginale e ludico, anche se le sue sorti si ripercuotono in maniera quotidiana e costante sulle nostre vite155. Per questo motivo è utile una disamina teoretica dell'impatto dello sport come rituale sociale, rilevandone le ricadute pedagogiche, che sono scaturite dall'operato di Coubertin.

Il progetto educativo di Coubertin iniziò a svilupparsi in seguito a diversi viaggi avvenuti nella seconda parte degli anni '80 del XIX secolo nel mondo anglo-sassone, della quale cultura il barone divenne fervido sostenitore. La sua produzione intellettuale partiva dalla concezione basilare di un possibile potenziamento della formazione ginnica dei giovani francesi ed era intrisa di un forte spirito competitivo, alla base della comparazione possibile tra due culture, quella inglese e quella francese, vicine e lontane allo stesso tempo. Questo avveniva all’interno di una particolare cornice storica nella quale l’epopea coloniale era al suo apice, a soli pochi anni dalla vittoria della Germania di Bismarck, nella guerra franco-prussiana del 1870156.

Lo scacco prussiano, nella gestione delle proprie masse militari a livello disciplinare, sarà un tema che si ripercuoterà con violenza nel corso del XX secolo. Sulla superiorità fisica delle possenti popolazioni germaniche – così come per quelle inglesi, rilevata da Coubertin157 - non ci si vorrebbe

153 P. DE COUBERTIN, Memorie Olimpiche. Mondadori, Milano, 2003, p. 185

154 “La <démystification>, pour employer encore un mot qui commence à s'user, n'est pas une opération

olympienne. Je veux dire que je ne puis me prêter a la croyance traditionnelle qui postule un divorce de nature entre l'objectivité du savant et la subjectivité de l'écrivain, comme si l'un était doué d'une <liberté> et l'autre d'une >vocation>, propres toutes deux à escamoter ou a sublimer les limites réelles de leur situation: je réclame de vivre pleinement la contradiction de mon temps, qui peut faire d'un sarcasme la condition de la vérité”. R. BARTHES, Mythologies. Edition de Seuil, Paris, 1957

155 Dall’intervento di P. CERVELLI, in Esempi, all’interno della raccolta di saggi brevi: Mitologie dello Sport,

Nuova Cultura, Roma, 2010

156 M. TULLI, Breve storia delle Olimpiadi. Carocci, Roma. 2011

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soffermare, lasciando spazio alla evidente maggiore preparazione atletica a livello progettuale – e strategico – sulla quale merita riflettere ampiamente. Il pensiero pedagogico di Coubertin, intriso di studi coerenti con il proprio tempo contraddistinto dalla fede positivista nel progredire dell'umanità, attraverso la scoperta razionale dei fenomeni della realtà partecipava ad una temperie culturale – potremmo dire ad un ambiente storico – nel quale si andavano sviluppando le scienze dell'antropologia e della etnografia, come strumenti di comprensione dell'altro. Parallelamente, la Pedagogia, cercava di fornire ulteriori strumenti di controllo e di organizzazione, da inserire nella nascente civiltà urbana della modernità, in cui sarebbero cresciuti gli spazi dedicati al tempo libero, ovvero tempo liberato dal lavoro, grazie al progredire del capitalismo formale e distributivo. Il ruolo del tempo libero ricoprirà una posizione sempre più decisiva nello sviluppo del secolo ventesimo. Si forma pertanto una difficile domanda di ricerca, che contiene al suo interno alcuni presupposti teoretici dai quali muovere: è possibile prevedere o è possibile controllare, lo sviluppo atletico di una nazione intera?

Would you think, then, that the physical development of irascible people, sluggards, resolute people, hesitant people, bold people, timid people, big bluffers, or reserved people could ever be guided in precisely the same way?158

Prendendo in esame il caso anglosassone, la risposta al quesito posto da Coubertin potrebbe essere affermativa, con una serie di dovute considerazioni. In primo luogo ci troviamo davanti a quella teoria del controllo che ha caratterizzato il pensiero positivista159, particolarmente sviluppato in Francia, di cui il pensiero e l'azione di Coubertin rappresentano uno dei risultati più evidenti. Questo pensiero è una delle correnti più influenti nella cultura del XIX secolo, e si sviluppa insieme ai prodromi della modernità; quei freedom and sports160, valori imprescindibili nell’azione educativa

precedente, individuata da Coubertin nell’opera del reverendo Thomas Arnold (1795-1842), attivo nel college di Rugby nel primo quarto del secolo. L’austera figura dell’educatore britannico ispirò soprattutto lo sviluppo dell’etica del fair play, che sarebbe stata promossa come una delle basi morali per il nascente movimento neo-olimpico. Se consideriamo la natura e il contesto storico in cui visse il barone francese, alcuni eventi particolari avevano causato la nascita di un movimento filosofico, politico e amministrativo, il quale poneva nella ricerca dell'ordine il proprio obiettivo supremo. Questi eventi possono essere individuati nel movimentato inizio rivoluzionario del secolo (dalla rivoluzione francese ai suoi sviluppi, attraverso la politica di espansione imperialista e ideologica di Napoleone e la relativa reazione da parte degli stati centrali, da un punto di vista

International Olympic Committee, Lausanne, 2000

158 In P. DE COUBERTIN Selected writings, Philosophy of Physical Culture. Cfr. P. DE COUBERTIN, Olympism. A cura di N Muller, 2000

159 Auguste Comte è l’inventore del motto Ordem e Progresso.

160 In Permanency of the Educational Battle, selected writings. Cfr. P. DE COUBERTIN, Olympism. 2000

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storico; gli effetti della dirompente cultura romantica e successivamente della filosofia hegeliana e marxista a livello estetico-politico).

L’ordine appartiene ad una sfera energetica semovente che si sposta dalla necessità di manipolazione del reale – o meglio dei suoi Grand Recits161 – ai fini del controllo. L’ordine – o la

necessità dell’ordine – è un oggetto – di propaganda, politico, teoretico – che nasce dalla paura della diversità. In questo senso il caso-studio brasiliano risulta – seguendo quest'ordine di ragionamento – illuminante. Il concetto di Ordem e Progresso viene espresso in maniera eloquente proprio nel motto della bandiera nazionale, da un paese la cui diversità linguistica, culturale, sociale, etnica è una delle più accentuate – ed emergenti – su questo pianeta; un paese la cui stessa natura esprime grandiosità, promiscuità, caos tropicale e persino equatoriale; un paese al cui contatto si introduce la necessità dell’Ordine, una richiesta di Ordine. Il Brasile può rappresentare ciò che Baudrillard definisce:

Una forma latente di esilio, a un fantasma di emigrazione e di esilio, e dunque a una forma di interiorizzazione della sua cultura. Contemporaneamente, essa corrisponde a un’estroversione violenta, e dunque al grado zero di questa stessa cultura162.

Per la Francia è più complicato. Leggendolo al contrario, l’Ordine di cui parla Comte consisterebbe in una reazione163, da un lato nei confronti della confusione teoretica seguita alla Rivoluzione Francese, da un altro lato alla diffusione dell’individualismo e di una corrente orientalista messa in atto dalle filosofie di Max Stirner (1806-1856), Feuerbach (1804-1872), Kierkegaard (1813-1855) e Schopenhauer (1788-1860), che continueranno ad avanzare nell’opera oscura e misteriosa di Nietzsche. Ma non soltanto dalla filosofia proveniva il timore da cui muoveva la necessità di un nuovo Ordine; anzi, proprio la filosofia cercava di riportare ordine attraverso l’analisi dei processi sociali in atto, e nel farlo, talvolta, può essere incorsa nelle produzioni di incomprensioni importanti. Contemporaneamente avveniva la gigantesca opera di decouverture dello spazio mondiale, attraverso l’opera del colonialismo164, celebrata nelle scienze naturali165 così come in letteratura166, così come in fotografia.

La ricerca dell’Ordine potrebbe anche corrispondere, almeno nello sviluppo culturale della Francia,

161Secondo Jean François Lyotard, i grand recits della modernità, ovvero i suoi discorsi dominanti, sono la

fenomenologia, il marxismo e lo strutturalismo, in quest’ordine. F. LYOTARD, La condizione Postmoderna. Feltrinelli, Milano, 1979

162 J. BAUDRILLARD, America. SE, Milano, 1986

163 Vedi PARTE PRIMA – IV INTERFERENZE SEMANTICHE

164 <Colonialismo> starà a indicare pertanto il dominio esercitato da un popolo su un altro popolo estraneo mediante lo sfruttamento economico, politico e ideologico del differente grado di sviluppo esistente tra i due.

In W. REINHARD, Storia del Colonialismo. Einaudi, Torino, 1996

165 Come nell’opera Kosmos di Humdoldt.

166 Lo sviluppo di una letteratura avventurosa in Francia, Italia, Inghilterra, Germania riflette lo spirito

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al possibile passo successivo agli sforzi enciclopedici di Diderot e dell’illuminismo per la conoscenza universale. L’Ordine francese, in quanto tentativo ontologico di consapevolezza sul reale come manifestazione del mondo, potrebbe anche corrispondere agli sforzi teorici che nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale daranno vita ad un’altra impressionante corrente di pensiero, come quella dello strutturalismo, ed è interessante notare uno spostamento fondamentale dell'asse del pensiero occidentale tra il periodo precedente alla seconda guerra mondiale, considerata come spartiacque, e quello successivo. Nel periodo precedente, la filosofia tedesca – così come la sociologia e la fenomenologia - sembra dominare la scena scientifica occidentale, mentre a partire dalla seconda guerra mondiale, il pensiero francese, prende il sopravvento (Barthes, Foucault, Levy-Strauss, Derrida, Deleuze, Morin), probabilmente a causa delle conseguenze della sconfitta tedesca e il trasferimento di gran parte delle menti più influenti verso gli Stati Uniti167.

Un esempio:

Ma sfuggire realmente a Hegel presuppone che si valuti esattamente quanto costi staccarsi da lui; presuppone che si sappia sino a dove Hegel, insidiosamente forse, si sia accostato a noi; presuppone che si sappia, in ciò che ci permette di pensare contro Hegel, quel che è ancora hegeliano; e di misurare in cosa il nostro ricorso contro di lui sia ancora, forse, un’astuzia ch’egli ci oppone e al termine della quale ci attende, immobile e altrove.168

Ma il principio di Ordine – ciò che Husserl potrebbe chiamare la Erlebnis dell'ordine, ovvero un accadimento psichico reale169 - è sicuramente anche qualcos'altro; in effetti corrisponde a

qualcosa di più sfuggente, qualcosa che ha a che fare con la paura dell’uomo di essere sopraffatto, qualcosa che appartiene a strati più profondi del nostro agire. La necessità dell’Ordine potrebbe portare anche verso una reazione negativa nei confronti della tecnologia come scienza acquisita, o delle possibilità tecniche che la rivoluzione industriale ha introdotto nella nostra vita, le quali contraddistinguono il vantaggio170 conquistato dalla modernità; una sorta di timore per l’infinita apertura che produceva non solo strumentazioni utili al benessere, alla produzione, al consumo e

167 Un fenomeno molto simile è avvenuto nel campo del cinema, dove i registi tedeschi, formatisi nella

formidabile e irrepetibile stagione dell'espressionismo, mossero praticamente tutti verso Hollywood, dove di fatto crearono l'industria cinematografica più importante del pianeta; Billy Wilder, Fritz Lang, Friedrich Murnau, Wilhelm Pabst, Douglas Sirk.

168 M. FOUCAULT, L’ordine del discorso. Einaudi, Torino, 1972

169 “Per quanto profonda sia la variazione che gli Erlebnisse di una coscienza attuale subiscono passando

all'inattualità, tuttavia gli Erlebnisse così modificati conservano una significativa affinità con quelli originari. In generale appartiene all'essenza di ogni cogito attuale di essere coscienza <di> qualche cosa, com'è reso evidente da ogni coscienza unificante, nel trapasso o nel ritorno indietro”. In E. HUSSERL, Idee per una

fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. Einaudi, Torino, 1953, Libro I, p. 76

170 Sul tema del vantaggio si richiama l’attenzione sull’interessante saggio di Euclydes da Cunha A Arcadia da Alemanha in cui l’autore brasiliano riporta da una prospettiva che contrasta l’eurocentrismo dominante

alcuni stereotipi nella visione dello sviluppo e del progresso attraverso una comparazione tra realtà brasiliana di inizio ‘900 e corrispettivo europeo.

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quindi al mantenimento del potere egemonico171, ma lentamente preparava le basi per la

successiva società di massa, traghettando il medioevo elitario nel novecento metropolitano.

È interessante notare, tra gli scritti del prolifico Coubertin, come egli faccia trasparire una certa critica nei confronti di una generale arretratezza culturale degli ambienti dei praticanti sportivi, ovviamente elitari – ed elitaristi:

I cavalieri del Medioevo furono meno esclusivamente aristocratici nella loro concezione dell’equitazione che i loro successori d’oggi172.

Con queste parole il barone voleva sottolineare quanto e come le persone che allora praticavano lo sport, in maniera del tutto amatoriale, dilettantistica e seminale da un punto di vista dell'organizzazione generale, fossero persone appartenenti ad una classe sociale molto elevata. Ma proprio in questa apertura nei confronti della pedagogia dello sport, tramite l'inserimento nei programmi istituzionali di una educazione sportiva nelle scuole, coinvolgendo anche le scuole la cui crescente massa di studenti non afferiva direttamente alle classi dominanti, diffondendo nelle periferie e al di fuori dei circoli elitari centrali, una pratica di socializzazione come quella sportiva, attraverso questa lenta disseminazione dei valori dello sport, venivano a crearsi le basi per una futura strategia educativa che sarebbe stata pienamente sfruttata dai regimi totalitari negli anni '20 e '30.

1. Lo sport al potere

Se consideriamo lo sport come strumento al servizio dell’egemonia, dobbiamo aprirci anche ad una seconda possibilità, ovvero che lo sport abbia rappresentato anche un possibile strumento di emancipazione. Possiamo considerare lo Sport come una tecnologia? Possiamo vedere in lui, o nel suo progetto, un significato, un Erlebnis, una realogia particolare che ci permette di comprendere meglio non soltanto la sua natura, ma la natura del suo risultato?

La tecnologia deve continuare ad essere uno strumento che ci permette di acquisire conoscenza. È uno strumento che può accellerare il nostro processo di sviluppo - il proprio progresso, il proprio

Desenvolvimento173 – fino a divenire protagonista assoluto della produzione e della produttività,

strumento sempre più raggiungibile e a disposizione delle masse, dell’individuo massificato, superando un ulteriore traguardo, producendo una nuova inondazione. In questo caso la

171 A questo proposito è molto affascinante la figura leggendaria di Ned Ludd, personaggio probabilmente

mai esistito, eroe proletario ottocentesco.

172 P. DE COUBERTIN, Memorie Olimpiche. Mondadori, Milano, 2003, p. 159 173 Termine Portoghese che indica l’atto dello sviluppo.

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tecnologia si sviluppa nell’ambiente sportivo, attraverso la nascita – o il revival174 - di tipologie di

manifestazioni quali possono essere state le Olimpiadi – o le esposizioni universali, all’interno delle quali le Olimpiadi sono state ospitate - che lentamente si avviarono a divenire il principale spettacolo della terra, con il più alto fatturato, e la più grande massa di pubblico a seguirlo.

2. Sulla natura dello sport

Il termine Sport, deriva dal francese Desportif, che si riferisce alla cultura delle imbarcazioni da diporto, particolare tipologia di barche dedicate e concepite per il tempo libero, presenti tra il mediterraneo e i mari del nord Europa nel XIX secolo; oggetti che suggeriscono lo sviluppo di una civiltà borghese in stato di avanzamento, una civiltà che dedica sempre più spazio alla cultura del proprio intrattenimento. Da questo si sviluppa il concetto di Sport moderno, dove la fisicità, e il movimento del corpo nello spazio, e dunque la prossemica175, possono essere alternati alla

necessità di spendere il tempo in accumulo – un accumulo simile a quello del denaro, da cui deriva il tempo in eccesso – e per questo favorire la nascita di invenzioni e avanzamenti, nelle pratiche ascrivibili alla categoria dello Sport dilettantistico.

Cercheremo ora di spiegarci in modo speciale quei punti, nei quali la concezione puritana della professione e l'esigenza di una condotta ascetica, dovettero direttamente influire sullo sviluppo di uno stile capitalistico nella vita. Con gran forza l'ascesi si rivolge, come vedemmo, soprattutto contro una cosa: il godimento spregiudicato della vita e delle gioie che essa può offrire. Questo tratto si manifesta nel modo più caratteristico nella lotta per il Book of Sports che Giacomo I e Carlo I elevarono a legge per lo scopo espresso di combattere il Puritanesimo, e la cui lettura da tutti i pulpiti fu da Carlo I espressamente ordinata.

Max Weber compie una lettura sofisticata del rapporto tra etica protestante e cultura sportiva, posizionando lo sport come difesa attivata dalla società borghese nei confronti dell'ascetismo puritano, contrario alle pratiche di intrattenimento e divertimento mondano, da essere sostituito dal duro e perenne lavoro. Così continua:

Quando i puritani combatterono, furibondi, la disposizione del re, secondo la quale la domenica dovevano esser ammessi, fuori dalle ore del servizio divino, alcuni divertimenti popolari, ciò che li eccitò non fu soltanto la violazione del riposo festivo, ma anche tutta la deviazione, intenzionalmente voluta, dalla metodica condotta di vita del Santo. E quando il re comminò gravi pene contro ogni attacco alla legalità di quegli

174 Il primo revival battezzato con questo nome fu il cosìddetto Gothic Revival, in Inghilterra e Germania,

all’inizio del XIX secolo. Il movimento dei preraffaelliti corrisponde ad un altro esempio, ma si parlerà di questo in maniera più distesa nel III capitolo.

175 La prossemica è una scienza o una impostazione concettuale di analisi definita da Stuart Hall, introdotto

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