mostra chiaramente quale sia l’ideale dei fabbricanti sia di cose che di idee, che pensano in termini imperialistici. Per costoro, il mondo si divide in due parti: una, l’imperiale, nella quale tali articoli ed idee sono fabbricati d’accordo con i modelli regionali di cultura e con le necessità dei fabbricanti; l’altra, la coloniale, i cui abitanti debbono vivere, non secondo le loro esigenze particolari e in conformità con le loro condizioni regionali, bensì secondo il modo di vivere imposto da quei produttori392.
Le Olimpiadi arrivano anche qui393, per la prima volta in America del Sud, per colonizzare anche questo vecchio autodromo abbandonato, il luogo dove crescerà il villaggio Olimpico, alle spalle della Barra neutralizzata di Tijuca, fronte sul mare dei villeggianti perpetui. È il rito dell’Olimpiade che ci coinvolge, ognuno a sua modo, ognuno con le proprie necessità, ognuno con le proprie perplessità; la capacità di partecipare alla manifestazione del rito fa parte della nostra esistenza e, per quanto si possa negare, per quanto possiamo essere atei, ognuno di noi si coinvolge in una specie di attitudine rituale, in una fede laica, in un credo personale. Questo credo può diventare collettivo e la storia della chiesa cattolica ne è un grande esempio di potenza politica. Un credo collettivo può trasformarsi nel tempo e divenire fenomeno d’intrattenimento. Probabilmente, l’atto del credere nasce originariamente come forma d’intrattenimento. L’animo umano è agitato, richiede motivi di distrazione per salvarsi dalla noia, dalla disillusione, dalla stagnazione. Per questo ritornano ciclicamente le Olimpiadi, e questa volta in un paese in fase di sviluppo, per la seconda volta in America Latina dopo l’edizione del 1968 a Città del Messico, in un continente smisurato, un gigante sconosciuto.
Il concetto di sviluppo, o i concetti di sviluppo, sono tanto controversi quanto il concetto di Olimpiade; magari nate dalla necessità di manifestarsi come una pausa o come un carnevale, un momento formale di sospensione delle avversità, delle scorrerie, delle lotte intestine, mentre oggi, non è questo il significato dei Giochi Olimpici. Le Olimpiadi non sono una pausa nello sviluppo del conflitto, ma rappresentano un’accelerazione progressiva, una partita di rischio nella vita di una città; Queste edizioni del presente sono più simili ad un immenso cantiere spettacolare in cui la quantità di macerie prodotte, pare essere proporzionale al successo dell’evento.
Il fascino delle rovine deriva forse dal fatto che l’incertezza allusiva ha l’aspetto di un sogno che rimanda ognuno a se stesso e alle zone oscure in cui la memoria si perde394.
392 In G. FREYRE, Interpretazione del Brasile. Fratelli Bocca Editori, Milano, 1954, p. 75 In questo passo,
contenuto nel capitolo Unità e Diversità, Nazione e Regione, l’autore, allievo di Franz Boas alla Columbia University di New York, fornisce una lucida lettura anticipata della globalizzazione, chiamandola standardizzazione cosmopolita, e identificando un movimento di controcolonizzazione “tra nazioni, regioni e popoli di culture le più disparate” capace di mettere in discussione la propria condizione succube di colonizzati, che non permetterebbe di essere creatori di una cultura, ma soltanto imitatori.
393 “Like a bugblutter bit of traal, a character in the Hitch hiker’s guide to the Galaxy; you can imagine what it
does, it lands on it, and sucks its lifeblood out” In M. WELLS, The Golden Temple. Caucaso, 2012 (Documentary)
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L’unica differenza tra le macerie create per la costruzione del parco olimpico395 e le rovine di cui
parla Augè sta nel fatto che le seconde sono rovine preistoriche, o perlomeno storiche, mentre le rovine olimpiche sono macerie umane contemporanee, vite sradicate e destinate al trauma da
detournement396, vissuto come shock, appunto in seguito all’avvento della speciale polizia brasiliana addetta alle rimozioni coatte in caso di mega eventi397.
Inalva Mendes Brito è una maestra elementare. La sua vita, a contatto con le Olimpiadi è certamente cambiata. Il suo progetto di Geografia Insorgente, per un piano alternativo di sostenibilità e convivenza della comunità di Vila Autodromo nel contesto della trasformazione per i Giochi, ha ricevuto il premio Urban Age398 indetto da London School of Economics e sostenuto
finanziariamente da Deutsche Bank per il miglior progetto di riqualificazione partecipata. Il premio è stato ritirato in una cerimonia ufficiale, avvenuta in una location prestigiosa del centro di Rio, nel dicembre 2013. Il significato simbolico di questo premio è problematico. Una istituzione culturale che coordina un premio, dunque ricreando una dinamica di competizione per promuovere il lavoro alternativo, dal basso, svolto nelle aree insorgenti399, è chiamata a partecipare alla realizzazione
della progettualità che individua quale vincitrice del proprio concorso. In questo caso è avvenuto il contrario: l’associazione degli abitanti di Vila Autodromo ritira il premio alla fine del 2013, mentre il piano urbanistico per la rimozione e conseguente demolizione dell’intera comunità avanza. Gli abitanti vengono compensati, mentre le ruspe arrivano nel giugno del 2015. Alcuni degli abitanti non intendono andarsene, hanno vissuto tutta la loro vita in questo luogo, la loro casa è tutto ciò che possiedono probabilmente. Molti di loro sono anziani. Questa situazione appare nel documentario História do Futuro. Inalva, a sua volta, sceglie di non essere presente il giorno della demolizione e si unisce ad una comunità rurale nell’interno, dove può ricominciare ad alfabetizzare e a coscientizzare nuove persone. “Sono ritornata fra i poveri”: queste sono state le sue parole. Il giorno che ritorna per la prima volta sul luogo della sua casa è il 2 novembre 2015, e lo fa percorrendo una strada che separa il nascente Parco Olimpico dalla laguna di Jacarepaguà. Cammino al suo fianco mentre le parole si diradano, avvicinandoci al punto di non ritorno. Entriamo in una delle poche case rimaste in questa striscia di terra tra la laguna e brandelli del muro del vecchio autodromo. Due uomini stanno lavando un copertone pneumatico. È un gesto minimo e quotidiano, che racchiude una tragedia umana incommensurabile; il tentativo di ritrovare normalità, all’interno di una zona di conflitto. Inalva, per giustificare la nostra presenza, ci introduce come cinegrafisti italiani venuti a documentare la situazione. I due uomini a malapena la notano.
395 Vedi tavola in Apparato Visuale; Death of a rock, Rio de Janeiro, 2015 396 G. DEBORD, La Società dello Spettacolo. Baldini&Castoldi, Milano, 1997
397 Choque de Ordem: per una disamina più approfondita di queste operazioni si consiglia il testo di
Alessandra Maisani su Conflitto Urbano e Choque de Ordem.
398 City Transformations, a cura di R. BURDETT, LSE Urban Age Award - Rio de Janeiro, 2013
399 Se decidiamo di chiamare così le aree stesse dove avvengono le grandi trasformazioni urbane, a contatto
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Chiedo notizie del presidente dell’associazione degli abitanti, con il quale avevo parlato due anni prima. Inalva si ferma e dice:
“Presidente di che cosa? E presidente di chi?”
“In questo momento non serve una figura di presidenza, quanto una figura di leader”.
Utilizza il termine Liderança (dall’inglese Leader). La sua casa è poco oltre, non più di un cumulo di macerie, nel silenzio di questi giorni di festa, in una pausa dal suono incessante dei cantieri, che caratterizza meglio di tante immagini questa costruzione della realtà che ci troviamo di fronte. Riconosce l’ingresso grazie ad un albero. Nel pianto le sfugge qualche parola sul valore della compensazione in cambio della propria vita. Quarant’anni vissuti insegnando ai bambini che crescevano in un contesto paradossale: idilliaco da un lato, ed estremamente contaminato dall’altro, un ambiente privato del proprio futuro.
[O Desporto]
È um jogo, um divertimento e um exercisio fisico, regulamentado, de caracter individual ou colectivo, cuja finalidade è alcancar o melhor resultado ou vencer lealmente em competiçao, sem quelquer outro intuito de interesse material ou intençao reservada400.
Una prima scoperta a Porto; questo viaggio è partito da molto più lontano, dall’altra parte
dell’oceano, precisamente a Porto, nel Portogallo medievale da cui partivano i primi colonizzatori per la loro avventura intercontinentale. La più importante scoperta è l’antica prigione, dove le caratteristiche di uno stile austero, che ricorda certe architetture della Toscana per il grande bugnato, incontrano gli spazi distorti dalla fantasia contagiosa di Escher, come in un labirinto piranesiano, per arrivare all’apice simbolico nell’anticamera del tribunale, annesso alle carceri, dove i timpani dei portoni tradivano una curiosa fenomenologia; invece di chiudersi a triangolo, in maniera occidentale e classicista, si chiudevano modulando le forme di un tempio orientale, forme ondulate che parevano imitare le linee di una pagoda asiatica. L’associazione più immediata fu sicuramente quella di una conferma dell’esistenza di un luso – tropicalismo orientalista401
riscontrabile anche in architettura, dove il ricordo dell’andare per oceani dei portoghesi, riportando nell’ultimo lembo di Sepharad (l’Iberia della cultura ebraica402), gli stili e le forme, dei popoli da essi
400 “Lo sport è un gioco, un divertimento e un esercizio fisico, regolamentato, di carattere individuale o
collettivo il cui fine è raggiungere il miglior risultato o vincere lealmente nella competizione, senza qualsiasi altro istinto di interesse materiale o intenzione segreta”. In Desporto, Caminho da vida Escola de Homens. Plano de Educaçao Popular, Josè Olimpio, Porto, 1955
401 G. FREYRE, China Tropical. Ed. Università di Brasilia, San Paolo, 2003
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incontrati.
Secondo alcuni antropologi, gli iberi sarebbero stati i primi abitanti della penisola iberica, e qualcuno li descrive come mongoloidi. Ma la verità è che furono tanti i gruppi invasori che si stabilirono in Portogallo – i liguri, i celti e i galli, i fenici, i cartaginesi, i romani, gli svedesi e i goti, gli ebrei, i mori, i germani, i francesi, gli inglesi – che sarebbe difficile trovare un popolo moderno il cui remoto o recente passato etnico e culturale sia più eterogeneo. E si deve aggiungere che anche prima della scoperta e della colonizzazione del Brasile, già la popolazione portoghese era mescolata a contatto con un considerevole gruppo di negri importati come schiavi domestici, ed anche al contatto di immigrati dalle Indie Orientali, che tanto si fecero ammirare per la loro abilità di intagliatori ed ebanisti403.
La luce non scende mai e una misteriosa porzione d’Europa continua a nascondersi qui, in quella porzione d’Europa chiamata da Dalgado il <piano della penisola iberica inclinato a occidente>. Con il suo verde di speranza e una generale pacatezza della luce e dei colori prepara il pensiero ad un mondo diverso, molto diverso dal resto dell’Europa comunemente immaginata. Forze che non si riconoscono facilmente lavorano per la neutralizzazione di questo spazio. Una massa turistica è pronta a sfruttare l’economia debole di questo paese isolato, trasferendosi sulle coste per praticare il surf; i luoghi devono fare una scelta, soccombere al turismo oppure resistere, e la resistenza è fatta di piccoli testi, che a volte possono sembrare privi di un valore attivo nella società, di certo in relazione al grande testo, dunque il discorso egemonico che prevale. Non è facile circoscrivere il discorso egemonico dal discorso particolare; il grande discorso si compone di tutti quei discorsi particolari, ma avvalendosi principalmente dei discorsi particolari prevalenti, secondo un principio di sopraffazione e in parte di utilitaria chiarezza. Potremmo applicare un principio evolutivo rispetto alla facoltà del Discorso di auto-generarsi, partendo dalla sua capacità di elevarsi e di sorreggersi, la sua proprietà di divenire piattaforma per rappresentare anche gli altri, innumerevoli discorsi404. Si può parlare della capacità del grande discorso di auto-determinarsi, di imporsi quale pensiero dominante nei confronti degli altri, ma non in quanto atto solitario, bensì in qualità di sintesi di produzioni altrui, di movimenti estranei, come un semi-nomade che si affretta nel trasportare le proprie contaminazioni, divenendo un trafficante di significato405.
403 G. FREYRE, Interpretazione del Brasile. Giorgio Bocca Editori, Milano, 1954
404 “Un enunciato denotativo come: L’università è malata, proferito nel quadro di una conversazione o di un
colloquio, conferisce al suo destinatore (colui che lo enuncia), al suo destinatario (colui che lo recepisce) ed al suo referente (ciò di cui tratta l’enunciato) delle posizioni specifiche: il destinatore si situa e si espone in posizione di <sapiente> (egli sa cosa succede all’università), il destinatario viene messo nella situazione di chi deve dare o rifiutare il proprio assenso, ed anche il ricevente viene scelto in modo conforme al gioco denotativo, in quanto cosa che esige di essere correttamente identificata ed espressa nell’enunciato che ad essa fa riferimento”. In J. F. LYOTARD, La condizione postmoderna. Feltrinelli, Milano, 1981, p. 21
405 “Si osservi per esempio il potere di suggestione linguistica enorme che hanno gli slogans nel <linguaggio
della pubblicità>: linguaggio vero e proprio, in quanto sistema con le sue norme interne e i suoi principi regolatori tendenti alla fissazione. Parte di queste sue norme e di questi suoi principi linguistici cominciano già a passare alla lingua parlata: ma ciò che è maggiormente rilevante è l’archetipo linguistico offerto dallo