85 Cfr capitolo quarto: Berlino.
6. L'impatto dei Grandi Event
Perdere la propria casa per effetto delle Olimpiadi così come a causa di qualsiasi altro evento produce un trauma. Il trauma agisce a livello delle nostre coscienze in vari modi; da un lato liminalmente sui gesti comuni, che avvengono ogni giorno, che fanno parte di una routine quotidiana, che difficilmente riusciamo ad immaginarci come alterata, a causa di agenti esterni:
As I write, it is three and a half years after the London Olympics. I feel changed. I feel exhausted. I feel I wasted years of my life and earning capacity fighting an un-winnable battle108.
Di fatto, questo aspetto liminale dell'impatto non ci proibisce di notare quanto sia costante l'avverarsi di imprevisti sul nostro percorso. Questa serie di imprevisti, impossibile da calcolare a priori, può rientrare addirittura nel calcolo della nostra esistenza sotto forma di spazi lasciati ai vuoti. Questi vuoti garantirebbero una valvola di sfogo, un'alternativa all'accadere degli imprevisti. Gli imprevisti sono proprio quelle situazioni che la costruzione del Grande Evento tenta di rimuovere. Da una parte questa costruzione prevede nella sua essenza la sperimentazione di nuove tecnologie. Dall'altra il Grande Evento diventa il terreno ideale per testare non solo le tecnologie, ma un intero sistema vitale che si sovrappone e sostituisce al mondo pre-esistente. Il mondo continua ad evolvere. Grandi fasce della popolazione occidentale si dedicano alla comunicazione come fattore portante dell'esistenza, mentre il mercato del lavoro si modifica, e mutando produce accessori sempre più perfezionati e adatti alla comunicazione; questi strati comunicativi si sovrappongono in maniera abbondante sia nella città storica, inondata da un campo estraneo, sia nel processo di neutralizzazione che demolisce parte dell'esistente per costruire il nuovo.
Nel 2007, la comunità di Clay's lane, una cooperative house109 nel quartiere di Stratford a Londra viene avvertita del possibile sfratto, causato dalla vicinanza con il villaggio degli atleti in costruzione per le Olimpiadi. Oltre 400 persone che abitavano e lavoravano nella grande casa promuovendo un'esperienza di condivisione, oltre che di possibile conversione di spazi ex- industriali attraverso una politica di Decrescita (Serge Latouche), vennero espulse, eliminate dalla mappa geografica del quartiere predestinato, per motivazioni giustificate dai più alti fini dell'umanità: la costruzione di uno stadio per la pallavolo che oggi resta potenzialmente chiuso e
108 Dal diario di Mike Wells, Gamesmonitor. http//:gamesmonitor.co.uk, Londra, 2015
109 Cooperatve House: tipologia di abitazione acquistata da una collettività in cui si condividono oneri e
doveri e dove l’amministrazione e le attività da svolgersi nello stabile vengono decise in maniera collegiale dai proprietari.
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praticamente abbandonato, oppure utilizzato da una nuova classe sociale, innestata nel quartiere secondo il principio della gentrificazione110. Essere poveri non è un valore. Così come non può essere un valore la distruzione delle abitazioni di una intera comunità composta da famiglie la cui fragilità non può venire considerata all'interno della pianificazione; avere previsto una compensazione economica non è la soluzione ad un processo di dispersione di una comunità. La messa in atto di un'azione di dialogo tra istituzione e associazioni spontanee dei cittadini coinvolti è uno dei metodi che possono essere praticati per raggiungere un possibile accordo, senza il quale la comunità interessata resta subordinata ad un piano superiore di natura logistica che non prevede nessuna concessione in nome della costruzione di un parco tematico, di un villaggio olimpico, dei padiglioni di una esposizione universale.
Quanto può valere e in che modo può essere quantificata, anche in termini economici, il trauma di queste persone successivo alla sottomissione subita?
Come possiamo effettuare una comparazione tra un progetto di pianificazione urbana e una comunità già esistente? Chi o che cosa decide la scala di valori che determina le decisioni concrete? D'altronde, non sono sempre esistite le città che crescono strato su strato, una sull'altra? Sostenendo una tesi che approfondisce il punto di vista degli oppressi111, compiamo un gesto anti- progressista e reazionario?
I grandi eventi possono essere di varia natura. Possiamo suddividerli in alcune tipologie: – Grandi Eventi Sportivi
– Grandi Esposizioni Universali
– Catastrofi Naturali
– Conflitti
Alcune caratteristiche sono contenute in ognuna delle categorie; esistono pertanto dei tratti comuni che possono essere riconosciuti:
1. La Grandezza
2. l'Emergenza
110 I. SINCLAIR, Hackney, that Rose Red Empire. Penguin, London, 2010
111 “Questo fenomeno si verifica, per il fatto che gli oppressi, in un certo momento della loro esperienza
esistenziale, hanno assunto una posizione che chiameremo di “aderenza” all'oppressore. In queste circostanze non arrivano a “vederlo in se”, il che li porterebbe a oggettivarlo, cioè a scoprirlo fuori di loro stessi. Con questa affermazione non vogliamo dire che gli oppressi, non sappiano di essere oppressi. Tuttavia la loro conoscenza di se stessi come oppressi si trova falsata dal fatto che vivono immersi nella realtà degli oppressori”. Tratto da Paulo Freire; La Pedagogia degli Oppressi. Pag. 51
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3. la Trasformazione.
Ognuna di queste caratteristiche ci riporta ad un dibattito. Sulla grandezza è doveroso confrontarsi con il tema del gigantismo, ovvero del rapporto di scala, tra individuo e manifestazione collettiva. Di questo rapporto, le teorie sociologiche, nel corso del '900, si sono preoccupate di intervenire esplorando i meandri allargati della relazione individuo / società di massa112, arrivando a
conclusioni discordanti, molto spesso lontane dalle teorie economiche imperanti, che nel loro dilagare hanno acuito la sfiducia dell'opinione pubblica nei confronti dell'analisi intellettuale, attraverso gli stessi organi di comunicazione di massa113.
La grandezza si compie anche in relazione all'architettura e alla vastità degli spazi urbani, dove la concezione metafisica degli ideatori di alcune particolari progettualità (come la Defense a Parigi, lo Stadio Maracanã di Rio de Janeiro, il complesso della fiera di Kenzo Tange a Bologna, l’incompiuto spazio della fiera di Tripoli realizzato da Niemeyer) ha potuto costruire universi di senso che mostrano le infinite possibilità dell'uomo moderno. Questi spazi, ideati dall'uomo e costruiti dagli uomini, sono da considerare anche quali oggetti di dominio, che sovrastano l'uomo e determinano con la loro presenza, un effetto di egemonia spaziale nel territorio complesso della città. Questa egemonia è espressa dall'autorità economica e non è sarà quindi anacronistico confrontarsi con un il concetto della lotta di classe che possiamo esprimere anche con il processo di emancipazione dell'individuo nei confronti di un modello dominante. La qualità dell'impatto a livello pedagogico, che possiamo rilevare grazie alla comprensione delle dinamiche del potere egemonico attraverso la costruzione della città, è cruciale in questo percorso, all'interno di una civiltà che produce urbanità costantemente, ed è quella stessa civiltà che produce, per contrasto, anche i motivi e le pratiche di resistenza all'urbanità. Ognuno di noi, nel proprio percorso personale di crescita, ha avuto modo di provare singolarmente l'esperienza dell'impatto architettonico. Ho avuto questa sensazione per la prima volta, visitando il complesso della Defense insieme ai miei genitori nel 1992, e di seguito il parco tematico di Eurodisney. Avevo nove anni. Ho molti ricordi di quel viaggio, in un aprile di pioggia grigio dell'Europa centrale. Ricordo il drago sotto al castello della Bella Addormentata, ricordo il freddo di Parigi, e l'edificio della borsa (Cfr. imago puerilis). Coincidentalmente erano gli anni in cui Marc Augè pubblicava la propria teoria dei non-luoghi, lui come ricercatore, esploratore e docente dell'accademia, io come bambino che entra a contatto con il mondo.
La grandezza agisce sul nostro immaginario di abitanti del XXI secolo, così come ha agito nell'antichità (Cfr. Le Piramidi, Le carceri Piranesiane), con una variazione tecnologica molto
112 P. P. PASOLINI, Empirismo Eretico. Garzanti, Milano, 2000
113 Il film Videocracy (2008), dell'Italo-Svedese Erik Gandini, mostra in maniera stilisticamente discutibile ma
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sensibile: la grandezza a cui assistiamo oggi è più spesso virtuale e astratta che naturale o fisica. Questa divaricazione risulta nell'utilizzo che viene fatto delle tecnologie, oggetti portatili che racchiudono nel piccolo raggio, tutte le esigenze della nostra esistenza amministrativa, affettiva. Non è facile e nemmeno consentito, parlare del presente114, un presente in cui il segno che
caratterizza la società è così magmatico, da lasciare ogni analisi privata di una oggettività scientifica presunta per garantire la comunicabilità stessa dell'analisi che conduciamo. Il contesto del XXI secolo si presenta alla fine dell'epoca post-moderna, e questo posizionamento viene effettuato solo per dare un inquadramento storico possibile, una parentesi che possa essere riscontrata nell'oggettività della ricerca storica; questa epoca postmoderna si caratterizza di (grandi) eventi, che sconvolgono l'opinione pubblica, mettendo in relazione la pubblicità dell'avvenire115,
ovvero dell'accadere fisico dell'evento, con la privatità - intimità - degli abitanti del pianeta occidentale.
Nella cultura indigena dei Tentejaras, tutto si appoggia sul presente, ogni azione si muove nello spazio circoscritto dell'oggi, dell'adesso (agora, in portoghese), e non è prevista nella lingua Tupì, una parola per indicare il futuro. Questo non significa che l'importanza di questa cultura sia minore di un'altra.
Queste culture, potrebbero essere considerate non così distanti da altri gruppi e movimenti spontanei, come la comunità di abitanti allontanati da Clay's Lane, i quali rappresenterebbero un modello di resistenza all'indirizzo dominante della post-modernità. Questa comunità speciale, ha subito un esproprio coatto per trasformare quella che Iain Sinclair ha definito Park Land116 (terra dei parchi) in un'area recintata e sterilizzata, stadi pericolosamente abbandonati, che diventeranno a loro volta oggetto di altri movimenti spontanei, in un mondo nel quale il modello di sviluppo egemonico appare non più sostenibile, ma la cui inversione risulta ancora un miraggio. Questa grande materia, ovvero la comprensione dell’incapacità di continuare a sostenere il modello di sviluppo vigente, rappresenta il tema del futuro117, ed è il motivo di contatto tra chi scrive e José
Urutau Guajajara, uno dei leader dell'occupazione indigena di Aldeia Maracanã.
Proprio questo incontro (tra un esploratore occidentale118 e un attivista indigeno brasiliano) ha
114 D. HARVEY, La crisi della modernità. Net, Milano, 1992
115 Si intende il carattere pubblico che si manifesta nell'avvenire in senso materiale dell'evento.
116 Vedi intervista a Iain Sinclair all'interno del documentario The Golden Temple; Olympic regeneration of East London, 2012. Il documentario è stato presentato pubblicamente in Inghilterra, Francia, Scozia,
Germania, Austria, Portogallo, Italia, Honk Kong, Uruguay, Argentina, Brasile e Stati Uniti d'America.
117 M. AUGÈ, Futuro. Bollati Boringhieri, Milano, 2012
118 È molto importante ricordare la natura etimologica originaria di Esplorare. Secondo Giacomo Devoto, la
radice estrattiva di Ex si unirebbe al verbo latino Plorare, di origine onomatopeica che significa piangere, ma non è attestato un altro significato contiguo all'azione dello sfruttamento, contenuta nel significato moderno che il termine ha acquisito in francese, portoghese e inglese; in queste lingue infatti l'Exploitation (comune in
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permesso di trasmettere una storia extra-ordinaria ad un pubblico differente, sfruttando il vantaggio di poter utilizzare l'Evento come opportunità, come pretesto per sollevare questioni che appartengono ad un dibattito globale. Si discute sull'importanza del nostro agire in forma concreta rispetto a tematiche così imponenti, così sfuggenti per la visione occidentale, come lo sterminio culturale delle popolazioni indigene brasiliane e non solo, mentre spesso ci troviamo indaffarati nella costruzione e confutazione di argomenti puramente teoretici. Entrambe le azioni sono importanti, per contribuire alla consapevolezza civile nel mondo al quale partecipiamo, occorre fornire strumenti diversi a persone diverse. Questo richiede uno sforzo ancora più grande, che a volte si trasforma in qualcosa che diventa impossibile abbandonare, qualcosa che non è un mestiere preordinato, ma è più simile ad una missione di vita.
La partecipazione al mondo (Ser no Mundo) è un tema vicino a quello della grandezza, così come la globalizzazione ci mette davanti ad una scelta di campo estremamente radicale che si scontra con il nostro operato locale, nel territorio a cui apparteniamo, o che ci pertiene119 dal punto di vista della responsabilità, così come su di un piano più ampio che coinvolge il nostro consumo personale di energie, la nostra necessità di attingere a delle risorse e quindi, di nuovo, ad uno sfruttamento che coinvolge i giacimenti l'intero pianeta. Per ristabilire dinamiche di potere – anche interne allo stesso discorso critico – che non possono essere le stesse degli anni '70, '80 e '90 del novecento, occorre utilizzare una lente d'ingrandimento capace di svelare nel fenomeno dei Mega Eventi caratteristiche seriali che ci consentono di proseguire in una lettura analitica del manifestarsi di qualcosa di simile ad un'epidemia, la quale mette a rischio l'autenticità del genere umano; per quanto questa affermazione possa sembrare apocalittica (di certo esiste una importante bibliografia sulla fine del mondo) è da rilevare quanto la soglia, ovvero il limite120 concesso dalla natura, sia sempre più vicino. Si naviga a vista, mentre nella fortezza del benessere europeo si pretende di continuare a vivere con lo stile di vita dell'accumulo e del consumismo senza limite. L'intervento profetico e dissacrante rispetto a queste dinamiche è sostenuto anche da Pier Paolo Pasolini, in vari suoi interventi a cavallo tra gli anni '60 e '70121, ma
ciò di cui parlava non si è solo avverato, ma probabilmente sviluppato secondo una variante ancora più grave e inquietante122. Gli anni '70 vedevano il sorgere – o il tramontare – di quella post-modernità magmatica che coinvolgendo il pianeta intero, perdeva di vista il contesto minimo, per poi riappropriarsene voluttuosamente con alcuni brand decretatori della tendenza. Ma è invece nell'oggi, nell'essere presente stretto, nel tempo preferito dalle culture indigene – l'unico previsto – che queste dinamiche vanno affrontate, nuovamente, e con altrettanto nuovi strumenti critici.
Francese e Inglese) o l'atto di Explorar (Portoghese) coincide con l'atto di sfruttamento, in particolare con lo sfruttamento delle risorse naturali.
119 Pertencer in portoghese.
120 G. AGAMBEN. La comunità che viene. Bollati Boringhieri, Torino, 2013 121 P. P. PASOLINI, Empirismo Eretico. Garzanti, Milano, 2000