PARTE QUARTA CASI-STUDIO
5. Calamìta o Calamità
Un evento non possiede soltanto caratteristiche principali, legate ai connotati verbali e sistemici della propria natura. Ad esempio: Torino Capitale Europea dello Sport, Matera Capitale della
Cultura Europea non saranno solamente gruppi di eventi e sollecitazioni per la città, elenchi di
manifestazioni sportive, competitive o celebrative, piccole occasioni politiche, ma saranno un insieme di tutto questo posizionandosi in relazione al momento storico in cui avvengono; questo momento storico non si considera solo in relazione a se stesso tout court, ma è possibile rappresentarlo come un diagramma, con delle accelerazioni e delle cadute, più simili a svenimenti.
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Di certo l'ultimo anno, mentre avviene la corsa conclusiva nella preparazione dei giochi, è un momento particolarmente seduttivo e sensibile, anche per l'opinione pubblica. Un momento dove da un punto di vista simbolico e politico, così come polemica, si gioca molto di più della semplice costruzione degli impianti367. Al contempo si tratta di uno scarico di pulsioni emotive profonde, per
entrambe le parti in questa competizione, che non è quella combattuta ad armi pari tra due città come Londra e Parigi per ottenere the bid368, e che sono uno dei motivi più importanti per
l’indagine presente. Da un lato il CIO (nel caso olimpico di Londra) che collabora con il sindaco ministro Boris Johnson, la monarchia inglese e le lobby capitalistiche costruttrici; dall'altro gli abitanti, le forze sociali. Se leggiamo l'olimpiade, in qualità di segno, come corrispondente ad un'opportunità di crescita, dovrebbe essere possibile conquistare qualcosa anche per le associazioni di quartiere coinvolte nella rigenerazione di un'area molto precisa, che possiede necessariamente un carattere proprio, una propria storia e le proprie problematiche, la propria unicità.
Per un’evidente ragione di economia di scala, la lotta tra i due contendenti è impari. Ma coincidentalmente, una serie di processi storici che stanno ai confini tra marketing e politica, devono coesistere con l'assimilazione e la dirompente forza repressiva.
Quello che chiameremo The High Street Syndrome369, rappresenta uno dei fenomeni urbani e
suburbani più curiosi studiati in questi anni dalla sociologia e dai fenomenologi della vita quotidiana370. Questa sindrome si basa sulla neutralizzazione imposta attraverso catene di negozi
seriali e ripetitivi, che agiscono in maniera omologante sul carattere di autenticità di un luogo. È un fenomeno che dilaga nelle aree dei quartieri popolari371, le quali diventano simili alle arterie commerciali principali di ogni grande centro urbano; si tratta di catene dedicate al cibo, alla moda, agli accessori, alla telefonia, la cui variante da rilevare, soprattutto in una città come Londra, è la presenza di agenzie immobiliari la cui densità permette di comprendere il livello di pressione abitativa dell'area. Pratiche di resistenza abitativa e livello di scontro nel conflitto urbano si
367 Questa corsa contro il tempo si è ripetuta nei primi mesi del 2016, per il completamento dei lavori a Rio
de Janeiro. Il dato temporale di completamento delle infrastrutture s’infrange con la realtà sociale di un Brasile in subbuglio, che non necessiterebbe di avere i riflettori internazionali puntati su di se solo grazie alle Olimpiadi, ma di un dibattito molto più ampio e influente su alcuni temi di importanza universale, come la gestione delle risorse naturali, lo sviluppo di una società realisticamente democratica e la complicata situazione umanitaria dei popoli nativi.
368 Controversa, almeno in italiano, la traduzione di Bid; da un lato significa l’offerta, dall’altro il giudizio, in
ogni caso corrisponde all’ottenimento della sede olimpica da parte di una città.
369 Con High Street Syndrome si intende un fenomeno di moltiplicazione delle catene di negozi, in quelle che
nella cultura italiana vengono chiamate strade commerciali. Nell’urbanistica di tipo anglo-sassone, il concetto di High Street corrisponde al luogo dove si concentra il commercio, separato dai quartieri di tipo residenziale. Il processo di omologazione, molto evidente nel caso di Londra, presuppone la scomparsa dei negozi indipendenti, a favore dell’avvento di catene omologanti dedicate al consumismo più evoluto.
370 M. DE CERTAU, The Practice of Everyday Life. University of California Press, Berkeley, 1984 371 Come nel caso del quartiere di Peckham, studiato dall’antropologa Suzie Hall nella ricerca Ordinary Streets, Goldsmith University, Londra.
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possono calcolare anche osservando questi parametri, come il tasso di neutralità raggiunto tramite lo sviluppo di High Street Syndrome e aumento delle agenzie immobiliari operative nella zona. Stratford conteneva questo e ovviamente altro ancora: compagnie di travellers (gitani) accampate agli angoli di uno dei nodi ferroviari di smistamento più importanti di Londra, case occupate da artisti, da persone sole, da movimenti di resistenza – consapevoli o meno della propria partecipazione ad un movimento di resistenza abitativa, nei confronti del modello dominante – che trovavano qui la loro terra promessa, la loro America libera dalle persecuzioni, il loro spazio vitale – ma sarebbero arrivate anche qui presto nuove, più avanzate tipologie di persecuzioni – o la loro Berlino tollerante372. Stratford visse tra gli anni ’90 e gli anni 2000, un periodo protagonista
all’interno di una stagione più ampia di cambiamenti urbanistici rilevanti, nell’area dell’est londinese. L’aspetto delle stagioni specifiche di rivolta e della liberazione degli spazi della città, partecipa in maniera intrinseca al valore che attribuiamo al concetto di tempo, in questo caso non in quanto periodo storico delimitato, ma ponendosi di fronte alla natura del Tempo come attore principale.
Il tempo è il più grande maestro, peccato che uccida tutti i suoi allievi373.
Invece che sottolineare la morte come fine del tempo, conviene insistere sul valore sedimentario che il portato critico di queste comunità resistenti ha compiuto, dunque del valore della legacy sul territorio. Questo termine ha fatto parte della campagna di promozione olimpica insieme a
sustainability, green games, temi che partecipavano al livello testuale di costruzione dell’imago dei
giochi, come occasione in cui applicare i temi della sostenibilità, rigenerando un’area considerata
destitute, dunque indigente e bisognosa. Esisteva dunque un'area da rigenerare. Per chi?
Secondo quale sistema di valori?
Certamente esisteva. Si discuteva di questo sistema nei gruppi di pianificazione urbana all'interno delle istituzioni? Chi aveva il potere di decidere alla fine su ogni cosa rispetto al futuro di un grande quartiere londinese?
Il tema del complotto e della ramificazione dei rapporti di carattere lobbystico – o massonico – è immanente a questo tipo di situazioni. Attraverso un patto con il lettore, vorrei che si leggessero le piccole storie che partecipano a questa grande lotta, come se ci si trovasse davanti ad una raccolta di racconti, da esser letti formalmente, come fiabe postmoderne. Se infatti la postmodernità è considerata come un concetto superato, cosa che al momento non credo, cerchiamo almeno di salvarne le storie, queste macerie annerite in fretta, alla fine del moderno o al suo inizio. In quest'area complessa (la zona di Hackney) ho vissuto l’energia sviluppata durante l'ultimo anno prima dei giochi (settembre 2011 – luglio 2012); attraverso la perimetrazione costante
372 Mi riferisco al caso degli ugonotti emigrati a Berlino, nel quartiere occidentale di Moabit. 373 Citazione attribuita al compositore francese Hector Berlioz.
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di un territorio caratterizzato dalla presenza del fiume Lea, del canale the Cut e del Regent's
Canal, protagonisti geografici di questa regione urbana. Questa presenza di canali aveva
permesso la nascita di aree industriali, piccole rimesse, che trovavano qui il terreno ideale grazie alla possibilità di movimento delle merci sull'acqua, il necessario smaltimento dei rifiuti metropolitani, lo spazio per le fucine artigianali. Londra è considerata come la prima megalopoli della modernità e mantenne il primato del maggior numero di abitanti fino al 1925, anno in cui venne superata da New York, la città più popolata del mondo. Non a caso è l'unica città ad avere ospitato i giochi olimpici per 3 volte: nel 1908, 1948, 2012. Bisogna notare che ognuna delle tre edizioni è stata organizzata in un momento storico d'emergenza. Il primo caso rimane il più curioso; l'edizione dei giochi del 1908 era prevista a Roma, ma il terremoto di Messina mise in ginocchio lo stato italiano che dovette rinunciare alla festa di Roma per motivi contingenti. In questo caso le due categorie di grande evento sono strettamente collegate: a causa di un cataclisma, ovvero un disastro naturale come fu il terremoto di Messina, Roma perse le sue prime olimpiadi (vi erano sicuramente molti altri motivi logistici e gestionali); ma il caso si è ripetuto nel caso del G8 organizzato alla Maddalena, spostato a L’Aquila in seguito al terremoto di aprile 2008. La seconda edizione infatti fu quella postwar del 1948, raccontata come una olimpiade eroica, dove gli atleti vennero ospitati nelle case deli londinesi e si mossero sugli autobus pubblici. Venuto il turno di Londra per la terza volta, in un momento di crisi economica internazionale, bisognava individuare un'area come Stratford sulla quale intervenire in maniera massiccia, dopo aver provveduto a riqualificare Docklands e Isle of Dogs nel decennio precedente374. Il processo
olimpico londinese, in seguito alla vittoria ottenuta su Parigi nel 2007 – che con il dente avvelenato si ripropone contro Roma e Amburgo per l'edizione 2024 - si inserisce in una magniloquente operazione di riconversione e messa a capitale di un'altra enorme area semi dismessa, ormai improduttiva e perciò privilegiata per l'investimento. L'operaio Frank, durante una pausa pranzo alla fine di un pasto presso l'Inn di Rosie375, espresse il proprio disappunto per il cantiere in corso,
nel quale era coinvolto professionalmente, nel cuore di Stratford. Frank si pose una domanda importante: perché costruire un villaggio olimpico dentro alla città, invece che utilizzare il grande spazio extra-urbano, letteralmente: “Where we have acres and acres of fields?”
Probabilmente Frank non si rendeva conto che l'impatto sulla campagna inglese, sarebbe stato altrettanto devastante, se non maggiore, e forse non aveva considerato che il grande cantiere di Stratford rappresentava anche una gigantesca opportunità di riqualificare un area sensibile, con questioni irrisolte di inquinamento nucleare, anche dovuto a piccoli reattori sperimentali presenti nell'area dagli anni '50.
374 Nella vulgata recente, i grandi eventi non si presentano mai come grandi cantieri isolati, ma s’inseriscono
in un contesto di macro pianificazione già esistente, come nel caso dell’est londinese.
375 Uno dei personaggi del documentario The Golden Temple. L'esercizio commerciale di Rosie è stato
colpito dalla chiusura di una strada di collegamento tra un lato e l'altro della ferrovia di Stratford, decretandone l'isolamento in seguito alla riurbanizzazione avvenuta per London 2012.
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Mike Wells ha dato vita insieme a Julian Cheyne e ad altri, al progetto Gamesmonitor – Debunking
Olympic Myths, dispositivo comunitario di monitoraggio del grande cantiere olimpico, organo di
informazione alternativa, esperienza collettiva di scambio ed esercizio di reportage che ha seguito l'intera vicenda londinese che, dopo una pausa fisiologica posteriore ai giochi – quando l'adrenalina è calata –, continua ad essere oggi un punto di riferimento internazionale sull'impatto olimpico nel mondo. Questo insieme di pratiche testuali condivise ha rappresentato per i movimenti critici verso le olimpiadi un porto sicuro dove incontrarsi. Una calamita. Un pretesto per unirsi, attivandosi su una progettualità comune. Uno spazio inesistente, come quello di un sito internet, ha dato vita ad una costruzione critica, ad una resistenza urbana, sfociata nell'arresto di 700 ciclisti il giorno dell'inaugurazione dei giochi, mentre Danny Boyle dirigeva la spettacolare cerimonia d'apertura:
This is one of the most destitute areas of London, and one of the most neglected in England.
Questo è il pensiero che dichiarò in un’intervista Sue Jackson, guida turistica che ha lavorato all'interno del parco olimpico in costruzione durante il 2011 e il 2012. Eppure, questa neglected
area, aveva rappresentato nell’immaginario degli artisti un luogo particolarmente amato, altrettanto
partecipato, e persino così paradossalmente abitato. Oltre agli artisti delle case occupate di Hackney Wick376, esisteva ed esiste tutt’ora un’altra comunità speciale, seppur le dinamiche sociali
e comunitarie si siano profondamente modificate negli ultimi anni: la comunità dei boaters.