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Ventus opportunus

PARTE QUARTA CASI-STUDIO

2. Ventus opportunus

Secondo Deleuze, Ulisse sarebbe “l'uomo dello stato moderno nascente”356.

Addirittura: “il primo uomo di stato moderno”. Una ulteriore suggestione, a questo punto, è quella che vede coinvolto Ulisse molto da vicino intorno al concetto di Ventus Opportunus, che sta all'origine dell'etimo di opportunità, il quale a sua volta sta alla base dell'idea di Grande Evento. Dalla lingua nautica, ricaviamo questa analogia: la direzione verso la quale ci spostiamo, grazie al

ventus, che a momenti continua a spingerci verso il portus, luogo sicuro.

Ricordando le parole di Inalva357: “os lucros, se transforma en la palavra evento, o vento leva”, si

potrebbe tentare un altro lancio ancora. Sembrerebbe infatti esserci una relazione sottile – da un punto di vista semantico - tra il vento, l'evento, il porto, e l'opportunità; si potrebbe giocare tra queste categorie concettuali per avvicinarci sempre di più al cuore animale (da anima) di ciò che sta accadendo. L'evento è qualcosa che il vento porta, che a sua volta ci conduce, ovvero che ci porta, e in questo senso l'evento è una opportunità. Ma il vento, come dice Inalva, passerà, e resteranno i risultati dell'evento.

Quello che avviene è la costruzione di una probabile terra di lucignolo, organizzata con lucidità con l'obiettivo di attrarre profitto, e con le forme adatte per garantire lo spettacolo televisivo planetario senza confini. Le Olimpiadi di Rio saranno altrettanto monumentali come quelle di Pechino, nell'unire vari livelli di spettacolarità, sviluppo della nazione, espressione di potenza, quadro celebrativo mediatico e, non ultimo, gestione degli equilibri economici planetari, nella spartizione degli spazi di protagonismo. Questo saggio sarà terminato all’inizio dei giochi di Rio 2016. Le parole di Inalva non si allontanano molto da quelle proferite da Michael sulla situazione di Londra, ma si posizionano in un momento diverso. Inalva parla dal ventre della sua casa o, più

356 G. DELEUZE, F. GUATTARI, Mille Piani. Castelvecchi, Milano, 2001

357 Inalva Mendes Brito è una delle protagoniste del film saggio História do Futuro. La sua testimonianza è

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precisamente, dalla biblioteca auto-costruita della sua Asociaçao, fortino del rione sotto assedio ai margini del cantiere olimpico dell'Ex-autodromo di Jacarepagua, sacrificato per costruire il parco olimpico, alle spalle della zona residenziale di lusso della Barra da Tijuca.

Regardless of who "owns" the area, the Cariocas that live close to it were very excited about the Pan-

American Games that were held there in 2007.

Questo breve testo, proveniente dalla pagina wikipedia che descrive l’area interessate, sottolinea un atteggiamento di eccitazione nei confronti dell'avvento dei giochi panamericani, vera anticamera della costruzione olimpica, posizione opposta alla testimonianza degli abitanti di Vila Autodromo. Questo testo è la prova dell’esistenza di una lingua egemonica, veicolata da internet. Gli abitanti sono coloro che hanno subito una pressione immobiliare crescente, provocata necessariamente dagli investimenti connessi alle infrastrutture “pan-americane”. Che cosa è successo qui, alle spalle della laguna che divide Jacarepagua dalla Barra de Tijuca neutrale e turistico agglomerato di giganti affacciati sull'oceano?

Inalva ha provato a raccontarcelo.

Non vogliamo i ricchi da una parte e i poveri dall’altra, perché riconosciamo l’importanza della difesa degli spazi pubblici della città. La città è rappresentata dalla televisione come il luogo di massima felicità, in verità è la città con il più alto consumo di ansiolitici. Discutiamo di questo nei consigli popolari della salute: è la città con il più alto consumo di medicinali, sia tra i ricchi sia tra i poveri. È la città più dolente358.

Conoscemmo Inalva alla Camara Municipal, nel quartiere centrale di Rio che porta il nome di

Cinelandia, durante un incontro istituzionale con i movimenti in relazione alla gestione dei Mega Eventos e all'impatto sulla cittadinanza, in cui Inalva aveva parlato rivoltando l'immagine della città.

Partendo dall'immaginario della cidade meravilhosa, appellativo utilizzato nella promozione olimpica, partendo dalla città della samba e delle spiagge turistiche359, Inalva aveva parlato della

città con il più alto consumo di remedios (medicinali) e aveva definito Rio invece che la cidade maravilhosa come: a cidade mais dolente (la città più sofferente). Il nostro secondo incontro avvenne nella comunità di Vila Autodromo, dove Inalva a quel tempo ancora abitava. Era seduta al tavolino di un bar, intenta a leggere un testo di Antonio Gramsci fotocopiato. La sua famiglia è quasi completamente emigrata in Francia, durante gli anni della dittatura. Questo flusso ribaltava lo

358 Traduzione dal portoghese a cura di Joao Pedro Amorim.

359 L'unica spiaggia propriamente balneabile a Rio de Janeiro è Ipanema, perché si trova a contatto diretto

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stereotipo del migrante dell'America latina. Dal Brasile all'Europa, per motivi politici. Inalva decide di restare in Brasile, ai margini di Rio de Janeiro. Diventa insegnante. Spende gran parte della sua vita in questa comunità lavorando con i bambini che crescono qui, in un ambiente paradossalmente protetto, seppur inquinato dalla modernizzazione selvaggia e incontrollata. L'autodromo garantisce uno spazio vuoto, una pausa in ciò che Inalva definisce la cidade

mercadoria. Poi vennero i giochi pan-americani e si iniziò a respirare l'aria del nuovo decennio, in

cui il Brasile continuava a crescere a ritmi forsennati.

Ma lo stato è definito non dall'esistenza di capi, ma dalla perpetuazione o dalla conservazione di organi di potere360.

Quando si legge ma lo stato non è definito dall'esistenza di capi, verrebbe da correggere capi in

corpi. Quello di Inalva è un corpo. Si tratta di un corpo straordinario, che si eleva dagli altri per

motivi di coraggio, per la resistenza con cui affronta un tema così complicato, come quello della speculazione immobiliare, come quello dello sfruttamento della suburra, per motivi contingenti di crescita economica e relativa espansione della città nelle aree marginali. Esporsi personalmente e in maniera solitaria, di fronte ad un processo inarrestabile della storia. Questo è il grande evento. La resistenza abitativa di una donna che sacrifica il proprio tempo – niente esiste di più prezioso – per una lotta comune. Questa lotta ha come obiettivo la qualità dell'abitare, l'abitare equo361, o

abitare etico, come ne parla Gallerani.

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