Parte II La metodologia e l’analisi dei dispositivi digitali nei muse
4 Il Museo Archeologico di Grenoble, Saint Laurent
4.6 Il campanile-atrio
In questa sezione del museo sono presenti due diversi dispositivi di mediazione culturale:
− Una postazione multimediale touchscreen per illustrare le presenze archeologiche poste di fronte al visitatore. Sono inoltre presentati alcuni aspetti storici di contesto e indicati elementi architettonici che possono essere facilmente osservati dalla postazione;
− contributo audio in cui la direttrice del museo illustra gli elementi che più caratterizzano il luogo dove il visitatore si trova.
Il dispositivo touchscreen è posto di fronte alla porta della chiesa romanica, più precisamente all’inizio dell’esedra formata dal camminamento che intende suggerire l’andamento del muro della fase precedente riferita alla chiesa carolingia (fig. 21). Il visitatore non si trova dunque in posizione frontale alla porta ma laterale. Attraverso la porta della chiesa è possibile riconoscere l’interno della chiesa (fig. 22). Il visitatore si trova fuori dell’antico edificio ma ancora all’interno del museo e rivolgendo lo sguardo in alto ha la possibilità di riconoscere un campanile nella parte più alta e la passerella sospesa che gli ha permesso di accedere al museo.
Per sua natura l’audioguida garantisce una maggiore possibilità di movimento al visitatore. La posizione del cartello indicante il numero da digitare invita ad attivare l’ascolto ancor prima di arrivare alla postazione touchscreen e alla base della torre. Il camminamento su passarella suggerisce comunque al visitatore di raggiungere il luogo della porta mentre ascolta il primo contributo introdotto dalla direttrice del museo. Questa informazione è inoltre confermata dalla presenza del numero di traccia audio nella prima interfaccia sul dispositivo touchscreen. Si tratta del primo esempio di questa doppia indicazione sull’utilizzo dell’audioguida nel percorso espositivo (fig. 23).
ciò che il visitatore è in grado di vedere da un punto di osservazione suggerito e quella di seguire una trama narrativa cronologica che comunichi l’evolversi nel tempo del complesso monumentale, in questo caso, sembra essere sbilanciato verso la prima. La mancanza di chiari riferimenti alla successione delle fasi e alla relazione di queste con le presenze archeologiche osservabili è anche dovuta all’assenza del codice dei colori che ha svolto la funzione di guida nell’interpretazione delle precedenti unità espositive. Il dispositivo sembra dunque prediligere la funzione di descrizione degli elementi principali che caratterizzano questa sezione del museo. È necessario comunque rilevare che in questa unità espositiva le presenze archeologiche sono legate tra loro da una relazione cronologica: il muro della chiesa carolingia (fig. 24) è abbattuto per essere sostituito da un campanile-atrio la cui porta originaria è a sua volta sostituita da un’altra con una minore altezza dell’arcata (fig. 25). Il legame cronologico tra le varie parti del sito non è l’elemento predominante che caratterizza la trama narrativa, tanto da essere sottovalutato anche nell’organizzazione interna dei contenuti. La sezione del dispositivo digitale dedicata al campanile-atrio potrebbe legarsi cronologicamente a quella della presenza della chiesa carolingia precedente (testimoniata in questa unità espositiva dalla presenza del muro della controabside) in una sequenza continua che nel codice dei colori vedrebbe l’azzurro succedere al verde. Il dispositivo al contrario distingue le due sezioni e le pone agli estremi opposti nell’organizzazione dei contenuti, dando priorità, nel caso del campanile-atrio, alla descrizione iconografica dei dipinti presenti. Le due ricostruzioni digitali proposte nelle due sezioni non sembrano essere legate tra loro. I riferimenti al contesto storico e agli aspetti funzionali sono pochi e non di forte impatto comunicativo (fig. 26).
Anche nel caso della traccia audio, la descrizione delle presenze archeologiche prevarica sul racconto cronologico delle trasformazioni architettoniche dell’edificio. I riferimenti alle fasi immediatamente precedenti e successive alla costruzione del campanile-atrio (la chiesa carolingia e quella del priorato) non sono seguiti da approfondimenti o da rimandi a contenuti precedenti (all. 2.2).
Il dispositivo multimediale può essere attivato dal visitatore toccando sullo schermo una delle lingue a disposizione e, anche in questo caso, prevede la selezione dei contenuti attraverso un menu ad albero.
La presenza del numero identificativo della traccia dell’audioguida sulla prima interfaccia potrebbe suggerire la possibilità di utilizzare simultaneamente i due
dispositivi. Si tratta della prima informazione che il visitatore riceve dal dispositivo e rimanda al funzionamento di un altro dispositivo, in questo caso non integrato e con una modalità di funzionamento non sincronica.
Una volta toccato lo schermo, come nel precedente dispositivo, una rappresentazione assonometrica della chiesa indica l’esatta posizione del visitatore e del percorso che ha già effettuato. Quanto mai utile risulta essere questo supporto grafico nel momento in cui il visitatore è posizionato all’interno del museo ma all’esterno del complesso monumentale senza che egli abbia varcato alcuna soglia reale. Le trasformazioni dovute alle numerose campagne di scavo hanno, infatti, modificato l’assetto e l’organizzazione spaziale dell’ultima fase di utilizzo della chiesa.
Una volta selezionata la lingua, l’interfaccia si presenta diviso in due parti: a sinistra i titoli delle sezioni in cui si compone il dispositivo e a destra quattro immagini fotografiche che anticipano visivamente gli argomenti affrontati nelle stesse sezioni sotto il titolo “Davanti ai vostri occhi” (fig. 27). Anche in questo caso, il titolo comunica al visitatore la possibilità di ritrovare gli elementi indicati in uno spazio visivamente prossimo. Le fotografie nello specifico rappresentano: una visione della parte superiore del campanile, l’intradosso della volta della porta, un’epigrafe che riporta un epitaffio, un muro semicircolare dell’esedra della chiesa in età carolingia. Le fotografie della torre e dell’epigrafe non corrispondono al punto di osservazione del visitatore.
Anche se l’audioguida garantisce una minore possibilità di individualizzare la comunicazione e di scegliere i contenuti, in questo caso la traccia audio offre comunque precise indicazioni al visitatore per orientarsi nello spazio espositivo e nell’area archeologica. La prima descrizione fornita è relativa alle due porte che si sono susseguite nel tempo e presuppone un posizionamento del visitatore di fronte al dispositivo digitale. Nella descrizione dell’intradosso la voce guida lo sguardo del visitatore nella spiegazione dei dipinti riportati. La seconda informazione induce il visitatore a volgere lo sguardo sotto i propri piedi dove troverà un muro della chiesa carolingia. Anche per la terza informazione la voce sceglie una localizzazione precisa indicando la porta e l’angolo del campanile come punti di riferimento per poi indirizzare l’attenzione del visitatore verso la parete destra, dove si nasconde un’epigrafe su un masso riutilizzato nella costruzione della chiesa. Infine al di sotto dell’iscrizione, la voce localizza il montante di una porta del priorato benedettino.
luogo l’elemento principale di cui fornisce un maggior numero di informazioni e che utilizza come punto di partenza per localizzare gli altri elementi.
4.6.1
Modalità di presentazione dei contenuti
In questa unità espositiva non è possibile utilizzare i due strumenti di mediazione in modalità sincronica pertanto è necessario procedere all’analisi dei contenuti dei singoli dispositivi.
4.6.1.1 Il dispositivo multimediale touchscreen
Per quanto riguarda il dispositivo multimediale sono presenti elementi testuali, immagini fotografiche, disegni archeologici (piante, prospetti e sezioni), ricostruzioni digitali in movimento. Le immagini sono sempre associate ad apparati testuali.
Sono presenti due tipologie di video:
1. ricostruzioni digitali dell’alzato dell’edificio in cui si evidenziano i cambiamenti strutturali avvenuti con aggiunta o sottrazione di immagini;
2. combinazione di immagini fotografiche con ingrandimenti o rotazioni per evidenziare alcuni dettagli.
Per quanto riguarda la tipologia 1) le ricostruzioni mostrano solamente l’alzato della chiesa da un punto di vista che mette in primo piano la torre. Il video dedicato alla trasformazione del campanile-atrio termina con un ingrandimento progressivo della porta ricostruita digitalmente alla quale si fa coincidere l’immagine fotografica della stessa (fig. 28).
È possibile considerare come indicatore di un coinvolgimento del visitatore a livello comunicativo il titolo stesso nella prima schermata del dispositivo “Davanti ai vostri occhi” per incoraggiare il visitatore a osservare l’area archeologica di fronte a sé (anche se sarebbe più corretto dire attorno a sé).
Il titolo allo stesso tempo rappresenta l’elemento su cui si organizza la trama narrativa di questa parte dell’esposizione. A differenza del dispositivo presente nella seconda tribuna, posta sull’area dello scavo archeologico, in questo caso la stessa indicazione perde parte del suo potenziale comunicativo. Solamente un’immagine delle quattro presenti sulla prima schermata rappresenta ciò che realmente il visitatore è in grado di
osservare dalla postazione: mentre altri due elementi, il muro dell’abside carolingia e l’epigrafe, sono presenti nell’area ma non facilmente localizzabili e comunque non di fronte al visitatore, l’immagine fotografica che rappresenta la torre è presa da una prospettiva aerea completamente differente da quella del visitatore.
Nella ricostruzione digitale che mostra il passaggio dalla chiesa cruciforme a quella del priorato e alla costruzione del campanile-atrio, l’immagine digitale della porta è fatta coincidere con quella fotografica della stessa attraverso un progressivo ingrandimento dal generale al particolare. Il video, in questo caso, permette di collocare spazialmente l’elemento architettonico che il visitatore trova di fronte a sé rispetto all’intero complesso e di collocarlo anche cronologicamente tra le trasformazioni avvenute nel corso della storia. Lo stesso espediente del progressivo ingrandimento dal generale al particolare, per mettere in relazione il singolo elemento con l’intero complesso architettonico, è utilizzato nella parte finale del video dedicato al muro dell’abside carolingia. In questo video la ricostruzione digitale del muro absidale, che sembra essere aggiunto alla torre anche se in realtà la precede, è fatta coincidere con l’ingrandimento della pianta di fase della chiesa e successivamente con l’immagine fotografica della presenza archeologica che appare in successione. In questo caso si riscontra un minore coinvolgimento da parte del visitatore di cui non è preso in considerazione il punto di vista poiché il muro si trova alle sue spalle e l’immagine fotografica è presa da un’altra prospettiva. Il rapporto percettivo con la torre risulta debole in quanto è subordinato ad altri passaggi precedenti (ricostruzione campanile-atrio>ricostruzione abside>pianta chiesa carolingia>ingrandimento del muro absidale>fotografia della presenza archeologica) (fig. 29).
Il video dedicato all’epigrafe mostra chiaramente un intento di coinvolgimento del visitatore. Ancora una volta si tratta dell’ingrandimento dal generale al particolare ma in questo caso usato solamente per individuare la posizione dell’elemento archeologico che altrimenti non sarebbe facilmente riconoscibile. Da una sezione del muro a destra della porta l’immagine fotografica ingrandisce un particolare con un lento movimento rotatorio di novanta gradi in senso orario inquadrando, al termine della rotazione, il blocco di pietra in cui è incisa l’epigrafe (fig. 30). Il movimento dell’obiettivo e il progressivo ingrandimento permettono di mettere in relazione il punto di osservazione iniziale del visitatore e di guidarlo progressivamente verso l’oggetto nascosto tra le altre pietre e posto perpendicolarmente al verso del testo. In questo modo il contesto
architettonico in cui l’epigrafe è stata trovata è preservato e rivela la storia del riuso dell’oggetto in cui è stata incisa (fig. 31)65.
I contenuti sono organizzati secondo un menu con struttura ad albero. A un primo livello le informazioni si riferiscono a brevi didascalie che accompagnano le ricostruzioni digitali, a un secondo livello sono presenti due approfondimenti: il contesto storico in cui è stato costruito il campanile-atrio e l’iconografia del dipinto nell’intradosso del portale.
Tra i contenuti di questo dispositivo, le immagini hanno un ruolo predominante. Gli apparati testuali sono caratterizzati per lo più da didascalie che accompagnano le ricostruzioni digitali, disegni tecnici o immagini fotografiche in sequenza. Nelle sequenze fotografiche e nei video ricostruttivi le didascalie rimangono sullo schermo anche dopo la loro conclusione, permettendo al visitatore di leggere le informazioni in un secondo momento. Nella maggior parte dei casi, le immagini sono coerenti con il testo ad eccezione della pagina di approfondimento relativa al contesto storico della costruzione del campanile-atrio: a un breve testo sulla situazione politica del XII secolo e sulle fasi di costruzione del campanile-atrio è associato un disegno ricostruttivo del prospetto della torre.
La strategia comunicativa prevalente è quella informativa. Alcuni aspetti possono essere collegati a una strategia conativa quando si chiarisce l’invito a prendere in considerazione alcuni elementi visibili dal punto di osservazione suggerito dalla postazione multimediale.
4.6.1.2 L’audioguida
Nella prima parte della traccia una voce introduce la direttrice del museo che da questo momento in poi sarà la nuova voce che accompagnerà i visitatori nelle restanti sezioni del museo, a eccezione dell’ultima parte dedicata alla cripta Saint-Oyand. La figura della direttrice del museo rappresenta una garanzia di veridicità e correttezza delle informazioni comunicate. La figura istituzionale dona un valore aggiunto alla credibilità che generalmente è accordata all’istituzione museale stessa (Flon, 2012) e dunque al rigore scientifico con cui i dati sono raccolti e trasposti al pubblico. La direttrice è
65 Si tratta di un epitaffio inciso nel 521 su una stele funeraria. Il defunto è un giovane di 21 anni di nome
Eufrasius. Nel dispositivo è riportata solamente la traduzione dal latino e non il testo originale: “Qui riposa
in pace Eufrasius che visse 21 anni e morì il 10 delle Calende di maggio della quattordicesima convocazione
appellata anche come “Sovraintendente capo”, titolo che rimanda alla direzione dell’area archeologica e dunque indirettamente alle conoscenze derivate dalla ricerca sul campo. Solamente nella seconda parte dell’esposizione, dal video storico in poi, il visitatore individua nella direttrice, Renée Colardelle, un personaggio chiave nella storia recente del complesso monumentale. Direttrice delle indagini archeologiche che per circa venti anni hanno esplorato l’area di Saint-Laurent, nell’esposizione è presentata come ultimo anello del percorso di tutela e valorizzazione del complesso. Grande rilevanza sarà accordata a questo personaggio nella sezione dedicata alla ricerca archeologica sul campo nella galleria orientale.
A una prima localizzazione dell’area in rapporto al complesso monumentale segue una descrizione di alcuni elementi che caratterizzano questa sezione del museo e che coincidono con quelli approfonditi dal dispositivo digitale. La presenza della direttrice è evocata dall’utilizzo della prima persona plurale che rimanda ad una percezione condivisa dello spazio (“Qui siamo alla base”, “sotto i nostri piedi”). Alcune espressioni affermative, quali ad esempio “si vedono bene due porte”, sono utilizzate per rafforzare maggiormente il coinvolgimento del visitatore.
La traccia descrive gli elementi chiarendo la loro posizione nello spazio circostante dal punto di vista del visitatore, in questo caso immaginato davanti al dispositivo digitale. La posizione è subito resa comprensibile dalla voce della direttrice che indica la base del campanile-atrio come punto di partenza della descrizione degli altri elementi (le due porte, il muro dell’abside carolingia, l’epitaffio, la porta del priorato) mantenendo un rapporto costante con i punti di riferimento spaziali che sono attorno al visitatore. Le descrizioni procedono in ordine, dagli elementi più vicini a quelli più distanti. Alcuni riferimenti sono connessi direttamente alla presenza fisica del visitatore, come nel caso del muro dell’abside carolingia che si trova “sotto i nostri piedi”.
I contenuti sono comunicati in un’unica traccia audio senza soluzione di continuità. Gli argomenti sono comunque ben distinti e non esiste relazione evidente tra loro. L’ordine della loro presentazione varia rispetto al dispositivo digitale.
Nei contenuti dell’audioguida non sono presenti riferimenti a immagini proposte nel dispositivo digitale o in altri supporti ma su predilige, chiaramente, un rapporto diretto con le presenze archeologiche.
Se si considera la strategia comunicativa utilizzata, molti aspetti inducono a riconoscere una strategia conativa soprattutto nel momento in cui si esplicita l’invito a
prendere in considerazione alcuni elementi visibili, suggerendone anche la disposizione spaziale. La voce della direttrice guida lo sguardo del visitatore che ha la possibilità di ritrovare puntualmente riscontro delle informazioni fornite. Nelle descrizioni dei singoli elementi si riscontra una strategia informativa che mira a far comprendere la storia delle varie parti di cui si compone il complesso monumentale.