Parte II La metodologia e l’analisi dei dispositivi digitali nei muse
5 La sezione dedicata al Tempio di Giove Capitolino
5.5 Il Tempio di Giove Capitolino
5.5.2 Esedra di Marco Aurelio Antiche fasi di vita
Questo dispositivo di mediazione è costituito da due pannelli disposti su una balaustra, l’uno contenente un testo, l’altro, di dimensioni maggiori, una riproduzione grafica acquarellata su sfondo nero. Esso insiste sulla stessa unità espositiva, costituita dalla trincea delle grandi fondazioni del tempio, ma in posizione opposta rispetto al primo dispositivo. I due pannelli sono posti sulla balaustra verso l’area archeologica e verso l’esedra di Marco Aurelio (fig. 57).
È possibile considerare questo dispositivo come un elemento di raccordo tra due sotto-sezioni del museo: “Il tempio di Giove Capitolino” e “Il Colle Capitolino”. I pannelli che compongono il dispositivo sono orientati verso l’area di scavo del Giardino Romano, oggi occupata dall’esedra di Marco Aurelio, e sono inclusi nella sotto-sezione dedicata alla storia della costruzione del tempio. Attraverso la sequenza cronologica proposta, le presenze archeologiche integrate nel museo sono in relazione con le fasi più antiche messe in luce dalle campagne di scavo e raccontate nel dettaglio nella sotto- sezione dedicata al “Colle Capitolino”. In quest’ultima i dati di scavo sono considerati, più genericamente, come testimonianza della storia della presenza antropica nell’area dell’antico insediamento di Roma, mentre in questo caso sono collegati allo spazio concreto del museo. Questa relazione con le fasi archeologiche identificate nell’area permette di riportare allo status indicale ciò che rimane delle fondazioni del tempio. Proprio in questo pannello non sono citate le fonti storiche, presenti nella maggior parte degli strumenti di mediazione di questa parte di museo.
Il breve testo non presenta alcuna indicazione esplicita per il visitatore. La posizione dei due pannelli e i riferimenti all’esedra di Marco Aurelio rappresentano un invito implicito a immaginare come dovesse apparire l’area verso la quale sono rivolti. I due pannelli sono concepiti per essere fruiti insieme: i contenuti del testo trovano preciso
riscontro nelle immagini riportate. Il testo non presenta suddivisioni all’interno, ma i capoversi indicano il passaggio da una fase cronologica all’altra nella descrizione della sequenza diacronica di occupazione antropica dell’area. La stessa struttura a sequenze diacroniche è presente nella realizzazione grafica del pannello (all. 3.2). Il testo affronta i seguenti argomenti:
− L’area del museo interessata dalle indagini archeologiche; − presenza antropica fin dall’età del Bronzo;
− utilizzo come necropoli dell’area nella prima età del Ferro. − i contesti abitativi della seconda età del Ferro
− lo scavo della fossa di fondazione del tempio.
Il pannello utilizza una struttura di presentazione dei ritrovamenti archeologici nell’area molto serrata. L’uso di verbi al passivo e di nominalizzazioni garantisce la possibilità di concentrare numerose informazioni in singoli periodi a scapito di un coinvolgimento diretto del visitatore. Diverso invece è l’effetto del pannello grafico, dove le scene di vita quotidiana, che si susseguono nel tempo in uno stesso lembo di terra, permettono di rendere concrete le esperienze di uomini del passato e stimolano la possibilità di un confronto costante con il visitatore.
Per procedere a un’analisi del coinvolgimento a livello percettivo, è necessario considerare, prima di tutto, la posizione suggerita al visitatore da entrambi i pannelli che costituiscono questo dispositivo. Per consultare i contenuti del dispositivo, il visitatore si trova direttamente di fronte all’esedra di Marco Aurelio e, più vicino a sé, alla trincea con le profonde fondazioni del tempio arcaico (fig. 58). Il titolo del pannello indica come i contenuti si riferiscano direttamente a questa area del museo e dunque a ciò che il visitatore può osservare di fronte a sé. Bisogna però presupporre che il visitatore sia consapevole della definizione dell’area come “esedra” e che abbia identificato più precisamente la statua di Marco Aurelio, il Giardino Romano e il Palazzo Caffarelli che sono ripresi nel testo come punti di riferimento.
Il pannello grafico permette di seguire le ricostruzioni di ambientazioni di uno stesso lembo di terra in ordine cronologico, dalle epoche più antiche poste in prossimità del pannello testuale per procedere verso sinistra con l’ultima scena che riporta la costruzione delle fondazioni del tempio. Proprio sul margine sinistro del pannello si
riscontra una corrispondenza tra la rappresentazione delle fondazioni del tempio e le reali fondazioni che si vengono a trovare, per l’appunto, sul lato sinistro del campo visivo del visitatore. Sebbene non esista una corrispondenza nell’andamento dei muri di fondazione, la similitudine nella struttura dei muri in grandi mattoni di cappellaccio, rende immediata la relazione tra presenza archeologica e rappresentazione grafica.
Il testo è di tipo esplicativo in cui si riconoscono una prima introduzione e descrizioni scandite per sequenze temporali.
Le relazioni tra canali multimodali in questo pannello sono particolarmente significative. Esiste una precisa corrispondenza tra struttura del testo e organizzazione della sequenza di immagini proposta. I due strumenti di mediazione sono concepiti per sottolineare l’evoluzione diacronica di un’area oggi occupata dal museo, dall’età del Bronzo fino alla costruzione del tempio di Giove Capitolino. Il visitatore è messo nelle condizioni di trovare per ogni descrizione testuale di fase archeologica una corrispondenza nella rappresentazione grafica che mette in risalto, nella sua composizione, gli elementi elencati nel testo, caratteristici di ogni fase (le abitazioni, le sepolture, la lavorazione dei metalli). Per rendere visibile anche graficamente il passaggio del tempo si è optato per la rappresentazione di un lembo di terra che aumenta di profondità man mano che le fasi si susseguono, a causa della sovrapposizioni costante di strati archeologici. Il visitatore è dunque in grado di riconoscere nella sezione di terreno delle fasi più recenti le tracce delle attività umane rilevate in epoche più antiche. Questa soluzione riassume efficacemente il rapporto esistente tra traccia archeologica, documentazione di scavo e ricostruzione storica così importante nel processo di rielaborazione dei dati raccolti durante le indagini sul campo.
Grande coerenza si riscontra anche nella scelta di disporre graficamente le fasi cronologiche da destra verso sinistra: le fasi più antiche sono prossime al testo e permettono al visitatore di trovare immediato riscontro in fase di lettura, mentre la fase più recente, caratterizzata dalle strutture di fondazioni, si viene a trovare proprio in direzione delle presenze archeologiche.
In questo dispositivo si possono riconoscere sia una strategia comunicativa di tipo informativo sia di tipo realizzante soprattutto se si prende in considerazione il pannello con la riproduzione grafica. Si evidenzia l’intento di far proiettare il visitatore nelle diverse fasi storiche attraverso la connessione tra spazio espositivo e area archeologica, rappresentata da scene di vita quotidiana del passato.