Parte II La metodologia e l’analisi dei dispositivi digitali nei muse
4 Il Museo Archeologico di Grenoble, Saint Laurent
4.4 La tribuna
Nella tribuna è posto il primo dispositivo caratterizzato da un video di introduzione al museo e alla storia del complesso archeologico della chiesa di Saint-Laurent a cui sono associate, in modo sincronizzato, proiezioni di luci colorate sulle presenze archeologiche e una traccia audio (fig. 6).
Il dispositivo si trova all’interno della prima postazione subito dopo l’ingresso al museo, caratterizzata da un ballatoio che domina sull’interno della chiesa. Da questa postazione il visitatore può cogliere con un unico sguardo d’insieme l’area archeologica interna e allo stesso tempo una parte del percorso di visita strutturato su passarelle di colore nero. L’effetto di sospensione sulle rovine è funzionale alla visione della totalità dell’area archeologica, anche quella rappresentata dalle deposizioni più antiche sotto il ballatoio che presenta volutamente un pavimento a grata. Lo schermo è sospeso sull’area archeologica, dove sono proiettate le luci sincronizzate posizionate sul soffitto della chiesa. Sono presenti delle sedute per i visitatori da cui è possibile vedere lo schermo ma non le illuminazioni sull’area archeologica (fig. 7).
Questo dispositivo dalla struttura composita (luci, video, audio) assolve il ruolo di introdurre il visitatore all’esposizione presentando il tema narrativo principale: la storia
del complesso monumentale. Il museo di Saint-Laurent sceglie di utilizzare il codice simbolico dei colori associati a ciascuna fase di occupazione dell’area archeologica per agevolare il visitatore nel riconoscere le trasformazioni avvenute al complesso monumentale. Il codice dei colori è utilizzato in numerosi altri dispositivi del museo, da quelli digitali all’esposizione finale di oggetti. Il museo si è posto l’obiettivo di creare dei riferimenti simbolici per risolvere il problema della frammentazione delle testimonianze archeologiche coeve, per creare una struttura discorsiva lineare e cronologicamente coerente. Il dispositivo, dunque, assume un ruolo indispensabile perché fornisce gli strumenti per decodificare il sistema dell’attribuzione dei colori e allo stesso tempo introduce il tema principale su cui si articola la struttura narrativa del museo. Allo stesso tempo il dispositivo opera una sintesi interpretativa delle presenze archeologiche, favorita dalla disposizione sopraelevata della tribuna che assicura uno sguardo d’insieme dell’area. Attraverso le proiezioni di luci colorate il visitatore può collegare insieme le diverse presenze archeologiche e comprendere, da un punto di vista percettivo, i cambiamenti nello spazio degli edifici che si sono susseguiti nell’area. In nessun’altra postazione è possibile replicare questo punto di vista, ma piuttosto l’esposizione procede a comunicare le informazioni relative a singoli elementi del complesso monumentale.
All’ingresso del museo i visitatori sono invitati a prendere un’audioguida che consente di utilizzare in modo integrato alcuni strumenti di mediazione digitali (fig. 8). In questo dispositivo il video e le luci sono attivati a ciclo continuo. Data la sincronizzazione automatica, il visitatore non ha la possibilità di gestire il dispositivo ma può solamente decidere di non ascoltare l’audio. Quest’ultimo assolve un ruolo importante in quanto esplicita come si struttura il dispositivo e a cosa servono i vari componenti: il video per vedere le ricostruzioni, le illuminazioni per indicare le fasi architettoniche che si sono succedute (all. 2.1).
4.4.1
Modalità di presentazione dei contenuti
I contenuti sono presentati attraverso un audio, delle illuminazioni colorate sull’area archeologica, e un video che integra le ricostruzioni digitali (piante e assonometrie delle sezioni verticali e orizzontali dell’edificio) in una sequenza ripetuta per ognuna delle fasi storiche di occupazione dell’edificio. Da una visione dall’alto dell’edificio, che agevola la comprensione della pianta dai contorni colorati, la stessa che il visitatore può riscontrare direttamente nell’area archeologica, il video ritorna, con una progressiva rotazione, ad
una visione assonometrica in cui i contorni tratteggiati dell’intero edificio tendono a sfumare per sottolineare la visione isolata della ricostruzione nel periodo preso in considerazione (fig. 9). Questa ricostruzione assonometrica si divide in tre immagini consecutive:
− una visione in sezione orizzontale; − una visione in sezione verticale; − una veduta esterna dell’edificio.
Con quest’ultima i riferimenti all’intero complesso museale scompaiono definitivamente per lasciare spazio alla rappresentazione di altri elementi che servono a ricreare un ipotetico contesto topografico relativo agli edifici documentati (figg. 10-12). Nell’ultima parte del video sono rappresentate in successione le ricostruzioni di tutte le fasi precedentemente rappresentate, in un movimento rotatorio orario che evidentemente ha l’intento di suggerire lo scorrere del tempo.
La presenza non fisica di un mediatore che vive anch’egli l’esperienza di visita è rappresentata dalla traccia audio nel suo utilizzo della prima persona plurale che rimanda ad una percezione condivisa dello spazio (“dalla tribuna dominiamo”, “il film proiettato di fronte a noi”). Alla fine della presentazione la voce del mediatore invita a “scoprire i duemila anni di storia” rivolgendosi direttamente ai visitatori.
Il punto di osservazione del visitatore è sottolineato nel video dall’indicazione progressiva del percorso già effettuato dall’ingresso del museo fino alla tribuna dove si trova nel momento in cui visiona il filmato. Quando la voce presenta le rovine “portate alla luce”, l’area dello scavo viene definita graficamente nel video e successivamente l’area archeologica reale viene scandita dall’illuminazioni colorate che delineano l’evoluzione spaziale del sito nel corso delle quattro fasi individuate. A questo susseguirsi di colori nel video corrisponde lo stesso collegamento cromatico stabilito dalle proiezioni nell’area del sito archeologico. Le illuminazioni servono a fornire un primo orientamento nell’interpretazione della storia del sito e persistono per ogni fase fino alla conclusione della spiegazione del periodo preso in esame (figura 1.3).
Nel guidare l’osservazione del visitatore, il video, attraverso uno zoom progressivo, fa coincidere la rappresentazione dello schermo sospeso che appare nella rappresentazione assonometrica del sito con quella del video che si sta guardando. Questo momento
rappresenta il passaggio da una visione astratta ed esterna a una diretta che coinvolge direttamente il visitatore che ha potuto in questo caso collocare anche se stesso nella rappresentazione grafica e nella visione d’insieme.
Una musica accompagna il discorso e ne sottolinea i passaggi fornendo alcuni riferimenti della messa in scena: musica strumentale per la spiegazione delle fasi più antiche dell’edificio, musica di tipo gregoriano per le fasi di occupazioni monastica.
I contenuti sono organizzati secondo l’ordine cronologico delle fasi storiche dell’edificio mentre nella traccia audio possiamo riconoscere elementi che riportano al tipo di testo esplicativo.
Mentre esiste una coerenza tra i contenuti audio e le immagini proiettate, alcune osservazioni devono essere fatte sulla relazione, dal punto di vista percettivo, tra immagini e illuminazioni. La corrispondenza e la sincronia tra i colori delle piante e le illuminazioni sull’area archeologica da una parte agevolano una diretta interazione del visitatore che può visivamente definire lo spazio corrispondente a ogni fase storica in rapporto al suo punto di vista rialzato, dall’altra lo costringono ad alternare la visione tra lo schermo e l’area sottostante. Il visitatore deve, in pochi istanti, orientarsi nell’interpretazione della ricostruzione proposta dal video, trovare una corrispondenza nelle proiezioni sull’area archeologica, per poi successivamente tornare al video per completare le informazioni relative a ciascuna fase cronologica illustrata. Questo procedimento diventa particolarmente complesso proprio nella prima parte del video in cui si illustra la fase più antica dell’edificio (il mausoleo del V secolo) che spazialmente è identificata con luci di colore giallo sotto i piedi del visitatore, in un punto di osservazione distante e opposto da quello dello schermo sospeso. Inoltre l’area in cui si trova il dispositivo è caratterizzata da altri stimoli sonori e visivi che possono creare dei conflitti di natura percettiva:
1) un video di grande dimensioni ma senza audio su gran parte della parete sinistra della chiesa (dal ballatoio si intravede sulla parete opposta il punto di osservazione del video caratterizzato da alcune sedute);
2) una sequenza di canto gregoriano ripetuta senza soluzione di continuità in una parte non facilmente visibile (solamente con un’osservazione più attenta è possibile individuare il dispositivo video associato a quest’ultimo contributo audio).
Nelle parte iniziali e finali si riconosce una strategia di tipo incitativo nel momento in cui il dispositivo guida l’osservazione del visitatore. Nella scelta della corrispondenza delle illuminazioni che disegnano le planimetrie sui resti archeologici con le ricostruzioni proposte nel video possiamo individuare una comunicazione di tipo realizzante: il visitatore è guidato nella percezione e nella ricostruzione mentale degli spazi. Anche nella scelta della musica che accompagna la spiegazione audio cogliamo l’intento di proiettare il visitare nell’atmosfera tipica del contesto monacale medievale.