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Parte II La metodologia e l’analisi dei dispositivi digitali nei muse

4 Il Museo Archeologico di Grenoble, Saint Laurent

4.8 La galleria orientale

In questa unità espositiva sono presi in considerazione tre dispositivi di mediazione culturale:

− due dispositivi multimediali touchscreen che presentano gli stessi contenuti (figura 1.27-1.28);

− una traccia audioguida;

(figura 1.30).

I due dispositivi touchscreen sono posti parallelamente in due aperture del muro perimetrale dell’antico chiostro. Dai contenuti proposti sappiamo che le due aperture sono state realizzate contestualmente alla costruzione del museo per permettere una connessione visiva con l’area di scavo. I due dispositivi si aprono, infatti, a una simile visuale dell’area del chiostro, leggermente in pendenza, caratterizzata da numerose sepolture a vista (fig. 44).

I contenuti proposti dai dispositivi caratterizzano questa unità espositiva come elemento dedicato alla narrazione della ricerca archeologica. L’allestimento museografico, atto a simulare uno scavo archeologico ancora in svolgimento, e i contenuti dedicati alla datazione nella ricerca archeologica mostrano l’intenzione di escludere questa unità espositiva dalla narrazione principale caratterizzata dalla sistematizzazione delle presenze archeologiche in un discorso cronologico, per offrire un approfondimento sulla metodologia della ricerca che ha permesso la creazione di questo racconto storico. Non sembra casuale la scelta dell’area di scavo in cui si è documentata un’estensione cronologia di utilizzo così ampia da comprendere tutte le fasi di occupazioni del complesso monumentale (fig. 45). Le presenze archeologiche non svolgono più un ruolo determinante nella strutturazione della trama narrativa ma sostengono, in un grado di subalternità, la trattazione tematica più generale. Interessante appare il confronto tra le informazioni nel testo proposto dal dispositivo digitale e quello riportato sulla vetrina dell’anfora esposta: mentre il primo ha lo scopo di comunicare tutte le informazioni sulla pratica funeraria ricostruita grazie alla documentazione del contesto di ritrovamento dell’oggetto durante lo scavo, il secondo ne esplicita le caratteristiche che riguardano la produzione del vaso stesso, la sua provenienza e la sua destinazione d’uso.

Anche nella traccia audio il punto di vista del visitatore risulta essere meno determinante (all. 2.4). Pochi sono i riferimenti puntuali a ciò che egli è in grado di osservare, ma si preferisce proporre una descrizione generale della tipologia di elementi archeologici che caratterizzano l’area. A causa del minor numero di informazioni comunicate, la traccia tralascia tematiche specifiche che richiederebbero un maggiore grado di approfondimento, come le tecniche di datazione archeologica, pur riferendosi alla classificazione delle sepolture o la possibilità di ricostruire le pratiche funerarie

attraverso l’osservazione dei resti archeologici.

4.8.1

Modalità di presentazione dei contenuti

4.8.1.1 Il dispositivo touchscreen

Una volta selezionata la lingua, l’interfaccia si presenta, questa volta, con un’unica immagine fotografica di un gruppo di archeologi nell’atto di scavare l’area accompagnata da una didascalia. Ci troviamo di fronte al primo caso di dispositivo digitale senza l’indicazione “Davanti ai vostri occhi” (fig. 46). Questa differenza rimanda al carattere di approfondimento tematico di questo dispositivo i cui contenuti sono meno vincolati all’unità espositiva di cui è parte.

In questo dispositivo, a un secondo livello di approfondimento, si registra una maggiore quantità di elementi testuali e l’assenza completa di ricostruzioni digitali. Sono presenti numerose immagini fotografiche degli scavi svolti nell’area, spesso raggruppate in sequenze, e numerosi disegni archeologici, per lo più sezioni con l’identificazione dei singoli strati e foto dei reperti.

In assenza dell’esortazione iniziale a osservare gli elementi dell’unità espositiva, l’unico coinvolgimento diretto a livello comunicativo sembra essere rappresentato dall’uso della prima persona plurale nella sezione di approfondimento dedicata al “Cortile del chiostro”.

I contenuti dei dispositivi sono pensati principalmente per introdurre il tema della ricerca archeologica. Oltre alla breve descrizione iniziale del luogo dedicato alla sepoltura lungo diciotto fasi archeologiche, sono presenti due approfondimenti di elementi che il visitatore può osservare dalla postazione: si tratta del contenuto dell’unica vetrina presente, posta alle spalle del visitatore, e di una descrizione delle tipologie tombali presenti nell’area. Anche se i due dispositivi sono posti di fronte a due porzioni diverse di scavo, la genericità delle descrizioni permette di affrontare gli stessi argomenti senza incontrare problemi di coerenza a livello percettivo.

Dopo un’introduzione generale sulla caratteristica principale del luogo, le informazioni sono concentrate in una parte dedicata all’approfondimento. In questa seconda parte si distinguono due gruppi di contenuti: le prime due sezioni di approfondimento sono dedicate alle metodologie di datazione archeologica, le seconde a ciò che è stato ritrovato durante l’attività di scavo. Si rileva una coerenza espositiva nella

scelta di collocare gli ultimi due approfondimenti a seguito della parte di introduzione dedicata alla capacità della ricerca archeologica di interpretare le tracce nel terreno e a datare le azioni antropiche succedutesi. Questa coerenza presuppone una lettura continua e progressiva dei contenuti e la scelta di elencare gli approfondimenti su uno stesso livello potrebbe non agevolare questo tipo comportamento da parte del visitatore.

A differenza degli altri dispositivi digitali, in questo caso le immagini sono a coronamento degli elementi testuali presenti. Le immagini fotografiche di archivio accompagnano la parte di introduzione generale con grande coerenza. Nelle prime due sezioni di approfondimento è possibile osservare un incremento della complessità espositiva, sia nell’uso di termini e di concetti specialistici, sia nella scelta delle immagini a coronamento. I temi introdotti si riferiscono ai sistemi di datazione archeologica (relativa e assoluta) e le immagini proposte derivano dalla documentazione archeologica. La prima parte che introduce alla datazione relativa è corredata di immagini che rappresentano diverse forme di rappresentazione di sezioni archeologiche (disegni di scavo o fotografie) attraverso le quali è possibile comprendere la relazione dei diversi strati archeologici e dunque procedere a una ricostruzione delle fasi di occupazione (fig. 47). I disegni tecnici di sezioni procedono dal particolare al generale, includendo via via parti più ampie di complesso architettonico fino a includere l’intera chiesa. È possibile riconoscere i diversi strati attraverso l’attribuzione di un colore per ciascun strato. La tavolozza di colori qui utilizzata non è coerente con il codice adottato nella prima parte dell’esposizione museale per indicare le fasi di occupazione dell’area.

La sezione dedicata all’anfora esposta presenta un’immagine che non riproduce l’allestimento della vetrina, ma solamente l’oggetto fotografato in laboratorio (fig. 48).

Nell’ultima sezione le immagini proposte non sono funzionali all’azione interpretativa suggerita nel testo. Tra le immagini inserite, solamente la prima si riferisce a una delle due tipologie di sepolture presentate nel testo. Le altre immagini sono fotografie di archeologi nell’atto di documentare le sepolture e specialmente nell’ultima si riconosce la foto da cui è stata tratto il disegno che rappresenta in diversi dispositivi la direttrice degli scavi e del museo Renée Colardelle (fig. 49).

La strategia comunicativa prevalente nei dispositivi digitali è quella persuasiva. Anche se la quantità di informazioni potrebbe far propendere verso una strategia informativa, la selezione dei contenuti, la scelta delle immagini e le modalità di presentazione tradiscono questa intenzione. Non sembra, infatti, che il dispositivo si prefigga l’obiettivo di dare

competenze al visitatore per interpretare ciò che egli è in grado di vedere, quanto piuttosto di presentare le potenzialità della ricerca archeologica e di far comprendere l’importanza dell’attività sul campo in grado di documentare ogni traccia e ogni oggetto ritrovato che assume un ruolo fondamentale nel più ampio processo di interpretazione della ricostruzione cronologia del sito. Con questo scopo sono presentate numerose immagini di archeologi nell’atto di documentare più che scavare, proprio perché si ha l’intenzione di trasmettere il messaggio che lo scavo ha il suo fine ultimo nella documentazione e nell’interpretazione.

4.8.1.2 L’audioguida

In questa unità espositiva la traccia audio indica solamente la posizione del visitatore rispetto all’intero complesso monumentale.

In coerenza con la struttura dei dispositivi digitali, dopo una introduzione generale sulla più evidente caratteristica dell’unità espositiva, come l’enorme quantità di sepoltura, si procede a sottolineare quale tipo di informazioni la ricerca ha contribuito a documentare.

L’uso della prima persona all’inizio della traccia audio per localizzare l’unità espositiva favorisce un coinvolgimento a livello comunicativo. Anche il riferimento all’indagine archeologica è presentato come un’esperienza vissuta in prima persona dalla voce narrante, fatto altresì vero in quanto la stessa direttrice è stata anche la responsabile degli scavi.

Al contrario degli altri dispositivi, in questa traccia esistono elementi limitati che possano rimandare a un coinvolgimento diretto del visitatore a livello percettivo. Non essendo presentate ricostruzioni architettoniche o storiche, la traccia ha l’obiettivo di comunicare la complessità della ricerca sul campo attraverso la percezione dell’enorme quantità di sepolture trovate, ad esempio quando la voce invita a osservare la sezione dello scavo, la cui documentazione ha fornito importanti informazioni storiche.

I temi sviluppati sono legati in un discorso coerente che inizia da ciò che è osservabile (le sepolture divise per tipologia), mettendolo in relazione con gli scopi della ricerca archeologica e conclude infine con ciò che il visitatore può osservare a sostegno delle considerazioni fatte (la tipologia di tomba di infante nella vetrina).

La strategia comunicativa prevalente in questo caso è quella informativa. Sono elencate le caratteristiche essenziali dell’unità espositiva senza soffermarsi sui dettagli dei

singoli elementi. La traccia insiste sulla grande quantità di sepolture ritrovate fornendo alcune informazioni utili per comprendere la loro distribuzione cronologica e il loro valore documentario per la ricostruzione delle evoluzioni delle tradizioni funerarie lungo il periodo di utilizzo dell’area.

4.8.1.3 La vetrina

L’anfora è disposta orizzontalmente all’interno della vetrina sospesa sul lato opposto dell’area di scavo, a metà circa del corridoio (fig. 50).

Nella brevità del testo che accompagna l’oggetto, si riconosco elementi che rimandano alla sua fabbricazione e al suo utilizzo come contenitore per deposizione di infante.

Il testo che accompagna l’anfora è suddiviso in due parti tematiche: origine dell’anfora e sua destinazione.

La vetrina si trova alle spalle del visitatore che osserva l’area di scavo dalle due postazioni digitali pertanto non presenta un collegamento percettivo diretto a causa della sua posizione esterna all’area di ritrovamento. In questo modo la caratteristica che sembra essere messa in risalto è riferita all’eccezionalità della deposizione che non rientra infatti nelle tipologie consuete riportate dagli altri strumenti di mediazione, come per esempio nella traccia dell’audioguida. Questa eccezionalità, probabilmente legata alla sua datazione molto alta, non è esplicitata nel testo dell’etichetta.

5 La sezione dedicata al Tempio di Giove Capitolino nei