Parte II La metodologia e l’analisi dei dispositivi digitali nei muse
5 La sezione dedicata al Tempio di Giove Capitolino
5.6 La ricerca archeologica
5.6.2 Il Campidoglio in età arcaica
indicazione testuale al suo interno se non una piccola didascalia alla base (fig. 63). Viene scelto come punto di osservazione il lato del colle verso il Tevere e il Foro Boario, proprio per mettere in risalto i due templi gemelli sulle pendici. Nell’area antistante al tempio principale sono visibili alcuni uomini. La loro presenza fornisce un riferimento delle proporzioni delle grandi strutture architettoniche. Nell’immagine, grande risalto è riservato al tempio di Giove Capitolino che occupa la maggior parte della sommità del Colle. Sono rappresentati altri templi, di cui uno rivolto verso il Campo Marzio. Non si fa menzione di questi edifici negli elementi testuali che seguono, pertanto non è possibile capire quale sia il grado di affidabilità e veridicità della ricostruzione. Seppure il testo rende conto di testimonianze archeologiche varie che non possono essere attribuite a specifici edifici che le fonti storiche riportano essere stati presenti sul Colle, nella rappresentazione grafica non esiste una distinzione tra ciò che è stato concretamente accertato dalle indagini archeologiche e le altre strutture che sono state aggiunte solamente per completare una scena di ambientazione. In questo modo si pone anche la questione della presenza dei due templi dell’area di Sant’Omobono ai piedi del Colle, non citati dal testo neanche in relazione all’esposizione della decorazione frontonale di uno di questi, il tempio di Mater Matutae (fig. 65).
Alla rappresentazione grafica segue un pannello con sfondo arancione con testo introduttivo suddiviso in tre paragrafi (all. 3.6). La struttura del testo presenta 39 unità raggruppate in quattro sequenze (all. 7 – tab. 4)). La suddivisione in paragrafi coincide con quella delle sequenze, a eccezione del primo che ne include due distinte. All’interno delle sequenze è possibile includere diversi periodi che si reggono su più funzioni nucleo che possono, a loro volta, essere accompagnate da pochi elementi complementari, come funzioni catalisi o indizi prevalentemente espliciti. Le unità che contengono elementi enciclopedici alti si riferiscono a termini specialistici che riguardano la produzione artigianale nell’antichità o indicazioni topografiche non esplicitate.
Paragrafo Sequenze/Unità Argomenti
1 1 (unità 1-5) La costruzione del tempio
2 (unità 6-12) Testimonianze di abitato
2 3 (unità 13-22) Edifici importanti decorati
3 4 (unità 23-34) Il deposito votivo
Il testo ha lo scopo di documentare l’occupazione del Colle nel periodo arcaico fino alla realizzazione delle fondazioni del tempio di Giove. Sono presenti testimonianze di un abitato, di edifici considerati importanti per le loro decorazioni, depositi votivi e altre aree cultuali. Il testo si presenta con una struttura che ripropone il modello dell’elencazione per punti. L’ultimo paragrafo si distingue maggiormente perché non contiene un riferimento con la trama principale del testo ma solamente un legame con il paragrafo che lo precede: attraverso la citazione di materiali di carattere votivo si introduce la testimonianza della diffusione della lingua etrusca. Sono presenti numerosi riferimenti ai reperti poiché il testo richiama l’organizzazione in cui si struttura la loro esposizione in questa unità tematica.
Se si prende in considerazione il testo del pannello iniziale, l’utilizzo di nominalizzazioni e del carattere descrittivo del contenuto non consentono un coinvolgimento diretto del visitatore. Le azioni comunicate riguardano solamente la scoperta in diversi punti del colle di testimonianze archeologiche utili a ricostruire il contesto culturale e architettonico del periodo.
La grande vetrina ha una struttura tripartita in senso verticale grazie alla collocazione di tre pannelli bianchi sullo sfondo, tra i quali si inseriscono le didascalie riferite agli oggetti esposti sulle pareti (fig. 66). Altre didascalie si trovano sulla base della vetrina a circa 30 centimetri dal pavimento. Una fascia orizzontale che corre nella parte più alta è riservata a due pannelli, uno con testo e l’altro con riproduzioni grafiche. I colori dominanti sono l’arancione dei pannelli e delle didascalie, il bianco dello sfondo, il nero dei supporti per gli oggetti e la base della vetrina. Il colore bianco dello sfondo, al posto del nero, e la luce diffusa in senso verticale sono indizi di un cambiamento nella modalità d’esposizione degli oggetti che non sono valorizzati per la loro unicità ma come parti integrate nel discorso tematico che guida questa parte dell’esposizione. L’organizzazione stessa dello spazio rimanda alle tavole di molte pubblicazioni archeologiche specialistiche, soprattutto nelle pareti bianche di sfondo a cui sono affissi frammenti di decorazioni architettoniche integrati dal disegno che ne riproduce le trame originarie.
All’interno di questa vetrina è possibile riconoscere due gruppi di oggetti suddivisi per tipologia:
− reperti provenienti da depositi votivi, tra i quali si includono anche due vasi in bucchero con iscrizione; questi reperti si concentrano nell’angolo in basso a sinistra della vetrina.
Proprio come se si trovasse di fronte ad un elemento testuale, il visitatore è portato a iniziare la “lettura” della vetrina dall’angolo in alto a sinistra dove è presente un pannello su sfondo arancione dal titolo “Terrecotte”. In questo elemento peritestuale sono ripetuti alcuni concetti già presenti nel pannello introduttivo, come il ritrovamento di frammenti architettonici in vari punti del Colle e l’impossibilità di attribuirli a specifiche strutture antiche. Nell’ultima parte è inoltre chiarito il criterio museologico che ha portato alla scelta dei frammenti da esporre: non potendo fornire di dati ricostruttivi relativi ai contesti di ritrovamento si è privilegiato una comunicazione che mettesse in evidenza le qualità artistiche raggiunte dagli artigiani di Roma in epoca arcaica. Nel pannello posto sulla destra sono riprodotti alcuni disegni ricostruttivi di decorazione di templi coevi ritrovati a Roma, nel Lazio o in Etruria. Se da un lato si manifesta l’intento di fornire degli esempi simili per far comprendere come i frammenti si potessero comporre nelle decorazioni architettoniche, dall’altro, in modo forse più sottile, si rimanda al fermento di scambi culturali e commerciali con le civiltà limitrofe, sottolineato anche dalle due iscrizioni, etrusca e latina, su coppe in bucchero. Quest’ultime sono ad un’altezza intermedia tra le terrecotte architettoniche e i reperti provenienti dal deposito votivo, con una esposizione che privilegia la possibilità di visualizzare le iscrizioni. Una selezione di oggetti votivi si trova sulla base al fine ricreare l’effetto di accumulo che richiama l’idea di deposito votivo e la sua funzione di natura esclusivamente devozionale.
La vetrina ha un allestimento di tipo documentario che non prevedere forme di coinvolgimento a livello percettivo ad esclusione della parte bassa della vetrina dove si riscontra la simulazione di un accumulo di materiali tipico delle fosse votive.
In questa unità il genere di discorso ha un carattere espositivo: il testo e anche la vetrina fotografano una situazione cronologicamente definita. Il testo, in particolare, definisce la presenza di edifici monumentali e sacrali prima e durante la costruzione del tempio e successivamente elenca i dati a sostegno di questa affermazione.
Per quanto riguarda i contenuti dei testi presenti e l’organizzazione della vetrina è possibile riconoscere una strategia comunicativa prevalentemente informativa. La
documentazione di una varietà di strutture edilizie (monumentali, sacrali, abitative) è testimoniata dalla presenza di alcuni reperti ritrovati negli scavi archeologici sul colle. In questa possibilità di raccogliere diversi tipi di informazioni frammentarie che contribuiscono a definire un contesto di sviluppo urbano e di destinazione funzionale del Colle grazie alla ricerca sul campo, possiamo riconoscere un’eco di strategia persuasiva di adesione al valore della ricerca archeologica già testimoniata nel primo pannello che introduce a questa sotto-sezione.