Parte II La metodologia e l’analisi dei dispositivi digitali nei muse
5 La sezione dedicata al Tempio di Giove Capitolino
5.7 La postazione multimediale
5.7.1 Il Tempio di Giove Capitolino nel dispositivo multimediale
I contenuti che si riferiscono al Tempio di Giove sono diffusi in tutte le sezioni del dispositivo multimediale, ma è possibile rintracciare gli stessi temi proposti nell’esposizione in particolare nelle sezioni “L’area del tempio nei secoli” e “Le indagini archeologiche” (fig. 74).
La sezione “L’area del tempio nei secoli” presenta un’interfaccia grafica piuttosto sobria: un tema di colore rosso ricorre per tutte pagine e incornicia i contenuti o i rimandi in riquadri dalle tonalità più scure. L’utente con il puntatore può selezionare le
pagine che a lui interessano tra quelle proposte nel corso della navigazione scegliendo dal menu con struttura ad albero. Ogni pagina è divisa in due colonne e presenta un elemento testuale sulla sinistra dello schermo accompagnato da due elementi grafici sulla destra che possono comprendere: riproduzione acquarellate, fotografie o disegni di reperti, immagini di cantiere, fotografie di plastici, carte topografiche antiche, vedute, fotografie d’archivio (fig. 75). Alcune frasi in grassetto mettono in evidenza i concetti chiave del testo. Dalle pagine di questa sezione dell’applicazione è possibile collegarsi a quelle dei relativi periodi nella sezione dedicata alle indagini archeologiche.
Nella maggior parte dei casi le immagini sono evocative o esemplificative del contenuto presente nel testo. In rari casi il testo stesso rimanda a rappresentazioni grafiche che sono proposte tra i contenuti della pagina. Nella pagina “Costruzione” del “Tempio dei Tarquini” l’immagine fotografica delle fondazioni del tempio è messa in stretta relazione con la rappresentazione acquerellata che mostra gli uomini del passato intenti a posizionare i grandi blocchi di cappellaccio, creando in questo modo una relazione triplice anche con il contenuto del testo (fig. 76). Soprattutto nella prima parte dedicata alla storia del Colle Capitolino si ricorre all’apparato grafico già presente nell’esposizione, soprattutto per quanto riguarda le ricostruzioni di ambientazione e le vedute ricostruttive di paesaggi e monumenti.
Il dispositivo multimediale permette l’inserimento di testo senza vincoli di spazio e forma, secondo il principio di virtualità digitale. I testi dunque si articolano in più sezioni e approfondiscono con maggiori dettagli le informazioni già presenti negli altri strumenti di mediazione. Si registra una maggiore presenza di avvenimenti e aneddoti che offrono la possibilità di coinvolgere maggiormente il visitatore. La presenza di azioni e di aneddoti è inversamente proporzionale alla quantità di descrizione di elementi visibili nel museo. La descrizione di eventi si concentra nella narrazione delle fasi storiche che non hanno lasciato tracce visibili sul monumento (mi riferisco a quelle successive alla costruzione dell’edificio) per compensare evidentemente la mancanza di dati direttamente riscontrabili. Per le prime fasi di costruzioni del tempio, ritroviamo gli stessi protagonisti presenti in altri strumenti di mediazione. Oltre agli aneddoti che li coinvolgono, il dispositivo multimediale comunica un maggior numero di informazioni di contesto storico e sociale.
I termini di più difficile comprensione, che derivano dal gergo di settore, si concentrano nelle parti descrittive e ricostruttive del tempio. Nonostante il dispositivo
multimediale non presenti problemi di limite nella distribuzione del testo, non è stato considerato necessario rendere comprensibili i termini specialistici.
Come precedentemente osservato, non esiste un collegamento diretto tra l’organizzazione interna del dispositivo multimediale e l’esposizione che la precede. Non potendo considerare una diretta azione di influenza percettiva nei confronti del visitatore, data la posizione della postazione multimediale al termine dell’esposizione, è possibile prendere in considerazione la presenza limitata di elementi che richiamino l’esperienza di visita che avrebbero potuto integrare tra loro elementi sparsi del discorso espositivo.
Alcuni riferimenti topografici, anche interni al museo, sono dati per conosciuti da parte del visitatore. Appare paradossale, ad esempio, che non si faccia nessun riferimento alla localizzazione del Palazzo Caffarelli che si trova esattamente al di là del muro della postazione multimediale, visibile dalla vetrata che lo precede. Nell’analisi dei testi dell’esposizione si è notato come questo edificio storico fosse più volte citato allo scopo di favorire una comprensione delle reali dimensioni dell’edificio templare e come allo stesso tempo mancasse una precisa localizzazione di questo elemento rispetto al percorso espositivo. Nella sezione “Palazzi sulle rovine” si racconta la costruzione di questo edificio che, dopo molte trasformazioni subite, è presentato come contenitore delle fondazioni del tempio. Anche nelle pagine dedicate a questo edificio si presentano foto di archivio senza mai riferirsi alla sua posizione topografica.
Nelle pagine che riguardano la descrizione del tempio, solo in alcuni punti si esplicita ciò che è rimasto della costruzione originale senza richiamare le parti visibili nel museo. Tra le immagini che accompagnano il tema della costruzione delle fondazioni, si preferisce utilizzare foto di scavo e non immagini che comprendano punti di riferimento del museo. Nelle pagine relative alla struttura architettonica dell’edificio si prediligono ricostruzioni grafiche aeree, come nel caso della pagina “L’edificio”, e non sono presenti rimandi a strumenti di mediazione come il plastico del tempio.
I contenuti sono organizzati secondo una struttura ad albero su quattro livelli diversi. Il primo livello identifica le sezioni che raccontano la storia della presenza antropica sul Colle Capitolino, integrando dati di scavo, fonti storiche e documenti di archivio. Nel secondo livello sono presentati tre momenti storici in cui l’evento centrale è rappresentato dalla creazione del tempio di Giove. Nel terzo livello si approfondisce la storia del tempio suddividendola tra periodo repubblicano e imperiale. Nel quarto livello
sono presi in rassegna singoli aspetti dei livelli precedenti, o descrivendo singole fasi cronologiche o approfondendo diversi elementi di singoli temi.
La strategia comunicativa prevalente è quella informativa. Il dispositivo multimediale arricchisce i contenuti presenti nell’esposizione senza ricercare altre tipologie di effetti sul visitatore.