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Risalgono all’ultimo anno romano di Andrea Basili le due caricature di Pier Leone Ghezzi.142 Dall’analisi di questi ritratti si ricavano numerose informazioni sull’attività musicale svolta a Roma dal nostro autore prima della partenza per Loreto.

anche in un trattatello musicale di Antonio Mencarelli, che fu allievo di Andrea Basili a Loreto. Cfr. A. MENCARELLI, Scuola di Musica tutta uniforme nel solfeggio alla lettura delle sette chiavi, Loreto, Sartori, 1789, p. V.

139 COXE, Literary life and select works of Benjamin Stillingfleet, London, Nichols and son, 1811, p. 172, nota. 140 Secondo Kassler, l’opera di Rameau alla quale Price fece riferimento è da identificare con la Démonstration

du principe de l’harmonie servant de base à tout l’art musical théorique et pratique (Parigi, 1750). Cfr. KASSLER, The Science

of Music in Britain cit., II, pp. 856. Anche Stillingfleet si dedicò alla teoria musicale, pubblicando il volume Principles and power of harmony (Londra, 1771), un commento analitico al Trattato di musica (Padova, 1754) di Giuseppe Tartini,

141 Cfr. C

OXE, Literary life and select works of Benjamin Stillingfleet cit., p. 168.

142 Pier Leone Ghezzi (Roma, 28 giugno 1674 - ivi, 6 marzo 1755), pittore e disegnatore romano noto

soprattutto come caricaturista. Figura di artista poliedrico, fa un esponente di rilievo della vita culturale romana della prima metà del secolo XVIII. Su Pier Leone Ghezzi, e in particolare sulle sue caricature legate al mondo musicale cfr. P. PETROBELLI, Caricature Gaspariniane, in Francesco Gasparini (1661-1727), Atti del primo convegno internazionale (Camaiore, 29 settembre - 1° ottobre 1978), a cura di F. Della Seta e F. Piperno, Firenze, Olschki, 1981, pp. 163-166; ID., Il mondo del teatro in musica nelle caricature di Pierleone Ghezzi, in Le muse

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Pier Leone Ghezzi, discendente da una famiglia di artisti di origine marchigiana, era stato iniziato all’arte pittorica dal padre Giuseppe. A Roma, la famiglia Ghezzi aveva raggiunto all’inizio del secolo XVIII una solida posizione sociale, intessendo relazioni con esponenti degli ambienti più in vista della nobiltà e della borghesia. Pier Leone frequentava assiduamente le case patrizie, ove intratteneva rapporti con personalità di spicco della cultura e dell’arte, dalle quali era tenuto in grande considerazione per le sue ampie conoscenze in campo pittorico nonché per la vastità dei suoi interessi. Ebbe rapporti di amicizia, oltre che di lavoro, con le influenti famiglie degli Albani e dei Falconieri, per le quali realizzò numerose opere, ritratti ed affreschi. Oltre alla pittura e al disegno, si dedicò alla ricerca archeologica, dilettandosi anche nel campo della poesia e in quello della musica. Quest’ultima rappresentò per Pier Leone Ghezzi non soltanto un’attività episodica, ma una passione che coltivò durante tutta la vita. Come nota infatti Rostirolla, egli

non fu soltanto un appassionato ascoltatore e organizzatore di eventi musicali, ma ebbe anche una conoscenza teorica e pratica di quest’arte avendo praticato il clavicembalo e il contrabbasso, con tutta probabilità la chitarra e forse anche qualche altro strumento ad arco o a fiato (violino e flauto).143

Nella sua abitazione Ghezzi organizzava ritrovi musicali, ai quali prendevano parte alcuni tra i più importanti musicisti italiani e stranieri presenti, avendo così modo di fare la conoscenza diretta dei principali protagonisti della vita musicale romana del tempo. Di molti di essi, con vero e proprio spirito documentario, lasciò un prezioso ritratto attraverso le sue caricature, che, lungi dall’essere semplici disegni, hanno quasi il valore di una cronaca. Osserva ancora Rostirolla:

Pier Leone Ghezzi fu uno di quei fortunati musicofili che, grazie alla sua professione, alla sua posizione sociale e ai suoi interessi eruditi collimanti con quelli del ceto dominante, riuscì ad entrare in un circuito piuttosto privilegiato anche dal punto di vista musicale. In tal modo ebbe la possibilità di conoscere e ascoltare proprio in quei luoghi aristocratici e altoborghesi, che gli commissionavano quadri, affreschi e decorazioni, molti musicisti professionisti e dilettanti, che egli, fin dal 1700, cominciò a ritrarre nel suo personalissimo stile.144

Con la sua opera Ghezzi determinò una svolta del genere caricaturale, già ampiamente frequentato dagli artisti del secolo XVII. In Ghezzi, come nota Zampetti, «la caricatura è intesa come un momento conclusivo di una attenta analisi della verità, attraverso la quale

International Yearbook of Musical Iconography», II, 1985, pp. 135-142; A. LO BIANCO, Pier Leone Ghezzi

pittore, Palermo, ILA Palma, 1985; P. ZAMPETTI, Pittura nelle Marche, IV: dal Barocco all’Età moderna, Firenze,

Nardini, 1991, pp. 69-85; M. CIPRIANI, L’ironia come metodo interpretativo della realtà nelle caricature di Pier Leone

Ghezzi, in L’immagine del quotidiano. Letteratura di costume e pittura di genere tra ’700 e ’800, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 2000, pp. 25-59; G. ROSTIROLLA, Il “Mondo novo” musicale di Pier Leone Ghezzi (1708-1744), Milano, Skira, 2001; ID., Musicisti della scuola napoletana nei disegni di Pier Leone Ghezzi, «Nuova Rivista Musicale Italiana», XXXVIII, 2004, pp. 311-340.

143 ROSTIROLLA, Il “Mondo novo” musicale cit., p. 13. 144 Ibid.

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l’arguzia, l’intelligenza, lo spirito di osservazione si assommano per esprimere con vivacità l’essenza più vera della propria verità nascosta».145 La caricatura quindi rappresenta per Ghezzi un modo per osservare e conoscere la realtà che lo circonda, e in particolare la società romana del tempo, che egli osserva con curiosità, disincanto e acuto spirito critico. Se da un lato le figure di Ghezzi sono alterate nelle fattezze con intento dichiaratamente umoristico, dall’altro non c’è una marcata insistenza nel deridere il personaggio, le sembianze dei quali risultano dalla registrazione di piccole anomalie e deformazioni che non distruggono l’integrità della persona. Scrive ancora Zampetti:

Pier Leone Ghezzi non ha scopi sociali, non è legato a problemi umanitari o di critica, ma è mosso solo da un insaziabile interesse verso il mondo che lo circonda, verso i personaggi che incontra, che, con composta ironia, cerca di interpretare e illustrare. Infatti le caricature hanno quasi sempre un commento, una annotazione, o una osservazione atti a completare o evidenziare le caratteristiche del personaggio rappresentato, che quasi sempre è parte viva del mondo romano, anche di altissimo livello.146

Il vastissimo corpus delle caricature realizzate da Ghezzi, in gran parte raccolto e organizzato dallo stesso autore, è oggi conservato in diversi musei e biblioteche. Tra le 3584 caricature oggi note, 370 sono quelle che ritraggono esponenti del mondo musicale. Dal punto di vista formale, i ritratti solitamente mostrano un personaggio singolo (infrequente è la rappresentazione di scene di gruppo) posto in primo piano, il più delle volte in piedi. Sul fondo è sempre segnata la linea di orizzonte, mentre le figure poggiano su un tracciato di linee parallele. Generalmente nel disegno viene esplicitato il ruolo ricoperto dal personaggio o la sua professione, mediante la raffigurazione di oggetti o azioni caratterizzanti (ad esempio pennelli e tele per un artista). La tecnica usata è sempre la stessa: penna e inchiostro bruno, raramente la sanguigna. Tranne in pochi casi, i disegni sono sempre corredati da lunghe iscrizioni che completano la rappresentazione grafica con la narrazione di fatti e circostanze della vita del personaggio raffigurato. In molti casi, inoltre, Ghezzi integrò in diversi momenti i dati registrati nelle didascalie per inserirvi fatti accaduti successivamente all’esecuzione dei disegni.

Le due caricature di Andrea Basili sono collocate all’interno di uno degli otto codici nei quali Ghezzi stesso raccolse e sistemò 1338 ritratti caricaturali imponendo ad essi il titolo di Mondo novo. Questi codici fanno parte del fondo Ottoboniano Latino, conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Similmente alla maggior parte delle altre caricature, anche quelle di Basili mostrano al contempo un intento documentario e bonariamente burlesco, e sono accompagnate da didascalie contenenti notizie sul nostro autore. Come si è detto, Pier Leone Ghezzi era molto selettivo e critico, verso i soggetti rappresentati, come si evince da alcune sue caustiche annotazioni; tuttavia, non riserva a Basili osservazioni o giudizi mordaci, ma semplicemente parole di elogio. Questo dato attesta probabilmente che la personalità del nostro autore non dovette essere caratterizzata da tratti notevoli, tali da

145 ZAMPETTI, Pittura nelle Marche cit., p. 74. 146 Ibid., p. 73.

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rendere necessaria una loro annotazione da parte di un osservatore d’eccezione quale fu Ghezzi.

Pier Leone Ghezzi, ritratto a mezzo busto di Andrea Basili.147

Pier Leone Ghezzi, ritratto di Andrea Basili durante una lezione di canto (22 marzo 1739).148

147 I-Rvat, Ottob. Lat. 3116, c. 164v. 148 I-Rvat, Ottob. Lat. 3117, c. 112r.

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I due disegni appaiono strettamente connessi.149 Il primo, che ci consegna il ritratto a mezzo busto del nostro autore, è evidentemente stato utilizzato come punto di partenza del secondo. La presenza di un doppio ritratto non è infrequente. È noto infatti che il metodo di lavoro seguito da Ghezzi nella preparazione delle sue caricature fosse distinto in fasi successive.150 La prima caricatura ritrae Andrea Basili a mezzo busto di profilo. Il disegno non riporta la data, ma precede probabilmente di poco il seguente, del 20 marzo 1739. Come si è già osservato, non sono presenti tratti particolarmente caricati nella raffigurazione. Il volto appare statico, senza particolari caratteristiche espressive a parte un tenue sorriso appena accennato. Basili porta capelli incipriati e codino, una tipica acconciatura dell’epoca. La didascalia comprende due annotazioni consecutive in inchiostro differente. Nella prima, scarsamente leggibile, Ghezzi ha indicato il nome e le qualità principali della professione musicale del nostro autore: «Il signor don Andrea bravissimo sonator di cembalo, e compositore». Nella seconda viene menzionata la nomina a maestro di cappella della Santa Casa e il conseguente trasferimento a Loreto: «Et andiede per maestro di cappella a Loreto l’anno 1740».

Nella seconda caricatura la figura di Basili, chiaramente derivata dal disegno precedente, appare nella sua interezza. Attraverso questo disegno, Ghezzi ha voluto fissare graficamente quella che probabilmente era una delle attività principali svolte a Roma da Basili, quella di insegnante privato di canto. Numerosissime sono le caricature di musicisti e cantanti d’opera realizzate da Ghezzi, mentre solo in un’altra occasione, oltre a questa citata di Andrea Basili, il disegnatore ritrae una scena legata all’attività di insegnamento del canto a dei bambini.151 Si tratta dunque di una preziosa documentazione grafica che permette di ricostruire l’atmosfera delle scuole private di musica del primo Settecento. Il nostro autore appare vestito in modo abbastanza usuale per il tempo: una marsina lunga, sotto la quale si intravedono la sottomarsina e una camisola; calzoni sopra il ginocchio e calzettoni; scarpe a tacco basso con fibbie. Nella mano sinistra Basili regge un cappello a falde larghe. Intorno a lui stanno tre giovanissimi allievi, una bambina e due fanciulli di età inferiore, vestiti con semplici abiti d’uso domestico. L’abbigliamento porterebbe a ritenere che la loro estrazione sociale fosse media. È interessante rilevare la particolare cura posta da Ghezzi nel disegnare i volti dei discepoli di Basili, per nulla caricaturali. I tre allievi sono ritratti nell’atto di

149 Entrambe le caricature di Basili sono realizzate su carta bianca, utilizzando penna e inchiostro bruno. Cfr.

ROSTIROLLA, Il “Mondo novo” musicale cit., pp. 369-370, nn. 199, 200.

150 Il metodo di lavoro seguito di Pier Leone Ghezzi è descritto da Pierluigi Petrobelli: «Il bisogno di definire

in termini documentari il personaggio ritratto non si esaurisce al momento della realizzazione della caricatura; in realtà, le diverse fasi attraverso le quali l’attenzione dell’artista è rivolta a questi suoi disegni si possono riassumere schematicamente: a) schizzo del profilo del personaggio, accompagnato da breve didascalia datata subito dopo l’incontro; b) esecuzione del ritratto a figura intera, e stesura della didascalia che specifica le caratteristiche della persona, le circostanze dell’incontro e la data di redazione del disegno; c) registrazione della morte del personaggio». Cfr. PETROBELLI, Il mondo del teatro in musica nelle caricature di Pierleone Ghezzi cit.,

p. 110.

151 L’altro disegno, datato 8 agosto 1743, mostra una lezione di canto impartita da Gaetano Franzaroli (ante

1700 - post 1756) a due bambine. Nella didascalia si legge: «Il signor Franzaroli organista della chiesa dei Padri della Madalena di Roma; prima fu organista di Santo Spirito, et è un uomo di talento assai particolare, et per sonar di capriccio non ha l’eguale. Compone anche di musica et ha fatti e fa moltissimi allievi, e per insegnare è assai particolare per la flemma che ha». I-Rvat, Ottob. Lat. 3118, c. 170. Cfr. ROSTIROLLA, Il “Mondo novo”

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cantare, come si evince dalla posizione della bocca e delle labbra. Tra le loro mani sono due spartiti, il primo in mano alla bambina e il secondo al più alto dei due fanciulli, che probabilmente leggono e cantano insieme la stessa parte. Si tratta forse di un esercizio di un solfeggio a due voci. Lo sguardo degli allievi non è però rivolto allo spartito ma alla mano del maestro che scandisce il tempo. Il volto di Basili, come nel precedente disegno a mezzo busto, è posto di profilo. Lo sguardo impassibile non è rivolto verso i giovani allievi, che sembra distrattamente dirigere con la mano destra, ma davanti a sé. Come nota Rostirolla, colpisce «il contrasto esistente tra il disegno di Basili, assai rigido, e la spontaneità e vitalità dei tre fanciulli».152 Similmente alla caricatura precedente, anche la didascalia di questo disegno è stata redatta in due momenti successivi. Nella prima annotazione, che risale presumibilmente alla data di realizzazione, si legge: «Don Andrea Basili maestro di cappella e de’ ragazzi, fatto da me cav. Ghezzi alli 20 marzo 1739». La qualifica assegnata al nostro autore non è accompagnata da indicazioni relative al luogo di servizio. Ciò lascia supporre che Basili fosse aggregato alla Congregazione dei musici di santa Cecilia come maestro di cappella ma che non esercitasse al momento in alcuna istituzione ecclesiastica. L’interessante specificazione aggiuntiva «e de’ ragazzi» sembra invece un riferimento all’attività di insegnante di canto svolta da Basili. Il titolo corrisponde inoltre a quello di

magister puerorum, attribuito al nostro autore durante il servizio svolto nella cattedrale di

Tivoli dal novembre 1728 al dicembre 1729, durante il quale, come si è detto, fu incaricato, come i suoi predecessori, anche della formazione dei fanciulli cantori.

I dati forniti dai disegni di Ghezzi permettono di stabilire che negli anni trascorsi a Roma dopo la parentesi tiburtina, Basili fu attivo come esecutore, distinguendosi per la sua maestria alla tastiera esibita nell’ambito di private esecuzioni all’interno di alcuni ristretti circoli musicali. Ma è probabilmente l’insegnamento del canto l’aspetto più caratterizzante della professione svolta in questo periodo dal nostro autore, a beneficio dei rampolli della colta borghesia romana. A partire dal secondo quarto del secolo XVIII, aveva iniziato a crescere nell’Urbe il numero dei dilettanti di musica appartenenti alle classi sociali medio- alte. Probabilmente in questo ambiente Ghezzi conobbe personalmente Basili e ne tracciò un vivido ritratto.

Il tentativo compiuto dal nostro autore di intessere rapporti con gli esponenti della nobiltà romana e con la vita musicale dell’élite cittadina è attestato, oltre che dal già citato intermezzo Alfeo pedante, anche dalla cantata Per la felice nascita del primogenito dell’illustrissima

signora marchesa d. Anna Maria Corsini Bichi, risalente al 1739.153 Si tratta dell’ultima composizione di Basili del periodo romano di cui sia giunta notizia, della quale solo il testo, dell’abate Deci, si è conservato.154 L’azione mette in scena tre interlocutori, il Valore, la Virtù e la Bellezza, che si contendono la cura e la protezione del fanciullo neonato al fine di garantirgli un prospero avvenire. Anna Maria Corsini aveva sposato, il 13 febbraio 1723, il marchese Francesco Bichi di origine senese e a celebrare le nozze era stato lo zio della

152 ROSTIROLLA, Il “Mondo novo” musicale cit., p. 370.

153 Per la felice nascita del primogenito dell’illustrissima signora marchesa d. Anna Maria Corsini Bichi. Musica del sig. d.

Andrea Basili, Roma, Zempel, 1739: I-Vc, Torrefranca 2957; I-Fn, Mus. Rari o.22/39.

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sposa, il cardinale Lorenzo Corsini.155 Nel suo viaggio in Italia, Charles de Brossens aveva incontrato la marchesa Corsini Bichi, della cui piacevole conversazione erudita conservò memoria.156 Similmente all’intermezzo Alfeo pedante, anche questa cantata nasce da un’occasione celebrativa che mostra ancora una volta la volontà di Andrea Basili di entrare sotto l’ala protettrice di una nobile famiglia romana, quella dei Corsini, nel tentativo probabilmente di consolidare la propria rete di contatti nell’ambito della committenza musicale romana e conseguentemente la propria attività professionale. Sforzi che non ebbero seguito e che verranno interrotti, come si dirà, dal trasferimento a Loreto a seguito del superamento del concorso per il posto di maestro di cappella della S. Casa, evento che cambiò completamente la vita del nostro autore.