Tra la fine di aprile e l’inizio di maggio del 1747 padre Giambattista Martini si fermò a Loreto, di passaggio verso Roma, dove era diretto per recarsi ad un capitolo generale dell’Ordine dei frati minori conventuali. In questa occasione fece per la prima volta la conoscenza personale di Andrea Basili.212 A partire da quest’anno ebbe inizio fra i due musicisti un duraturo scambio epistolare che si protrarrà per un trentennio e che terminò solo con la morte del maestro lauretano. A testimonianza della sua breve permanenza Martini lasciò la partitura autografa di una Salve Regina a 5 voci e basso continuo in Do minore, composta probabilmente a Loreto in quell’occasione.213
La prima lettera di Basili a Martini, scritta a poco più di un mese dal loro incontro a Loreto, risale all’inizio del giugno 1747. Il nostro autore risponde ad una precedente
210 I-LT, Cappella musicale, b. 4, Offertorio per la domenica IV doppo la Pentecoste a due soprano e alto.
211 L’infermo immaginario. Intermezzo da cantarsi in occasione si rappresenta nell’oratorio de’ reverendi Padri
della congregazione di s. Filippo Neri di Fermo nell’anno 1747, musica di d. Andrea Basili, maestro di cappella della S. Casa di Loreto, Fermo, Bolis, 1747. Cfr. C. SARTORI, I libretti italiani a stampa dalle origini al
1800. Catalogo analitico con 16 indici, Torino, Bertola & Locatelli, 1993, I, p. 348, n. 13102. Il tramite di questa commissione potrebbe essere stato Giovanni Battista Mastini che a partire da questi anni iniziò ad intrattenere stretti rapporti con i Padri filippini di Fermo. Cfr. lettera di A. Basili a G. B. Martini del 16 dicembre 1749 (I- Bc, I.017.111, SCHN 0474). L’azione coinvolge due personaggi, Catorcio medico, interpretato da Giuseppe Marchiani, e Quotazio Sticone, interpretato da Filippo Scoccia. Il nome di Giuseppe Marchiani compare citato alcune volte nel carteggio di padre Martini, del quale potrebbe essere stato un allievo. Il 2 dicembre 1775, padre Martini intercedette a favore di Marchiani, definendolo un «buon tenore», presso la Principessa Pignatelli di Belmonte in vista di una scrittura per il carnevale 1776, senza ottenere però esito positivo (I-Bc, H072.022, SCHN 4151). A Marchiani inoltre Basili scriverà il 17 giugno 1776 un’importante lettera sulla quale si ritornerà in seguito. Cfr. I-Bc, I.017.178, SCHN 0538 (nel catalogo del Museo internazionale e Biblioteca della musica padre Martini è erroneamente indicato come destinatario della missiva).
212 Erronea sembra a questo proposito la memoria del marchese Flavio Chigi Zondadari, che lascia intendere
che Basili avesse avuto contatti con il Francescano prima di questa data: «Nel 1745 passai per Bologna e desideravo la consolazione di vederLa, ma lei era appunto partita per il capitolo generale di Roma, ed a Loreto ebbi nuove di Lei dal signor don Andrea Basili». Cfr. lettera di F. Chigi Zondadari a G. B. Martini del 15 maggio 1752, I-Bc, I.043.138, SCHN 1196, trascrizione integrale in Settecento musicale erudito. Epistolario Giovanni Battista Martini e Girolamo Chiti (1745-1759): 472 lettere del Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, a cura di G. Rostirolla, L. Luciani, M. A. Morabito, C. Parisi, Roma, IBIMUS, 2010, Appendice IX, pp. 841- 842.
213 I-LT, Cappella musicale, b. 217. L’intestazione del manoscritto autografo di Martini è di mano di Basili:
«Salve donata dal padre Martini di Bologna degnissimo maestro di cappella di detta città addì 1° maggio 1747». Copia della medesima composizione, si trova anche in un codice manoscritto conservato nella Biblioteca Corsiniana. La grafia è quella di Girolamo Chiti, che fa precedere la composizione da alcune indicazioni cronologiche che confermano il passaggio di Martini da Loreto: «Salve Regina a 5 voci del reverendo padre maestro f. Gio. Battista Martini minore conventuale bolognese, maestro di cappella in S. Francesco di Bologna et insigne maestro di cappella in primo gradu etc. Fatta dal medesimo nella sua venuta a Roma seguita li 7 maggio 1747 al capitolo generale, e per la santissima Vergine lauretana che visitandola per viaggio vi lasciò per sua devozione e memoria. Davami il dì 14 maggio per sua grazia e mio profitto». I-Rli, Mus. M. 13, cc. 39v-40v. Ringrazio il prof. Armando Carideo per avermi segnalato questa fonte.
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missiva di Martini, con la quale il Francescano chiedeva la lista di alcuni volumi di musica a stampa conservati nella biblioteca della cappella musicale di Loreto. Non era una novità per Martini intraprendere scambi epistolari mosso da interessi bibliografici.214 Basili, che, come si è detto, in qualità di maestro di cappella aveva in custodia l’archivio musicale della Santa Casa, rispose puntualmente con un dettagliato elenco nel quale riporta in breve i dati indicati sul frontespizio di ciascun volume, in alcuni casi descrivendone anche il contenuto. L’interesse principale di questi primi scambi epistolari si concentra sui tentativi da parte di Martini di ottenere alcuni tomi in cambio di altri in suo possesso, tramite l’aiuto di Basili. Il maestro lauretano cercò inoltre di fare da mediatore tra Martini e gli eredi di Geminiano Giacomelli per la compravendita di alcuni volumi della biblioteca del suo predecessore.
A Basili e all’organista Giovanni Battista Mastini, il Francescano invierà, nel tentativo di esitarle, copia delle «Sonate»,215 anche se la transazione di vendita andò a buon fine solo con il maestro lauretano. Nella lettera con la quale Mastini rifiuta l’acquisto del volume si trova una interessante attestazione dell’abilità di Basili alla tastiera. L’organista scrive infatti a padre Martini:
Il sig. maestro l’altra sera me le fece sentire tutte [scil. le Sonate per l’organo e il cembalo], e mi disse, che in quel genere era la meglio opera che fosse uscita alle stampe. Egli poi le sona così perfettamente, che fa meravigliare, sicché maggiormente spicca, e il compositore e l’esecutore.216
Tra le righe di queste prime lettere si trova anche il riferimento alla passione di Andrea Basili per la pittura. Il maestro lauretano, probabilmente su richiesta di padre Martini,217 aveva infatti realizzato un ritratto di Orlando di Lasso, inviato a Bologna il 14 ottobre 1747, insieme ad un altro forse sempre di sua mano, come si intuisce da quanto scrive:
Gli mando incluso il ritratto di Orlando di Lasso rozzamente fatto, perché l’avrei a dir il vero ricercato con la penna, e come l’altro che gl’accludo, ma dovendo un di questi giorni partire per alcune funzioni, e dovendo preparare molte cose non mi permette il tempo d’applicarmi maggiormente ad una cosa, che tanto a Vostra Reverenza credo servirà solo per ridere.218
214 Come attesta in particolare la fitta corrispondenza epistolare intrattenuta da Martini con Girolamo Chiti a
partire dal 1745. Cfr. A. SCHNOEBELEN, The Growth of Padre Martini’s Library as Revealed in His Correspondence,
«Music & Letters», IV, 1976, pp. 379-397.
215 Pur non essendo specificato, si tratta verosimilmente dell’op. 3 di Martini, le sei Sonate per l’organo e il
cembalo, edite nel 1747 da Lelio Dalla Volpe.
216 Cfr. lettera di G. B. Mastini a G. B. Martini del 18 luglio 1747, I-Bc, I.017.103, SCHN 3113.
217 Cfr. lettera di A. Basili a G. B. Martini del 7 giugno 1747, I-Bc, I.017.101, SCHN 0464: «subito ch’avrò
tempo gli manderò il ritratto d’Orlando di Lasso».
218 Cfr. lettera di Andrea Basili a G. B. Martini del 14 ottobre 1747, I-Bc, I.017.105, SCHN 0467. Nella Sala
Bossi del Conservatorio «G. B. Martini» di Bologna è conservato un ritratto ad olio di Orlando di Lasso, che il catalogo del Museo internazionale e Biblioteca della musica riconduce alla citata lettera di Andrea Basili. Per quanto la fattura del dipinto non sia di alto livello, ci sembra di poter escludere che sia stato eseguito dal maestro lauretano, il quale riferisce di aver realizzato il ritratto a penna e non ad olio. Inoltre l’invio di un quadro di tali dimensioni avrebbe richiesto il ricorso ad un corriere speciale, con relativa maggiorazione di costo, del quale la lettera non fa menzione. Il ritratto, derivante dalla copia di una stampa realizzata dall’incisore fiammingo Johannes Sadeler, non ha probabilmente alcuna relazione con il dipinto al quale si riferisce il nostro autore.
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Pochi mesi dopo l’inizio del carteggio, ebbe luogo una curiosa vicenda. Da una lettera inviatagli da Girolamo Chiti il 13 marzo 1748,219 Martini venne informato della notizia della morte di Basili. Nella risposta, inviata al confratello il 24 marzo successivo, il Francescano manifestò sorpresa e rammarico, esprimendo al contempo la propria stima per il collega e corrispondente di Loreto, la cui ultima lettera risaliva al 31 gennaio dello stesso anno.
Sono restato molto più sorpreso in sentire la morte del sig. Andrea Basili, maestro di cappella della Santa Casa di Loreto, uomo che, oltre un talento non ordinario e studio indefesso nella musica teorica e pratica, era d’un’età molto fresca, anzi penso avesse meno anni di me, e bisogna che sia stata molto breve la malattia, perché è poco tempo che egli favorì di scrivermi.220
Il 5 aprile giunse però la smentita a Martini da parte di Chiti stesso, nella quale traspare la stima che il maestro romano nutriva per il maestro lauretano, con il quale anch’egli era in contatto epistolare:
il sig. don Andrea Basili vive, e questa fu una ciarla sparsa per Roma, come per lo più ho veduto e sentito succedere a virtuosi in musica di rango, poiché delli 10 marzo ricevei una sua lettera compitissima pro informazione di certo suo affare, e tutto mi consolai; seppi bene dopo questa essere morto un basso di quella cappella lauretana, sì che spesso si prende un qui pro quo. Consoliamoci ambedue meritando tutto il bene e conservazione un soggetto di tal merito, da cui aspetto risposta.221
La falsa notizia della morte di Basili potrebbe essere stata frutto di un malinteso, come ipotizza Chiti, ma è possibile darne anche un’altra spiegazione, alla luce di una vicenda accaduta qualche anno prima nella cappella lauretana. Nel 1727 don Francesco Caldara222 aveva sparso per Loreto la voce che Giovanni Pietro Franchi,223 il maestro di cappella allora in carica nella Santa Casa, era morto, riuscendo ad ottenere in modo fraudolento la patente di nomina da papa Benedetto XIII. Franchi era stato costretto a rivolgersi alla Congregazione lauretana per ottenere la sospensione dell’assegnazione dell’incarico a Caldara ed essere reintegrato come maestro di cappella della Santa Casa. L’usurpatore, che
219 Cfr. lettera di G. Chiti a G. B. Martini del 13 marzo 1748, I-Bc, I.012.008, SCHN 1386: «sento ancora
morto don Andrea Basili, maestro di cappella di Loreto». La lettera è integralmente trascritta in Settecento musicale erudito. Epistolario Giovanni Battista Martini e Girolamo Chiti cit., p. 380, num. 170.
220 Cfr. lettera di G. B. Martini a G. Chiti del 24 marzo 1748, I-Bc, I.012.010, SCHN 1388. La lettera è
integralmente trascritta in Settecento musicale erudito. Epistolario Giovanni Battista Martini e Girolamo Chiti cit., p. 381, num. 171.
221 Cfr. lettera di G. Chiti a G. B. Martini del 5 aprile 1748, I-Bc, I.012.012, SCHN 1391. La lettera è
integralmente trascritta in Settecento musicale erudito. Epistolario Giovanni Battista Martini e Girolamo Chiti cit., pp. 385-386, n. 173.
222 Francesco Caldara, chierico di origine napoletana, fu maestro della cappella lauretana dal 22 luglio 1727 al
30 agosto 1730. Dopo essere stato rimosso dalla carica ottenuta con l’inganno lasciò Loreto trafugando parte delle composizioni musicali conservate nell’archivio. Cfr. GRIMALDI, La cappella musicale di Loreto tra storia e
liturgia cit., pp. 62-66, 400-401, 605; TEBALDINI, L’archivio musicale della cappella lauretana cit., pp. 120-121.
223 Giovanni Pietro Franchi, nato a Pistoia verso il 1605, ricoprì la carica di maestro di cappella di Loreto dal
1° novembre 1711 al 6 agosto 1727 e dal settembre 1730 al 31 maggio 1731. Morì a Loreto il 2 dicembre del 1731. Cfr. GRIMALDI, La cappella musicale di Loreto tra storia e liturgia cit., pp. 62-66, 400-401, 601; TEBALDINI, L’archivio musicale della cappella lauretana cit., pp. 119-121; A. CRISPOLTI, “voce” Franchi, Giovan Pietro, DBI, L,
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doveva godere di protezioni influenti, era comunque riuscito ad ottenere la nomina a coadiutore con diritto di successione. A causa però della sua palese incompetenza, e col venire in luce in sede processuale dell’intrigo ordito ai danni della cappella musicale, Caldara venne definitivamente allontanato dall’incarico e Franchi pienamente reintegrato. 224 A conclusione della vicenda della presunta dipartita di Basili, Martini si rallegrerà con Chiti in una lettera del 17 aprile 1748:
non posso esprimerle il piacere avuto in sentire la gratissima nuova che il signor Andrea Basili, dignissimo maestro di capella di Loreto, viva prospero, sano e salvo. Che Iddio lo mantenghi ad 100 annos. Anzi questa mattina da un forastiere mi è stata consegnata sua lettera, che sempre più mi ha consolato e confermato di sua perfetta salute.225
Martini si riferisce alla lettera di Basili scritta l’8 aprile del 1748.226 Il «forastiere» in questione era Johann Baptist Pauli, musicista tedesco, presentatsi al maestro di cappella di Loreto come consigliere del principe di Fulda. Il titolo risulta confermato anche dall’intestazione di una composizione inviata dallo stesso Pauli a padre Martini.227 Scarse sono le notizie riguardanti Pauli, che ricoprì tra il 1724/1725 e il 1750 il ruolo di Konzertmeister della Hofkapelle di Fulda, ove morì il 23 settembre 1773.228 Il suo nome è ricordato soprattutto per aver fatto da tramite per l’acquisizione di alcune opere di Johann Sebastian Bach da parte della biblioteca di padre Martini, tra le quali un esemplare a stampa
224 La vicenda è narrata in alcuni memoriali manoscritti conservati in I-LT, Cappella musicale, b. 1 (olim
Tebaldini, b. 123), Miscellanea storica della cappella musicale, cc. 509r-516v. Riportiamo di seguito la sintesi che degli accadimenti fece Tebaldini a partire dai documenti d’archivio: «Fu nell’anno 1727 che si sentì correre a Loreto una voce la quale affermava che la carica di maestro della cappella Lauretana fosse stata da Benedetto XIII conferita al sig. don Francesco Caldara napoletano – del quale la storia nulla ricorda all’infuori del fatto presente – col supposto che il Franchi fosse morto. Procuratosi però questi del tutto miglior notizia trovò che in realtà il detto Caldara – per via del falso supposto – era riuscito ad estorcere al pontefice la patente di nomina a maestro della cappella lauretana in vece sua. Ricorse il Franchi alla protezione dell’Eminentissimo cardinale di Stato prefetto della Congregazione lauretana “e fattogli constatare che esso non era altrimenti morto, sì bene vivo, anzi di ottima salute” ottenne che si sospendesse l’esecuzione di detta patente “e che venisse in conto veruno molestato nell’esercizio della sua carica. Ma vedendo il Caldara che con l’ideato pretesto della morte del detto Franchi non avendo potuto spellerlo da detta carica pensò di introdursi nella medesima in qualità di coadiutore e neppur questo gli fu molto difficile perché interposti in ottenere la prima grazia nacque rescritto in cui fu spedita al Caldara la patente di coadiutore […]”. Ma il Caldara, dal suo posto si rivelò talmente impari al proprio compito, da sollevare le proteste generali dei canonici, dei cantori e della cittadinanza medesima. […] In conseguenza di ciò il governatore di S. Casa ordinava venisse istituito processo pel quale si ebbe a palesare tutto l’intrigo ordito e perpetrato a danno del Franchi, sì che il Caldara finì coll’essere deposto dal suo ufficio per veder reintegrato intieramente, in data 30 agosto 1730, il legittimo maestro della cappella loretana», cfr. TEBALDINI, L’archivio musicale della cappella lauretana cit., p. 120.
225 Cfr. lettera di G. B. Martini a G. Chiti del 17 aprile 1748, I-Bc, I.012.013, SCHN 1393. La lettera è
integralmente trascritta in Settecento musicale erudito. Epistolario Giovanni Battista Martini e Girolamo Chiti cit., p. 389, n. 176.
226 Cfr. lettera di A. Basili a G. B. Martini dell’8 aprile 1748, I-Bc, H.084.179, SCHN 0463.
227 La composizione venne allegata alla lettera del 9 marzo 1750 (I-Bc, H.086.097, SCHN 3995)
nell’intestazione della quale si legge «Kyrie in Do a cinque voci con istromenti del sig. Gio. Battista Pauli consigliere di camera di Sua altezza reverendissima il principe di Fulda» (I-Bc, II.106).
228 G. REHM, Musikantenleben. Beiträge zur Musikgeschichte Fuldas und der Rhön im 18. Und 19. Jahrhundert,
Parzeller, Fulda, 1997, p. 11; Bach-Dokumente II, Fremdschriftliche und gedruckte Dokumente zur Lebensgeschichte Johann Sebastian Bachs 1685–1750, a cura di W. Neumann, H.-J. Schulze, Kassel, Bärenreiter, 1969, p. 469; W. REICH, Padre Martini, «Musica», X, 1956, pp. 283-284: 283.
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del Musikalisches Opfer BWV 1079.229 Nel carteggio martiniano si conservano quattro lettere di Pauli indirizzate al Francescano tra il 1748 e il 1750.230 Dalla prima di esse, datata 25 giugno 1748, si apprende che Pauli intratteneva uno scambio epistolare anche con Andrea Basili, con il quale stava affrontando un’amichevole disputa riguardante alcuni precetti compositivi, come attestato anche da una precedente lettera di Basili a Martini del 4 maggio 1748.231 Da quest’ultima missiva del maestro lauretano si può evincere inoltre che Pauli aveva probabilmente studiato con Alessandro Scarlatti o con un suo discepolo.
Il tono con il quale Basili affronta la discussione con il musicista di Fulda lascia emergere alcuni tratti caratteristici delle argomentazioni impiegate da Basili in sede teorico- musicale: un atteggiamento conciliante unito ad uno moderato pragmatismo nel discutere le materie controverse al quale si accompagna il ricorso critico al principio d’autorità nel dirimere i punti dubbi, nonché l’impiego di argomentazioni ispirate al metodo filosofico- scientifico. La prospettiva complessiva di Basili appare segnata da un certo eclettismo di fondo che il nostro autore manterrà nel corso degli anni e che egli stesso espliciterà riferendo a sé l’immagine dell’ape che attinge il nettare da diversi fiori. Nella lettera a padre Martini del febbraio 1749 si legge infatti: «sono italiano ancor io essendo perciò qual ape che gode di sentire da ogni fiore, da ogni erba aromatica quel buono che fa per il mio gusto, che piace al mio palato».232 La continuità del rapporto epistolare con Pauli è attestata almeno fino all’ultima annotazione di Basili nel catalogo delle musiche possedute dalla cappella musicale, datata 14 agosto 1748, dalla quale si apprende che Pauli aveva inviato al maestro di cappella una propria composizione come dono al Santuario lauretano.233 Non è improbabile ritenere infine che nella conversazione avuta in persona con Basili e nelle lettere a lui indirizzate Pauli, similmente a quanto fece con padre Martini, abbia fatto riferimento a Johann Sebastian Bach e alle sue opere.
Al 1748 risale la prima attestazione dell’attività di insegnamento svolta a Loreto da Basili. Si tratta di una versione integrale in italiano del Gradus ad Parnassum di Johann Joseph Fux,234 il manuale di composizione nel quale la metodologia didattica della suddivisione in specie del contrappunto, già da secoli in uso nelle scuole italiane di musica, aveva trovato la sua definitiva formulazione. In calce al manoscritto, terminato il 20 giugno 1748, Basili afferma di «aver fatto questo ristretto per maggior intelligenza de’ studenti di quest’arte
229 O. MISCHIATI, Il catalogo originale dei codici manoscritti di padre Martini, «Studi Musicali», XXVIII, 1999, pp.
117-218: pp. 127-128. Sulla presenza di altre opere bachiane nella biblioteca di padre Martini cfr. L. F. TAGLIAVINI, Johann Sebastian Bach Musik in Italien im 18. Und 19. Jahrhundert, in Bachiana et alia musicologica – Festschrift Alfred Dürr 65. Geburtstag am 3. März 1983, a cura di W. Rehm, Kassel, Bärenreiter, 1983, pp. 301- 324.
230 Cfr. I-Bc, H.086.094, SCHN 3992; H.086.095, SCHN 3993; H.086.096, SCHN 3994; H.086.097, SCHN
3995.
231 A-Wn, Autogr. 7/10.
232 Cfr. lettera di Andrea Basili a G. B. Martini del 24 febbraio 1749, I-Bc, I.017.109, SCHN 0471.
233 I-LT, Cappella musicale, b. 1 (olim Tebaldini, 123), Miscellanea storica della cappella musicale, c. 495: «Io Andrea
Basili maestro di cappella ho avuto in consegna una messa concertata con istromenti manuscritta in parti senza originale del sig. Gio. Batta Paoli compositore, e donatore di essa al Santuario questo dì 14 agosto 1748». Tale composizione risulta irreperibile nell’Archivio lauretano già dall’inizio del secolo XX, cfr. TEBALDINI, L’archivio musicale della cappella lauretana cit., pp. 71, 73.
234 J. J. FUX, Gradus ad Parnassum, sive manuductio ad compositionem musicae regularem, methodo nova ac certa, nondum
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musica».235 La cura nella redazione del testo, che verrà analizzato nel capitolo seguente,236 evidenzia l’importanza che in Basili rivestiva ancora in questo periodo il metodo delle specie contrappuntistiche nell’insegnamento della composizione. Tra gli allievi ai quali il testo era destinato vanno inclusi Domenico Quintiliani, il cui nome compare a c. 2r, e Pasquale Antonio Basili, nipote del nostro autore.237 Quest’ultimo, in una lettera a padre
235 D-B, Mus. ms. autogr. theor. Basili, A. 1, c. 108r. 236 Cfr. cap. II.
237 Pasquale (o Pascale) Antonio Basili (Perugia, ca. 1733/34 - post 1784), organista, compositore e maestro
di cappella, compì gli studi musicali a Loreto con Andrea Basili, sotto la tutela del quale visse tra il 1746 e il 1753. L’unico data anagrafico certo è il luogo di nascita, Perugia (cfr. lettera di P. A. Basili a G. B. Martini del 29 agosto 1761, I-Bc, I.017.196, SCHN 0555). Nel corso delle ricerche genealogiche sulla famiglia Basili condotte negli ultimi anni dal professor Paolo Basilici non sono emersi documenti che permettano di stabilire